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atto primo | 189 |
SCENA III
Crisaulo batte il servitore e biasma forte con Pilastrino l’avarizia; e, incominciandosi a doler d’Amore, Pilastrino lo lascia.
Crisaulo nobile, Fileno, Timaro servi, Pilastrino.
Crisaulo Basta. Ho inteso.
Ma parti che ci torni?
Fileno Eccol, per Dio.
Contava i passi; or corre.
Crisaulo Io son disposto...
A che sei stato tanto, manigoldo?
Ho voglia di...
Timaro Signore, ho corso sempre.
Questo è ’l resto di tutto il fornimento,
d’infuor la sella che non è fornita.
S’avrá stasera.
Crisaulo Hai piú tu di bisogno
del baston che non ha di te la stalla.
Canaglie! che non passa per la strada
civette o oloceni o per l’aere augelli
che non voglin vederli.
Timaro È pure stato
il maestro che m’ha fatto indugiare
questo poco: che non voleva darmi
quegli avanzi del drappo e stava a dire
che non è usanza e che none sta bene
a un vostro pari; e quasi bastemmiava.
Son ladri: sempre voglion sopra i pregi
di quel d’altrui.
Crisaulo Ah vigliacco, poltrone!
Questi sono gli onor? Vo’ che tu impari
per l’altre volte.
Timaro Oimei, padron! Son morto.