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mili, solo da molte idee, ed osservazioni appena intelligibili hanno origine, e son condotti: e tanto più malagevolmente riescono, quanto è più disastroso il mantenere gravità dell’usare cavillazioni, e dello scherzare il discorrere seriosamente. Eccone un argomento fortissimo. A costoro, che scelto hanno di lodar l’api, e i sali, e simili cose, non mai parole mancarono. Ma chi delle cose buone, ed oneste, approvate dagli altri, e degli uomini per virtù eccellenti a favellare s’è accinto, molto meno ha potuto dire di ciò, che l’argomento chiedeva. Che non è opera del medesimo ingegno il parlar degnamente nell’un genere, e nell’altro; ma le picciole cose più di leggieri si possono co’ ragionamenti adeguare, e per lo contrario è difficile alla grandezza aggiungere dell’altre cose. Massimamente, che in que’ soggetti, che per se medesimi han lustro, è ben raro, che si trovi cosa a dire da altri non prima detta, ma negli umili, e da poco tutto è singolare, quanto ne vien sulle labbra. Per la qual cosa io lodo colui, che d’Elena 1 ha scritto, sopra quanti altri mai han fatto pompa di ben ragionare. Certo egli d’una tal Donna ha fatto men-

  1. Finalmente comincia a parlar d’Elena, ma per poco. E’ questa un’Orazione piena zeppa di digressioni. Ora i Sofisti riprendonsi, ora si loda Teseo, ora si scusa Paride, ora l’Autor difende se stesso. Aristotele lib. 3 a Teodette dice esser questo stato artifizio d’Isocrate d’aver voluto arricchire con tanti Episodj un argomento di sua natura sterile.