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amori di venere e marte 135

a conoscere che per quello eccesso il calor naturale viene a mancare; onde pone invisibili catene, ne le quali vergognosamente si truovano presi ambidui gli adúlteri, perché, come manca il calor naturale, manca la potenzia de la libidine e gli desidéri eccessivi si truovano legati senza libertá né potenzia, nudi d’effetto e svergognati con penitenzia. E cosí svergognati Vulcano gli mostra agli dèi: vuol dire che fa sentire il difetto del calor naturale a tutte le potenzie umane che per le sue virtuose operazioni si chiamano divine, le quali tutte rimangono difettuose col mancamento del calor naturale; e specificano tre dèi, Nettunno Mercurio e Apolline, che sono tre capi de le potenzie del corpo de l’uomo. Nettunno è l’anima nutritiva con le virtú e potenzie naturali che vengono dal fegato, le quali si fanno con abbondanzia d’umiditá, sopra la qual è Nettunno. Mercurio è l’anima sensitiva, che contiene il senso il moto e la cogitazione, che procedeno dal cerebro, che sono propri di Mercurio. Apollo è l’anima vitale pulsativa, che porge gli spiriti e il calor naturale per le arterie; la quale ha origine dal cuore, perché (come di sopra t’ho detto) il cuore nel corpo umano è come Apollo nel mondo: sí che de l’eccessiva libidine segue danno e vergogna al cuore e a le sue virtú, e al cerebro e a le sue virtú, e al fegato e a le sue virtú. Nissuno non basta a placar Vulcano, né a rimediare al suo difetto, se non Nettunno, che è la virtú notritiva, che con la sua cibale umiditá può recuperare il consunto calor naturale e restituire la potenzia de la libidine in libertá. Dicono che Venere abbia grandissimo odio a la progenie del Sole e che fece adulterare le sue figliuole, convertendole a la natura di lei, perché l’amore è inimico de la ragione, e la lussuria contraria de la prudenzia, e non solamente non gli obbedisce, ma ancora prevarica e adultera tutti i suoi consigli e giudizi, convertendola a la sua inclinazione, giudicando quella e li suoi effetti buoni e fattibili, onde gli esequisce con somma diligenzia.

Sofia. Di Marte e di Venere ho inteso a sufficienzia; e per questo i poeti debbono dire che di questi dui innamoranseti ne nacque Cupidine.