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cupido, mercurio 137

tabile ne la natura del pianeta con che si mescola, e mescolandosi con pianeta masculino è maschio, e con femminino femmina. Tra gli uomini molti furono chiamati Mercuri, massimamente alcuni sapienti d’Egitto e medici, che participarono le virtú mercuriali. E per essere Mercurio pianeta lucido il fanno figliuolo di Cielo e di Die, perché participa la sustanzia celeste con la luce diurna, perché la luce di tutti i pianeti viene dal sole, che fa il dí; e fratello di Venere, perché li parenti son comuni ed essi due pianeti son congiunti e ognuno di loro volge il suo orbe quasi in uno medesimo tempo, cioè in un anno, e vanno sempre appresso il sole senza allontanarsi troppo da lui, e perciò dicono che sono fratelli. Altri pongono Mercurio figliuolo di Giove per la sua divina sapienzia e virtú, e dicono essere nutrito da Iunone, perché la sapienzia umana procede da la divinitá e si sostiene ne li scritti materiali significati per Iunone; il chiamano nunzio di Giove, perché annunzia e predice le cose future che l’onnipotente Dio vuol fare, e per questo e per la sua eloquenzia lo chiamano interprete de gli dèi. La verga sua è la rettitudine de l’ingegno che dá ne le scienzie, e il serpente che la circonda è il sottil discorso che va intorno del retto ingegno: ovvero la verga è l’intelletto speculativo de la prudenzia circa le virtú morali, ché il serpente per la sua sagacitá è segno di prudenzia e la verga per la sua rettitudine e fermezza è segno di scienzia.

Sofia. Ho inteso che la verga gli fu data da Apolline.

Filone. La favola è che Mercurio rubbò le vache d’Apolline, ed essendo visto da uno chiamato Batto, perché tacessi gli donò una vacca; ma dubitando, volse far esperienzia de la fede di colui e si transmutò in forma d’un altro, e venne a Batto e promissegli un bue s’egli rivelava chi avesse rubbate le vache; il qual Batto gli disse ogni cosa. Allora Mercurio, temendo d’Apolline, il convertí in un sasso. Finalmente, essendo la veritá per la sua divinitá manifesta ad Apolline, egli pigliò l’arco per saettare Mercurio, ma facendosi invisibile, non lo poté giungere; di poi accordandosi fra loro, Mercurio presentò a Apolline la cetera e Apollo donò a lui la verga. Altri dicono che,