Osservazioni di Giovanni Lovrich/Del Corso della Cettina, il Tilurus, o Nastus degli antichi/§. 9. Della Fortezza di Sign; e della fonte salsa di Glavizce

§. 9. Della Fortezza di Sign; e della fonte salsa di Glavizce

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§. IX.

Della Fortezza di Sign; e della fonte salsa di Glavizce.

L
A Fortezza di Sign, che in molte carte Geografiche viene chiamata col nome di Ssynga, avanti l’uso del cannone, e qualche anno addietro poteva ben dirsi forte, che che non vi si veda in essa principio di buon gusto di Architettura militare. Questa (dopo essere stata picciola parte del Regno de’ Dalmatini antichi, governata dagli avidi Romani, oppressi in seguito dalla incursione degli Slavi, ed altri Popoli Settentrionali di simile lingua, e costumi, che per la dissensione de’ loro Bani, e Re, che uniti potevan servir di terrore a qualunque Nazione, restarono preda de’ Turchi) del 1686. è passata alla obbedienza della Serenissima Republica di Venezia, che colle armi alla mano ebbe a fare la conquista, e ne gode al presente il giusto, e legitimo possesso. Forse quì anticamente vi sarà stato qualche Castello, ma s’inganna, chi vuole, che questo sia Aleta, se dobbiamo credere a Tolomeo, citato da Carlo Steffano, che la ripone nel luogo, che a’ suoi tempi si diceva Most, Ponte, ed ignoto mi resta dov’ei sia, se non fosse il Mostar, che per l’antichità certamente fu così proclamato, cioè Ponte Vecchio.1 Dalla parte Occi[p. 54 modifica]dentale della Fortezza entro un Vallone sorgeva anticamente uno stabilimento Romano. Il sito non è delizioso al par di quello degli abitanti presenti dalla parte opposta, ma sembra, che maggior cura de’ Romani fosse stata di situarsi, ove potessero aver dell’acqua di buona qualità, che ove potessero goder una dilettevole veduta. È ragionevole ch’essi abbiano avuto poco buon genio anche per l’Agricoltura. L’ampia, ed ubertosa Campagna di questo paese, che sino al principio di questo Secolo non era altro, che folto bosco, e perciò un nido di Lupi, ed Orsi, lo dimostra quanto basta. Mi si potrebbe opporre, che dai tempi de’ Romani potevano succedere mutazioni considerabili, ed io non vi contradico. Ma se i Romani fossero stati Agricoltori, non avrebbono lasciato il Fiume Cettina in abbandono a se stesso senz’argini, e senza ripari di sorte alcuna. Sembra, che il Fortis a torto penda a dar merito al Municipio Equense, ch’essendo situato poco lungi dalle sponde di questo Fiume, non lo avrà dic’egli, lasciato in abbandono a se medesimo. Non v’è avvanzo immaginabile lungo le rive della Cettina, che ci possa far credere, che una volta ella fosse arginata. E poi non è naturale, che un Popolo depredatore, e conquistatore, come lo erano i Romani, possi aver gran cura di coltivar i campi. Chi à da vivere con quel degli altri, non egli passa mai per la mente di darsi ad una vita laboriosa, e stentata2 In fatti il travaglio della [p. 55 modifica]Terra, sotto gl’Imperatori, era divenuto un uffizio servile. Che se i Romani mandavano delle Colonie quì, e per tutta la Dalmazia, questo era più per tener oppressi i Popoli stranieri, che per la coltura delle terre. La magnificenza delle Fabbriche, delle strade pubbliche, e degli acquedotti, di cui restan le vestigia, e meno memorie, erano i pregi de’ Romani. Dalla facilità delle strade, allora praticabili, si può congetturar, che ai tempi loro il commercio in Dalmazia fosse più florido, nè pensavano essi, che la orridezza, e i dirupi potessero essere d’ostacolo alle incursioni de’ nemici, sapendo bene, che i guastatori in poco tempo per ogni sentiero il più difficile potevano agevolar il passaggio a qualunque corpo di Esercito. Avvanzi di antichità Romane più non si trovano sopra terra, fuorchè una capella intagliata nel sasso vivo di una collinetta; e non andrà molto, che anche questa resterà coperta di terra. È probabile, ch’essa capella servisse di Tempietto a’ Romani, ed in qualche occasione servì di Tempio, e domicilio anche a’ Cattolici. Vicino a questo Tempio susiste qualche pezzo di fondamento di mura, ora distrutte. Si conservano ancora le vestigia di un picciolo acquedotto, che quì portava l’acqua da un Monte vicino per un miglio in circa. Convien credere, e la esperienza lo dimostra, che quell’acqua fosse la miglior di que’ contorni, perchè altrimenti si avrebbono, credo io, i Romani servito delle acque vicine, che loro erano per così dire a mano. Quì si trovarono alcuni pezzi di Colonne di marmo, e già non molti anni tre pezzi di una lapida sepolcrale, in uno de’ quali v’è una corona, distintivo, come ognun sa, che davano i Soldati ai Comandanti delle Legioni, cui erano ben affetti. L’altro pezzo, su cui vi era scritto, fu con[p. 56 modifica]vertito in una muraglia di casa. Il terzo, oltre i fasci consolari, contiene una Iscrizione, che gli Antiquarj credono alquanto mancante. Eccola.
SEX. IV
ANI. SILVA
SUMMUS. C.
SUFFRAGIO
LEG. VII. C. P. F. AED.
ORDINE PRIMUS
IIII VIR. I. D. PONT.
IN ACCEP.
H. S. H.

Non è già questa trovata nel luogo detto le Fontane, come dice il Fortis, ov’esisteva, quando ei la vide, ed aggiugne, che parecchie cose antiche ivi si trovarono. È vero che la distanza dal luogo, ove si trovò la Iscrizione, al luogo, ove la si trova, è picciola. Ma nella istessa maniera, che da una picciola distanza fu trasportata quì, lo poteva essere anche da venti miglia. Come dunque credere al Fortis quando ci parla di cose molto lontane, e che poco, o niente le à esaminate, se in una informazione di così lieve rimarco, conserva tanto poco di esatezza? L’altra Iscrizione, ben conservata in marmo Greco, che accenna il Fortis è la seguente.

LIBERO AUG.
SACRUM
L. AEBUTIUS L. F.
SER. CELER AED.
II VIR. I. D. E. V. P. [p. 57 modifica]

Ella certamente secondo le relazioni, lasciate da alcuni vecchi, fu portata dalla Città di Æquum quattro buone miglia distante da Sign. Molte altre Iscrizioni furono trovate a Sign, che s’impiegarono nelle fabbriche delle Case. Ci rimane qualche frammento, che non val la pena di trascriverlo, nulla ostante il seguente, benchè sien poche parole, egli è intelligibile, e non voglio ommetterlo.

DIVA MAT ----
DIVI HA ----

Dopo essere partito da Sign, mi fu scritto, che si trovò un altro pezzo corrispondente a questo frammento di Lapida. Io non so cosa possa esservi scritto, ma probabilmente alle quattro parole DIVA MA-- DIVI HA -- vi saranno unite delle altre, che vorranno dire Diva Matidia Divi Hadriani.

Gli amatori della sacra antichità troverebbono da soddisfarsi molto qui nel veder la bella Pittura della B. Vergine, di cui l’Autore piamente si crede S. Luca Evangelista, e da questi divoti popoli viene tenuta in somma considerazione, e pregio. La suddetta immagine, osservata da varj punti di vista, pare che cangi colore, cosa che fa credere alla cominciata ragione, ch’ella lo cangi da vero. È miracolosa poi all’eccesso, e la infinità de’ miracoli fanno ridir ai curiosi i RR. PP. di questo Convento, nelle cui mani ella esiste. I voti, è l’elemosine inviate a questa Madonna nel tempo, che la peste dominava nello stato Ottomano da Cristiani della Turchia, ed anche da’ Turchi, furono immensi. Sarebbe necessario perchè si conservassero, che vi fosse la scuola della Madonna, che sarebbe la più ricca di tutte le altre della Dalmazia. Il concorso del popolo nel giorno della sua As[p. 58 modifica]sunzione una volta ascendeva forse a più di diecimila Persone, numero considerabile, se si osservi la piccolezza del paese. Ma i Curati della Turchia (e forse anche alcuni Parocchi delle nostre Ville) perchè non si estragga la elemosina dalle loro Parocchie, danno penitenze all’usanza dell’antica Chiesa a chiunque va alla Fiera di Sign, e queste consistono in por loro in bocca un osso di cane, od altro, e farli star inginocchiati in tale positura per diverse ore. Questa è la ragione, che di anno in anno si va scemando il numero de’ concorrenti, che oggimai arriva appena ai quattro, o cinque mila. Nulla ostante però l’elemosina, che si fa in questo giorno, non è spregiabile. Gli uomini, e le Donne, frammischiate, come pecore, vanno facendo molti giri a ginocchia nude attorno l’altare dell’immacolata Vergine. Queste devozioni in alcuni luoghi passerebbono per profanazioni reali, ma l’innocenza dell’uso quivi le approva.

Gli abitanti di Sign sono posti al presente in più deliziosa situazione, come di sopra rimarcammo, che i miserabili rimasugli delle antichità Romane. Saper leggere, scrivere, ed unir a questo qualche tintura di aritmetica è lo studio di questo paese, e chi ne sa di più, viene riputato, specialmente dagli Ecclesiastici, Eretico. Gli Ecclesiastici sono tutti Zoccolanti, oggimai ridotti al numero di venti in circa. La scienza di questi consiste nel ricopiar, alterar istroppiar la Filosofia Aristotelica, e darsi delle bastonate Filosofiche divotamente all’oscuro. Parlo de’ più eruditi. L’aria di Sign è sana, e pura, se si eccettui il principio di State, quando le acque di Cettina, che inondano la vasta Campagna, cominciano a ritirarsi; ma se queste si ritirano prima, che si fac[p. 59 modifica]cia sentire il caldo, lascian l’aria nella sua naturale purità. Sì di Verno, che di State dominano molto quì i venti Boreali, ed alle volte una continua scambievole successione: di questi ai venti Sirrocali produce molte pleuritidi, ed angine. Ma ciò, che più nuoce alla sanità di questo paese, e che meno si considera è il gran numero delle sepolture, che l’una presso l’altra si vedono in Chiesa. Basterebbe il caldo naturale di State, e l’abbondante numero di Persove divote, che vanno in Chiesa, per far nascer del male a qualcuno. Si aggiungano le pestifere esalazioni de’ Morti, che passano per i fori delle sepolture, mal otturate, e si concepirà tosto quanto male àn da produrre, e se quel celebre Medico proclamò certe febbri de prigionieri febres Carcerum, con più ragione forse molte malattie Epidemiche, che quì succedono, potrebbono dirsi Epidemie sepolcrali. E perchè il vaso della Chiesa non può concepire maggior numero di sepolture, si cominciano a scavare in un Cimiterio in faccia, acciò anche colà le possano nuocere alli mal avveduti abitanti. L’interesse, e ’l pregiudizio sono due motivi principali, che i morti non si seppelliscano in una situazione, che non possano nuocer ai viventi. Ma convien metterli al coperto perchè le loro ossa non si bagnino: Così ragionano i superstiziosi. Che che ne sia, mi sembrerebbe una salutar provvidenza l’abolire un uso, che giornalmente si rende sempre più pregiudizievole alla salute. Non so qual Santo dica, e dice bene, che ogni Città (e molto più ogni Chiesa) dev’essere il domicilio de’ vivi, e non de’ morti.

A piedi del Casale di Glavizce3, poco lungi [p. 60 modifica]dal Fiume Cettina, vi è una fonte di acqua, detta da’ Morlacchi Slano-Vrilo, cioè sorgente salsa.4 Quest’acqua bevuta coladdove scaturisce, non dà verun indizio di contener altra materia, che il solito delle acque comuni, ma da che la si è tenuta un poco in bocca, lascia un’amarezza molto disgustante al palato. Dopo ch’ella è stata ne’ vasi per diversi giorni, eccita un ingrato odore, simile a quello delle ova putride, il che mi fece comprendere, che la contiene del fegato di zolfo, e questa è la ragione, che riempie i luoghi circonvicini di un disaggradevole puzzo. Privo di tutti i requisiti necessarj per far qualche analisi Chimica, io feci solamente bollire qualche libbra di quest’acqua, che ridotta alla quantità di una tazza da caffè, pizziccava di somma salsedine, ed amarezza, oltre che avea un color gialliccio. Ella somiglia di molto all’acqua sulfurea di un rivolo, che scorre appiè delle mura della Città di Spalato, ma non contiene quella quantità di sal marino. I Pastori con quest’acqua si dissettano spesse fiate, e giova molto alla purgazion del ventre. Io mi persuado, ch’ella si potrebbe anche adoprare per la cura de’ varj mali, e se l’acqua di Verlika5 produce de’ buoni: eftetti in alcuni, che la bevono [p. 61 modifica]per medicina, questa ne dovrebbe produr de’ migliori.

  1. Mostar è quaranta miglia all’incirca sopra Imoschi. Ivi esiste un superbissimo ponte, monumento dell’antichità, degno di essere molto ammirato, e che attraerebbe a se molti Forestieri, se non fosse in mano degli ombrosi Maomettani.
  2. Il Prencipe della Politica, voglio dire il grande Tacito a questo proposito ne’ costumi de’ Germani dice: pigrum quinimmo, & inersFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 videtur sudore acquirere, quod possis sanguine parare.
  3. Glavizce è un Casale, così detto da varie collinette, che lo adornano.
  4. Questo luogo dice il Fortis, che i Morlacchi chiamano Slane-Stine, cioè pietre salse, ma Slane-Stine è nomato quel luogo, ove il Fortis parla del gesso di Sign, e se colà taluno andasse in traccia della fonte salsa, la cercherebbe in vano.
  5. L’acqua di Verlika è molto giovevole per la espulsione de’ mali Celtici inveterati. Di sovente caccia il male verso la cute, e ne nasce una eflorescenza cutanea, ch’è indizio certo di salute. Quell’acqua non si corrompe ve’ vasi, come questa di Slano-Vrilo, e chi procurò di far l’analisi Chimica, non vi trovò veruna particella salina. Ma per far un’analisi esatta, si dovrebbe, quando pur si sa, farla alla fonte, ove l’acqua scaturisce. L’acqua di un fonte a Sign, detto Stuparussa produce de’ simili effetti a quella di Verlika, cacciando il male alla cute.