Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/281

8
Poi la reina vecchia ebbe chiamato
il suo figliuolo, e poi si fe’ mostrare
s’egli era vero quel gli era contato
che avessi quell’uccel da pizzicare.
E, poi che l’ebbe il suo cuore appagato,
una gran festa si fe’ apparecchiare
di giostra e d’armeggiare e di schermire,
e molti gran signor vi fe’ venire.
9
Perché tal festa era cotanta magna,
de’ carcerati non era menzione.
La donna un di col suo guardian si lagna,
e d’un servigio umilmente il pregòne.
— Ciò che vi piace ed a vostra compagna —
rispose, — fuor che trarvi di prigione. —
Diss’ella: — Un guanto in piazza alto m’appicca,
e poi mi sappi dir chi lo ne spicca. —
10
La guardia poi la mattina per mancia
fe’ suo volere, e poi guardò da canto.
Giungendo in piazza, disse il re di Francia:
— Battaglia dimandar si de’ quel guanto. —
Appresso corse e spiccòl dalla lancia,
poselsi in capo dicendo: — lo mi vanto
di questo guanto osservar la proposta. —
La guardia tornò e disse la risposta.
11
Ed ella tosto scrisse a quel signore,
dicendo: «La reina Galatea
è ’ncarcerata per colpa d’amore,
come se fossi pessima giudea.
Onde ti priego col tuo gran valore
di trarmi di prigion cotanto rea;
ché tu ’l de’ far, però che ’l promettesti,
quando di piazza il mio guanto prendesti».