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E la pulzella gran dolore avia,
udendo le novelle di Gibello.
Il braccio in collo quella gli ponia,
piangendo dice: — Giglio mio novello,
i’ faggio amato alla mia signoria.
Donde venissi, deh, lascia andar quello!
Dolce ’l mio amor, no’ languir né aver doglia,,
sia mio marito ed io sarò tua moglie. —
21
Allor Gibello, lo gentil garzone,
disse: — Pulzella, moglie non torrei,
se mio legnaggio in prima non soe;
amor di donna mai non prenderei.
Cercar vo’di mia gesta, s’io potròe. —
E dove andasse, domandone lei;
ella gli disse come l’avea tolto
e diègli il drappo d’oro, in che fu involto.
22
La pulzelletta, senza dimorare,
innanzi che Gibello cavalcasse,
chi ’l proverbiò, ella il fece pigliare,
e la testa volea gli si tagliasse.
Allor Gibello no’ la lasciò fare,
anzi pregolla che gli perdonasse.
Ella gli perdonò, poi ch’a lui piacque;
ma a tutta l’altra gente ne dispiacque.
Orgogliosa pulcella di dolore
en el suo cuore era tutta smarrita,
e si dicea: — Lassa! Dolce el mio amore,,
poi che ti parti, i’ non vorre’ piú vita.
Ad altra donna donerá’ ’l tuo cuore,
poi che da me cosi fai dipartita.
Dogliosa a me, ch’io ho fatto nutricarti!
Or quando ti vedrò? Perché ti parti? —