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SECONDO CANTARE
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E, cosi ragionando, apparve il giorno,
e Tuoni selvaggio usci fuori a cacciare,
e Gismirante al castel fe’ ritorno,
in su quell’ora ch’egli il vide andare.
La damigella col bel viso adorno
dalla finestra li prese a parlare:
— T ho saputo ciò che vuo’ sapere,
ma tutto il mondo noi potrebbe avere. —
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Ed ebegli contato a motto a motto
de Tuoni selvaggio come detto avea,
e poi gli disse: — Partiti di botto,
e non ti dar di me malinconia. —
E Gismirante face gran corrotto,
non sapiendo pigliare alcuna via,
si ch’ella tornò dentro isconsolata
e Gismirante ne tornò alla fata.
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E disse, si com’egli avie sentito,
del porco troncascin, dalla donzella.
Disse la fata, quando Tebe udito:
— Non ragionar mai piú di tal novella,
ché non potre’con lui, tant’è ardito,
se’ milia cavalieri armati in sella,
che de’roinan gran tempo s’è pasciuto,
perché a forza gli danno tal trebuto.
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Ed egli, udendo quel ch’ella dicea,
piú volte sospirando disse: — Omei ! —
ma pel gran ben eh’a la donna volea,
disse: — Io intendo di morir per lei. —
E con sospiri molti le dicea:
— Sievi raccomandato i fatti miei,
perch’io credo ben provar co’Tarmi:
s’e’ mi bisogna, piaciavi d’atarmi. —