20 Sicché ciascun si facea maraviglia;
ché chi ’l facesse non potien vedere.
Guardandosi d’intorno a basse ciglia,
per iscaldarsi andarono a sedere.
Fra loro insieme ciaschedun pispiglia:
— Se da mangiare avessimo e da bere,
avventurati sarem sette tanti
piú che non fûrno i cavalieri erranti! — 21 Benché persona non vi si vedesse,
ciò che dicien fra lor erano intesi;
e tavole imbastite furon messe,
fornite ben di molti belli arnesi:
ceri e lumiere v’eran molte e spesse;
e que’ baroni per le man fûr presi.
Quando a tavola furono i baroni,
recate fûr di molte imbandigioni. 22 Molto fûr ben serviti a quella cena,
ma non vedien sergenti né scudieri;
e poi, istando in cosí fatta mena,
avevan sopra ciò molti pensieri;
onde ciascun di lor ne stava in pena,
e quasi non mangiavan volentieri.
E, quando ebben cenato, e’ ritornarono
al fuoco, donde prima si levarono. 23 Quando fu tempo d’andare a dormire,
in bella zambra ciascun fu menato,
e a uno bel letto, ch’io nol potrei dire.
Bel Gherardin vi si fu coricato,
ed una damigella, a lo ver dire,
si fue spogliata di presente a lato,
dicendo: — Non aver di me spavento,
ch’io son colei che ti farò contento. —