ONU - 15 settembre 2005, Intervento del Presidente del Consiglio alla 60ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Silvio Berlusconi

2005 Discorsi Intervento del Presidente del Consiglio alla 60ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite Intestazione 1 maggio 2008 75% Generale

Presidente del Consiglio dei Ministri. Eccellenze, signore e signori, la tristezza che ci accomuna per l'uragano che ha colpito il grande Paese che ospita le Nazioni Unite, ci porta ad un’ulteriore riflessione sui principi che stanno alla base di questa nostra Organizzazione.

Chi siamo? Lo dice la Carta che 60 anni fa ha dato vita alle Nazioni Unite: siamo “i popoli delle Nazioni Unite”, siamo gli Stati al servizio di ogni singolo essere umano. Noi abbiamo un dovere verso ogni abitante del pianeta, quando questi si vede negato il diritto ad un’esistenza dignitosa, quando si vede impedito nell’esercizio dei diritti fondamentali, quando è colpito dalle catastrofi naturali.

Noi abbiamo il dovere di garantire la libertà di ogni uomo: la libertà dal bisogno, la libertà dalla paura, la libertà dall’oppressione.

La libertà dal bisogno è il nostro primo, grande traguardo. È compito dei Paesi più sviluppati fornire il sostegno e le risorse per la crescita economica e sociale; è compito dei Paesi in via di sviluppo creare, al loro interno, le condizioni affinché da queste risorse traggano beneficio tutti i cittadini.

Quando si parla di povertà e di sviluppo, non possiamo ignorare il problema del debito. Su questo fronte, l'Italia è in prima linea: il mio Paese ha già cancellato, e continua a farlo, i debiti dei Paesi più poveri.

Altro tema cruciale è quello di un’ulteriore liberalizzazione del commercio internazionale e dell’accesso ai mercati. L'Italia sostiene gli sforzi per il successo dei negoziati nell’ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Possiamo continuare a lasciare interi popoli ai margini della globalizzazione? Non credo, anzi penso che tutti siamo convinti del contrario.

La libertà dalla paura è un altro obiettivo fondamentale. Il terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa costituiscono gravi minacce alla pace e alla sicurezza. Il successo dei negoziati, nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite, verrà misurato anche sulla loro capacità di contrastare e sradicare questi nuovi pericoli globali.

Anche in questo campo, il mio Paese è in prima linea nella promozione di una strategia comune. Ieri abbiamo sottoscritto la nuova Convenzione internazionale per la repressione degli atti di terrorismo nucleare, ma questo non basta. Dobbiamo opporci con tutti i mezzi non soltanto ai terroristi, ma anche a quanti li sostengono, li proteggono e li giustificano con l’incitamento all’odio e all’intolleranza.

Le Nazioni Unite devono saper rispondere con coraggio alle crisi generate dai conflitti. Per questo è essenziale l'impegno di tutti gli Stati e di tutte le organizzazioni internazionali. Ancora una volta, l'Italia è in prima linea. Siamo, infatti, tra i Paesi più attivi nelle missioni autorizzate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Sono oltre 40 mila i militari italiani dedicati alle operazioni di peace-keeping e peace-enforcing, dai Balcani all'Afghanistan, dall'Iraq al Sudan.

Per realizzare questi fondamentali e, direi, irrinunciabili obiettivi, occorre che le Nazioni Unite dispongano di strumenti nuovi e più efficaci. A questo scopo, l'Italia sostiene con forza l'istituzione della Commissione per il consolidamento della pace e l’istituzione del Consiglio dei diritti umani.

Credo che sia necessario anche un nuovo modo di pensare e di concepire le responsabilità che incombono alla comunità internazionale.

L'affermazione del principio della responsabilità di proteggere rappresenta un risultato di grande rilievo, in questo senso, ed è la risposta alle insufficienze evidenziate negli ultimi anni.

Per questo occorre rafforzare il ruolo dell'ONU nella promozione della democrazia e della libertà. Plaudiamo, quindi, alla creazione del fondo per la democrazia, a cui abbiamo garantito un nostro importante contributo finanziario.

Dobbiamo, infine, evitare forzature e divisioni per quanto attiene la riforma del Consiglio di sicurezza. L’Italia, insieme ad altri Paesi che si riconoscono nel movimento “uniting for consensus”, ha avanzato una proposta flessibile, che prevede un aumento dei soli membri elettivi.

Il Consiglio di sicurezza sarà più trasparente, più aderente ai principi della Carta delle Nazioni Unite, solo se faremo una riforma con il più vasto consenso. Solo così potrà nascere quel clima di fiducia e di collaborazione che è indispensabile per portare a positiva conclusione l’intera riforma delle Nazioni Unite.

Eccellenze, signore e signori, concludo ripetendo le parole che ho pronunciato in quest’aula due anni fa, che rimangono più che mai attuali: “Nella dichiarazione del Millennio abbiamo promesso cibo, acqua, sanità e istruzione per tutti. Dobbiamo impegnarci per fornire a tutti i cittadini del mondo anche, e prima di tutto, quei beni immateriali da cui scaturiscono tutti gli altri beni materiali. Senza i presupposti della democrazia e della libertà non si potrà vincere fino in fondo la sfida della povertà e non potrà esistere una vera speranza di pace e di sviluppo”.

Grazie.