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Lo ’mperadore, ch’avea gran vaghezza
d’udir parlar di lei, mandò pel messo,
e domandolli della sua bellezza.
Rispuose il saggio messaggiere ad esso:
— Non domandate della sua adornezza,
ché non è lingua che ’l dicesse a presso:
di nobil baronaggio e dell’avere
non ha nel mondo pari, al mio parere. —
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Quando egli udiva sua biltá contare,
gli crescea voglia di vederla al core,
e spesso andava al papa a ricordare
che li facesse il termine minore.
— E s’ella vien, faretela scusare;
se non ha colpa, faccialesi onore;
ché molti giá son stati accagionati,
che sanza colpa si son poi trovati. —
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Il papa, udendo li suoi prieghi adorni,
fèlli un comandamento via piú forte
che comparisse: infra cinquanta giorni,
a pena della vita, fosse a corte;
e, se piú tempo vien ch’ella soggiorni,
fará bandir lo stuol per darli morte.
Ond’ella, udendo ciò, per ubbidire,
molta sua gente a sé fece venire,
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fra’ quali aveva principi e marchesi,
duchi, conti, baroni e castellani,
cavalieri, mercatanti e borghesi,
ed altri gentiluomini cattani ;
donne e donzelle, che di lor paesi
il signoraggio avean traile lor mani,
vedove donne, rimase contesse,
ed altre marchisiane e principesse.