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260 iii - de l’origine d’amore

de l’amor divino intrinseco né estrinseco, per essere piú alto di quello che la mia niente può arrivare; ti domando de l’amor mondano.

Filone. E de l’amor mondano t’ho detto che ’l primo fu quel reciproco amore che nacque fra il primo intelletto e il caos: sí che appresso loro prima l’amor nacque.

Sofia. Ancora di questo mi ricordo: ma questo amore è piú presto de li due progenitori del mondo, padre e madre (secondo hai detto), che d’alcuna de le sue parti. Io voglio saper de l’amor che si truova nel mondo creato, in qual de le sue parti prima nacque, se ne la corruttibile, se ne la celeste o se ne l’angelica, e in qual parte di ciascuna de le parti.

Filone. Quando più distintamente si esprime la dimanda, la soluzione viene manco litigiosa. Ti rispondo che l’amor prima nacque nel mondo angelico, e che di quello nel celestiale e corruttibile fu participato.

Sofia. Che ragione ti muove a dare questa sentenzia?

Filone. Procedendo l’amore (come t’ho detto) da la bellezza, ove la bellezza è piú immensa, piú antica e coeterna, ivi l’amore prima debbe essere nato.

Sofia. Par che mi voglia ingannare.

Filone. A che modo?

Sofia. Perché mi dici che ove è la bellezza ivi è l’amore, e giá tu m’hai mostrato che l’amore è dove la bellezza manca.

Filone. Io non t’inganno: tu sei quella che te stessa inganni. Io non t’ho detto che l’amore consista ne la bellezza, ma che procede da quella, e che l’amore si truova ove è la bellezza che il causa; non che sia in essa bellezza, ma in quello a chi manca e [che] la desidera.

Sofia. Adunque ove la bellezza piú manca, ivi piú debbe essere amore e ivi prima nato: e come sia che ’l mondo inferiore è piú privo di bellezza che ’l celeste e angelico, ivi debbe essere piú copia d’amore e ivi prima si debbe tenere che nascessi.

Filone. Ancora ti truovo, o Sofía, piú sottile che saggia: cosí come la memoria de le cose dette ti serve a contradire al