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suppl.;— 13-14 «speque rufini goenam tis vita ferini»: lez. orribilmente storpiata, di cui ho tentato un emendam. largamente congetturale.
L, 5: di «Bacco» non resta che «b...h .»(«bacho»);— «tu» suppl.; — «il stimolo»: forse fu nell’intenzione dell’amanuense di scrivere «el» («e ’1»)• LIII, 1 (due volte) e 2 «la», 4 «de»: suppl.
LV, 9 «sego»: corr. «tego» pel contesto.
LVI, 2 «tra»: allung. in «entra» per la misura.
LVII, 4 «remane asiso»: troppo lungo il v.
LVIII, 8 «et»: espunto dall’amanuense, ma richiesto dal senso e dal metro.
LX, 7 «vegon», ossia «ve(n)gon»; —8 «de» : allung. in «degli» per la misura.
LXII, 8 «et», 11 «la»: suppl.
LXIII, 5 «spessi»: di facile emendam.
LXV, 5 «om» corr. da «on»; — 6 «le» suppl.; — io «doventa»; — ló: il ms. aggiunge in fine: «Amen».per «on(n)or». — Dopo il v. 14: «Zovan papa vigesimosecondo, Prudente, forte, temperato, zusto, Cristo ti permetta in questo mondo Gli tiranni consumare robusto Cum so’ morte» (cfr. son. i.xv, 15-16). L’aggiunta, forse voluta espressamente dal p., è certo estranea al primo getto della poesia, con la quale lega assai poco: tant’è vero che occupa nel cod. l’intervallo usuale tra l’uno e l’altro dei sona, contenuti nella stessa pagina, il che prova che vi fu scritta qualche tempo dopo.
LXVII, 4 «se» suppl.; — 6 «spresiato»: allungato per la misura.
LXVIII, io «che no», da intendere «eh’eno».
LXX, 3 «dentro»: allungherebbe il v. ; — 8 «la mane»: evidente la correzione.
LXXI, 1 «a», 11 «la»: suppl.
LXXII, 3 «om» corr. da «on»; — 11 «e» suppl.
LXXIV, 1-8: nel ms. rovinatissimi dai tarli: per quel che vi si può leggere, anche lavorando di fantasia, cfr. Lega, p. 250: qualche altra restituzione ho tentato io;— 4: di «dolze» resta solo «do» (o «de»?); — 7 «e»: non riconoscibile nel cod.;—8: di «u» («v’») è visibile solo la seconda asta; «lor» è restituzione mia, e cosí pure la correz. di «mena» in «meno».
LXXV, 12 «leticia mannia»: ma la rima vuol «inda»: ho emetid.
congetturalmente.