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(Del., VIII, 272-4; Federici, p. 48). Di «Bonella» fiorentini conosco, nel Dug., una decina: tre, p. e., nel Lib. d. Moni. — Parente o amico di Ghigo fu forse Azzuccio, e moglie di costui probabilmente m. Tana, che nel son. xix entra solo per incidenza. — Cafaggio: nome dugentesco di una parte di Firenze sita subito fuori la seconda cerchia delle mura, a sinistra del Mugnone.

XXII. — «Teruccio», dimin. di Teri o Tieri (Lottieri): ma non sembra il Luttieri, di cui nel son. xx. Pel Del Lungo, Teruccio sarebbe appartenuto all’antica famiglia de’ Teri: quel nome, per altro, era allora usitatissimo.

XXIII-XXV. — Che formino una trilogia, fu notato dal Del Lungo, alla cui illustrazione rimando (Riv. d’il., II, ili, 425-9). — Bandino conte palatino, figlio di Guido de’ conti Guidi di Modigliana, mori nel 1312 o nel T3 (Bull. d. Soc. danl., N. S., XIX, 224).—La Diaua e sua sorella son le figlie di Cione del Papa. Tra i loro immaginari pretendenti, conosciamo giá m. Ubertino degli Ubertini da Gaville (p. 122); gli altri sono: un contedi Romena signore di Peglio, il leggendario Vecchio della montagna e tre Ubaldini: Ugolino signor di Senno, Tanuccio e il card. Ottaviano, di dantesca memoria ( Inf X, 120), la data della cui morte (1273) può servire di fondamento a fissar quella della trilogia. Figlio d’un nipote del cardinale fu «quel da Senno», cioè Ugolino d’Azzo 1293), in cui a torto (cfr.

Rajna, Aich. si. il., 5 a serie, XXXI, 54, n. 3) il Casini aveva creduto di raffigurare l’omonimo personaggio dantesco (Purg., X, 105).— Il «genovese moro» (non «Moro») è il molo di Genova: cfr. p. 129. — Il nome di Donatone di Cion dei Papa ricorda quello di Donato del Papa, consigliere del Comune nel ’66 e nel ’78 (Davidsohn, Forsch., III, 23; Del., IX, 54): e forse costui fu veramente fratello di Cione e zio di Donatone e del Capraccia.

XXVII. — Una Chiarina trovò il Federici (p. 51) in doc. del 1267.

XXVIII. — Il notaio domiamolo non è, come pensò E. Levi ( Giorn.

slot ., LV, 224), «messer» Pepo degli Adimari, ma quasi certamente ser Pepo Rinaldeschi, il solo «sere» tra altri omonimi contemporanei. Consigliere del Comune nel 1260, e, come ghibellino, compreso nel ’68 tra i cittadini sospetti, se ne hanno ancora notizie nel ’95 (Lib. di Monta/)., 177; Del., IX, 20; VIII, 269, 272, 274; Federici, p. 50).

XXIX.—Si tratta d’un Moscia fiorentino, per il quale si potrebbe pensare ad un Moscia figlio di Buono, del popolo di S. Maria Ughi, che combattè a Molitaperti (Federici, p. 55), e anche al rimatore Niccolò Moscia o, piuttosto, al padre di lui (cfr. p. ti 1).

LVIII. — Di Bondie Dietaiuti fiorentino, il cui nome è preposto nel nis. A a quattro canzz. e a tre sonn., tra cui quello responsivo al presente, non si sa nulla (Monaci, Cresi., p. 223). Per l’attribuzione della tenz. con R. cfr. p. 73.