Li cavajjeri de la fame

Giuseppe Gioachino Belli

1837 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Li cavajjeri de la fame Intestazione 15 maggio 2024 75% Da definire

La toletta de la padrona Er civico de corata
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

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LI CAVAJJERI DE LA FAME.[1]

     Bisoggna ch’er zor Papa e sti bbuffoni
Der zu’ Sagro Colleggio de somari
Oggiggiorno nun abbino antri[2] affari
Che de venìcce[3] a rróppe[4] li c.......

     Nu’ l’hai inteso, eh?, l’editto a li Chiavari[5]
Su la pracca[6] da dasse[7] a l’accattoni?
Che ssemo diventati? postijjoni?
Sbirri, guardiecampestre, mannatari?![8]

     E pperchè nu’ la metteno sta pracca
In petto a ttante nuvole de frati,
Che pponno questuvà ssenza patacca?

     E pperchè sto bbèr[9] mobbile moderno
Nun z’apprica[10] a li ladri appatentati,
Che sgrasseno[11] pe’ cconto der Governo?

10 aprile 1837.

Note

  1. Cioè: “i poveri autorizzati alla questua mercè la decorazione di una placca ellittica di ottone da portarsi in petto, sulla quale è improntata la leggenda di Questuante in Roma.„ Ma poi questuano anche i non decorati, come in Roma deve accadere.
  2. Altri.
  3. Venirci.
  4. Rompere.
  5. Contrada di Roma.
  6. Placca.
  7. Darsi.
  8. Inservienti delle confraternite, detti mandatari. [Cfr. la nota 1 del sonetto: Er zoffraggio, 8 dic. 32.]
  9. Bel.
  10. Si applica.
  11. Verbo derivato da grassatore o grassazione.