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XV

PARLANTINO DA FIRENZE

Il son. è ispirato dalla discesa di Enrico VII e dal suo ingresso in Lombardia (ultimi mesi del 1310). Sui catalani venuti per la prima volta in Toscana al séguito di Roberto duca di Calabria (aprile 1305), sulla loro spilorceria e sul famoso detto dantesco (Par., VIII, 77) circa l’«avara povertá di Catalogna», cfr. Davidsohn, Gesch., III, 294-5, e Croce, La Spagna nella vita ital. durante la Rinasc., pp. 22-7.

XVI

FOLGORE DA SAN GIMIGNANO

I. — Non è il caso di sciupar parole a confutare l’anacronistica identificazione della «brigata nobile e cortese», di cui parla qui F., e che si raccolse nel primo decennio del Trec., con l’altra, in cui «disperse Caccia da Scian la vigna e la gran fronda, E l’Abbagliato il suo senno profferse» (In/., XXIX, 130-2); bastando rimandare, a tal uopo, ad alcune dense pagine di F. Neri (I sonn. di F. da S. G., pp. 17-21). — Capo della brigata folgoriana fu, per attestazione dello stesso p. (1, 8; xiv, i), Niccolò di Nisi (Dionigi) senese. Un Niccolò «filiti s Bindini Nigii» de’ Tolomei è ricordato nel 1337 (Navone, Le rime di F . da S . G ., p. lxxiii sgg.). Che si tratti proprio di lui, e che F., conseguentemente, lo avesse additato col nome non del padre ma dell’avo (Navone, 1 . c.), sembrò inammissibile al Flamini (Spigolai, di erudiz. e di crii., pp. 23-7), il quale ammise invece che uno zio paterno di Niccolò di Bindino, il quale si fosse chiamato anch’egli Niccolò, avrebbe potuto essere il Niccolò di Nigi cercato. Docc.

in sostegno di codesta identificazione, alla quale non sono alieno dall’accedere. io non ne ho trovati: nelle carte senesi della prima metá del Trec., tra i figli maschi di Nigi d’Ildibrandino di m. Tolomeo «della Piazza», son menzionati soltanto Tato, Giovanni, Galgano, Meo e Bindino (Bull, sen. di si. p., IX, 292-3, oltre a spogli vari dall’Arch. di Stato di Siena cortesemente comunicatimi dal sig. Alfredo Liberati). Ma poiché Tato, come Bindino, ad un suo figliuolo impose appunto il nome di Niccolò, questo ci si viene a rivelare, per tal modo, un nome di famiglia, trasmissibile, giusta l’uso del m. e., non solo da avo a nepote, ma anche da zio a nepote; e si può quindi, con buona probabilitá, inferire l’esistenza di un sesto figlio di Dionigi, chiamato, come i suoi due nepoti, Niccolò.—