Li cavajjeri de la fame
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LI CAVAJJERI DE LA FAME.1
Bisoggna ch’er zor Papa e sti bbuffoni
Der zu’ Sagro Colleggio de somari
Oggiggiorno nun abbino antri2 affari
Che de venìcce3 a rróppe4 li c.......
Nu’ l’hai inteso, eh?, l’editto a li Chiavari5
Su la pracca6 da dasse7 a l’accattoni?
Che ssemo diventati? postijjoni?
Sbirri, guardiecampestre, mannatari?!8
E pperchè nu’ la metteno sta pracca
In petto a ttante nuvole de frati,
Che pponno questuvà ssenza patacca?
E pperchè sto bbèr9 mobbile moderno
Nun z’apprica10 a li ladri appatentati,
Che sgrasseno11 pe’ cconto der Governo?
10 aprile 1837.
Note
- ↑ Cioè: “i poveri autorizzati alla questua mercè la decorazione di una placca ellittica di ottone da portarsi in petto, sulla quale è improntata la leggenda di Questuante in Roma.„ Ma poi questuano anche i non decorati, come in Roma deve accadere.
- ↑ Altri.
- ↑ Venirci.
- ↑ Rompere.
- ↑ Contrada di Roma.
- ↑ Placca.
- ↑ Darsi.
- ↑ Inservienti delle confraternite, detti mandatari. [Cfr. la nota 1 del sonetto: Er zoffraggio, 8 dic. 32.]
- ↑ Bel.
- ↑ Si applica.
- ↑ Verbo derivato da grassatore o grassazione.