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CL, 1, 2: Siinone (affatto ignoto) augura a C. che m. Angioliero abbia a morir presto. — Nel son. responsivo, v. 13, è riferito un emistichio dei Dislicha Catonis (III, 13, 2).

VIII

IACOMO DE’ TOLOMEI DETTO GRANFIONE

Il Muscia (v. io), da non confondere né col Muscia fiorentino (R. Filippi, son. xxix), nè col rimatore Niccola Muscia pur di Firenze, fa pensare a quel «Musa da Siena», a cui un ms. del Trec. attribuisce il son.

cxviii dell’Angiolieri (cfr. p. 84).

XI

IMMANUEL ROMANO

II. — «Io» dice il p. «non sono né guelfo né ghibellino: a Roma, dove Orsini e Colonnesi si combatton fieramente, sto con gli uni e con gli altri; in Toscana, coi guelfi; in Romagna, coi ghibellini». — Ma fin dal 1297 i Colonnesi avevan abbandonato Roma nè vi tornaron per tutto il pontificato di Bonifacio VIII. Dunque il son. o è anteriore di poco al 1297 o (che mi par piú probabile) posteriore al 1303. — Di Zappettino, ossia Ciappettino degli Ubertiui, uno dei capi ghibellini romagnoli, molte notizie tra il 1280 e il 1308 in Lega, IL canz. l^ai. Barò, ecc., p. xlv, n.: era giá morto nel 1316.

III. —Come rappresentanti delle principali credenze religiose I. nomina due santi cristiani, due personaggi biblici, Maometto e una divinitá attribuita nel m. e. ai gentili. — Cfr., pel v. 8, Bindo Bonichi, son. «Mostraci il mondo», vv. 15-6: «Cosa, c’avvegna, non ti muti il volto; Viva chi vince, e folleggi lo stolto!».

IV. — Messer Bosone da Gubbio aveva diretto al p. il son. «Due lumi son di novo spenti al mondo», in cui lamentava la morte recente di Dante e di una bella donna giá cantata da I. Ma che si trattasse della moglie del rimatore ebreo, com’è stato detto tante volte (cfr., p. e., Debenedetti, Isonn. volg. di /. R., pp. 6 7), non risulta né per dati documentali né per l’esame intrinseco della risposta d’L, dove sembra che il p., piú che altro, abbia voluto piangere la morte di Dante.