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Messer Guarnier disse a sua compagnia:
— Gentil signori, che vi par di fare?
Ciascun si s’armi, e venga a guisa mia
dentro a la terra, ch’io voglio armeggiare. —
E ciascun dice: — Sire, in fede mia,
tutti faremo la tua volontade. —
Tre giorni hanno armeggiato entro la terra
’ntorno al palazzo di Elena bella.
25
Tre giorni stanno intorno a quel palazzo
ove dimora Elena imperiale,
e si vi fanno gran gioia e solazzo
de l’armeggiar, ch’e’ n’è condutto a tale,
che n’era divenuto quasi pazzo:
per nessun modo non le può parlare.
Si fece un giorno ad una fenestrella
una cameriera d’Elena bella.
26
La donna disse : — O bel cavaliere,
per cui amore andate voi armeggiando? —
Messer Guarnier ritenne il suo destriere;
piangendo le rispuose e lagrimando:
— Gentil madonna, tu mi fai mestiere
anzi ch’io mora o ch’io caggi nel bando
di Carlo magno, che m’ha diffidato,
per un gran vanto ch’io mi son vantato. —
27
La donna disse: — Dimmi, per tuo onore,
per che cagion, messer, ti se’ vantato?
— Madonna, io vel dirò senza temore,
dapoi che me ne avete adomandato:
davanti a Carlo, eh’è nostro signore,
or odite di che mi son vantato:
si mi vantai d’avere Elena bella,
eh’è piú lucente che non è la stella. —