Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Montelongo
![]() |
Questo testo è completo. | ![]() |
◄ | Libro IV - Di Bonefro | Libro IV - Di Montorio | ► |
1. VIene
posta questa Terra sopra un Monte di aria perfetta, che è alquanto lungo, e forsi da ciò
prese il suo nome, e al didentro non ha, che una sola strada, che si appella Via Reggia,
essendo le Case disposte di qua, e di là, le quali nella fabbrica, non sono disprezzevoli, e mediocremente comode, e vi è anche il Palazzo Baronale : tutta è circondata da muraglie con
sue porte, sopra due delle quali sono due Torri, una ad Occidente, e l’altra a Settentrione: attaccato
all’abitato dalla parte di Occidente vi è un Borgo, il quale è stato edificato da quaranta anni in qua.
2. La sua origine a noi è totalmente ignota, ma non la supponiamo primi del Secolo IX. o X. in circa ; imperciocché le
sue fabbriche, non dimostrano diversamente, e per avventura colla distruzione di Gerione, o di Larino. Tra le Scritture vediamo notato
questo luogo nel Catalogo de’ Feudatarj di Capitanata sotto Guglielmo il
Buono, che regnava nel Secolo XII. stampato dal Borello, come più volte
si è detto, pag.151. Dominus Cervasius fìlius Maynerii tenet Civitellatam, & Montem longum,
quod est Feudum unius Militis. Non si nomina nella sentenza del Cardinal Lombardo, come
si tralasciano molti altri luoghi, e nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. pubblicate la prima nel Secolo XII. e l’altra nel Secolo
XIII. tra i luoghi, che compongono la Diocesi Larinate si legge, Monte longo.
3. Fu posseduta questa Terra per le notizie, che abbiamo dal
suddetto Gervasio figlio di Mainerio. Nel 1415. era in dominio di
Alfonzo di Rago, o sia di Ragone di Napoli. Nel 1579. era posseduta dalla Famiglia
de Corradis di Lucera di Puglia. Passò appresso in Casa Castelletti col titolo di
Marchesato unito con quello di Montorio, e nella situazione del Regno del 1669. tra’
Baroni, e Feudatarj di Capitanata sta scritto : Ill. D. Pietro Castelletti
Marchese di Motorio per la Terra di Montelongo & c. per la giurisdizione delle
seconde cause di detta Terra di Montelongo & c. per la Bagliva di quella &
c. Al presente si possiede, come si è detto nel precedente cap.12. num.4. dal Signor
D. Giueeppe Cevagrimaldi, come figlio, ed Erede della Signora D.
Sinforosa Mastrogiudice, ultima del ramo di questa chiarissima Famiglia, restatone altro ramo, che
si rappresenta dal Signor D. Gerardo Mastrogiudice, uno de’ principali Patrizi di Sorrento, Cavaliere molto
saggio, il quale ora tiene l’amministrazione di Montelongo, per soddisfarsi di alcuni crediti
sopra l’Eredità di detta Casa Mastrogiudice del detto ramo di Montorio.
4. Quanto agli Abitatori, vogliono , che siano di origine Schiavoni, e attualmente
si appellano i Schiavoni di Montelongo : quando poi s’introducessero i Schiavoni in
questo luogo, a noi è ignoto : suppongono, che ciò avvenisse nel tempo medesimo, che dalla Dalmazia s’introdussero nella Terra della Palata,
che sta posta in Diocesi di Guardia Alfiera, e per le notizie, da noi ricercate,
i Schiavoni furono introdotti in questa Terra a tempo di Carlo V. e persone della Palata in comprova di quella loro origine ci hanno
trasmesso la seguente Iscrizione copiata dall’Arco maggiore della Chiesa Matrice, ove
sta scritto : Carolus V. Rex Hispaniae Romanorum Imperator Augustus Clemens &
c. Aguire Provincia Cantaliriaa Nobilis Cataneus praedicta Majestatis, & utilis
Dominus Castri Palatae fieri fecit in anno 1531. Ed in una lapide posta nel
finestrone sopra la porta di essa Chiesa si legge : Hoc primum Dalmatiae Gentis
incoluere Castrum Ac a fundamentis erexere Templum anno 1531. Noi però non c’induciamo a ciò credere ;
posciaché, non abbiamo vestigio né di Rito, né di loro linguaggio, vivendo, come
sempre han vissuto in rito latino, e parlano col nostro linguaggio Italiano, quandoché gli
Albanesi, ed Epiroti, che abitano in altre Terre della Diocesi mantengono ancora il loro linguaggio, quantunque
si fussero introdotti in esse assai prima, cioè verso il fine del Secolo XV.
come si è detto in parlarsi di Ururi ; ma la fama costante, che gli Abitatori di Montelongo
siano Schiavoni di origine ci fa stare in questo dubbiosi, e che forsi prima siano
stati del tutto Italiani, poi distrutti, introdotti li Schiavoni, e che dal di loro principio abbino
usato il rito latino, e lasciato il proprio linguaggio, ritenendone qualche parola.
5. Nella numerazione de1 fuochi stampata dal Mazzella nel
1601. si dice Montelongo 38. Nell’altra del 1626. vecchio 38. nuovo 41. In quella del
1669. stampata dal de Bonis nel 1671. sta notato Montelongo antico 41. nuovo 45. Ora
si contano in questa Terra da circa novecento anime.
6. Il Territorio è assai angusto, e insufficiente al proprio
bisogno, ma supplisce l’industria degli Abitatori, che non tralasciano condursi dove
possono, e vivono comodamente. Quanto all’Annona, e peculio comune, si governano da’ loro Eletti, e Sindaci, e
rispetto all’amministrazione della Giustizia vi presiede il proprio Governatore, che
Della Chiesa Matrice.
7. Nel principio del nostro governo fu trovata
questa Chiesa a due navi, quasi cadente, picciola, difforme, e mal tenuta; per la qual
cosa nella Visita da Noi fatta il 1.di Luglio dell’anno 1727. ordinassimo, che si
rinovasse, e ampliasse. In que’ principi non vi s’incontrò poca difficoltà, per parte di chi per altro per ufficio doveva darvi tutta la
mano ; ma poi coll’ajuto del Popolo, e delle Cappelle, e con qualche
nostro soccorso il tutto fu eseguito, principiandoci nel medesimo sito da’
fondamenti, ampliandosi a tre navi ; e già
si è felicemente terminata di’ ordine Toscano. Ella è capace a sufficienza. Vi, è il Coro decentemente
posto dietro l’Altar Maggiore, Sagrestia bastevole, e ben formata, e non manca niente di quanto
spetta al decoro di una Chiesa Parrocchiale Matrice, essendovi pure il Cimiterio
posto al lato sinistro del Coro dietro l’Altar maggiore nel luogo appunto dove era prima,
non avendo avuto bisogno di
rinovarsi, e dall’altro lato vi è il Campanile, ben fornito. Dopo terminata fu da Noi benedetta con tutte le funzioni
Ecclesiastiche. a’ dì 4. del Mese di Marzo del 1734. con sommo piacere, e allegrezza di quella
Gente, e nello stesso tempo vi furono trasferiti i Sa- gramenti, e Sagramentali della
Chiesa di S. Rocco, che sta porta fuori delle mura, dove si erano portati in tempo, che
si fabbricava la suddetta.
8. L’Altar maggiore, siccome tutta la Chiesa sta dedicata in onore di S. Maria ad Nives, ed è
posto sotto l’Arco maggiore, formato all’ uso moderno Romano con
suo sfondo. Si dice essere Juspadronato del Barone della Terra, da cui si presenta l’Arciprete in
caso di sua mancanza : oltre all’Altar maggiore, vi è l’Altare del Santissimo Corpo di
Cristo, formato anche alla Romana di stucco: in questa vi è eretta coll’autorità dell’Ordinario una Confraternita
sotto lo stesso nome, e quanto alle sue rendite si amministra dal proprio Procuratore, che conferma l’Ordinario : vi è l’Altare del
Santissimo Rosario, formato all’uso moderno Romano di stucco, e vi è eretta una Confraternita
sotto lo stesso titolo, parimente coll’autorità dell’Ordinario, e i suoi beni si amministrano dal proprio
Procuratore, che
si conferma dall’Ordinario : appresso questo Altare sta posta una Statua di legno della
Beatissima Vergine del Rosario per doversi portare in processione.
9. Nella Chiesa antica vi erano quell’altri Altari, cioè di S.
Maria degli Angeli della Famiglia di Giovanni Chiaro : altro della Santissima Annunziata della Famiglia Molinicchio, e de Lallo : altro della
Santissima Immacolata Concezione della Famiglia di Fabricio di Sciarra : finalmente l’Altare di S. Luca, il quale era nuovo, quando gli altri erano antichi
- e affinché non si perdesse la memoria di
10. Si venerano in quella Chiesa alcune Sagre Reliquie coll’autentica, che si conservano in una cassetta con cristallo avanti, e sono di S. Concorda Mart., di S. Massimo M., di S. Onorato M., di S. Diodato M., e di S. Vincenzo M.
11. Viene servita dal suo Arciprete con rendite pingui sopra ogni altro della Diocesi, e il Clero è in poco numero, per non esservi il dritto della partecipazione : le decime, mortorj, e oblazioni si dividono in quattro porzioni, dedottene le onoranze, cioè la quarta parte a favore della Chiesa, l’altra quarta parte a favore della Mensa Vescovile, e l’altra metà a favore dell’Arcipretura, e tale è l’uso di questo luogo.
12. Vi è anche in detta Terra lo Spedale per servizio de’ poveri, e de’ Pellegrini, come pure vi sono due Monti frumentarj nelle due sopraddette Confraternite del Santissimo Corpo di Cristo, e del Santissimo Rosario ; e l’uno, e l’altro si amministran da’ loro Procuratori, che conferma l’Ordinario.
Delle Chiese fuori dell’abitato esistenti, e distrutte.
13. Nell’abitato non vi sono altre Chiese. Fuori di
esso ve ne sono due, una in piedi, e l’altra
distrutta : la prima sta eretta sotto il titolo di S. Rocco, posta nel luogo, che
si chiama il Piano di Montelongo, distante dalla Terra cinquanta parti in circa: fu edificata l’anno
1657. dopo la peste generale, che afflisse tutto il nostro Reame, e si eresse da’
Paesani rimasti per
mettersi sotto la protezione di questo Santo, acciocché in avvenire fussero immuni da tale flagello, pregandone
Dio, se altra volta ci volesse punire con
questo gran castigo. Vicino a questa Chiesa sono più stanze superiori, e inferiori per comodo
Romitorio. Vi è un Monte frumentario per uso de’ Cittadini, e
si amministra dal proprio Procuratore, confermato dal Vescovo Larinese.
14. L’altra Chiesa, che è distrutta, teneva il titolo di S. Maria a Saccione,
posta nel Territorio di
questa Terra propriamente nel luogo detto Saccione, Onde essa ebbe un tal nome, quale non è altro, che un certo Vallone, che comincia
sotto Montorio, e l’acqua, che corre per esso,
scorre per il Territorio di Loritello, e per quello di S. Martino, dove si stende
molto, in modo, che per altre acque, che vi entrano di più fiumicelli,
cresce in bastante fiume, che scorre per i confini della Chiesa di S. Antonio a Reale, va nel Feudo di Ramitello del
Monistero di Tremiti, e finalmente sbocca nel Mare Adriatico, come in questo
lib.4. cap.4. num.22.
15. Le vertigia di quella Chiesa si vedono in detto luogo, chiamato lo
Saccione, o sia detto lo Staccione, ed è la stessa, che leggiamo conceduta l’anno 1115. da
Gerardo Abate di
Montecasino per uso del Vestiario del Monistero : la carta di questa concessione
si conserva nel l’Archivio di detto Monistero, e si riporta dal P. Gattola nella Storia
Cassinese Sec. V. che comincia dall’anno 900. all’anno 1000. num.7. pag. 134. ed è tale :
Cum ex Apostolica auctoritate constet, omne datum optimum, & omne donum
perfectum a Summo, atque gloriosissimo Deo Patre, videlicet : Luminum
descendere juste, & merito quidquid religiose, ac pie faciendum nobis in mentem venit divinitus id
esse concessum constantissime profitemur; ideoque Ego Gerardus Dei Gratia
Cassinensis Monasterii Abbas communi Fratrum
nostrorum utilitati prospiciens, liberalitatem hanc, qua inferius continetur eis
largiendam, & perpetuam habendam decrevi Ex rogatu igitur Fratris Senioreti Decani, & totius Congregationis, ad
usum, & sumptum Fratrum tradidi, atque concessi eis in Vestiario corum, idest
Ecclesìam S. Mariae in Casale plano de Saccione, quae sita est in Larinensi Episcopatu
cum universis ad eam pertinentibus tam in hominibus, quam in Terris cultis, &
incultis, cessis, vineis, sylvis, & cum omnibus diximus ejus pertinentis, tam in mobilibus rebus, quam in
immobilibus & c.
16. L’espressione di questa concezione fa vedere l’ampiezza de’ beni di questa
Chiesa di S. Maria di Casalpiano in Saccione: presentemente si posseggono dal Barone di Montelongo, nel di cui Territorio
si trova situata, e per quel, che costa da alcuni documenti dell’Archivio di questo
Episcopio Larinese i Baroni di detto luogo la pretendono di loro Juspadronato, e fin dall’anno 1579.
Alessandro de Corradis di Lucera, che n’era Barone esibì li medesimi a tal’effetto
in Curia
Vescovile, e in oggi il Possessore del Feudo paga alla Mensa Vescovile il Cattedratico di quattro carlini all’anno, che
si esigge per mezzo dell’Arciprete, e non si fa, come detti Beni si ritengano dal Barone. Di
essa
si fa menzione in molte Scritture della Diocesi, e tra quelli, che non intervennero al Sinodo
celebrato da Monsignor Gregorio Pomodoro nell’anno 1620. e che furono puniti, come contumaci
si nota : Beneficiatus S. Maria de Sacciona Terrae Monteslongi.