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34 ii - pulzella gaia


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Messer Galvano si prese a parlare,
e sí li disse molto umíle e piano:
— Ora m’intendi, pessima mortale —
e l’elmo si cavòne con la mano,
— vegno appellato da tutti ’l liale
e avventuroso cavalier Galvano.
Se da te scampo ch’io non sia morto,
i’ prenderò allegrezza e gran conforto. —
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La serpe l’udía molto volentieri;
di quella forma s’ha strafigurata:
piú bella che una rosa di verzieri
si fece una donzella dilicata;
e disse: — Ora m’abbraccia, o cavalieri,
ch’io sono la tu’ amanza a sta fiata. —
Puoseli ’l braccio al collo e l’ha abbracciato,
dicendo: — Tu se’ quel c’ho disiato. —
14
Messer Galvano allor ne fu gioioso,
e di buon cuore abbracciò la donzella.
Ed ella: — O cavaliero avventuroso
piú che nullo che mai montasse in sella! —
E lui li disse: — O bel viso amoroso,
voi che parete in tutto un’angiolella,
dite chi sète e di cui sète nata,
voi che parete un’angiola informata. —
15
La donzella rispose umíle e piana:
— Io tel dirò, da poi che ’l vuoi sapere.
Figliuola i’ son della fata Morgana,
di quella donna che guarda l’avere.
Molto gran tempo i’ son stata lontana,
e sí t’ho disiato pur vedere.
Pulzella Gaia m’appella la gente:
or di me prendi gioia allegramente. —