![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
Capitolo nono. | 169 |
gne, qui bisogna considerare come piano elevato l’altipiano stesso
che costituisce il suolo del paese, ed ammirare i burroni e le vallate
che si sprofondano sotto questo livello. Così abbiamo viaggiato
per intere giornate nella media di 1500 metri di elevazione,
siamo discesi a 950 per passare un fiume e risalimmo subito ancora
a 1500, e lo stesso si ripete per tutti i torrenti. E persino
nei piccoli altipiani secondarii, spesso si incontrano larghe e profonde
fenditure dalle pareti di nuda roccia e dal fondo coperto
da vegetazione, che è forza girare all’origine o passare scendendo
al fondo, se possibile, perfettamente come si opera all’incontro
di un crepaccio in un ghiacciaio.
Abbiamo nella notte l’incomoda visita di una dirottissima pioggia. Ripartiti la mattina seguente incontriamo dopo due ore il torrente Ansia e dopo quattro ore l’altro torrente Enzo, che scendono piuttosto impetuosi e che è forza passare a guado. Sulla via incontriamo la carovana di Degiatch Area, governatore di questa provincia, che ci presenta dei vasi di tecc e di miele. Sempre il noioso e faticoso saliscendi di una sequela di alture, e dopo il passaggio dell’ultimo torrente una ertissima salita ci porta in posizione detta Golima, dove ai piedi di una parete di rocce basaltiche verticali, troviamo la carovana ferma verso le quattro. La direzione sempre sud-ovest, l’elevazione 1750 metri.
Venerdì 9. Costeggiamo il monte fino ad incontrare sulla destra un avvallamento che ci permette di passare sull’altro versante per scendere nel fondo della valle e guadare il torrente Zerima che ha un letto larghissimo, ma ora vi scorre poca acqua. Verso mezzogiorno raggiungiamo l’accampamento di Naretti, ma i nostri servi per un puntiglio nato fra loro, hanno voluto proseguire.
Ci riposiamo fino alle due, poi proseguiamo e dopo una leggiera salita ridiscendiamo per seguire il corso di un torrente asciutto e tortuoso che attraversiamo almeno una dozzina di