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24 i - il bel gherardino

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Quando ella vide ch’elli n’era acconcio
d’andare a quello stormo sanza fallo,
sí gli rispuose, portandoli broncio:
— Sanza te, mai non avrò buono stallo.
Ma ben che la tua andata mi sia sconcio,
io pur ti donerò arme e cavallo;
ma tu mi giurerai, se Dio ti vaglia,
d’uccidere il soldan nella battaglia.
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Però che mi pare tanto invecchiato,
che non val nulla a la mia giovanezza;
non posso sofferir di stargli a lato,
pensando che ha a goder la mia bellezza!
Prenditi cura a provveder mio stato:
se ti vien fatto per me tal prodezza,
a lo tuo senno mi mariterai;
saroe contenta piú che fossi mai. —
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Poi gli donòe tre veste di zendado,
una verde, una bianca, una vermiglia,
e tre destrier, che si veggon di rado
piú begli intorno a cinquecento miglia.
De l’aver tolse quanto li fu a grado,
donzelli e fanti con molta famiglia,
trabacche e padiglion: poi si partío
da la donzella e accomandossi a Dio.
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E tanto cavalcò per piú giornate,
che giunse presso a lo stormo predetto,
ed allungossi ben due balestrate
per istar piú celato in un boschetto.
E disse a la sua gente; — Or m’aspettate,
ch’io vo’ veder come il campo è corretto. —
E vidde il soldano ch’era campione,
e ritornòe inverso il padiglione.