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atto primo | 185 |
che comprerò da cena onestamente.
E non esser si scarso.
Girifalco Ecco i danari.
Piglia quel che bisogna. O Pilastrino,
ferma un poco. Che fai? Non c’è moneta?
Questi quatrini... Sta’.
Pilastrino Non dubbitare:
ti porterò l’avanzo. Io voglio andare
a cercar di colui.
Girifalco Non v’è a bastanza?
Odi un poco.
Pilastrino Si ben; ma lassa. Io vado
caminando a le porte, or ch’è passato
il mercato, se trovassi qualcosa
e spender poco. Non uscir di casa.
Torno con lui stasera.
Girifalco Ecco, or costui
mi vuol brugiar di qualche bolognino
con queste parolette: che son fatti
come ’l tizzone. Ma son bene allegro,
se mena il negromante. Entrerò in casa:
che mi par di sentire un ventarello
non molto sano.
SCENA II
Siro servo, non introdotto in altro luogo che in questo, parlando con Timaro, apre e dá lume a la favola: e questo è costume degli antichi comici.
Siro, Timaro servi.
Siro Or veggio il lor cervello.
Innamorati? Che sia maladetto
quel giorno traditor che incominciai
a servir mai nessun! che non mi manca
da starmi a casa mia ben da mio pari