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cantare secondo 53


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E per tal modo prese a cavalcare
dentro da quella gente molto forte.
Con quelli alla cittade ebbe arrivare:
gran battaglia faceva a cotal sorte.
A chi un colpo lui aveva a dare,
veracemente il conduceva a morte.
Quei della terra allora si rendea;
messer Galvano ben la ricevea.
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E poi alfin quella gente chiamava
questo barone, ch’è molto pregiato.
Allor tutta la gente che scampava
a Galvano ciascun fu ritornato.
E tutti quanti a lui s’inginocchiava,
e dolcemente l’ebbon salutato:
— Povero Cavalier, nobil, verace,
a noi comanda quello che ti piace. —
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Disse messer Galvano: — Io vel diraggio,
e fatto sia senza dimoragione:
fate la dama dal chiaro visaggio
che tosto sia cavata di prigione;
se no, che la testa io vi taglieraggio,
e tutti perderete le persone.
Per trarla di prigione state accorti;
se no, che tutti quanti siete morti. —
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E quella gente allor di gran bontade
della Pulzella arricordò il tormento;
e di lei loro aveano gran pietade.
— Nol sapevamo nel cominciamento,
ché certo data vi avriam la cittade,
e fatto avriam tutto il vostro talento. —
Con gran romore i cavalieri andava
alla cittá real dov’ella stava.