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E Carlo disse a messer Ruggieri:
— Ruggier, se Dio m’allegri e doni gioia,
de la tua morte mi do gran pensieri,
e si mi grava e da’mi molta noia.
Acònciati con Dio a tuo mestieri,
e ti confessa inanzi che tu moia,
che domattina a l’alba apariscente
tu perderai la testa veramente. —
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Messer Ruggier li disse: — Impcradore,
fino a Gironda mi lassate andare,
ed io vi lascerò buon pagatore,
se non son morto, tosto ritornare. —
Egli ebe la licenzia del signore,
veggendo ben che ’1 non potea campare.
E Ruggier dice: — I’ho perduto il capo,
da poi ch’Elena mi ha cosi ingannato. —
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Messer Ruggieri cavalcò in Gironda,
e, quando entrava dentro a la cittade,
de li sospiri e del dolor, ch’abonda,
or udirete gran crudelitade;
che non trovava cavalier né donna,
che non mettesse al taglio de le spade:
andò al palazzo, e uccise i due lioni,
tagliò la testa a’ figliuoli e a’ dragoni.
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Si come cavalieri iniquitoso
ad Elena volea tagliare la testa:
poi si penti quel cavalier furioso,
fòla menar davanti in sua presenzia;
fuor del palazzo, eh’è fresco e gioioso,
la gittò tosto per una finestra
entro’n un fiume eh’è forte e corrente,
credendo ch’annegasse veramente.