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186 iii - de l’origine d’amore

i raggi sopra l’oggetto, secondariamente a conformare la spezie de l’oggetto impressa con l’oggetto esteriore; e in questo terzo atto consiste la perfetta ragione de la visione.

Sofia. Nova mi pare questa tua oppinione.

Filone. Anzi antiqua quanto la propria veritá. E quel ch’io voglio mostrarti è che l’occhio non solamente vede, ma ancora prima illumina ciò che vede; sí che consequentemente non credere solo che il sole illumini senza che esso veda, che di tutti i sensi nel cielo solamente quello del viso si stima che vi sia, molto piú perfettamente che ne l’uomo né in altro animale.

Sofia. Come! i cieli veggono come noi?

Filone. Meglio di noi.

Sofia. Hanno occhi?

Filone. E quali miglior occhi che ’l sole e le stelle, che ne la sacra Scrittura si chiamano occhi di Dio per la loro visione? Dice il profeta per li sette pianeti: «Quelli sette occhi di Dio che si stendano per tutta la terra»; e un’altro profeta dice, per il cielo stellato, che è suo corpo e pieno d’occhi; il sole chiamano occhio, e dicono «occhio del sole». Questi occhi celesti tanto quanto illuminano tanto veggono, e mediante il viso comprendono e conoscono tutte le cose del mondo corporeo e le mutazioni loro.

Sofia. E se non hanno che ’l viso, come possono comprendere le cose degli altri sensi?

Filone. Quelle cose che consistono in pura passione non le comprendono in quel modo; onde non sentono i sapori per gusto né la qualitá per atto né per odore i vapori. Ma come che quelli celesti sieno cause de le nature e qualitá degli elementi (da’ quali tal cose derivano), preconosceno causalmente tutte quelle cose, e ancor per il viso comprendono le cose che fanno tal’ passioni ed effetti.

Sofia. E de l’audito che dirai? odeno?

Filone. Non per proprio istrumento, ché solamente hanno quel del viso, ma vedendo i movimenti de’ corpo e de’ labri, lingua ed altri istrumenti de le voci, comprendono loro significati; come vedrai che fanno molti uomini nel veder sagaci, che