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aristotile e averrois 161

detto di Aristotile è piú tosto comparativo fra le due spezie di causalitá che si truovano in una medesima intelligenzia, cioè effettiva e finale, che comparativo d’una intelligenzia a l’altra, come dicono li primi.

Sofia. Strano mi pare che, per questi respetti, Aristotile dica che una medesima intelligenzia sia piú perfetta di se stessa.

Filone. Anco a me par senza ragione che un detto cosí comparativo assolutamente, come questo d’Aristotile, si debbi intendere respettivamente d’una medesima intelligenzia: e ben che questa sentenzia di Averroe sia vera (e massimamente nel primo motore, che, essendo Dio, bisogna che sia fine del suo moto e azione), e ancora sia vero che la causa finale sia piú eccellente che l’effettiva, non perciò pare che sia intenzione di Aristotile in quel detto inferir tal sentenzia.

Sofia. Quale adunque parrebbe a te che fussi?

Filone. Demostrare che ’l fine di tutti i motori de’ cieli è una intelligenzia piú sublime e superiore di tutte, amata da tutti con desiderio di unirsi con lei, ne la quale consiste la lor somma felicitá; e questo è il sommo Dio.

Sofia. E tu tieni che egli sia il primo motore?

Filone. Sarebbe lungo dirti quello che in ciò si può dire, e forse sarebbe audacia affermare l’una oppinione sopra l’altra; ma quando io ti conceda che la mente d’Aristotile sia che ’l primo motore sia Iddio, ti dirò che tiene che esso sia fine di tutti i motori, e piú eccellente che tutti gli altri de’ quali è superiore, ma non dice che sia piú eccellente di se stesso: ancor che in lui sia piú principale l’essere causa finale d’ogni cosa, perché l’uno è fine al quale l’altro s’indirizza.

Sofia. E tu nieghi che gli altri motori non muoveno i cieli per empire la loro perfezione, la quale desiderano fruire (come dice Averrois)?

Filone. Noi niego, anzi ti dico che desiderano l’unione loro con Dio per empire la loro perfezione, sí che l’ultimo loro fine e intento è la loro perfezione: ma conciosiaché ella consista ne la loro unione con la divinitá, segue che ne la divinitá è il suo ultimo fine e non in se stessa, onde dice

Leone Ebreo, Dialoghi d’amore 11