Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/124

11 8 IV - ISTORIA DI TRE GIOVANI DISPERATI E DI TRE FATE
36
Fu la regina assai di ciò contenta
e voleva che Biagio seguitasse.
Biagio non ebbe la parola lenta,
e gli diceva che non s’affrettasse,
e risposegli: — Mai non mi rammenta
che fusse alcuno che mi ragionasse
di fare in fretta questa medicina,
ch’ell’è di troppo noia e troppo fina.
37
E basta ben che domane a buon’ora
i’ farò si che sarete contenta;
ma io voglio una grazia da voi ora
e voglio che di ciò siate contenta.
— lo son contenta di piacerti ognora,
né a ciò io non sarò pigra né lenta;
e pensa s’io ti possa far servizio
che ti ristori d’un tal benefizio.
38
— Io ho sentito di voi ragionare
ch’avete assai tesoro e cosi bello,
e tante belle cose a tal affare,
si che, se v’è in piacer, vorria vedello. —
Disse la donna: — Dopo desinare
tei mostrerò, se t’è in piacere quello;
vorrei sognar volentier di sapere
far cosa ched io possa a te piacere. —
39
Biagio si se n’andò a desinare,
e disse: — Forse anche potrei godere. —
E pensa nel suo cor quel ch’abbi a fare,
che possa le sue cose riavere.
Com’ebbe desinato, a tal affare,
e la regina, per farli piacere,
mandò per lui e ’n zambra si lo mena,
la quale è tutta di tesoro piena.