Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/283

16
Poi li mandò a dir ch’ella venisse
al palagio del re sanza fallire.
Andò ’l messaggio, ritornò e disse:
— La donna dice che non vuol venire. —
E la reina allora maladisse
chi l’avea fatta di prigione uscire;
e poi co’ re si mosse in su la sera,
ed andò fino a lei, dove la era.
17
E disse: — Donna, per lo tuo migliore,
partiti quinci e vanne alla tua via:
io non potre’ raffrenar il furore
che ti vien contro della gente mia. —
Rispose quella donna traditore:
— Di grazia v’addi mando in cortesia
che mi scorgiate fin fuor della porta,
si ch’io non sia da vostra gente morta. —
18
E lo re disse: — Molto volentieri,
quanto bisogna, ne verrem con teco. —
Disse la madre: — Io vo’ piú cavalieri,
ché ’l re n’ha qui forse dugento seco. —
Rispose quella: — Non mi fa mestieri,
ché n’ho secento ben armati meco. —
E la reina e ’l re sanza paura
l’accompagnaron fuori delle mura.
19
E quando dilungati fur due miglia,
e la reina allor prese connato;
e quella donna in persona la piglia,
com’ella avea con sua gente ordinato.
E ’l re con la reina e lor famiglia
fur presi e tolto lor l’arme da lato.
E tanto va, che nel suo paese entra,
in una terra chiamata Valentra.