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Ella dicea: — Molto volentieri! —
Trassei fuor di prigion sanza tornare,
ed e’ mandò per gli suoi cavalieri
e in Serpentina egli i fe’ apresentare.
Quivi fúr giunti i nobili guerrieri,
sanza dimoro brigan cavalcare,
sotto la ’nsegna di Gibel sovrano
fúr alla corte dello re Tarsiano.
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Tutta la gente tra’ per maraviglia,
quando vidon si bella baronia;
ed, isguardando la gente vermiglia,
ch’eran trecento in sua compagnia,
e i neri dugento erano in famiglia,
piú bella gente non si troveria.
Colla duchessa nella cittá entráro
presso alla corte del re Tarsiano.
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Sotto sua insegna il nobile Gibello
per la cittá ognindi cavalcava;
chi lo vede’, l’assomiglia al fratello
e alle fattezze, ch’egli in sé portava.
E la reina un di mandò per elio,
e dond’egli era si lo dimandava.
Ed e’ rispuose e disse la novella
ch’e’ mercantanti il diéro alla pulzella.
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E tutto il fatto a punto e’ le contòe,
di ritrovare sua gesta s’ingegna,
e come a Gienitrisse egli arrivòe
amantato di quella sua insegna,
e come la pulzella lo allevòe,
e come ell’era del suo amore degna,
e come l’have cresciuto e allevato,
come dal cavalier fu proverbiato.