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50 ii - pulzella gaia


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In una zambra sí ’l menava ratto,
e prestamente lo fe’ disarmare.
E in piú parte ch’elli è innaverato
dolcemente lo fece medicare,
E poi li disse: — O cavalier pregiato,
dimmi ’l tuo nome, e non me lo celare. —
Messer Galvan rispose: — Volentieri,
Sono appellato il Pover Cavalieri. —
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E quella dama disse in quella fiata:
— Se tu se’ pover, non aver dottanza;
ed io son una dama ricca e agiata:
darotti questa ròcca per certanza,
e ogni altra cosa che ben ti sia grata;
ed ho moneta assai, che me n’avanza.
Ma priego, cavalier, che di tuo’ voglia,
avanti i’ mora, di me prenda gioglia. —
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Disse messer Galvan: — Ora mi udite.
Di voi gioglia mai non prenderia,
ch’io peggiorrei le mie crude ferite.
Ma una cosa ben prometteria
in buona lianza, se voi consentite;
e questo giuro per santa Maria.
Se la Pulzella m’arete insegnare,
per cara donna i’ v’averò a pigliare. —
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Ella rispose: — I’ te la insegneraggio.
Ell’è in una cittade molto forte;
e giorno e notte, per ogni rivaggio,
fortemente si guardan quelle porte.
E quella donna dal chiaro visaggio
ben credo sia con pene di morte.
Ed è in una prigione forte oscura,
e sta in acqua fino alla cintura.