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100 iv - istoria di tre giovani disperati e di tre fate


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ed avvisato i servi di tal fatto:
— State qui fermi, che non vi partiate;
se Biagio d’entrar qui fa alcun atto,
fate che dentro entrar non lo lasciate
e fategli, oltre a questo, miglior patto:
dategli a conto dieci bastonate.
Dite che non sappiate chi si sia
e, scossogli il mantel, cacciatel via! —
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Ecco che Biagio s’accostava a l’uscio,
onde un gli disse: — Che vai tu cercando? —
Biagio, ch’aveva il cervello nel guscio,
disse a colui: — Io ti farò dar bando!
Benché tu porti il piede nel camoscio,
ascolta quel che ti vo ragionando:
io non istimo nulla il tuo parlare,
e voglio alla regina dentro entrare. —
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Eccoti giunti quattro mascalzoni
e cominciôrgli a scardassar la lana.
Trovossi in mezzo di quattro bastoni,
ch’ogni volta cascava in terra piana;
ed ebbe frutti di molte ragioni,
che rimbombava come buca e tana.
E fèrno uscire il mostro fuor del guscio,
ed a quel suon si trovò fuor dell’uscio.
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Non sa costui che fare, il meschinello;
ma dipartissi, solitario e cheto,
tornando inverso Roma, il poverello;
e ritrovò i compagni, ciascun lieto;
e disse ad un di lor: — O car fratello,
bisogna che mi presti il tuo tappeto,
perch’una donna m’ha gabbato a forza
e con inganni m’ha tolta la borza.