Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Loritello, Loretello, Lauritello, o Rotello

Libro IV
Capitolo VIII
Di Loritello, Loretello, Lauritello, o Rotello

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1. ABbiamo qui posto tutte e quattro queste voci ; imperciocché questa Terra con esse si ritrova variamente mentovata in più, e diverse Scritture, e presso varj Scrittori ; e siamo di sentimento, che propriamente debba dirsi Loritello, o Lorotello, leggendolo così scritto presso Autori più accreditati ; come appresso : Abbiamo voluto ciò premettere, acciocché si tolgano gl’equivoci, e affinché in tanta variazione di voci non si abbia da prendere per Conte di Loreto in Abruzzo quello, che fu celebre Conte di Loritello, come tra gl’altri con grosso abbaglio credé il Summonte nell’Istor. del Regn. di Nap. tom.2. lib.2. cap.1. p.34. Sta ella situata in una collina, e tiene all’intorno una gran pianura di aria perfettissima, è tutta murata con sue Porte, e l’attacca per mezzo giorno un Borgo, quale tuttavia si va stendendo per le nuove fabbriche, che vi si fanno. Le Fabbriche Civili sono comode, e migliori quelle del Borgo, tenendo il Padron del luogo dentro la Terra il suo Palazzo di fabbriche antiche, quale stimiamo abitazione de’ famosi Conti di Loritello, de’ quali appresso. Il suo Territorio si estende molto per quello anche, che tiene occupato d’Ururi, come nel cap.1. di questo lib.4. egli è abbondante di acque, assai fertile di grano, orzo, e di altre Biade, e vettovaglie. I vini sono ottimi. Ne vi mancano buoni frutti.

    2. Niente abbiamo di certo intorno all’origine di questa Terra, e la supponiamo sorta colla distruzione di altre Città vicine, come di Larino, Gerione, Cliternia, Teano Apulo, oggi detto Civitate, ed altri luoghi ; e la vediamo mentovata colla dignità di Contado, dopocche li Normanni con espellerne i Greci, e tratto tratto poi anche i Longobardi dal Ducato Beneventano, e altri luo chi, s’impossessorono della Puglia, e di altri luoghi de’ Longobardi, specialmente di questa Diocesi . Il primo, che ci si presenta lo leggiamo Roberto Conte di Lauritello, per Loritello nella Cronaca Cassinese lib.3. cap.27. p.347. dell’edizione di Monsignor della Noce, Arcivelcovo di Rossano, là dove si dice, che essendo staro destinato da Nicolo II. il quale sedé nella Cattedra di S. Pietro dal 1059. fino al 1061. Desiderio Abate di Monte Casino, che poi fu Papa sotto nome di Vittore III. per visitare il Monastero di Tremiti, allora dell’Ordine di S. Benedetto, condusse seco de’ secolari Roberto de Lauritello, e Petrone di Lesina, amendue Conti, come nel Cap. V. di questo Lib.IV. §.5. num.6. e 7.

   3. Altra memoria abbiamo di questo Roberto nel Concilio Romano, celebrato l’anno 1074. dove si dice, che S. Gregorio VII. Robertum Ducem Apuliae jam anathematizatum, Robertum de Loritello invasores bonorum S. Petri excommunicavit ; ma più gloriosa è la di lui memoria, perché nel principio dell’anno 1075. e propriamente nel mese di Gennajo fé donazione alla S. Chiesa di Larino del Monastero di S. Maria in Aurola una, cum Monacis, & Laicis, villis, & terris & c. essendo Vescovo di Larino in quel tempo Guglielmo, come dal suo Diploma, che si legge in parlarsi di Ururi in quello lib.4. cap.1. siccome gloriosa memoria ce ne da la sua sottoscrizione, che lì legge nel Diploma di Guglielmo Duca di Puglia, fatto a favore del Monastero di Monte Casino, con cui il Duca ricevé sotto la sua protezione, e de’ suoi eredi, e successori il Monastero, cui fa altre concessioni, leggendosi Robertus Comes de Lauritello presso il Baronio ad annum Christi 1090. della prima edizione p.623. e segg.

   4. Così pure, e coll’aggiunta di maggiori dignità abbiamo memoria del medesimo Roberto, Conte di Loritello, in un Diploma di donazione, chej fé della sua Chiesa di S. Lorenzo in Valle col suo tenimento alla Chiesa di Bovino, essendo Vescovo Ursone, e si legge nel suo Diploma : praesens scriptum datum in Civitate Bibini Anno Dominicae Incarnationis 1100. mense Junii Indictione 8. & signo Vivificae Crucis propria manus praedicti Roberti Comitis Comitum de Loretello ; e per testimonio si sottofcrive tra gl’altri Signum Crucis propria manus mei Joannis EpiscopiLarinensìs : e ’l Diploma stà segnato con un Bollo di piombo, nel quale da una parte si legge; Robertus Dei gratia Palatinus Comes Lorotelli, e dall’altra parte v’e impressa l’Immagine della Bma Vergine, come in esso presso Ughellio nella serie de’ Vescovi di Bovino tom.8. col.250.

    5. Nella Cronaca Cassinese lib.4. cap.48. si legge : tunc temporis, cioè nel 1113. allora appunto, quando Pasquale II. celebrò un Concilio in Benevento, Robertus Comes de Lauritello, quadragesimali tempore caufa orationis ad hoc Monastsrium , parla di Monte Cafino, una cum Oldiberto Milite suo, obtulit B. Benedicto quidquid sibi pertinebat in Territorio S. Martini in Pensili, che è luogo di quella Diocesi di Larino, e di cui si è parlato in quello lib.4. cap.2. oltre ad altre donazioni fatte a Chiese, e Luoghi Pij da questo Roberto, che si leggono nella Serie de’ Vescovi di Squillace in Calabria, e di Chieti presso Ughellio, e lo supponiamo morto in questo suddetto, o nell’anno appresso per quel, che dirassi.

   6. Dopo quello Roberto abbiamo un altro figlio Roberto, del suddetto e a questo daremo il nome di Roberto II. tutto ciò lo ravisiamo dalla Cronaca del Monastero di S. Sofia di Benevento presso Ughellio tom.6. della prima edizione p.739. In nomine Domini Dei Salvatoris nostri Jesu Christi 1115. Mense Octobris Indictione 8. Ego Robertus Gratia. Domini Omnipotentis Jefu Christi Comes Comitum Loritelli filius bon. mem. Roberti Comitis. Di questo mi defimo Roberto II. né fa memoria Falco Beneventano nella Cronica di Pasquale II. ad annum Christi 1115. p.190. ove cosi scrive : Apostolicus nono Calendas Septemtris Trojam tetendit, ibique Concilium statuit, & firmavit : ad cujus Sacri Conventus praesentia ferè omnes Apuliae Proceres, Archiepiscopi, & Episcopi convenerunt. Conventu itaque sancte ordinato, inter caetera, quae ibi composita sunt, Treuga Dei statuta est : adeoquod Comes Jordanus, & Comes de Lauritello, & alii Barones Apuliae, Sacramento in praesentiarum firmaverunt Treugam Dei, ex tunc, & spatio annorum trium fare tenendam, & custodiendam.

   7. Cosa poi fusse questa Triegua del Signore, e donde traesse la sua origine, si esàmina da Anton. Dominic. nella sua singolar Dissertazione de Tregua, & Pace, e il Dotto Mabbilon nella Prefazione del Secolo V. dell’Ordine di S. Benedetto n.32. così dice : Contra rapinas, & caedes cum non satis proficerent Ecclesiae comminationes, delatae sunt Sanctorum Reliquiae passim : tunc mutua adinventa est pax, seu Treuga Dei, qua confederatio cum Epifcopis, & proceribus inita est, ut certis hebdomadae diebus ab armis, & caedibus, aliisque bostilibus factis abstinerent. Hanc Institutionem ad annum MXLl. revocat Hugo Abbas Flaviacensis, qui eam praecipuae Sancto Odiloni Abbati tribuit ; aitque negotium hoc calitus approbatum, atque ab omnibus etiam Australis receptum, praeterquam a Neustrasiis, ob id divinitus punitis. Commendatur haec pacis conditio in Synodo Narbonensi anni MLIV. ubi Patres obsecrant per Deum, ut nemo Christianorum quemlibet Christianum requirat ad malefaciendum ab occasu Solis quartae feriae, usque secundae feriae illucescente Sole: asseruntque, ipsam Treugam Dei dudum fuisse constitutam. Et quidem saeculo X. idest anno CMXC. ejus diserta mentio deprehenditur in Charta Widonis Episcopi Aniciensìs, ubi nulli certi induciarum dies assignantur : itemque apud Glabrum Rodulfum ad annum MXXXIV. qui Treugae conditiones refert, uti & Concilium Helenense anni MLXV. Henricus Leodicesis Epifcopus 54. eamdem cum Principibus admisit anno MLXXl. egregia Constitutione, quae in tomo 2. de Gestis Episcoporum Leodiensium legitur.

   8. Di querto medesimo Roberto II. abbiamo un Diploma di altra insigne donazione, fatta a favore della Chiesa Vescovile di Bovino, essendo Vescovo Gisone l’anno 1118. presso Ughellio tra’ Vescovi di Bovino, ove si legge: Nos Robertus Dei, & Regia Gratia Palatinus Comes Lorotelli, & Dominus Civitatis Bibini, bona nostra voluntate pro redemptione pcccatorum nostrorum, pro remissione quoque Animarum Patris nostri Roberti bon. mem. Comitis, & Matris nostrae & c. Actum Traconariae Anno Dominicae Incarnationis 1118. lndictione. XI e poi sottoscrive Signum manus Comitis Roberti Loretelli, e sossieguono altre sottoscrizioni. Quello stesso Roberto Conte di Loritello è quello, di cui parla il Platina, il quale nella Vita di Calisto II. dice, che eletto Papa nell’anno 1119. passò in Benevento ; dove vennero tosto per visitarlo tutti i Baroni di quelle Provincie, e spezialmente Guglielmo Duca di Puglia, Giordano Duca di Capua, Arnulfo Conte di Arriano, e Roberto Conte di Lauretello ; i quali erano senza alcun dubbio i principali Signori di questa parte d’Italia, e giurarono qui al Pontefice fedeltà. Il medesimo Roberto II. in un Diploma di donazione! da lui fatta del Casale di S. Vito posto nel Territorio di Bovino a favore del Capitolo della Chiesa di Bovino, si titola Dei Gratia Palatinus Comes Lorotelli, e conchiude: Actum in Civitate nostra Florentini anno Domini 1126. ed in un altro fatto a favore del Monistero di Tremiti Anno Dominicae Incarnationis 1136. die 30. Mensìs Aprilis Indictione 14.

   9. A Roberto II. quale supponiamo morto detto anno 1136. per quel, che si dirà appresso succedè Guglielmo Conte di Altavilla, figlio di Roberto II. Nipote di Roberto I.e fratello di Ridolfo, come in un Diploma di donazione fatta a favore del Vescovo di Chieti presso il Tutini p.137. ove si legge : Anno 1137.cioè un anno dopo la morte di Roberto II. suo Padre. Ego Guillelmus Dei Gratia Comes Comitum de Loritello filius Domini Comitis Roberti, & Nepos Domini Comitis Roberti Avi mei, dono, & confirmo Castellum Fursae , & Genestrulae, Sculculae, Langiani, & S. Egidii Ipiscopo Theatino, che questo Guglielmo fusse Conte di Altavilla, Fratello di Ridolfo si osserva nel Diploma di fondazione del Vescovado di Rito Latino nella Città di Squillace, fatta l’anno 1096. da Ruggiero Conte di Sicilia, e di Calabria con Adelasia sua Moglie ; mentre tra gli altri testimonj ivi si legge Teste etiam, & hoc confirmante Simone Filio meo, Rodulpho de Lorafelio, Guglielmo Fratre suo de Altavilla; come nella ferie de’ Vescovi di Squillace presso Ughellio tom.9. dell’ edizione del Coleti col.426. ove della Vita di Giovanni Niceforo, primo Vescovo di Squillace. Del medesimo Guglielmo Conte di Altavilla si fa menzione in altro Diploma di donazione di beni, fatta al detto Vescovado dalla detta Adelasia, e si riporta da Ughellio nel luogo cit. col.429.

   10. A chi poi fusse succeduto Roberto I. in questo Contado di Loritello, e d’onde egli traa la sua origine. Dufresne nelle Note all’Istoria di Cinnamo pag.454. così dice : At cui in hac dignitate Successit Robertus, non tradunt Scriptores. Namt ante ìllum, Comitatum Loritelli possidere Proceres Normanni, qui A Gaufredo Capitanatae Comite, Guiscardi Fratre, genus ducebant : nempe Robertus I. Gaufredi Filius, Robertus II. Roberti I. Filius, & Guillelmus Rgberti II. Filius.

   11. Dopo Guglielmo abbiamo altro Roberto, Conte di Loritello, di cui parlando lo stesso Dufresne nel luogo di sopra citato riferisce, come siegue : Fuit is Robertus de Bassavilla , qui Falcando, Petro Blesensi ep.10. Bonsilio Constantio, Fazello, & aliis Comes Loritelli vulgo indigitatur, Willelmi Regis amitae Filius, quam Gillam vocat Philadelphus Mugnos in Geneal. Sicil. Nobil. Nupserat illa, ut idem scriptor ait, Roberto cognomento Zamparroni, Nobili Normanno, Comiti Conversani, cui Rogerius Rex Castellum di Sacca concessit. Ex bis nuptiis natus Robertus de Bassavilla, qui ut .Auctor est idem Mugnos, coronationi Willelmi Panormi interfuit, vir caeteroquiu in Regno potentissimus.

   12. Quale Roberto III. perché fu anco valoroso, fu molto adoprato da Rugiero nelle imprese più ardue e per la disciplina militare, nella quale era eccellente, meritò essere anche innalzato alla dignità di Contestabile, che fu il primo che la godette dopo l’istituzione degli Officj del Regno, fatta da Rugiero I. Re di Napoli, come sopra, che furono, il Gran Contestabile, che aveva la sopraintendenza della guerra, e dell’Esercito in campagna : Il Grande Ammiraglio, Capo delle Armate Navali, che aveva il comando sopra mare in guerra, e in pace: Il Gran Cancelliere perla sopraintendenza della Giustizia, e Capo di tutti gli Officiali di pace, dipendendo da lui i Giustizieri, i Protonotarj, e tutti gli altri minori Cancellieri : Il Gran Tesoriere, ovvero Gran Camerario, Capo della Camera de’ Conti, e Officiale supremo delle Finanze : e il Gran Siniscalco, Giudice della Casa del Re per il governo, che aveva della medesima.

   13. Egli fu in tanta stima, che morendo Rugiero I. suo Zio materno dispose nel suo testamento, che gli dovesse succedere nel caso che suo figlio Guglielmo non fusse stato atto a governare i suoi Regni : Ut siquidem Guillelmus ejus filius inutilis, aut parum idoneas videretur, Robertus Comes, cujus virtus haud dubia erat, Regno praeficeretur, come riferisce Ugone Falcando presso lo stesso Dufresne ; e inoltre, come dice Alessandro Monaco scrivendo a Celestino III., ordinò a Guglielmo suo figlio, ut Robertum de Bassavilla filium Sororis sua faceret Comitem Lorotelli, qui paternum mandatum patre mortuo adimflevit  : E Gio: Berardino nella Cronaca Casauriense asserisce, che Mortuo Rege Rogerio Willelmus filius successit in Regnum & c. qui volens Consanguineis suis bona facere, Robertum de Bassavilla Comitem Loritelli fecit, eique totum Comitatum illum, & vicinas terres supposuit: E soggiugne Carlo Dufresne : Fortassis ob rebellionem, aut jure caduci Rogerio Regi cessere, atque in primis Loretellensis Comitatus, quem Roberto de Bassavilla ex patris praecepto Guillelmus I. Siciliae Rex concessit.

   14. Ma Roberto spcrando innalzarsi al governo del Regno per il testamento di Rugiero, che da altri si controverte, unitosi con i Congiurati contro Guglielmo, questo l’esiliò, e lo privò di tutte le sue dignità, e dominj; benché extincto postmodum Willelmo, Margareta Regina Willelmi cognomento Boni Siciliae Regis Matris opera ab exilio revocatus est, e insieme reintegrato nelle sue dignità, e domini ; in fatti nel 1179. era in possesso di detti domini, e lo abbiamo da un Diploma di donazione di un Casale, e di altri Territorj da lui fatta al Vescovado di Bovino, ove cosi si legge : Nos Robertus Dei, & Regia Gratia Palatinus Comes Loretellus, & Cupersani filius , & haeres Domini Roberti Cupersanensis Comitis bon. mem. & Dominus Civitatis Bibini. Dato questo Diploma in Civitate nostra Florentini anno Dominicae Incarnationis 1179. Regni quoque Guillelmi Dei Gratia Magnifici, parla, di Guglielmo II.detto il Buono, ac triumphatoris Regis Siciliae, Ducatus Apuliae, & Pritncipatus Capuae XIII. Mense Aprilis Indictione XII. e sottoscrive Signum Sanctae , & Vivifica Crucis, quod Nos Robertus Dei, & Reegia Gratia Palatinus Comes Loretelli propiis manibus fecimns.

   15. Da quanto si è detto stimiamo notarsi, come i Conti di LoriteIlo si titolavano Dei Gratia Comes, Dei, & Regia Gratia Comes, Comes Palatinus, Comes Comitum. La formola di Dei Gratia, o Divina Gratia, e simile, in questi tempi si usava non solo da’ Principi, e Re , ma anche Ecclesiastici, e Laici d’inferiore condizione la preponevano a’ loro titoli, e l’attesta Dufresne Verb. Dei Grafia ; e ciò per pretestare ossequio al Sommo Dio, autore di ogni bene: Al presente non è in uso, specialmente in Italia, e solo si pratcica da’ Vescovi, e Sovrani. Qualche volta i Conti di Loritcllo si titolavano Dei, & Regia Gratia in testimonio di godere le Dignità, e Dominj dalla beneficenza del Re. Si titolavano i Conti di Loritello Comes Comitum, & Comes Palatinus perché, come dice Dufresne nelle Note a Cinnamo cit. sopra pag.454. i Conti di Loritello avevano la prerogativa di maggior eccellenza sopra tutti gli altri Conti : Caeterum id observatione dìgnum videtur, Comites Loretelli non modo Comites Palatinos, sed & Comites Comitum sese inscripsisse : ex quibus conficitur illustri hac dignitate donatos fuisse a Principibus Normannicis, ut essent qui in bis Provinciis, & ditionibus, quas bello acquisierant, uti in Francorum Regno, & Alemannico Imperio ea tempestate observatum annotavimus in dissert. 14. ad Joinvillam, cum suprema auctoritate in eorum Palatiis jus dicerent. Proindeque cum caeteros Comites ex istius dignitatis praerogativa praecellerent, Comites Comitum appellabantur, ut apud Gallos nostros Comites Campania sese Francorum Comites inscribebant. Diversi furono questi Conti Palatini disparsi per diverse parti, come Conti Palatini in Baviera, in Sassonia, Conti Palatini al Reno, e altri; e Dufresne spiega il di loro ufficio nella parola Comites Palatini. E nel nostro Regno coll’estinzione de’ nostri Conti di Loritello fu estinta totalmente questa suprema dignità.

   16. Ma poi, e forsi per la morte del suddetto ultimo Roberto restò anche estinto questo celebre Contado, e con ciò ridotto in pezzi; in forma tale, che nel Catalogo de’ Baroni sotto lo stesso Guglielmo II. presso Carlo Borelli pag. 151. parlandosi de’ Feudatarj di Capitanata si legge: Dominus Pandulphus de Aquino tenet Rotellum, quod est Feudum unius militis, & dimidii. Appresso si vede passato nella casa Caraccioli per anche Illustre, ma non sappiamo in che tempo: e per altro è certo, che nel 1540. si possedeva dalla medesima, come si legge in un Processo, formato di ordine della Regia Camera nell’anno 1549. tra il Vescovo, e Città di Larino per la liquidazione delle rendite di Ururi, per l’espulsione degli Albanesi da questo luogo, come si è detto nel cap.1. di questo libro. Lo stesso si osserva in un altro Processo tra Monsignor Mudarra, Vescovo di Larino nel medesimo tempo, e Marcello Caracciolo sopra i Territorj di Capobianco, Camarelle , e Finocchito, posti nel distretto del Territorio di Ururi ; come in detto cap.l. Nella siuazione dell’anno 1669. tra’ Baroni, e Feudatarj di Capitanata si mette Ill D. Francesco Caracciolo, Duca di Ayrola, e Conte di Biccari per la Terra di Loritello. Quindi è passato, forse per stabilimento di dote all’Illustre casa di Capua de’ Principi della Riccia, Possessori anco dello Stato di Airola, e di Biccari, e attualmente si possiede dalla medesima casa.

   17. Nella numerazione de’ fuochi dell’anno 1626. stampata da Gio: Pietro Rossi in Napoli 1628. Rotello vecchio 98. nuovo 138. e in quella del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. si dice : Rotello antico 100. nuovo 52. Al presente con quei, che non hanno stanza permanente, il numero dell’Anime ascende a 1300. tra’ quali vi sono molti Professori Dottorati sì in Legge, come in Medicina : Vi sono ancora Notari, Giudici a Contratti, che chiamano, e altre persone d’impieghi civili, oltre a non pochi applicati alle arti più necessarie. Il Padrone vi manda il Governatore per amministrare la Giustizia. L’Annona, e il Peculio pubblico

si governa dal Mastrogiurato, Eletti, e Sindaci, che si deputano ogni anno in pubblico parlamento. 

Della Chiesa Matrice vecchia, e nuova.

   18. Venendo ora alle fabbriche, e cose Ecclesiastiche, e dando cominciamento dalla Chiesa Matrice. Ella è servita dall’Arciprete, e da buon numero di Ecclesiastici, parte de’ quali sono partecipanti, i quali sono in obbligo di aiutare il Paroco, e di assistere a’ Divinj Offizj . Ritrovassimo questa Chiesa formata a tre Navi, ma assai angusta, oscura, e senza Coro, con pessima Sagrestia , posta dentro l’Abitato, senza Piazza, occupata da case particolari, e a lato di essa il Palazzo Baronale. Tiene il titolo di S. Maria degli Angeli ; vi sono molti Altari, oltre all’Altare Maggiore, e sono. L’Altare sotto il titolo dello Spirito Santo, quale era della Famiglia di Giuliano, e ora si mantiene per sua divozione da D. Rocco Basilicata, Arciprete di questa Terra. L’Altare di S. Antonio di Padova; e si mantiene con suoi beni, amministrati dal Procuratore, che dall’ Ordinario si conferma. L’Altare di S. Maria della Pietà, che era Jus patronato della Famiglia de’ Buccio: ma ossendo estinta, si mantiene per loro devozione da D. Marcello, e Filippo, Fratelli di casa Benevento. L’Altare di S. Donato Vescovo, e Martire, e di questo Santo vi è una Statua di argento, in cui si conserva una sua Reliquia. Ha il proprio Procuratore, che si conferma dall’Ordinario. l’Altare del Santissimo Corpo di Cristo, e qui è eretta una Confraternita collo stesso titolo, coll’uso de’ Sacchi di pannolino bianco, e Mezzette di color rosso, eretta coll’autorità dell’Ordinario, e si amministra dal Procuratore suo proprio, che conferma l’Ordinario. L’Altare del Santissimo Rosario, in cui vi è eretta un’altra Confraternita coll’uso de’ Sacchi cerulei, eretta coll’autorità del Vescovo, e tiene una Statua di legno, posta in un armario ben fatto ; si amministra ancora dal proprio Procuratore, che si conferma dall’Ordinario. Finalmente vi è l’Altare della Santissima Immacolata Concezione, quale fu della Famiglia Gattoli, già estinta, e ora si mantiene da que’ delle Famiglie Manicone, Petrucci, e Jafolla. In questo Altare vi fu eretto un Beneficio sotto il titolo della Concezione dal .fu Cherico Donato Benevento, Uomo pio, e da bene, colla riserva del jus patronato a favore di coloro della Famiglia di Benevento, de’ quali il primo Beneficiato, e Abate fu destinato, ed è ora D. Tiberio Benevento, Nipote del sopraddetto Donato, che ha il peso per detto Beneficio di pagare ogni anno alla Mensa Vescovile di Larino il Cattedratico di carlini quattro, come dalla Bolla di fondazione da noi spedita il 1. Marzo 1718.

   19. In questa Chiesa vi erano tre Altari, e ora sono distrutti, cioè uno sotto il titolo di S. Anna, che era della Famiglia Castelli, la quale ne fu privata, e in quel luogo si eresse l’Altare di S. Antonio da Padova. Altro di S. Niccolo Vescovo di Mira, detto di Bari, eretto da Notar Prospero de Luna ; ma perché era situato nel primo Pilastro, in questo luogo si è posta la Statua di S. Pasquale Baylon Confessore. Altro sotto il titolo della Santissima Trinità, eretto dalla Famiglia Giordano, giù estinta, e non si sa in che luogo fusse posto.

   20. A capo della Nave laterale da parte del Vangelo è porta la Sagrestia, e questa è provveduta del bisognevole, non solo per la cura delle anime, ma anche per potersi decentemente ufficiare dal Clero, essendovi situato anche il Cimiterio. Il Campanile formato di pietre quadrate tiene quattro Campane, delle quali la prima è di peso considerabile. Vi è il Battisterio, e quanto bisogna.

   21. Le Sagre Reliquie, che le apportano sommo decoro sono: Sopra l’Altare di S. Donato Vescovo, e M. si conserva una Statua di argento di esso Santo, fatta a spese del qu. Leonardo Perrotta nell’anno 1704. e nella base di essa vi è un pezzo di osso del braccio del medesimo Santo, con sua autentica. Nel Pilastro maggiore dal corno dell’Epistola, all’incontro all’altro, dove sono gli Oli Santi in un armario vi e una cassa di argento di figura quadrata con cristallo dalla parte d’avanti, dove in particolari cassette vi sono le Reliquie di S. Pietro, e di S. Paolo Apostoli, di S. Lorenzo M. di S. Sisto Papa, e M. di S. Calisto Papa, e M. di S. Fabiano Papa, e M. di S. Donato Vescovo, e Martire, di S. Saturnino Martire, di S. Tellurio Martire, de’ SS. Primiano, e Firmiano Martiri, di S. Eunomio Confessore, di S. Giuliano Confessore, di S. Paschasio Confessore, di S. Orsola V. e M. di S. Maria Maddalena, di S. Sinforosa , di S. Savino Confessore, della Cuna di N. S. Gesù Cristo, e di S. Abbagnio. E quella cassa è sigillata col sigillo della b. m. di Gregorio Compagno Vescovo Larinese.

   22. Parlando della nuova Chiesa Matrice . Ella tiene la sua origine, come siegue. Avendo ritrovata la già descritta nella nostra prima visita fatta nel 1727. nello stato di sopra riferito, e considerandola troppo indecente al culto Divino, e alla qualità della Terra civile, e suoi buoni abitatori ; tosto prendessimo le nostre misure per stabilirsene altra

e unitesi alle
nostre intenzioni le brame del Popolo, e del Clero, quello in un pubblico Parlamento, radunato nel tempo della medesima Visita li 3. Novembre stabili dare qualche ajuto, e rifare lo Spedale in luogo comodo per la demolizione dell’altro già cadente, e che doveva servire per sito della nuova Chiesa ; e successivamente fu determinato il sito di essa in pubblica piazza del Borgo preaccennato, propriamente nel luogo del suddetto Spedale ; e della Chiesa della Santissima Annunziata di pertinenza dell’Arcipretura, la quale era anche cadente.

   23. Quindi a’ dì 3. Marzo dell’anno appresso 1728. di nostra commissione fu buttata la prima pietra, benedetta da, D. Lorenzo Facciolla, Prete di Serracapriola, Arciprete allora di essa Terra, che poi disgraziatamente mori nell’anno 1733. col colpo di un fulmine, in atto, che inginocchioni faceva orazione, con dispiacere comune de’ fuoi Parrocchiani, e nostro specialmente per il suo zelo, pietà, e culto del suo officio, e proseguitasi la fabbrica di lunghezza palmi Napolitani 142. e di larghezza palmi 84. con lettere de’ 24. Maggio di quest’anno 1744. a noi scrisse qui in Roma da Larino ci dicono, che già si è compita intieramente nel rustico a tre navi di ordine Toscano con tre porte, che corrispondono in piazza, una grande posta nel mezzo, e due picciole poste in ciascuna delle navi a corrispondenza della maggiore nella sua facciata. Vi è’ un Coro spazioso dopo l’arco maggiore : la sua Sagrestia a lato del corno del Vangelo, essendo nel lato del corno del l’EpistoJa innalzaia la Torre del Campanile, sotto della quale si è riservato il luogo per l’Archivio, e dietro di essa il Cimiterio, e resta da terminarsi anche nel rustico la Torre del Campanile, tirata già fino all’altezza della fabbrica della Chiesa, in modo tale , che quando la medesima sarà terminala potrà annoverarsi tra le Chiese più cospicue di quelle parti.

Delle altre Chiese.

   24. La Chiesa di S. Rocco sta posta nel Borgo ad una nave, innalzata dalla divozione de’ Popoli. In questa è fondata coll’autorità dell’Ordinario una Confraternita, detta de’ Morti coll’uso de’ Sacchi di color nero : Vi è una Cappella da parte del Vangelo coll’Altare in onore della Beatissima Vergine, detta di Monte Carmelo, e di S. Lucia V. e M. la cui cura è appresso il Prefetto di essa Confraternita.

   25. Lontano da detta Chiesa cinquanta passi, e trecento dalla Terra ve n’è un’altra sotto il titolo di S. Lionardo, posta sopra una collina, appellata il Monte di S. Lionardo. Questa era Chiesa antica, e fu ristaurata a nostro tempo con limosine, e con denaro proprio in maggior parte dal Cherico Donato Benevento, e accosto di essa vi sono varie stanze, per il pensiere, che aveva questo buono Ecclesiastico, che ivi si formasse un comodo per ritiro de’ Preti, che volessero fare gli Esercizj Spirituali, oppure per dar moto alla fondazione di qualche Convento di Religiosi ; ma finora per la di lui morte non è stata adempita la sua volontà. Si celebra in quella Chiesa la Festa di S. Leonardo con gran concorso di Popolo, per la qual cosa a’ preghi dell’Arciprete, e Clero nell’ottava visita dell’ anno 1734. ordinassimo, che fusse lecito cantarsi la Messa il dì della sua Festa, che si fa a’ 6. Novembre ogni anno propria de Commun. Confess. non Pontif. Os Justi coll’Orazione Deus, qui nos, con Gloria, e Credo, come in Chiesa propria, e come si legge in detta Visita tom.1. pag.231.terg.

Delle Chiese dìstrutte.

   26. La Chiesa della Santissima Annunziata, la quale era posta nel piano del Borgo, ed era antichissima, fu demolita insieme con lo Spedale, che minacciavano rovina, e in questo luogo, come si è detto di sopra, si è eretta la nuova Chiesa Matrice. Questa Chiesa con sue ragioni è unita alla Mensa Arcipretale, come nella Platea generale fatta dal Vescovo Persio Caracci l’anno 1636. La sua Statua ora si conserva nella Chiesa Matrice.

   27. La Chiesa di S. Tommaso sta posta fuori delle mura nel luogo detto sotto le Fosse, per la strada, che conduce alla sopraddetta Chiesa di S. Leonardo, distante dalla Terra cinquanta passi in circa. Parimente è unita alla Chiesa Arcipretale, benché negli atti della Visita, fatta l’anno 1606. dal Vescovo Girolamo Vela si dica esser stata Grancia de’ PP. Cruciferi, per la qual cosa si appella S. Tommaso de’ Cruciferi, i quali furono estinti colla suppressione generale de’ Conventi. Di questa Chiesa appariscono in piedi alcuni pochi vestigj.

   28. La Chiesa di S. Maria Maddalena, posta nel luogo detto la Macchia di S. Maria fuori dell’ abitato, dal quale è distante cinquanta passi in circa, si vedono in piedi alcuni vestigj .

   29. La Chiesa di S. Pietro situata nel Ristretto, che chiamano circuito dell’Università in strada, che conduce ad un luogo detto il Monte Calvario, distante dalla Terra da circa duecento passi, è Grancìa della Commenda di S. Primiano di Larino della Religione di Malta. Di essa ancora si vedono pochi vestigj.

   30. La Chiesa di S. Liberata posta fuori dell’abitato nel luogo detto il Fonte nuovo sotto la Terra, dalla quale è distante sessanta passi, similmente è unita alla Mensa Arcipretale.

   31. La Chiesa di S. Angelo anche fuori dell’abitato posta sopra un colle detto del Vallone dalla parte di Settentrione, è unita alla detta Mensa Arcipretale.

   32. Oltre a queste ve ne sono due altre, di S. Nicola, e di S. Basilio Magno : ma di queste se ne fa parola in questo lib.4. cap.1. n.56. e 57.

   33. In questa Terra di Loritello vi sono quattro Monti Frumentarj, uno della Chiesa Arcipretale, l’altro della Cappella di S. Donato V. e. M. il terzo della Cappella del Corpo di Cristo, e del Santissimo Rosario, e il quarto di S. Lionardo, e si governano colla totale direzione dell’Ordinario.

Feste, che si osservano in questa Terra.

   34. La Festa di S. Maria degli AngeIi, TitoIare della Chiesa Matrice si osserva di precetto il dì 2. di Agosto, come pure di precetto si osserva il dì 7. di detto Mese per S. Donato, Padrone Principale : E di divozione si osservano i giorni 17. Maggio per S. Pasquale Baylon, 6. di Novembre per S. Leonardo, e 6. di Decembre per S. Niccolò, Vescovo di Mira detto di Bari.

De Casali distrutti.

   35. Il Casale, che fu prima appellato Femmina morta, poi detto Casale Caraccioli, forse così detto, perché riedificato da’ Possessori di Loritello della Famiglia Caracciolo, o Caroczolo. Egli è posto nel Territorio demaniale sopra un colle per la strada, che conduce alla Terra di Montorio, distante da Loritello un miglio in circa. Niente sappiamo della sua origine, e distruzione. Vi si veggono in piedi alcune muraglie, ed è fama, che da un Secolo in qua fusse stato abbandonato. Di esso non si fa menzione nella sentenza del Cardinal Lombardo, e nemmeno nelle Bolle de’ Papi Lucio III. e Innocenzo IV. dove si registrano i luoghi, e le Chiese della Diocesi. Nel Registro però delle Chiese Arcipretali si trova Archìpresbyter Feminae mortae ; per la qual cosa non si lascia di chiamarsi cogli altri quando si deve, in particolare celebrandosi il Sinodo Diocesano. 
 
   36. Il Casale detto di Palombara anche sta posto nel Demanio sopra un Colle vicino al Reggio Tratturo in strada, che conduce alla Città di Lucera, il qual Colle prima si appellava il Colle del Roio, distante dalla Terra due miglia. Di esso appena vi sono in piedi pochi miseri avanzi, e fuori della fama de’ Paefani, di esso finora non abbiamo potuto ritrovare alcun certo monumento, che ne faccia memoria. 

    37. Il Casale di Ceppito, che sta posto parimente nel medesimo Territorio in strada, per cui si va alla Terra di Ururi, dalla quale è distante due miglia, e tanto ancora da Loritello. Fu abitato dagli Albanesi, e lasciato forsi nel tempo, in cui per ordine del Vice-Re D. Pietro di Toledo i detti Albanesi furono scacciati, e i loro Casali posti a fuoco. Vi si veggono alcuni vestigj, ma di esso non si fa menzione né nelle Bolle suddette, né nella sentenza del Cardinal Lombardo, per la qual cosa stimiamo, che fusse stato edificato dagli Albanesi, e che col di loro discacciamento andasse in rovina. Negli antichi Registri si trova tra gli Arcipreti della Diocesi Arcbipresbyter Ceppiti ; e cosi nelle occasioni di doversi .chiamare, si chiama quell’Arciprete con tutti gli altri andati a male.

   38. Vi era anche il Casale detto Ilice, che fu Feudo della Mensa Vescovile, di cui essendosi fatto menzione in parlarsi di Ururi, come luogo di sua pertinenza, benché al presente si ritrova occupato da’ possessori di Loritello ci rimettiamo a quanto si dice in detto luogo, come in detto lib.4. cap.1. num.58.