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206 iii - de l’origine d’amore

servire ne le cose mie? e se di me non mi ricordo, come vuoi ch’io mi ricordi de’ passati ragionamenti?

Sofia. Mi par strano che i detti, che hai saputo formare, non te li possi ricordare.

Filone. Quando teco allor parlava, la mente formava le ragioni e la lingua le parole che fuor mandava: ma gli occhi e l’orecchie, al contrario operando, tiravano dentro de l’anima tua immagine, tuoi gesti, insieme con tue parole e accenti, quali solamente ne la memoria mi restorono impressi. Sol questi son miei, e li miei sono alieni: se alcuno volessi di questi che da te vengono, mi ricordo; di quelli da me mandati per la bocca fuor de la mente e de la memoria, ricordisene chi gli piace.

Sofia. Sia come si voglia, la veritá è sempre una medesima: se questo, ch’in questo caso l’altro giorno mi hai detto, è stato il vero, quando ben la memoria non ti servisse in replicarlo, ti servirá la mente in porgere di nuovo un’altra volta quelle medesime veritá.

Filone. Questo credo ben che si potrá fare, ma non giá in quel modo forma e ordine del passato, né conterrá quelle particularitá, ch’in effetto non me le ricordo.

Sofia. Dille pure al modo che ti piace, ché la diversitá de la forma non c’è, poi che una medesima è la sustanzia: e io che delle cose tue piú che te mi ricordo, t’appuntarò in quelle parti che ti vedrò lassare o mutare.

Filone. Poi che vuoi ch’io ti dica qual sia amore, tel dirò pianamente e universalmente. Amore, in comune, vuol dire desiderio d’alcuna cosa.

Sofia. Questo è un diffinir ben piano; e dire il potresti piú brevemente, dicendo solamente ch’amore è desiderio: ché, essendo desiderio, bisogna che sia di qualche cosa desiderata, cosí come l’amore è di qualche cosa amata.

Filone. Tu dici il vero, ma pure la dichiarazione non è difetto.

Sofia. Sí: ma se tu diffinisci amore in comune esser desiderio, ti bisogna concedere ch’ogni amor sia desiderio e ogni desiderio sia amore.