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dio come fine universale 163

le sue parti produtta da Dio per uno fine comune nel tutto, insieme con uno fine proprio in ognuna de le parti. Séguita che tanto il tutto e le parti sono perfette e felici, quanto rettamente e interamente conseguono gli offizi ai quali sono indirizzati dal sommo opifice. Il fine del tutto è l’unita perfezione di tutto l’universo, disegnata dal divino architettore, e il fine di ciascuna delle parti non è solamente la perfezione di quella parte in sé, ma che con quella deserva rettamente a la perfezione del tutto, che è il fine universale, primo intento de la divinitá. E per questo comun fine, piú che per il proprio, ogni parte fu fatta, ordinata e dedicata; talmente che, mancando parte di tal servitú negli atti pertinenti a la perfezione de l’universo, le sarebbe maggiore difetto e piú infelice verrebbe a essere, che se li mancasse il suo proprio atto; e cosí si felicita piú per il comune che per il proprio, a modo d’uno individuo umano, che la perfezione d’una de le sue parti, come l’occhio o la mano, non consiste solamente né principalmente nell’essere bello occhio o bella mano, ma nel vedere assai de l’occhio, né ancora nel fare troppe arti la mano: ma prima e principalmente consiste che l’occhio veda e la mano faccia quel che conviene al bene di tutta la persona, e si fa piú nobile ed eccellente per il retto servizio che fa a la persona tutta, perché la propria bellezza è proprio atto; onde molte volte per salvare tutta la persona la parte naturalmente si rappresenta ed espone al proprio pericolo, come vuol fare il braccio, che si rappresenta a la spada per salvazione de la testa. Essendo adunque questa legge sempre osservata ne l’universo, l’intelligenzia si felicita piú nel muovere l’orbe celeste (che è atto necessario a l’essere del tutto, se ben è atto estrinseco e corporeo) che ne la intrinseca intelligenzia sua essenziale, che è il proprio atto: e questo intende Aristotile, dicendo che l’intelligenzia muove per fine piú alto ed eccellente, che è Dio, consequendo l’ordine suo ne l’universo; sí che amando e movendo il suo orbe collega l’unione de l’universo, con la qual propriamente consegue l’amore, l’unione e la grazia divina unificatrice del mondo, la quale è il suo ultimo fine e desiderata felicitá.