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dicendo: — Cavalier, ben t’ho renduto
buon guidardon di quel che mi facesti,
quando tra’ prun mi trovasti caduto,
che come gentiluom tu mi sciogliesti:
però il servigio e’ non è perduto,
che a me, cavalier, far mi volesti;
e magiormente sarai meritato
da piú possenti; —e fussi dileguato.
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E Gismirante, i piè legato e l’ale
al passerotto, e’ miseselo allato,
e tornò al suo cavai, bench’avie male,
e destramente su vi fu montato:
e lo signor di Roma imperiale
colla suo gente a Roma è ritornato,
e ’l porco troncascin lasciò isparato,
onde il barone a Roma fu tornato.
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Lo imperadore e la suo gente, quando
sentiron la cittá lor liberata,
e po’ tornando que’ ch’avie col brando
la libertá di Roma racquistata,
incontro gli si fèr tutti armeggiando,
facendo festa della suo tornata,
e racettárlo co’ magiore onore,
che si facesse mai a niun signore.
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E Gismirante avia tanta allegrezza,
perch’egli avea quel ch’er’ito caendo,
e solo di partirsi avie vaghezza,
onde allo imperador parlò, dicendo:
— Santa corona, non vi sia gravezza
che al presente di partir m’intendo. —
Della qual cosa assai si maraviglia,
perché intendeva di dargli la figlia.