Misteri di polizia/XVII. Lord Byron, i Romantici e la contessa Guiccioli

XVII. Lord Byron, i Romantici e la contessa Guiccioli

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XVII. Lord Byron, i Romantici e la contessa Guiccioli
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CAPITOLO XVII.

Lord Byron, i Romantici

e la contessa Guiccioli.

Non era un cicisbeo, o, per adoperare la frase del Foscolo, non era nè un mezzo marito, nè un mezzo amante, lord Giorgio Byron che in quei giorni (1819) preceduto dalla fama di poeta grandissimo e di apostolo fervente ed appassionato del bel sesso viaggiava l’Italia, la cui lingua trovava dolce come i baci di donna amata. Già, questo paragone non aveva sapore d’Arcadia, nè avrebbe potuto averlo, visto e considerato che il nobile Lord non chiedeva soltanto alle muse teneri sguardi e sdolcinate moine. In quel mondo cascante e ad un tempo vizioso, che nascondeva il desiderio della carne sotto uno strato di galanteria che aveva o pretendeva d’aver l’aria di non andare più in là dell’epidermide, la comparsa dell’autore del Corsaro e del Manfredo segnò una vera rivoluzione. Quel poeta, che non era affamato come tanti altri poeti di conoscenza di molte di quelle signore; che portava via le mogli degli altri; che imbastiva dei romanzi d’amore, dove il protagonista, se rimaneva dinoccolato e slombato, non era certamente pel soverchio sospirare; che cantava che il matrimonio nasce dall’amore come l’aceto dal vino; che non aveva paura d’incanagliarsi amando una donna del popolo colla stessa passione con che amava una duchessa dei tre Regni Uniti o una contessa d’Italia; che il tempo che non consumava fra le donne, i cavalli e il vino, passava nelle congreghe rivoluzionarie, quel poeta, diciamo, rassomigliava di troppo ad un angelo decaduto, perchè le figlie degli uomini non sospirassero per lui.

Naturalmente, i mariti lo ritennero come un vero flagello. Capivano che non si trattava di uno dei soliti cicisbei [p. 134 modifica]che sbarcavano la giornata accompagnando la signora alla messa e al passeggio, o portando a spasso il cagnolino o i bambini. Il dramma che il grande poeta aveva recitato a Ravenna colla bellissima contessa Guiccioli non era ignorato da nessuno. Tutti i mariti lo avevano appreso con orrore. Sin’allora le mogli si erano limitate a tradire i mariti; ma lasciare il talamo coniugale, portare in trionfo per le città d’Italia la propria vergogna, oh questa no, era una sciagurata costumanza, che aveva solo potuto introdurre fra noi il poeta che non aveva avuto paura d’incarnare sè stesso nei personaggi viziosi ribaldi delle sue creazioni!

Ma se i mariti d’Italia seguivano con apprensione il pellegrinaggio del nobile Lord attraverso le nostre città, con non meno apprensione lo seguivano le polizie dei diversi Stati d’Italia. Come già abbiamo accennato, Byron non consacrava soltanto la sua vita alle muse e alle belle donne; egli s’era fatto allora il paladino della causa dei popoli oppressi, e se deponeva la penna o cessava di deporre i suoi baci sopra una bella bocca di donna, era per istringere le fila d’una congiura o per ispingere gli oppressi ad insorgere.

L’archivio segreto della presidenza del Buon Governo contiene sul conto del poeta inglese alcuni documenti.1

Il primo è un biglietto in data del 4 settembre 1819 col quale il ministro Corsini trasmette al Presidente del Buon Governo, copia d’una nota riservata del cardinale Consalvi, segretario di Stato di Pio VII. Esso è del seguente tenore:

„Questo I. e R. Governo si incarica di trasmettere a [p. 135 modifica]V. S. Ill.ma il qui accluso rapporto trasmesso a questo dipartimento dalla Legazione d’Austria in Roma.2

„Benchè persuaso il Governo stesso che fortunatamente i principali dati del rapporto non sono applicabili alla Toscana, gradirà niente di meno che V. S. Ill.ma ne prenda motivo per tener sempre viva la più accurata vigilanza ecc.„

Ecco la nota del cardinale Consalvi, in data del 1 settembre.

„Monsig. Governatore di Roma, nella sua qualità di Direttore Generale di Polizia, ha fatto presente al sottoscritto:

„Che da un rapporto riservato di persona autorevole giuntogli da Bologna ha rilevato essere stato scritto da Firenze alla persona indicata, che va a formarsi una nuova Società segreta nella quale hanno parte anche le donne, e si annunzia sotto il nome di Società Romantica; che scopo di questa Società è l’insegnare ed il persuadere ai suoi membri che l’uomo non è soggetto ad alcun principio di religione o di morale, ma che deve seguire soltanto i dettami della sua natura; che il centro e la sede principale di questa società è in Milano; che alla medesima sono ascritti molti signori di quella capitale e nominatamente il celebre avvocato Pellegrino Rossi; che questo Rossi carteggia col notissimo lord Byron, il quale si doveva portare a Bologna, come infatti vi si è portato, per erigervi la detta Società; che il medesimo lord Byron ha preso in affitto a Bologna il palazzo Merendani (?) per un anno, ed intanto alloggiava alla Locanda del Pellegrino fin tanto che, come si ha luogo di credere, la casa Merendani sia finita di ammobiliarsi; che varie signore incominciano a frequentare lord Byron, e fra le altre la marchesa Guiccioli; che, come gli si annunzia da Firenze, si attende in Bologna per lo stesso oggetto ladì Morgan e lord Kinnaird, quello che tirò il colpo di pistola [p. 136 modifica]al duca di Wellington; e che finalmente che nè il Governo austriaco nè quello Toscano si sono avveduti di tale Società.„

Certamente più di un’inesattezza contiene la nota dell’eminentissimo cardinal Consalvi, specie riguardo alla partecipazione delle donne alla società denunziata, la quale non era che quella della nuova scuola letteraria e di cui il Conciliatore di Milano, s’era fatto allora il portavoce; in ogni modo, il documento da noi sopra riportato attesta in modo da non lasciar dubbio di sorta, come il primo ad accorgersi delle tendenze liberali dei Romantici fosse il Governo Pontificio.

E la nuova scuola non doveva a tutti parere semplice accademia e le esercitazioni letterarie dei diffonditori del nuovo verbo estetico non dovevano parere distrazioni rettoriche, se le spie che il Governo Toscano stipendiava presso gli altri governi d’Italia, ne facevano materia dei loro rapporti segreti.

Il seguente, porta la data di Forlì ed è del 10 settembre 1819.

„È lungo tempo che si parla dei Romantici, e si sa bene che Byron e Kinnaird lo sono, perchè il primo scrisse e scrive tuttora delle poesie in questo nuovo genere, e compose certi regolamenti intitolati: „Statuti della gioiosa truppa.„ Il secondo lasciò tempo fa a Faenza un manoscritto che può sapersi da Gennati che cosa contenga, ma che io non gli ho mai dimandato, per non averci intima relazione. Byron poi sta in campagna con una signora, giovine moglie di quel Guiccioli3 che ora è in Bologna, ma egli non si domestica con alcuno. Vi dirò che in passato il Cardinale di Ravenna invitò una brillantissima conversazione per corteggiare il nobile Lord, alla quale però il Cardinale stesso non intervenne per non servire, disse, di zimbello alle signore radunate...„ [p. 137 modifica]

La spia che mandò le predette informazioni, mandò pure, in data del 19 settembre, le seguenti:

Notizie su lord Byron. — Questo signore si trova attualmente in Bologna in compagnia della moglie del conte Guiccioli. Egli ha seco un giovine segretario peritissimo in molte lingue, e che scrive ugualmente bene l’inglese, il francese, l’italiano e il tedesco. Egli non esce mai di casa, scrive sempre. Sorvegliato esattissimamente, si è potuto sapere che per lo più s’occupa a scrivere in varie cifre. Frattanto non si conosce l’esito di queste scritture, perchè infallibilmente non sono messe alla posta. Convien credere che di tali dispacci sieno incaricati i viaggiatori inglesi, dei quali molti si rassegnano al Lord. Pochissime lettere sono alla Posta, e queste non contengono che interessi particolari.

„Da Forlì si scrive che il detto Lord si è contentato di formarsi una sola relazione di persona di condizione di ogni città: a Bologna ha Ercolani, a Ferrara Graziadei, a Faenza Gennati, a Forlì Orselli, a Cesena Roverella. Questi assolutamente non parlano e fanno credere che tale relazione sia letteraria. Dopo molti raziocinii e combinazioni di fatti si è dato luogo a credere che molti opuscoli, libelli e scritti d’allarme venuti alla luce, sieno della fabbrica di lord Byron. Anche in questi giorni è comparso con profusione l’accluso indirizzo pubblicato in più copie, tutte di scrittura differente e incognita, abilità che si attribuisce al segretario del nobile Lord. Ve ne mando una copia. Il carattere che non è ignoto nè a me, nè a voi, ne indica la provenienza e mi conferma nelle dette idee.„

La stessa spia, o fiduciario, da Firenze, il 29 settembre, scriveva:

„Una prova autentica di quanto è già stato da me narrato rapporto alla Società Romantica, ritrovo nelle lettere pervenutemi ieri. Un mio corrispondente di Bologna, incaricato da me di conoscere le diramazioni della medesima, ne chiese informazioni a uno dei capi della Massoneria Italiana residente in Milano. Trascrivo letteralmente la replica che ne ho ottenuto. „Conosco i Romantici. Costoro [p. 138 modifica]compongono una Sètta che ha per iscopo di rovinare la nostra letteratura, la nostra politica, la nostra Patria. Lord Byron ne è certamente un campione e t’inganni se credi ch’egli si occupi solamente a fare le corna a Guiccioli. Egli è libidinoso ed immorale all’eccesso, ma presto si scorda dell’oggetto idolatrato e lo sacrifica al disprezzo. Non è peraltro così incostante in politica, nella quale egli è inglese in tutta l’estensione del termine. Egli è energumeno per rovesciare tutto ciò che non gli appartiene, per paralizzare ogni tendenza che spiegassero le società nostre per la patria indipendenza, (sic!) per avvolgerci in ruine e sangue (sic! sic!), per distribuire infine dei Stati deserti ed ancor fumanti ai suoi avidi e demoralizzati cospiratori. (Oh che fandonie!)

„Il corrispondente nell’inviarmi questo squarcio di lettera mi rammenta due versi inseriti da Michele Leoni, di Parma, nella sua traduzione dall’inglese dell’opera di lord Byron sull’Italia che sono i seguenti:

„E con voi la dottrina che s’asconde
Sotto il velame dei novelli carmi.„

„Specialmente m’invita a leggere e ponderare il canto IV di quest’opera intitolato: Il viaggio di Childe Harold.„

Sempre dallo stesso fiduciario si hanno le seguenti informazioni:

„Da Bologna, 4 ottobre 1819. La sorveglianza continua che la polizia esercita sopra lord Byron ha condotto a due scoperte. La prima è ch’egli porta all’orologio un sigillo triangolare (o piuttosto piramidale) sulle faccie del quale sono incise tre piccole stelle: sul sigillo vi sono le lettere F. S. Y; essendo questa la nuova insegna adottata da varii mesi dalla società guelfa dopo d’aver rinunziato a [p. 139 modifica]quella dell’anello a quattro faccie, non resta alcun dubbio che egli penetri per mezzo de’ suoi intrighi anche nelle società che sembrano straniere al di lui scopo.

„L’altra è derivata da una lettera scritta di carattere del suo segretario, che gli è stata sequestrata alla posta. È diretta ad Alexis Gartner, a Milano. In essa si dice che essendosi sparsa in Bologna la nuova del prossimo stabilimento dei Gesuiti in quella città, per soddisfare sul proposito la dotta curiosità dell’amico, gl’invia la copia d’un estratto d’una curiosa e rarissima opera del capitano Georges Smith: Dettagli sulla Massoneria Gesuitica.

„Da Bologna, 11 ottobre. Lord Byron partì improvvisamente con madama Guiccioli, che perciò si disse o da lui portata via o vendutagli (sic!) dal marito. Ma poi si è saputo ch’essa è andata sola a Venezia ed il Lord si è diretto per l’Italia superiore....„

„Forlì, 25 ottobre. Si è saputo che lord Byron al presente si trova alle Isole Borromee in amena villeggiatura, godendo del casino della sua augusta amica la principessa di Galles.„

„Livorno, 8 dicembre. Nel mio viaggio da Firenze a Pisa, essendo in compagnia d’un viaggiatore inglese lo trovai informatissimo delle vedute di lord Byron e de’ suoi cooperatori, che non son pochi in Italia. Egli mi disse che è di lui sistema cambiar soggiorno subito che ha compito qualche nuova sua produzione, per non dar sospetto ai governi italiani della provenienza delle produzioni medesime. Nel suo soggiorno alle Isole Borromee si è fatto venire una quantità di esemplari di una sua detestabile opera intitolata: Don Juan, che attacca la religione, la morale, e i governi; e dopo averli spediti in varie città, si è ritirato a Venezia. L’inglese che meco parlava, era versatissimo in ciò che riguarda le italiane istituzioni dei Carbonari e dei Guelfi, il che mi dà luogo a riflettere che questi viaggiatori stranieri si occupano assai delle cose d’Italia.„ [p. 140 modifica]

Infine, una parola sullo stesso fiduciario, che, come avrà potuto osservare il nostro signor lettore, doveva essere persona colta. Egli era un Giuseppe Voltancoli (o Valtangoli), toscano. Che fosse lo stesso Voltancoli (o Valtangoli) che qualche anno dopo figurò nel processo economico che venne istruito a Firenze contro i Carbonari?

Nel quadro dei capi della sètta da noi pubblicato in uno dei precedenti capitoli, il nome del Voltancoli (o Voltangoli) è accompagnato dalla indicazione: Conservatore delle Ipoteche a Montepulciano. Che il Voltancoli dopo d’esser stato al servizio della Polizia Toscana e d’aver strappato a quest’ultima, come prezzo del suo infame mestiere, un grasso ufficio, abbia tradito la Polizia per vendere i segreti di quest’ultima a’ Carbonari?... Il sospetto non sarebbe fuori posto, visto e ritenuto che certi mestieri non possono essere esercitati che da persone capaci d’intendersela ad un tempo con Cristo e con Giuda.


Note

  1. Dobbiamo i documenti che pubblichiamo nel presente capitolo alla cortesia dell’egregio cav. Livi, direttore dell’Archivio di Stato di Brescia.
  2. Ristaurato nel 1814 il governo lorenese in Toscana, esso fu rappresentato sino al 1846 dal ministro austriaco presso la corte pontificia.
  3. Il conte Guiccioli, di Ravenna, il più ricco possidente della Romagna, uomo cupo, intrigante, fierissimo, generoso, che si credè colpevole dell’assassinio del Manzoni. (Nota della Spia.)