Memorie storiche della città e del territorio di Trento/Parte seconda/Capo X

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CAPO X.
Memorie Storiche dall’anno 1446
fino all’anno 1486.

Il nuovo Vescovo Giorgio di Hach ottenne dall’Imperatore Federico III. l’anno 1458 la solenne investitura delle Regalie nel suo Principato, nella quale sono notabili le seguenti parole: «Universa et singula Regalia nec non Temporalia, sive Feuda dictæ suæ Ecclesiæ Tridentinæ, quæ singulare [p. 73 modifica]quoddam et insigne membrum Romani est Imperii ....» come leggesi nel diploma registrato nel volume terzo delle Notizie istorico-critiche pag. 257 e segg. Egli stipulò col prefato Sigismondo Arciduca d’Austria Conte del Tirolo alcuni patti o convenzioni, che furono poi confermate anche dal suo successore Giovanni Hinderbach, delle quali parleremo più opportunamente in altro luogo.

Giovanni uno de’ Signori di Castelbarco erasi ostinato, qualunque ne fosse la causa, a non voler ricevere dal nostro Vescovo Giorgio di Hach l’investitura de’ suoi feudi di Castelnuovo e Castellano. Il Vescovo Giorgio dichiarò quindi con formale sentenza il Castelbarco contumace e decaduto interamente da’ suoi feudi, de’ quali investì solennemente i Conti Giorgio e Pietro di Lodrone. Questi poscia nell’anno 1456 vennero con gente armata a sorprendere in Castelnuovo Giovanni di Castelbarco, e s’impadronirono conformemente alla detta sentenza dei di lui feudi o signorìe di Castellano e Castelnuovo, di cui rimase poi sempre in possesso, come lo è pure oggidì, l’illustre famiglia de’ Conti di Lodrone.

Il nostro Vescovo Giorgio nel medesimo anno, ch’egli privò il suddetto Castelbarco delle signorìe di Castellano e Castelnuovo investendone i Conti di Lodrone, cioè, nell’anno 1456 mosse pur, non si sa per qual cagione, le sue armi contro Marcabruno di Castelbarco [p. 74 modifica]Signor di Biseno e della Pietra, e gli tolse ambedue queste signorìe. Il Castel della Pietra fu poi per posteriori accordi ceduto dal Vescovo all’Arciduca Sigismondo Conte del Tirolo, e del Castel di Biseno colle terre, che da esso dipendono, il Vescovo Giorgio investì a titolo di feudo i Conti di Trapp, che anche oggidì lo posseggono.

In un catalogo de’ Vescovi di Trento, ch’era nell’Archivio episcopale, e che trovasi registrato nel libro Monumenta Ecclesiæae Tridentinæ, leggesi del nostro Vescovo Giorgio de Hach, che «hic licet exigui corporis, sed magni animi fuit. Castrum Boni Consilii Antemurali, Turribus, et Propugnaculis munivit. Pisenum et Petram Castra devicit, Castrum Coredi a Fundamentis restauravit, Suppellectilem argenteam, ceteraque Pontificalis Dignitatis ornamenta non contemnenda suo Successori reliquit: humilibus propitius, superbis adversus, plerosque sui et Ecclesie emulos castigavit ....»

Allorchè il celebre Enea Silvio Piccolomini divenuto Papa col nome di Pio II. tenne in Mantova l’anno 1459 quella solenne assemblea, che aveva convocata per trattar della guerra, che muover dovevasi contro il Turco, alla qual assemblea intervennero gli ambasciatori della maggior parte de’ Principi d’Europa, gli ambasciatori dell’Imperatore Federico erano il Vescovo di Trento (cioè il nostro Giorgio di Hach), ed il Principe o Marchese di [p. 75 modifica]Baden. Scrive il Fleury, che non mai erasi veduta una sì grande e brillante assemblea di Principi e di Ambasciatori come questa di Mantova, e che l’assemblea fu aperta con eloquente discorso dal Vescovo di Trento.

Regnò questo Vescovo, e governò il suo Vescovato gloriosamente pel corso, d’anni diciotto; ma due anni prima della sua morte scoppiò anche contro di lui una sollevazione in Trento, per cui fu costretto a partirsene, ed a recarsi in Bolgiano. Non si sa vedere, qual frutto potesser promettersene gli autori di questa rivolta; poichè il Vescovo Giorgio godeva tutta la buona grazia e l’amicizia dell’Arciduca Sigismondo Conte del Tirolo, il quale infatti udita questa sedizione si mosse con numeroso esercito verso Trento. Gli autori della sollevazione, in cui niuna parte avevano i popoli del Principato, altro scampo non ebbero che quello di chiederne perdono, e di pregare il Vescovo Giorgio a ritornare alla sua sede in Trento. Egli si arrese alle loro preghiere, e l’armata dell’Arciduca Sigismondo non passò oltre; ma il Vescovo Giorgio, mentre faceva ritorno in Trento, morì nel viaggio li 22 Agosto dell’anno 1465. Il suo corpo fu trasportato con solenne pompa e con grande accompagnamento in Trento, e fu sepolto nella Cattedrale.

Dopo la morte di Giorgio di Hach eletto fu Vescovo di Trento Giovanni Hinderbach figlio del Cancelliere aulico dell’Arciduca Sigismondo [p. 76 modifica]Conte del Tirolo. Egli studiò giurisprudenza in Padova, ed ottenne la laurea dottorale in quella Università li 14 Gennajo 1452, come narra Enea Silvio Piccolomini nella storia dell’Imperatore Federico III. ossia del viaggio a Roma di questo Imperatore, ove del nostro Hinderbachio così scrive «.... Ad Venetos autem mittuntur Comes Virginopolitanus veteri atque alto sanguine natus, et Joannes Hinderbachius Secretarius Pontificii juris egregie peritus, ac facundia nobilis, qui paulo post in Schola Patavina Magisterii Gradum accipiens id honoris promeruit, ut insignia Doctoratus ex more capessens præsentem Cesarem, universamque Curiam se laudantem habuerit.»

L’anno 1455 il nostro Giovanni Hinderbachio ottenne il Canonicato e la Prepositura della Chiesa di Trento, come consta dal Breve del Papa Calisto III. dei 3 Ottobre dello stesso anno. Mentre egli trovavasi in Roma come oratore o ambasciatore cesareo, venne con unanimi suffragi eletto dal Capitolo Vescovo di Trento li 30 Agosto 1465, e dal Pontefice confermato li 12 Maggio 1466. Egli fece il suo solenne ingresso in Trento nel mese d’Ottobre dello stesso anno 1466, ed ottenne l’anno 1469 dall’Imperatore Federico III. la solenne investitura delle Regalie nel suo Principato, nella quale leggonsi nuovamente le seguenti parole: «Universa et singula Regalia, nec non temporalia sive feuda [p. 77 modifica]dictæ Ecclesiæ suæ Tridentinæ, quæ singulare quoddam et insigne, ac vetus membrum Romani est Imperii, cum universis ejusdem attinentiis ....» Il diploma è registrato interamente nel volume terzo delle Notizie istorico-critiche pag. 268 segg.

L’anno 1468 li 20 Gennajo egli adunò in Trento una Dieta, nella quale congregati il Capitolo, i Consoli, ed i Nobili della città di Trento, ed i Sindaci di molt’altre comunità in gran numero trattò dei mezzi di ricuperare Castel Corredo, ed il suo temporale dominio nella Naunia. Della insurrezione scoppiata contro di lui in tal anno, e della occupazione fatta di Castel Corredo dai sollevati abbiamo parlato nella prima parte delle nostre Memorie Storiche particolari della Naunia, ed abbiam pure narrato, come questa sollevazione sia poi stata repressa, e l’Anaunia sia ritornata alla primiera ubbidienza.

Regnando il nostro Vescovo Hinderbach nell’anno 1475 avvenne il famoso fatto della morte o del martirio del Beato Simone fanciullo, di cui parleremo qui appresso. Regnò egli con gloria pel corso d’anni venti, finchè l’anno 1486 colpito da appoplesia nel dì di S. Matteo nello stesso giorno, in cui era entrato nel possesso del suo Principato, passò all’altra vita. Egli arricchì la Biblioteca episcopale con gran copia di libri, molti de’ quali vedevansi qua e là postillati di sua mano; dal che bene scorgevasi il molto di lui [p. 78 modifica]sapere. Egli continuò a scrivere la vita e le gesta dell’Imperatore Federico III. cominciata da Enea Silvio Piccolomini, che come detto abbiamo, fu poi Papa col nome di Pio II. Questa continuazione fu resa pubblica colle stampe in Vienna nell’opera intitolata Analecta Monumentorum omnis ævi Vindobonensia Tom. II. dal ch. Kollario primo custode della Biblioteca cesarea.

Anche sotto il Vescovo Hinderbachio come sotto tutti i Vescovi antecessori continuò sempre la Zecca in Trento, e molte carte si leggono, nelle quali si fa menzione Solidorum, denariorum Tridentinorum, ed in altre si nominano Ducati et Libræ Trident. in ratione Grossorum sexaginta pro quolibet Ducato.

Ho accennato poco innanzi l’uccisione o il martirio del Beato Simone di Trento. Era comune opinione in quel tempo, che i Giudei rapissero talvolta de’ fanciulli o bambini cristiani, e gli uccidessero, e ne traessero il sangue per farne uso nelle loro feste ò ne’ religiosi loro riti. Avvenne, che il giovedì Santo 27 Marzo dell’anno 1475 fu in Trento ritrovato morto nell’acqua, che scorre per un così detto fossato d’essa città presso la casa, ove abitavano molte famiglie di Giudei, un piccol fanciullo chiamato Simone dell’età di ventinove mesi. A tal vista nacque tosto il sospetto, che il fanciullo fosse stato rapito ed ucciso dagli Ebrei per trarne il sangue, e [p. 79 modifica]poi gettato da essi in quell’acqua. Tutti gli Ebrei furono quindi uomini e donne presi e condotti in carcere, e dopo lungo esame o processo, e dopo aver ottenuto col mezzo de’ tormenti la confessione del loro delitto tutti condannati vennero come rei alla pena di morte. La fama di questo processo corse per tutta l’Italia e la Germania, e gli Ebrei di tutti i paesi si mosser ben tosto a difesa de’ loro fratelli, ch’essi dicevano essere innocentissimi, non essendovi mai stato presso di loro in alcun luogo nè in alcun tempo l’uso di rapire ed uccidere i bambini o fanciulli cristiani; ma nulla valsero tutti i loro sforzi per salvare la vita dei Giudei di Trento, i quali tutti, come dicemmo, tratti furono a morte dopo i più tormentosi e crudeli strazj. La storia di questo famoso avvenimento leggesi diffusamente narrata in un libro, che vide la luce in Trento per le stampe di Giambattista Parone l’anno 1747 intitolato Dissertazione apologetica sul Martirio del Beato Simone da Trento. In esso si rapportano e si confutano le opinioni di due scrittori oltremontani, protestanti bensì ma cristiani, e celebri pel loro sapere, cioè di Giancristoforo Wangenseilio, e di Giacopo Basnagio, i quali pretesero, essere falsissima l’opinione del volgo, che gli Ebrei avessero il costume di rapire e trucidare bambini cristiani, e quindi del tutto innocenti essere stati gl’infelici Giudei posti a morte in Trento. Il vero però si è, che il [p. 80 modifica]Vescovo Hinderbachio dopo la morte loro data per imporre silenzio agli Israeliti di Germania e d’Italia, che non cessavano di declamare contro la carnificina fatta in Trento de’ loro fratelli, spedì in Roma alla Santa Sede tutti i processi, ch’erano stati contro di lor fabbricati: che questi processi furono ivi esaminati da una spezial Congregazione composta di parecchi Vescovi e Cardinali, e che questa pronnuziò solennemente, essere stati gli Ebrei in Trento bene e giustamente condannati. Il vero è ancora, che il Beato Simone da Trento, il quale fu pure dappoi solennemente canonizzato, ebbe in tutti i tempi, come ha pure oggidì in Trento ed altrove, pubblico culto; ma noi non possiamo dissimulare l’orrore, che provato abbiamo in leggere nella detta Dissertazione gli strazj ed i fierissimi tormenti, cui furono sottoposti pria della morte quegl’infelicissimi Israeliti ed in vedere fino a qual segno potesse giungere l’atrocità o la crudeltà umana.

Mentre regnava il nostro Hinderbachio, videsi introdotta in Trento la nuova arte della stampa, come attesta e fa fede un poema lirico di Gio. Mattia Tiberino intorno al Beato Simone impresso in Trento Anno salutis nostræ 1482 5 Septembris. Altri due poemi di Giovanni Calfurnio, e di Rafaelo Zovenzonio videro la luce colle stampe in Trento nello stesso anno 1482 opera Leonardi Trevisani Presbyteri. Anche in un’opera del ch. [p. 81 modifica]Apostolo Zeno intitolata Biblioteca .... (Tom. I. c. 359 pag. 358) si rapporta una Comedia stampata in Trento, nel di cui fine leggesi: In Trento post tenebras spero lucem 1482 die XXVIII Marcii; ma convien notare, che già dall’anno 1476 era introdotta l’arte della stampa in Trento. Negli Annali tipografici di Michele Maittaire (ediz. 1719), il nostro ch. Monsignor Gian Benedetto Gentilotti ha aggiunto di propria mano le seguenti parole: «Matthiæ Tiberini Clarensis Liberalium Artium et Medicinæ Doctoris Historia completa de passione ed obitu beati pueri Simonis innocentis martyris Tridentini, Tridenti impressa .... Johanne Hinderbach Antistite et Domino Tridentino feliciter imperante Pontificatus sui anno decimo, Natalis vero incarnati Verbi 1476 quinto Idus Februarii Herrmanno Schindeleyp auctore.»