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xxiii - tenzoni di rimatori perugini 29


si, ch’elli avrebbe lavorato in vano,
se del mio dir sentenzia si disnoda:
ond’io ne porterebbe vera loda,
8s ei mercenaio arpuse in l’arca grano.
Ben so ch’ell’è vendetta corporale;
se non ch’en farla piggiorára l’onta
11chi se ponesse col brutto animale.
Ben ce darei a tal derrata giónta,
e farébbei gustar si fatto sale,
14che derie monna Raggia: — Io so’ mò sconta.
Si fatta doglia porta monna Raggia,
che per la coda sua bellezza cala,
ché non si cura di coltei de l’ala.

2 — GIRALDELLO
Celebra le lodi dell’offeso animale.

Ben me rincrebbe per ch’io foi lontano
da monna Raggia, ch’arviene a dar loda;
e però, mi’ ser Cecco, el cor ven goda,
4che vendetta fu fatta a mano a mano.
Ma, se si ravvistasse il buon Tristano,
non avre’fatta vendetta piú soda;
se ciò non è, io prego che me ’nnoda
8colui, che cadde dal cenno sovrano.
Ma ben vi dico ch’a cotanto male
non si satisfarle, ché la sua bontá,
11che porta monna Raggia, è’n le suoe ale:
ché del volare ell’è cotanto pronta,
ch’ella non prenderebbe due cicale;
14e questo è vero, per quel, che si conta.
Nei suoi sembianti si mostra si saggia,
che mai non se vorre’partir di sala;
però cacciate via la cosa mala.