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96 iv - istoria di tre giovani disperati e di tre fate


20
E disse: — Ove son io stanotte stato? —
e viene il sogno suo imaginando;
e diceva a’ compagni: — I’ ho sognato
un sogno ch’io verrò poi ragionando:
e’ mi pareva moglie aver pigliato,
e stavomi con essa sollazzando.
Arebbela nessun di voi veduta,
ché non so giá quel che se ne sie suta? —
21
L’altro rispose: — A me parve iersera,
quando eravamo a cenare nel prato,
venner tre donne con bella maniera
e dolcemente ci ebbon salutato. —
Quell’altro lor compagno si dispera,
e non sa come il fatto sia passato,
dicendo: — Una ne presi per mia sposa:
or non so come vada questa cosa. —
22
Quell’altro disse: — Anch’io ne presi una
e donommi un tappeto molto bello
e, perché fusse ben di notte bruna,
mi portava, dov’io voleva, quello. —
E ’l primo disse che di seta bruna
la sua una borsa gli donò per ello,
che, come quella borsa ella s’apriva,
cento ducati fuor di quella usciva.
23
Il minor disse: — A me donò la mia
un corno lavorato gentilmente,
ch’a sonarlo, ogni volta quel facia
ben dieci squadre di pulita gente. —
Guardando intorno, ciaschedun vedía
quelle cose ciascuna di presente;
viden la borsa e quel tappeto adorno,
e similmente il lavorato corno.