Opere minori 1 (Ariosto)/I Cinque Canti

I Cinque Canti

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Edizioni - Lettere I Cinque Canti - Canto I

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I CINQUE CANTI

fatti pubblicare da virginio ariosto nel 1545.



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Il titolo che nel più delle edizioni si trova di Cinque Canti i quali seguono la materia del Furioso, potrebbe far credere ai lettori cosa indubbia e dimostrata che fossero dall’autore composti col fine di continuare e aggrandire il suo già lungo e compitissimo poema; dovecchè, pel contrario, da quelli che criticamente si fecero ad esaminarli, non fu potuta riconoscere in essi nè questa intenzione, nè bene espressa anche l’altra di farne il principio di un poema novello. È tra queste una terza opinione, tra tutte la più verisimile; cioè che Lodovico li avesse condotti e come apparecchiati prima dell’ultima ristampa eseguita, sè vivente, in Ferrara nel 1532.

Alla seconda di tali credenze si mostrò inclinato Giuseppe Pezzana, che così scrive nell’Avvertimento premesso al tomo primo delle Opere varie di Lodovico Ariosto (Parigi, Lambert, 1776): «Chi... riflettendo che la materia di questi Canti si raggira tutta sopra fatti e guerre accadute dopo la guerra d’Agramante e dopo l’impazzamento e la guarigion d’Orlando, chi non li crederebbe principio d’un novello, anzichè fine d’un poema compiuto?» E vorrebbe fin trarne argomento da quella stanza, che tralasciata in tutte le edizioni, dopo quella dei Figliuoli d’Aldo nel 1545 che con essa a tai Canti diè principio, ci scopre, secondo lui, la conchiusione di un altro Canto di tal sorta, oggi perduto. Se non che una tal chiusa potrebbe piuttosto tener le veci di una delle tante chiuse che si leggono nel Furioso, e propriamente di quel Canto a cui l’autore pensò qualche volta di far succedere il primo dei cinque di cui parliamo. Comecchessia, non dobbiamo di essa stanza, che sì male come introduzione attagliavasi, defraudare i nostri lettori.

                    “Ma prima che di questo altro vi dica,
                         Siate, signor, contento ch’io vi mene
                         (Chè ben vi menerò senza fatica)
                         Là dove il Gange ha le dorate arene;
                         E veder faccia una montagna aprica,
                         Che quasi il ciel sopra le spalle tiene,
                         Col gran tempio nel quale ogni quint’anno
                         L’immortal’ Fate a far consiglio vanno.„

Contro il primo avviso combatte risolutamente Giovanni Andrea Barotti, mentre ci dà a conoscere verso l’ultimo la sua molta [p. 4 modifica]propensione. Ecco le sue parole: «Qualunque fosse l’intenzione dell’Ariosto nel comporre questi Canti, e quegli altri (se pur li fece, o canti o stanze che fossero) che a questi precedevano, e que’ che li seguitavano, non è mai da credersi che pensasse di attaccarli al Furioso; principalmente perchè l’argomento primario che dava il titolo a quel poema, era già finito coll’impazzamento e colla sanazione d’Orlando; e finiti eran pure tutti gli altri soggetti più considerabili, che il poeta s’era proposti di trattare. E molto meno è da stimarsi che intendesse di collocarli per mezzo il poema dove più facilmente avesse potuto farlo: poichè la materia de’ Cinque Canti (e tale esser doveva quella degli altri) è tutta quanta di cose accadute dopo la guerra d’Agramante, e nulla dipendenti da quelle che nel Furioso si contenevano. Bensì mi persuado che allora o poco dipoi li componesseFonte/commento: Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/504, che ebbe dato fine al suo poema, e fattane la prima stampa, e forse o per esercizio, o per provarsi ad un nuovo. O per lo meno, li compose prima che meditasse e compisse le giunte colle quali allungò di sei Canti il suo poema, come comparve nell’edizione del 1532, mercecchè in esse non pochi passi si trovano diversamente da’ quali si spiegò ne’ Cinque Canti. Per esempio: nel poema compito, Ruggiero è fatto re de’ Bulgari, e i Bulgari vi compariscono amici di Carlo e nemici di Costantino, il quale si mostra con Carlo in buona lega e amicizia. Ne’ Cinque Canti, per l’opposito, Ruggiero vi fa figura di semplice cavaliere di Carlo, e provvisionato da lui; e Bradamante così non è regina, che anzi ha da Carlo in regalo il dominio d’Arli e di Marsilia. Costantino poi ha Carlo in odio, e gli arma contro; e fra le sue truppe si contano i Bulgari come sudditi suoi.»

Tanto basti a giustificare la mutazione da noi fatta del titolo più comune in quello di Cinque Canti fatti pubblicare da Virginio Ariosto, secondo che viene attestato nella prima edizione dei medesimi, e confermasi dal Baruffaldi (Vita di Lodovico Ariosto), e da tutti i bibliografi. Fa d’uopo altresì di avvertire col Barotti, che essi Canti, così come li abbiamo, furono dal poeta «scritti, per così dire, di primo inchiostro,» e che «per la mancanza di buoni e sicuri testi, vi s’incontrano molti passi certamente scorretti, e molti ancora di non giusto e non chiaro sentimento.»



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