Li Maravigliosi Secreti di Medicina e Chirurgia/Li Maravigliosi Secreti di Medicina e Chirurgia

Li Maravigliosi Secreti di Medicina e Chirurgia

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I MARAVIGLIOSI

SECRETI

DI MEDICINA,

ET CHIRURGIA.

DI NUOVO RITROVATI, PER

guarire ogni sorte d'infermità.

Raccolti dalla prattica dell'Eccellente Medico,

et Chirugico Gio. Battista Zapata, per

Gioseppe Scientia Cirugico,

suo discepolo.




Oro potabile per i poveri, overo liquore maraviglioso per rihavere quelli che sono vicini alla morte, e per render le forze alli vecchi, et alli convalescenti, qual ancora conforta il capo, et il cuore, vivifica i spiriti, aiuta la virtù digestiva, leva la sete nutrisce il corpo, discaccia le ventosità, et aumenta il calor naturale.       Cap.   I.


CC
Redo veramente voi poverelli che sete privi di ricchezze, vi ritroviate in gran pensieri nelle vostre infermità, sì per il mal vostro particolare, come anco per le vostre poche facultà, che non vi si possa porger quel debito niuto [p. 2 modifica]
che ad aitar e discacciar i vostri mali si converrebbe: ma con tutto ciò voglio alquanto vi rallegriate, e confortate che ancor ch'ai ricchi siano siati concessi i beni esteriori molto abondantemente, nondimeno la prudente natura ha voluto anch'ella provedere a voi altri poveretti, massime havendo lei provisto a scacciar i mali, et aiutare gli animali irrationali, e se ben non haverete gemme, oro, e pietre pretiose come i rìcchi e potenti per discacciar detti mali (medicamenti che veramente sono vani, e di niun profitto) haverete almeno rimedij facili, che la sagace natura ha fatto, e prodotto in util vostro, i quali se ben saranno semplici e di vil prezzo, saranno (come io credo) di tanto utilità et efficacia, quanto quei magistrali di gran valore, che già habbiamo detto. Et Contro quelli che danno pietre pretiose macinate alli infermi. Contro quelli che pensano dissolvere l'oro, e le pietre pretiose nelle distillationi.acciò siate più certi che i vostri rimedij saranno giovevoli come li loro sappiate che hoggidì la sapienza d'alcuni è venuta a tanto, che a stomachi, ammalati, gentili, e deboli, che già son privi quasi di calor naturale, concedono, e vogliono che digerischino a guisa di struzo perle è pietre pretiose, et ultimamente l'oro fino battuto, il piu homogeneo metallo, denso,et unito,che cosa sia stata giamai prodotta dalla natura, i quali a fatica, quando son sani, smaltiscono il pane, il vino, con altri lor cibi delicati, e di facil digestione. Et alcuni piu saggi poi per miglior fare, fanno stillar varietà de semplici, mescolati insieme con perle, e granati orientali, giacinti, rubini, saffirì, [p. 3 modifica]
smeraldi, topatij, e con ogn'altra genere di pietre, e metalli pretiosi, credendosi che la virtù loro si converta similmente in acqua, e poscia rallegri il cuore, et dia forza, et vigore a detti patienti. Et in ultimo, acciò si conosca meglio la lor natural filosofia, fanno stillare tale compositione in bagno di Marina (che cosi si deve chiamare, poi che già si faceva con l'acqua del mare) come se detto bagno havesse ad esser causa di dissolvere, e far goccare la virtù di detti minerali essendo ch'a pena cavi lodore, non che la sostanza de i vegetabili. Ma i rimedij, e la distillatione che s'ha da fare per li nostri bisogni, saranno cosi facili, e l'acqua stillata poi si potente, che ne suoi effetti sarano quasi incredibili. Per Li poveri naturalmente, esser piu facilmente medicati, e meglio che i ricchi. tanto voglio, che con questa certezza vi rallegriate, e che dove i ricchi spendono in simili elettuari di gemme, e dell'oro varij liquori potabili le dicine, e centenaia de ducati, ivi appena spendiate le dicine de quatrini, e parimente siate sicuri di usar cose naturali, e di tanto giovamento come le loro, et acciò vi rendiate certi della verità sappiate che la natura dell'universo non ha prodotto cosa di piu maravigliosa virtù, che il Virtù della acqua vite vino, del quale se noi cavaremo l'anima; cioè la quinta essentia chiamata acquavita, si potrà pensare di quanta maggior utilità sarà di detto vino, e le stupende virtù che ella habbia, credo già piene siano le carte, e con il suo odore penetri già l'universo non che il corpo humano. Acciò dunque si mitighi, e [p. 4 modifica]

s'indolcisca la sua gran potenza, vi si mescolarà dentro del zucchero fino, il quale accompagnato con essa, vi renderà un liquore simile, e si soave al gusto, che mai vorreste gustare altro liquore, ne altro cibo, nè altra bevanda, che detta compositione; la quale da se, cosi semplice, e molto abominevole al gusto d'ogn'uno, ma bevendola cosi composta, vi sentirete in un subito rihavere, et vivificare tutti i spiriti vitali, rallegrar il cuore, aumentar il calor naturale, e convertirsi di fatto nutrimento.

Il zucchero mai si dissolve nell'acqua vite.Crederà forse alcuno esser burlato, in dirgli, che il zucchero posto nell'acqua vite, si dissolvi, e la indolciscà essendo che per esperienza si vede, che un pezzo di zucchero posto in acqua vite, e che ivi stesse per centenaia d'anni, nell'ultimo sarebbe quel medesimo che era prima, quando vi fu posto. Hora con tutto ciò l'intention nostra è di volere accompagnare questi due, e far un liquore, over una quinta essentia, composta d'amendue, laquale di quinta virtù ella esser possa, ogni persona facilmente lo potrà giudicare, atteso che l'uno sia di grande, e l'altro di grandissima sostanza: acciò dunque quello che è stato tant'anni occulto dal mio precettore, hor sia palese.

Come si mescola l'acqua vite col zucchero.Pigliate una libra di zucchero fino, e posto minutamente, mettetelo in un vaso di vetro nel quale poscia v'aggiongerete tant'acqua commune, che avanzi detto zucchero un dito, e [p. 5 modifica] dimenatelo alcune volte, acciò si dissolva detto zucchero, e si converta in acqua, et quanto manco acqua commune sarà in detto zucchero, tanto sarà migliore a fare questo nostro preciosissimo, et soavissimo liquore. Torrete poi tre oncie di questa acqua zuccherata, e posta, che l'haverete in un'ampolla di vetro, aggiongetevi un uncia, o due, over tre d'acqua vite, che sia perfetta, fatta di buon vino. Et questo peso dell'acqua vite sarà piu o meno secondo il gusto del patiente, et secondo ch'egli ne haverà di bisogno. In ultimo poi doppo l'havervi messo l'acqua vite, vi aggiongerete mezza dramma over una al più d'acqua di rose, perche gli darà un'odore cosi grato, et si soave, che gustando alcun patiente detto liquore, non potrà giudicare che odore sia quello, per la soavità sua, egli parerà di quasi morto, esser resuscitato. Et similmente il convalescente pigliare alquanto del detto Le virtù del detto liquore. liquore, cioè una sorbata, over due la mattina a digiuno, et se sarà molto debile, ne potrà pigliare ogn'hora un poco, perchè gli farà tutti gli effetti, che detto habbimo, e molt'altri appresso, percioche giova grandemente alle oppilationi del fegato, e delle reni, alla durezza della melza. al dolor et ventosità del corpo alla debilità di stomaco, et del capo, et di tutti gli altri membri, et il possono usar le donne che sono gravide.

Opera anco miracolosamente questo nostro liquore nelli vecchi, i quali veramente si possono [p. 6 modifica] paragonare con gli convalescenti, et usandola di continuo la mattina a Vicini alla morte come si possono rihavere.digiuno, et alcune volte il giorno. Et se per sorte i vecchi fossero vicini alla morte, sappiate che non si possono cibare di cosa piu subita, e che sia di maggior nutrimento, che con questa nostra quinta essentia di zucchero fatta, cioè con tre oncie di acqua vita, et tre oncie di acqua zucherata. Ma se li giovani quando haveranno nelle sue infermità febri ardentissime, e la lingua arsa, et sete grande, et il polso debole, se gli darà composta con tre oncie di detta acqua zuccherata, et con un oncia di acqua vita, et con una dramma di acqua di rose. Et questo si è provato più volte in persone abbandonate da nostri medici li quali per virtù di questo miracoloso liquore si sono rihavuti, e poscia risanati. Et in questo L'acqua col zucchero rinfresca. peso, l'abbiamo provato in noi medesimi nelli giorni canicolari, quando sono quelli estremi, et fastidiosi caldi che pigliandone la mattina un oncia di detta compositione, tutto il giorno stavamo più freschi, e piu gagliardi, et patevano manco sete che gli altri giorni. Et nell'istesso mezzo giorno anco ne pigliavano alquanto, delche ne sentivamo ricevere grandissimo vigore, e rinfrescamento, per il che consideramo il simile haver a fa nelli poveri deboli, afflitti, et assetiti patienti i quali per la gran calidità, et fuoco interno, di continuo abbrusciano.

Questa nostra compositione col zucchero fu confermata con l'auttorità di Galeno: di [p. 7 modifica]

Avicenna, e di Paolo Egineta, e di molti altri medici antichi, e moderni e, parimente con le ragioni da lor allegate Galeno Avicenna Paolo Egineta. essendo che dichino che il zucchero rinfreschi sia di sottili parti, e che dar si possa con tutte quelle cose che giovano alla febre, sia anche molto gioveuole nella siccità, et asprezza della lingua nelle febri acute, et ardentissime. Et ancor che dir si possa, che l'acqua vita, sia calidissima, nondimeno ella è di grandissima sostanza vivifica i spiriti, scaccia i maligni vapori d'intorno al cuore, e dove la natura prima s'era arresa, e persa, e raffreddata, l'aiuta a pigliar forza e vigore per combattere contra il male. Et di più dett'acqua vita porta la virtù di detto zucchero dissoluto in un Virtù penetrativa del zucchero con l'acquavita. istante per tutto il corpo, e con esso da aiuto che nutrischi, humetti, e rinfreschi tutte le parti che n'hanno di bisogno, e ella come padrona, facendosi largo, corre in un istante, e da vita, e conforta tutti i membri principali, e più deboli.

Onde viene il patiente a risentirsi, et ingagliardirsi, e la natura

già quasi morta, et abbandonata

con tal aiuto prendendo

vigore, supera il male,

et in pochi giorni

risorge in

piedi,

et acquista la sua buona,

et pristina

savità.

[p. 8 modifica] Liquore semplice overo quinta essentia di rosmarino in forma alquanto soda, conosciuto d ogn'huomo, e nessuno sà quel che sia, et è molto giovevole alla peste, et a quegli che patiscono della memoria, e di catarro; percioche giova al capo, allo stomaco, al petto, et a tutti i membri interni; et esterni, et guarisce ogni sorte d'infermità, come ad una per una intenderete, et il simil fa la sua acqua.       Cap.  II.


Virtù del rosmarino, et della mostra quinta essentia.
Q
Uesto è uno olio, over liquore cavato dal rosmarino, il quale opera mirabilmente, e fa cose maravigliose in ogni genere d'infermità, e massime nella peste, pigliandolo si in acqua, come in liquore, percioche con l'odore et qualità sua, spargendosi in subito per tutto'l corpo, discaccia i vapori putridi e nocivi, e custodisce il cuore d'ogni infetto vapore; percioche dall'inspiratione dell'aria corrotta, e mal affetto, il più sovente s'incorre nella pestilenza. Et questa nostra quinta essentia non solamente giova alla peste (come già detto habbiamo) ma ancor giova in qual si voglia tempo a conservar la sanità. Et se l'assagiarete spesse volte il giorno, vi Virtù del rosmarino,aumentarà il calor naturale, et al corpo darà buon nutrimento, percioche in un istante spargendosi per tutt'il corpo, aiuta perfettamente la digestione. Recrea parimente, e conforta questa nostra [p. 9 modifica]
quinta essentia i stomachi fiacchi, risoluti, e deboli, et della quinta essentia incita l'appetito, ferma il vomito purga il cervello, acuisce la memoria, induce il sonno, fa l'huomo diligente, rimove ogni tristezza, allegra il cuore, vivifica i spiriti, tempera lacrimonia della bile, discaccia la ventofità delcorpo, apre l'oppilatione, aiuta la concettione, move l'orina, provoca il sudore, e fa la via mandar fuori tutti gli escrementi: Da forza et ingagliardisce lo stomaco, il fegato, la melza, i nervi e tutti i membri interni et esterni, fa buon colore, retifica e purga il sangue, ristora i corpi secchi, e ingrassa i convalescenti, e finalmente all'huomo nutrimento medicamento, e credo veramente che nel universo trovar non si possa cosa che tanta virtù habbia, essendo che col odore solamente rallegri il cuore, ristori le forze,et tutti gli humori renda buoni, e perfetti, et in ultimo pigliando detta quinta Quinta essentia con zucchero, e acquavite. essentia nella quale sia già dissoluto un poco di zucchero, e mescalandola con alquanto d'acqua vite, e massime nell'inverno, over in corpi grassi e humidi, non vi sia cosa al mondo ch'avanzar la poscia, e non vi essendo acquavite, meschiesi con altre tanto vino buono, et odorato, et non vi essendo la nostra quinta Quinta essentia con il vino. essentia piglisi del vino, nel quale sia posto del rosmarino, e perciò (avanti fosse trovata questa nostra quinta essentia (fu da Arnaldo di villa nuova composto il vino Vino di rosmarino, da Arnaldo. di rosmarino, quale da lui è tanto lodato, e per piu lodarlo, dice ch'essendo Anazare in '' [p. 10 modifica]

mia, cercò con grande instanza, e con grandissimi prieghi da un medico Saracino ben vecchio le virtù del rosmarino, le quali dice che teneva per cosa molto secreta appresso di se, e che a persona alcuna non le voleva rivelare, nè meno nell'ultimo glie le volse insegnare. Et acciò noi che siamo Christiani, facciamo al contrario di Saracini appaleseremo, e daremo in luce insieme con gl'altri, questi nostri due maravigliosi segreti, si dell'acqua come dell'oglio: ma per esser il vino liquore senza il quale non si può attendere a gli altri liquori, e per esser già scritto dal detto Arnaldo, facendolo però in maggior brevità, et anche di maggior efficacia, gli daremo principio, conciosia che alle cose già ritrovata sia gran facilità l'aggiongervi qualche miglioramento.

Vino di rosmarino come si fa col mosto. Pigliate dunque mosto buono, over di quella lagrima che cola avanti si pesti l'uva, e posto che sarà in un vaso, subito vi metterete la decima parte di cime, e foglie di rosmarino, e secondo l'usanza degli altri vinti il coprirete con una scudella forata, acciò bolla, e s'incorpori bene la virtù del rosmarino con detto mosto. Et se per sorte volete far bollire un poco di mosto col rosmarino, nel vaso di vetro dove si ha a fare la nostra quinta essentia, et cavarne la sua quinta essentia, fatelo, et serbate quel che stila, e poscia si metta nel vaso del mosto, quando ch'egli haverà bollito nel suo vaso con l'altro suo rosmarino: percioche aggiongendovi in ultimo questa poca quinta essentia [p. 11 modifica]DI MEDICINA. II cosi artificiata, darà maggior odore a detto mosto, è di questo vino poi potranno usare di continouo quelli che sono grassi, over humidi, si per conservarsi la sanità, come anco per guarirsi da i mali che già narrato habbiamo, et altri che hora narraremo. E non havendo il povero comodità di far tanta spesa, pigli un fiasco pieno di vino, nel quale metta il giorno avanti uno, over due pugni di foglie di rosmarino, e poscia il giorno seguente il beva: et havendo egli della quinta essentia, ve ne metta dentro un poco senza mettervi altro, che subito vi renderà l’odore per fetto, con al virtù del rosmarino. Havendo hora già conposto il vino, ragionevole cosa è, che mediante la sua virtù, riveliamo il modo di fare la quinta essentia del rosmarino: e per farla ordinatamente, pigliate una boccia grande di vetro, la quale sia ben lutata dal mezzo in giù, ppi mettetivi tanto romarino sfogliato, quanto ch’ella sia mezza piena, quale poscia metterete sopra il fornello chiamato, filosofico. Ciò fatto aggiongetivi altretanta acqua comune, che arrivi, e non sopravanzi detto rosmarino, e posto che have rete il suo cappello, e recipiente, chiudete le gion ture di detti veri con un foglio di carta stracci piegato in più doppii, che venga alla larghezza di tre dita, e poscia bagnato in acqua, l'involgerete intorno a dette gionture sopra ligandolo d’in torno con un filo grosso assai strettamente. Dipoi, dategli fuoco di carboni, lento in principio e cosi

Vino di rosmarino fatto in un subito.


Quinta essentia di rosmarino come si fa. [p. 12 modifica]2 SECRETI e cosi accrescendoo fatelo bollire pian piano, et ivi nel recipiente vedrete passar i spiriti del rosmarino in vapore, convertendosi subito acqua, col suo oglio. Et quando vi parerà habbi goc- ciato a bastanza, levando detta carta sciuga, dalla giontura del recipiente, cavate il recipiente dal becco del capello, e cogliete in bicchierino alcune goccie dell’acqua che stilla, assagiandola sentirete s’ha anche sapor acuto di rosmarino, il che havendo, rimettete detto recipiente senza rivoltarvi la carta, perche già sono passati i spiriti del rosmarino, cioè quelli ch’erano necessarij a ritenersi che non svaporassero. E quando vederete l’acqua che stilla comincia a esser insipida, levate il recipiente affatto, et ancora la bocca di sopra al fornello, overamente, lasciatela raffreddare, levando però i carboni accesi di sotto. Pigliate dunque alquanto di quest'acqua del recipiente, et versatela in un scodellino di vetro, et ivi in dett'acqua mettete tanta gomma draganti pesta, che essendo ella disfatta venghi in forma di gelatina, cioè che non sia dura ne molle, mescolandola e rimenandola piu volte al giorno con una spatolina di legno, acciò si dissolva a fatto detta gomma, e s'incorpori meglio con detto oglio di rosmarino, il quale sta di continuo sopra all'acqua. Et se vedrete che detto liquore sia troppo molle, aggiongetevi un poco più gomma draganti, ma ch’ella sia sottilissima in quest'ultimo; e s'egli


Liquore di rosmarino come si compone. [p. 13 modifica]

DI MEDICINA. 13

e s'egli sarà troppo duro rimettevi un poco piu acqua, over olio di rosmarino acciò sia piu acuto, e gagliardo, rimescolandolo sempre di nuovo, per insin che la gomma sia perfettamente dissoluta, e si faccia tutta in un corpo unito, il quale mettendosi poscia in bocca, subito si strugge, e si sente un sapore, et odore di rosmarino cosi grato, e cosi suave, che in un subito conforta tutti i sensi e spiriti del corpo, e con tutto ciò non è conosciuto da persona alcuna che liquor si sia, credendosi ogn'uno esser qualche liquor peregrino, e novamente venuto dell'India, il che più volte ho fatto credere a molte persone d'importanza, et a medici valent'huomini versati anco nelle continoue distillationi. Serbate in ultimo detto liquore in una ampolla di vetro c'habbia piramide, e ben turata con cera, et parimente l'altr'acqua in vetro minore, turisi che, non spiri. Il simil si può far della canella, de'garofani delle noci moscate, de gli anisi, et di tutt'altre simili et odorate cose.

Et havendo quantità di detta acqua, e volendone subito separar l'olio: Togliete un imbottatoio di vetro convenientemente grande, al quale per la parte di dentro vi metterete uno di quei rami sottili di rosmarino con un poco di bombace in punta, acciò; turi il buco di detto imbottatoio: turato, ch'egli sarà, impitelo d’acqua di rosmarino, e posata vedrete l'olio nuotarvi sopra. Sturate poscia detto buco, alzando però detto bastoncel


lo,
L'olio di rosmarino dala sua acqua come si separa. [p. 14 modifica]
14 S E C R E T I

lo, e per buco di sotto uscirà fuora l'acqua, e quando vedrete s'accosta lo olio al fine, turate di nuovo detto buco, e pigliando un'altro vaso raccogliete detto oglio, nel quale lo lasciarete colare, riturando poscia e riscia quando detto imbottoio con la gia passata acqua, acciò vi si attochi lo oglio che ivi fosse rimasto, la quale essendo similmente uscita per di sotto, per quinta essentia in acqua serbarete, et l'oglio, per far il nostro incognito liquore.

Il peso e modo di questo liquore si è pigliarne la mattina a digiuno mezza dramma, mettendone poco per volta in bocca, e tenendola ivi, che da se si disfaccia, e da se vadi a basso, peroche dimorando in bocca alquanto di tempo, quei fumi cosi odorati ascendono, e confortando la memoria, e tutti i sensi, il simile si farà la sera andando a dormire, mettendovene in bocca quanto che un picciol ciece: e cosi facendo per alcuni giorni, vi sentirete rinovar tutta la vita, dal capo per insino a i piedi, e guarir di qual si voglia sorte de infirmita, si come quì al presente, et ordinatamente intenderete.

Et avanti che veniamo alle sue miracolose virtù, sappiate che vi sono tre spetie di rosmarino, delle quali secondo che Galeno, una è sterile che non produce nè semi, nè fiori, et nasce in luoghi aspri, e sassosi: e le altre due menano frutto; quale è chiamato cachris, e tutte tre dice esser di una medema facultà.


E no-
Liquore in che quantità si deve pigliare, e la sua acqua. Liquore di rosmarino quando si deve pigliare et similmente la sua acqua. Rosmarino di tre specie. Galeno nel 7 della facultà de i semplici, e Paulo Egineta lib.7. [p. 15 modifica]

DI MEDICINA. 15

E nominato il rosmarino appresso di Rasis corona di montagna, et da alcuni è chiamata herba salutare, et da alcuni altri, arbore di Maria, over arboscello di santa Maria, et da altri incenso, di campagna, percioche la sua radice rende odore di incenso; ma propriamente è detto rosmarino, quasi marinus ros, percioche cresce in luoghi appreso il mare, detto è anche coronario, peroche di una specie di osso per esser lungo è sottile, se ne sogliono far ghirlande. E sappiate che per insino la presente in Ispagna, et in Francia, et in altri paesi ne nasce gran quantità in luoghi cioè salvatichi, e non coltivati, e nel paese di Narbona ve ne è tanta abondanza, che tutti gli habitatori non abrusciano altra legna. Ma in Italia non si vede se non per le aie, et piazze de gli horti, quali sono chiuse con siepi di rosmarino, et anche in molt'altri luoghi fuor d’Italia. La facultà di questo tre specie, e calda, e secca, ma in che grado ella si sia, non è ancor determinato dagli authori, se non che Ahen Mesuai dice esser calda, e secca in terzo grado; et haver virtù di confortare per il suo buono odore, e di dissolvere, et aprire per la sua calidità, e di astergere, e mondificare, e consumare per la sua siccità. Et Paolo dice anco haver facultà di molificare.

Il fiore che produce quest'herba è detto anthos, quale insieme con la foglia convengono molto nelle medicine; ma de' fiori solamente si suol fare


elet-

Serapione nel capo proprio.

Serapione, et Dioscoride lib. 3.c.73.


Galeno in piu luoghi. Ahen Mesuai. Gal. 7. della facoltà de i simplici. Rasis Aetio nel sermone I. Egineta lib 7. Arnaldo nel lib. de vini. [p. 16 modifica]Theofrasto li. 9. cap.112. Ahen Mesuai. Serapione, Dioscoride, lib. 3.c. 72.

16 SECRETI

elettuario chiamato dianthos, e conciosia che si trovi scritto anthos over rosmarino, nondimeno si deve pigliare sempre il fiore insieme con la foglia, i quali se ben secchi, serbano la lor virtù per un'anno. Et l'olio composto col suo seme, provoca il sudore untandosi. Ma l'olio nostro è un olio molto piu calido che quello artificiato da gli antichi, et e olio che per esser aparo del balsamo, e gran segreto, et volendolo cavara alquanto piu da detta herba, convien coglierla nel tempo del mietere, percioche in quel tempo abonda molto più di dett'olio, atteso che per la calidità dell'aere la parte acquea o aerea si risolve, e la parte ignea ancor che ella sia sottile, penetrativa, e di gran virtù, nondimeno per esser ella oleaginosa, non è bastante la calidità del tempo a risolverla, se non con l'ingegno e fuoco nostro arteficiale. L'herba adonque parimente con la sua acqua oglio giova (come già detto habbiamo) ad una infinità di mali, percioche le virtù sue sono senza numero; et acciò che ordinatamente lo scorriamo faremo principio dal capo.


A i mali del capo.

Giova grandemente questa miracolosa herba over in acqua, over in oglio a catarri, et a mali causati nel capo da fredda cagione, all'epilesia, cioè mal caduco. Mettesi similmente con gran giovamento nelle lavande di capo, percioche disecca e riscalda molto, e lavandosi con detta dicotione conforta


il
[p. 17 modifica]DI MEDICINA. 17

il cervello, rafferma i capelli, egli fa crescere, et moltiplicare. Si fa parimente bollir detto rosmarino in vino, et che il patiente riceva detto fumo co'l capo, sopraponendovi un panno, acciò lo ritenga, il qual gioverà alla sua frigidità et debolezza: et il medesimo si può far alle volte profumandosi il capo con detta herba secca, colta poi cosi l'herba come il seme, nel mese di Luglio, overo d'Agosto, acciò habbia maggior odore.

Alli nervi.

E se si darà a bere di detta decottione, overo del vino, nel quale sia posto di detto rosmarino, overo della sua quinta essentia, gioverà infinitamente a quelli che tremano, et hanno i nervi rilassati, et alla paralisia. percioche conforta i nervi indeboliti, e gli ratifica, et untandosi co'l suo oglio da noi cavato un membro paralitico, per la sua gran calidità lo riscalda, gli da vita, e lo sana: et il medesimo fa nello spasimo, overo mettendovi sopra di detta herba trita.

A gli occhi.

Suol fiorire il rosmarino due volte l'anno, la primavera, et l'autunno, et se io questi tempi, quando egli è in fiore, alcuno vorrà mangiare i fiori insieme con le foglie vicine con pane, et un poco di sale, non è dubbio alcuno che gli ratificherà tanto il capo, e gli occhi, che a guisa d'aquila vedrà ogni parte lontana, e se metterete nello occhio del oglio, mitigherà ogni dolore, e spargerà le cataratte, leverà l'unghielle, e le albugini, B overo

Arnaldo nel libro dei vini.

Auttore.

Mattiolo nel capo del rosmarino Arnaldo. Mattiolo Paolo Egineta l.7 [p. 18 modifica]18 SECRETI overo fiocchi, et macule delle cicatrici fatte da maraviglioni, et gioverà alle negolette, caligni, et altri impedimenti che offuscano il vedere, et in ultimo confortando la vista, risolverà ogni catarro freddo, et lagrima che destillasse da gl'occhi; et non potendo hauere di detto oglio, metteretevi del sugo della radice, overo della detta herba, il quale similmente unto insieme con mele acuisce il vedere. Dice anco Galeno, che abbrusciato il rosmarino, meschiato diligentemente con mele perfetto, con grande efficacia leva, et netta qual si voglia macchia bianca dall'occhio, et la radice è utile alle argeme, et agli occhi cacolosi: a e poscia per meglio fare, lavisi il capo con la sua acqua, et asciutto mettavi sopra della sua polvere, e Dioscoride comanda, che per li flussi che calano a gli occhi, s'impiastri in su'l capo,con questo però, che se ne levi via il terzo giorno.

All'orecchi.

Il sugo dell'istesso rosmarino vale al dolore, et alle ulcere, che menano marcia, et alli vermi delli orecchi, e l'acquavita over ardente composta con detto rosmarino, e postone in l'orechio più volte, tre o quattro goccie, insieme con un poco di bonbace intinta in dett'acqua, sana ogni suffilo dell'orecchi, e similmente ogni sordità causata da humor freddo, e l'herba verde trita, et impiastrata, fa maturar i tumori che vengon dopò gl'orec chi

Aetio nel ser. A ben Mesuai. Dioscoride lib.3 c. 72. Nel 7. della facoltà de Semplici. Marcello nel li. de i medicamenti: ca. 8 Theofr. l.9.c.12. a Serap. nel li.3. cap. 82.

Diosco. l. c. 72 Theofr. lib. 9. c. 12. L'Auttore. Dioscorid. li. 3. cap. 72 [p. 19 modifica]DI MEDICINA- 19 chi chiamati parotide, e matura anco le scrofole, et le posteme, che malagevolmente si maturano.

Al naso.

Parimente questo sugo tirato per il naso ferma il catarro, sana l'ulcere, leva ogni fetore, et ogni altro male che ivi dentro venisse, e se più gagliardo il volete, meschiate con detto sugo un poco di acquavita. Guarisce similmente il polipo overo quella oarne che dentro vi è cresciuta, soffiando dentro con un cannello della polvere del rosmarino, colta come già è detto nel tempo del mietere, percioche in questi tempi masticandosi detta herba, si sente che morde la lingua, et ha l'odore di ragia di pino, per il che ha maggior virtù, non mettendo anco in oblio il lavarsi spesso il capo con la sua acqua.

Alla bocca.

Il rosmarino masticato rende il fiato buono, et odorifero, et toglie ogni fetore di bocca, giova alla bocca torta, et alla paralisia nella lingua, che gli impedisca il parlare. Dissecca l'ulcere della bocca, ancora che elle siano maligne, meschiando il suo sugo, over la sua acqua con acqua di mortella, e quando vì lavate il capo, fate sia sempre la liscia composta co'l rosmarino, overo con la sua acqua.

Alli denti, et alle gengive.

Bollito il rosmarino in aceto, overo in vino brusco, et lavatosi la bocca cosi caldo, ferma il flusso delli denti, et delle gengive, levagli il do- B 2 lore:


L'Auttore.

Arnald. nel lib. de i vini.

Mattiolo. [p. 20 modifica]20 SECRETI

lore: e le foglie abbrusciate,e fregate per li denti che si moveno; e sono guasti, li purga, e li rafferma. E se con la sua dacottione, overo acqua, vi lavarete la bocca, levarà dalli denti ogni stupore, e sanerà ogai putrefattione, et essulceratione nelle gengive, risolvendo in esse ogni tumore, e discacciando ogni infiammatione, se ben fusse sopravenuta da profumi fatti per il mal francese

All'asprezza delle fauci, et alla canna del pulmone.

Parimente il rosmarino bollito in vino, overo in aceto, overo posto in infusione, e gargarizatosi, giova molto al catarro che stilla nella canna e nella gola con grande abbondanza di humori et alle infiammationi, et ulcere del gorgozzule, e quando casca, e pende giù l'ugola. Lenisce grandemente l'asprezza delle fauci, et della canna del pulmone, se dalla nostra quinta essentia meschiata con zuccaro, se ne pigli in bocca spesse volte, e si mandi giù pianamente.

Al petto, e pulmone.

Il seme bevuto vale a vecchi difetti del petto: e giova maravigliosamente alli thisici, et ettici, et massime se gli sarà dato co'l latte. Guarisce detta herba ogni catarro che descende al petto, et ogni asprezza di esso, et la tosse, e l'asma, e lo sputo della marcia, et gli empici, e quelli, che spirano, et parimente la nostra quinta essentia chiarifica la voce, guarisce anco questi, et ogni altra sorte di mali che al petto sopravenissero, mas-

Arnaldo.

Rafaele Volaterano.

Auttore.

Dioscoride al lib. 3. c. 72. Arnaldo nel libro dei vini. Auttore. [p. 21 modifica]DI MEDICINA. 21

massime se con zuccharo ella sarà presa, et alle volte con detta acqua lavatosi il capo.

Al cuore.

Conforta parimente la sostanza, et i spiriti del cuore, et li fa rallegrare, e però dice Arnaldo che fa ringiovenire. Giova similmente alle sincopi, overo mancamento di cuore, al suo tremore, overo battimento, allo stupore, et dolore, si del cuore, come delle parti vicine: et a tutto questo non vi è cosa che passi la nostra quinta essentia, o in acqua, overo fatta in oglio in forma di liquore.

Alle mammelle.

A generare latte copioso nelle donne, vale il rosmarino pigliato per bocca in qual si voglia modo; percioche ratificando il sangue, e confortando la virtù digestiva, è di necessità generi latte: il simile faranno le cime de capi tenere intinte in farina, et acqua, e fatte in frittelle, cotte poscia in oglio dolce, e mangiate.

Allo stomaco.

E che diremo dello stomaco? poi che a discacciare la frigidità, et humidità, et a confortare la sua virtù digestiva, non si ritrova cosa al mondo più eccellente? et preso in qual si voglia modo, incita l'appetito, fa digerire, diverte i catarri smorza la sete, ferma il vomito, prohibisce il singhiozzo, et i rutti acetosi, discaccia et risolve la ventosità, e finalmente vale alle oppilationi, et il sangue congelato nel stomaco, e guarisce ogni B 3 dolore

Arnaldo. Auttore.

Theophrasto lib. 9. c. 12. Arnaldo ne i vini.

Auttore. [p. 22 modifica]22 S E C R E T I

dolore da qual si voglia causa ivi causato. Dice Marcello, il quale scrisse prima di Galeno, che il rosmarino pesto, overo il suo sugo mescolato con un poco di mele, et bevuto, giova molto alla doglia di ventre, e dello stomaco.

Al fegato.

Ha virtù dett'hèrba di riscaldare, e levare il dolor del fegato, et di risolvere la hidropisia, se egli con vino sarà bevuto, over in qual si voglia altro modo preso: percioche assotiglia gli humori, apre l'oppilationi, et con la sua astringenza poscia conforta tutti i membri. Sana parimenti il trabucco di fiele, overo iteritia, bevendo la decottion fatta nell'acqua, avanti che si faccia essercitio, si lavi, e beva del vino. Et Diocle cava sangue a quelli che patiscono di fegato, et il purga con l'elleboro negro, et poi gli dà il rosmarino con l'acqua melata. Giova ancora molto alli hidropici untandosi il corpo con detto oglio, et massime co'l nostro.

Alla milza.

Il simile fa alle oppilationi, alla durezza, et alla frigidità della milza: percioche questa herba, in qual si voglia maniera presa, consuma la melancolia, e ciò facendo, apre l'oppilationi, molifica la durezza, et riscalda quel che è raffredato; e finalmente con la sua virtù conforta tutti i membri interni: et però dice Galeno, che le spetie tutte del rosmarino hanno facoltà di molificare, di astergere, e d'incidere.

Al-

Nel lib. de medicamenti cap. 20. Et Plin. lib. 12. c. 12. Gal. nel li. 7. della facoltà de semplici. Dioscoride lib. 3. c. 72. et 73. et Theofr. li. 9. c. 12 Serapione capo proprio et Aureliano sic cense. li. 2. c. 4. Serapione. Rasis, et Serapione.

Nel 7. della facoltà. [p. 23 modifica]DI MEDICINA. 23

Alle budella.

Medica il rosmarino i dolori colici, e delle budella, e se esso, over la sua radice sarà bevuta con vino, non solamente cura ogni dolore di corpo, da frigidità, et ventosìtà causato, ma ancora giova al flusso disenterico, et ad ogni flusso di corpo universale, ancor che antico. Il che parimente fa, se egli sarà cotto in aceto, et con una spunga ammallata di detta becettione calda, sia posta sopra il ventre, et in essa similmente i piedi siano lavati.

Al sedere.

L'herba communemente di tutte tre le spetie trita, et impiastrata ristagna l'hemorroidi, mitiga l'infiammationi del sedere, et le sue posteme: il simile, et più farà se una pezza bagnata nella nostra quinta essentia, vi sarà posta sopra, e se il budello uscisse, polverizatevi sopra detta herba, con ugual portione di galla trita, e subito alla terza volta si fermarà.

Alle reni.

Conforta parimente le reni, et apre le oppilationi di esse sottigliando gli humori grossi, et viscosi, et cosi facendo, viene a cacciar fuora le pietre, et le renelle, et in ultimo, se ci sono le ulcere, le salda.

Alla vesica.

Dice Rasis, che la corona di montagna, cioè il rosmarino, riscalda, assottiglia, et risolve da ventosità, et provoca l'orina. Et il simile, se- condo B 4

Dioscoride lib. 3. c. 71. Rasis.

Mattiolo nel libro de i medicamenti, c. 20.

Dioscoride lib. 3. c. 72. Auttor.

Auttor.

Rasis. Arnal. [p. 24 modifica]24 SECRETI

condo Dioscoride, fanno le sue radice polverizate, e bevute con vino. Ma veramente tutta l'herba con il suo seme hanno le medesime virtù. Giova parimente alle angoscie, et dolori della vescica, e quando ella per debilità destilla, et non può ritener l'orina.

Alle parti vergognose.

La quinta essentia nostra da per se, over composta co'l zucchero, bevuta a digiuno, guarisce la gonorrhea, et con la sua decottione, overo acqua, saranno lavate le ulcere nelle parti vergognose, le guarisce, cosi nelli huomini, come nelle donne.

Alla matrice.

Giova maravigliosamente a tutte le donne, che sono humide, e grasse, e bevendo ancor la sua decottione, overo la sua quinta essentia, le ratifica, e netta la matrice, et aiuta la concettione, et gli provoca il mestro, il parto, le secondine, et le purgationi doppo il parto. Giova anco a i dolori, e ventosità, et alle ulcere della matrice, et in ultimo ritiene i menstrui bianchi, e rossi, bevuta con vino negro austero.

Alle membra estreme.

Vale il rosmarino alli rotti, et alli spasimati, et impianstrato con farina de l'oglio, et aceto conferisce alle podagre, e se alcuno havesse i piedi deboli per lungo viaggio, o per altra causa, et anco se gli dolessero, e fussero gonfie le cosse, le gambe, i piedi, si per i dolor della podagra, come per

Dioscoride l. 3. cap. 72 Theofr. l. 9. c. 12.

Auttore.

Arnal. Dioscoride. Serapione. Rasis.

Theofr. l. 9. c. 12. Dioscoride li. 3. c. 72.

Arnal. [p. 25 modifica]DI MEDICINA. 25

per flussione di humori, facciansi bollire le radice, overo la sua herba in aceto, et lavasi i piedi.

Alle febri.

S'alcuno già indebolito per lunga infermità, continuerà mangiare il pane brustolato intinto nel suo vino, gli ritornerà l'appetito, e gli conforterà lo stomaco, et ogni membro indebolito, et continuato anco il suo vino temperato con la sua acqua, ratifica i tisici,e guarisce gli etici, et è cosa provata, e secreta. Vale ancor alla febre cotidiana, e quartana, et alle febri antiche.

Alle posteme.

Il rosmarino communemente di tutte le spetie trito, et impiastrato, matura le scrofole, e le posteme fredde, che malagevolmente si maturano, e cotto nell'oglio, risolve gagliardamente, et perciò con esso si unta ogni dolore, e chi piglierà il vapore della sua decottione sotto un paviglione, overo infonderà della sua quinta essentia sopra una pietra infocata, e riceverà nel medemo modo detto fumo, e massime nell'estate il farà sudare, et gli leverà i dolori causati da qual si voglia causa, et ancor dal mal francese, et il pane ancor con detta herba masticato, over la herba poi pista, e mescolata con farina di l'oglio, e aceto, impiastrata, guarisce le infiagioni, et il sangue stravenato sotto la pelle dalle percosse.

Alle ferite.

Similmente masticato con il pane, overo senza posto sopra le ferite, le sana; e parimente buttan-

Arnal. nel medesimo luogo. Arnal.

Auttore.

Dioscoride l. 3. cap. 72

Aetio tomo 3 ser. 2. c. 18. Auttore.

Serapione.

Auttore. Mattiolo. [p. 26 modifica]26 SECRETI

tandovi sopra la sua polvere, ma prima debbi anco esser uscite, overo voite in qual si voglia altro modo.

Alle piaghe.

Dice Arnaldo, che più volte ha visto, e sperimentato, che lavando spesse volte i cancari, cancrene, fistole con l'acquità, nella quale sia stato posto il rosmarino, haverle diseccate, e guarite, le quali per altre vie non si havevan possuto già mai sanare. Et le radici secche ridotte in polvere, et incorporate con mele, mondificano le ulcere. Ma chi patirà di canchero, overo il ulcere maligne, dopò che prima s'havrà ben purgato il corpo, beva ogni giorno di detta quinta effentia, e sopra il male mettivi due, o tre volte il giorno una buona pezza bagnata in detta quinta essentia, e veramente si saneranno. Fassi similmente un' unguento con cera, et oglio, incorporandovi poscia insieme polvere di rosmarino, il quale dopò mondificate le ulcere, le incarna, et all'ultimo mettendo un poco più polvere in detto unguento, le salda.

Alle dislocationi delle gionture, et alle ossa rotte.

Passati che saranno i sette giorni, i quali erano il tempo della infiammatione nelle dislocationi, si come anco nelle rotture dell'ossa, amollerete le fascie in detta nostra quinta essentia, et cosi bagnate, et poscia premute, infasciate detto membro, ome si richiede secondo l'arte della chi-


Arnaldo nel medesimo luogo. Dioscoride lib. 3. c. 72. e Theophrasto lib 9 12 [p. 27 modifica]DI MEDICINA. 27

chirurgia, come c'insegna Hippocrate nel libro delle rotture dell'ossa; percioche ella conforta mirabilmente la parte rotta, et affetta, e fa generare il callo; et se per humidità di tutto il corpo crescesse egli troppo, et sopravanzasse parimente, per la sua siccità l'abbassa, dissecca, et rafferma.

A gli veleni.

Una delle eccellenti cose c'habbia in se il rosmarino, è che fa simil effetto, che la thèriaca contra il veleno, et i cibi velenosi, ed è parimente molto giovevole a preservarsi d'ogni veleno magnandolo, si come ancora pigliando della sua quinta essentia, et bevendosi ancor le radici con vino, vale contra il morso delle serpi, et tenendola in casa discaccia ogni animal velenoso, et il simile fa facendo profumi con detta herba.

Al decoro del corpo.

Lavandosi la faccia con la sua acqua, la rende bella, et splendida, leva le panne, et ogni sorte di macchie, et aggiongendovi un poco di aceto ben acuto, leva la vitiligine, over petine: et se con questo vi lavate il capo, rafferma i capelli, sana le ulcere, che menano, aumenta la memoria, gli prohibisce ogni flussione, et finalmente lo conforta, et lo riduce nel suo buono esser naturale.

A tutto il corpo.

La radice del rosmarino sterile, purga parte per di sotto, et parte per di sopra: imperoche quella

Diocoride lib. 3. c. 72. Arnld. ne i vini Diosc. li. 3. ca. 12.

Arnaldo.

Diosc. lib. 3. capit. 72.

Theophrasto l. 9. c. 12. [p. 28 modifica]

28 SECRETI

quella parte superiore verso il germine, fa vomitare, e la inferiore verso terra, muove per di sotto. Et se alcuno userà anco di mangiar le sue foglie co'l pane, gli conservarà il corpo da ogni infermità, e similmente alle volte potrà mangiare delle fritelle fatte con le cime del rosmarino, et acqua e farina, cotte nell'oglio, le quali medemamente gioveranno a tutto il corpo. Il Diantho, il quale fatto con li fiori, e foglie, e zuccaro, giova a tutte le predette cose, e principalmente da ogni mal contagioso, e pestilente, et a tutti gli affetti del cuore, et del petto, et a tutti i mali. Fannosi similmente unguenti con la polvere, over co'l sugo di dett'herba, e mettisi nelli medicamenti delle lassitudini, et nell'unguento gelucino. Giova ancor a tutti i mali causati da humor freddo, fortifica tutti i membri, et li conforta per sua ciccità, et odore, con il quale anco si dilatano i spiriti, con la sua virtù astringente si congregano, et uniscono; consuma la flemma, o la melancolia; per il che si viene a confortare la virtù naturale, vitale, et animale. Si può anco dare detto rosmarino co'l pane,over in insalata, overo in saporetti, o veramente si beva la sua decottione, o il suo sugo, overo la herba posta infusione nel vino, o il vino bevuto con la sua polvere, overo assaggi speffe volte la nostra quinta essentia in acqua, overo in liquore. Il bagno poi di vapore fatto di detto rosmarino, è bagno di vita; peroche discaccia la vecchiezza; e continuandolo poscia


fa

Auttore.

Mattiolo.

Dioscoride lib. 3. c. 73.

Arnaldo,

Auttore.

Arnaldo ne i vini. [p. 29 modifica]

DI MEDICINA. 29

fa rinovar la gioventù come all'Aquila: et questo è un gran secreto, come dice Arnaldo, e Dioscoride dice che giova a tutto il corpo, conservando la gioventù, e fortificando tutti i membri.


A diverse cose.

Posto il rosmarino tra i vestimenti non lascia entrar le tignuole, e posto anco nel vino, conserva il vino, et il vaso; e se il vaso fusse guasto, lo acconcia, e gli dà buono odore. I contadini parimente li mettono nel ventre de' lepori, de i conigli, et di ogni altro genere di morticiana, acciò per il buon odor ch'è in detta herba, si conservino, che non puzzino detti animali. Se ne fanno similmente insalate, e crispelle, salse, saporetti, e usasi tutte l'hore mettere quasi in ogni sorte di arrosto, e parimente nel pane, e di fusti poscia sottili, fannosi nettadenti, li quali son più eccellenti di tutti gli altri nell'odore et sapore, si come anco nelle altre sue


qualità, et in ultimo questi rami sottili

abruciati, et subito coperti con

nere, fannnosi carboncini,

molto commodi

per i pit-

tori

per disegnare, e pro-

filare le loro

prime fi-

gure.

Se-


Dioscoride.

Theophrasto lib. 9. c. 12. Arnldo ne i vini. Serapione, Rasis.

Auttore. [p. 30 modifica]30 S E C R E T I

Secreto bellissimo, et facilissimo sopra tutti gli altri che trovar si possino per guarire le scrofole, si nelli putti, come anco nelli huomini. Cap. III.


IMaginarsi l'huomo mai non potrebbe, che le radici del gladiolo, da Dioscoride sono chiamate xyfion, guarir potessero con la virtù loro attrattiva et solutiva, un male si crudele, indomito, et ribello, come le scrofole, altramente dette gavine, il quale ancor tanto peggiore, quanto che la sua radice, overo per dir meglio la sua cagione è generata, et posta nel capo del patiente, quale essendo pieno di humori freddi, et humidi, che di continuo stillano in quelle parti glandulose del collo, è di necessità per guarirlo non solamente evacuar quell'humore, il quale nel capo si contiene, ma ancora da tutto il corpo, acciò levi la causa, che di nuovo non si habbia a regenerare nell'istesso capo altro silmile humore, et per questa ragione et modo habbia a fortificarsi, et mantenersi nel suo buono essere naturale, acciò ancor non habbi occasione di stillare, overo mandare più humori in quelle parti glandulose, et già affette, il che non mandando è necessario poi quello, che già era in detto male raccolto, che dalla natura istessa a poco a poco si risolva, et in ultimo si riduchi al suo esser buono et natu-

Il male delle crofole venire dal capo. [p. 31 modifica]DI MEDICINA.

naturale, come già era per prima, avanti che egli fusse affetto. Essendo adunque tutto ciò cosa ragionevole, et importante a farsi in tal cura, a me pare, che la natura non ci habbia possuto dotare di maggior rimedio di questo nostro per noi ritrovato, atteso che subito preso per bocca, si sente il patiente calare, e tirare giù dal capo quell'humore, che causa detto male, e in modo tale, che in quel moto cosi subito, gli par quasi voler cadere, come se egli fusse imbriaco, e calando poi tal humore dal capo nello stomaco, gli comincia a venire quasi voglia di vomitare, e calato che gli è giù a fatto, tal volta vomita, overo stassi cosi altero per insino che natura comincia ad evacuare per le parti di basso, il che poi evacuando, subito gli fa cessare ogni alteratione, et si sente alleggerir il corpo, lo stomaco, et il capo insieme, di modo che gli par in tutto esser rinato. Volendo adunque guarire di tale infermità, conviene primieramente purgarsi, con medicamento che evacua l'humor che abonda, se' l putto fusse robusto, e sanguigno, non mi dispiacerebbe passando gli quattordeci anni, si cavasse sangue del braccio, e massime da quella banda dalla quale più é molestato nella gola, et essendo d'ambedue le bande, che si cavi da amendue le braccia: et se per sorte non fusse robusto, purghisi solamente, ma gli humori preparati che saranno, potrannosi evacuar con li nostri siroppi universali,

Segni, che seguon subito presa la detta radice.

Chi guarir vuole delle scrofole quello, che deve primieramente fare. [p. 32 modifica]32 S E C R E T I

sali, overo con le pilole di mirabil virtù, e riposatosi poscia un giorno, overo due doppo, secondo che la purgatione sarà stata gagliarda, comincierà con il nome d'Iddio a pigliare dette radici; delle quali bisogna in prima n'habbiate almeno, se egli è putto, una degina de libre, et se egli è huomo, almeno venti libre, et se ben sono secche poco importa, ma veramente fresche sono più gagliarde, et operano più presto, se ne piglia manco quntità. Glie ne darete adunque il primo giorno, essendo putto, cinque, overo sei radici di quelle più picciole: et se egli è huomo, glie ne darete dieci,overo dodici grossette, et se saranno verdi, fate le mangi co'l suo fusto, over gambo per insino a mezzo palmo, il qual stà attaccato alla radice, overo cipolletta, et è bianco e tenero, e della medesima virtù, e sapore, che è l'istessa radice. Gli darete ancora insieme quelle radicine picciole come ceci e lenti, che ivi stanno attaccate sotto, nettando prima l'una et l'altra delle sue spoglie, come si fa alle cipolle: et quel bianco di dentro simile ad una castagna monda, mangierà il patiente, masticandolo molto bene, et a poco a poco, acciò quei fumi della radice, tenendola in bocca lungamente, vadino, e salischino al capo più facilmente, il che subito e benissimo sente il detto patiente. Ciò fatto, per tre hore non pigli altro cibo, overo per insino che egli non ha cominciato da evacuare per di sotto. Alcuni sono che per la grande aaondanza della flem-

Quante radici si hanno a pigliare in tutto il male, e quante per volta.

Come si hanno a pigliare dette radici, e quante hore dopo si deve desinare. [p. 33 modifica] DI MEDICINA. 33

flemma che si raccoglie nello stomacho, de lì ad un'hora vomitano, e massimamente li putti, et tanto più presto ancor vomitano, quando che loro dopò pigliato il medicamento subito mangiano, il che non si deve fare, imperoche tra il medicamento, e la flemma tirata dal capo nello stomacho, et il cibo, la matura tra questi diversi moti, et sostanze, ella non può digerire. Ma havendo già evacuato per il vomito, overo per le parti inferiori, et sentendosi in tutto alleggerito il patiente subito potrà desinare. I cibi suoi saranno cose facili a digerire, come carne di vitello, pollastri, pollanche, et ogni altra sorte di uccelli, et ova fresche; il vino sia bianco, e ben temperato; non mangiando carne veruna di porco, nè herbe crude, nè agli, nè cipolle, ne cose di spetierie, nè cose che vaporino alla testa: nè meno dorma di giorno s'è possibile: e la sera ceni a buon hora, et leggiermente; et se il tempo è tempestoso stia in casa, se è chiaro e sereno, può uscire fuori ad alcuna sua facenda. Guardandosi parimente di caminare molto per il sole, et il simile la notte, et anco dal coito, et conservisi in tutto nelle sei cose non naturali, come detto habbiamo nel capitolo di far buona la memoria. Il secondo giorno se la evacuatione è stata poca, se gli darà maggior quantità di dette radici, e s'ella fusse stata gagliarda, et che havesse dato fastidio al patiente, siano in minor quantità: ma se vi pare che ella sia stata conveniente, e ch'egli Secreti Zapata. C sia

Accidenti, che sopravengono pigliata la radice.

Cibi e modo di vivere nel guarir le scrofole.

Avertimenti in dare, et continuare detta radice [p. 34 modifica]34 SECRETI

sia andato quattro, overo cinque volte, vi manterrete in quel medesimo modo, continuando cosi per trenta, over quaranta giorni, et se il male è vecchio, et il capo sia molto humido, bisogna alle volte arrivare alli cinquanta, e sessanta giorni, e se l'ammalato mentre che egli fa simili evacuationi si sentisse debole, et havesse un poco di febre, non però vi sbigottite, imperoche all'hora più si dissecca, et risolve l'humor freddo ritenuto nel capo. Ma per più sicurarvi, potrete tralasciare un giorno, et alcune volte due, et poi ritornare al medesimo modo già prima proportionato, et cosi facendo vedere quelle scrofole sane, over risoluersi, overo maturarsi, le quali maturate, subito l'aprirete, o con ferro, overo con il caustico, perche uscendo fuora quella marcia le altre, che ivi sono vicine, più presto si guarirano: et quelle che erano già rotte, dove primia buttavano acqua, et humor crudo, vedrete poi che butteranno marcia buona, e matura, et cosi le andarete medicando con le pezze bianche, et asciutte, lasciando da parte ogni sorte di unguento, e cosi conoscerete manifestamente quanto sia il vero quel detto universale, che levata la causa si toglie subito l’effetto. Quì intenderete anco in quanto errore siano quelli, che solo con impiastri, e con polvere corrosiva, et con unguenti mercuriali, e con altre cose simili vogliono tal male guarire, confidandosi in tutto la radice del mal esser ivi, dove è il pro- prio

Segni quando le scrofole guariscono.

Contra quelli, i quali con impiastri guarire vogliono le scrofole. [p. 35 modifica]DI MEDICINA. 35

prio male, e tutto quello che essi abbrusciano con li lor caustici, e medicamenti corrosivi, dicon esser le radici del male, le quali poscia da loro disradicate, le piaghe ritornano in quello essere di prima, et il più delle volte in peggior modo, per esser dal dolore continuamente quel luogo molestato. Questi tali veramente sono simili a quelli, che piovendo giù per un muro, si credono fermar l'acqua, solo con asciugar detta muraglia; non considerando, che bisogna ricoprire il tetto, acciò l'acqua non coli a basso, e di questi tali empirici ve ne sono infiniti, che havendo (come ad verbum ho cavato, et tradotto dalli scritti del mio precettore) ad alcuni signori Protomedici licentia di medicare, chi per dinari, chi per amicitia, et chi per altri rispetti, subito promettono con questi loro occulti secreti, guarire scrofole con impiastri, fermare il sngue con sparger sopra polveri e parole, guarir crepati solo con cerotti, rotti, et ogli: e guarir fistole, e cancheri, con impiastrare et untare di fuora, e cosi ingannando il mondo mostrano le lor maraviglie: et quel poi che è peggio, sono dall'istessi protomedici chiamati, e posti innanzi a guarir simili mali sono perche si, et perche gli stiano con la beretta in mano, dando loro ad ogni parola dell'eccellentia per il capo, lasciando a dietro tanti, et tanti valenti huomini, cosa veramente indegna, e piena di crudeltà. O Iddio che un povero infermo habbia a patire, per non voler il medico dirne, e mostrar- C 2 ne

Li Protomedici non deveriano dare licenza di medicar per denari.

Quanto farebbon di megliori l'infermi haver i medici, methodici, et non empirici. [p. 36 modifica]36 SECRETI

ne altri, che ne sappia più di lui, non per altro, che per esser egli tenuto quel solo: volesse Dio, che io dicesse la bugia. Hora per tornar al nostro proposito, non voglio negare che mentre il patiente piglia questo remedio, non fusse anco buono con alcuno medicamento di fuora (secondo si vedesse essere il bisogno) aiutare dette scrofole; ma questo, che ho detto, che si medichino con pezze asciutte, l'ho voluto dire per mostrar la forza di guarire questo male, esser più del medicamento interno, che nell'esterno, et parimente per mostrar, che se bene noi medicamo per secreti, esser in ultimo methodici, e tali, e si alieni dalli sopradetti, che non havran bisogno d'altra licenza a esser posti in essecutione, se non la nostra esperienza, accompagnata con il suo evidente effetto, dal qual poscia ne segue la ragione.

Modo et ordine di ricuperare, conservare, et accrescere la memoria per i Predicatori, et huomini studiosi a i quali assotiglia i sensi et acuisce l'intelletto, et giova infinitamente a capi freddi, e humidi, che hanno persa la memoria per abbondanza di tal humore, et a quelli anco che patiscono grandemente di catarro et debolezza di vista, et di stomacho. Cap. IIII.

I Rimedii che si vogliono usare per ricuperar la memoria, son hoggidì da molti biasimati, et io non credo babbiano altra ragione, se non che

I nostri secreti esser methodici, e non imperici. [p. 37 modifica]DI MEDICINA. 37

che quelli, che gli usano, o veramente non hanno di bisogno, over havendolo, gli adoperano troppo spesso, et troppo gagliardamente, volendo in un tratto ridurre la natura di uno estremo in un' altro, del che se ne sentono più presto male, che bene, overo alcuni altri quando gli adoperano, credo già per estrema vecchiaia habbino già perso affatto il cervello, onde questi tali non vedendo tal rimedio in pochi giorni, overo in poche hore miglioramento manifesto, et altri per haverlo visto troppo eccessivamente, subito lo biasimano, non considerando i rimedij essere come il vino, pane, et altri cibi, i quali pigliati proportionatamente, et a suoi tempi, sogliono giovare, et pigliati fuore del suo odore, nuocono infinitamente, acciò tutto questo vi sia manifesto, ditemi di gratia che cosa più venenosa vi è, che la ripienezza del pane, il quale è cibo nostro familiare? dicesi ogni repletione esser cattiva, ma del pane pessima, il che manifestamente si vede nelle estreme carestie. Et che cosa diremo del vino? che bevuto moderatamente é il più ristoratiuo rimedio del corpo humano, che ritrovar si possa, e similmente bevuto inacquato honestamente dà, e conserva la vita a sani, risuscita quasi i morti, ma bevendolo in maggior quantità, fuor del suo dovere, fa perdere la memoria, perturba i sensi, indebolisce i nervi, induce tremore, paralisia, apoplesia, scotomia, vertigine, retiramento di nervi, cecità, C 3 for-

Remedio della memoria deve esser proportionato in quantità al patiente.

I buoni cibi perche nuocono.

Il vino giova e nuoce. [p. 38 modifica]38 SECRETI

sordità e torcimento di bocca,e molti altri mali infiniti, et poi la morte, e quel che è peggio, e più spaventevole,e subitanea, il che più volte si e veduto, et ogni hora si vede. Ditemi di gratia, tutte le medicine lassative non hanno in se del veleno se che medicina più velenosa che la scamonea, la quale cotidianamente, e tutte l'hore, e quasi in tutte le medicine si dà alli infermi per ricuperar la sanità? ma se ella passasse il suo dovere, overo peso conveniente, ammazzarebbe ogni persona; et il simile diremo del rhabarbaro, che è medicina benedetta, et ancora de tutti gli altri solutivi, e lenitivi, a quali si conviene la quantità, et l'haverne bisogno. Veggiamo l'elleboro se è pigliato da un sano, come egli lo fa impazzire, e se lo piglia un pazzo lo sana, et guarisce di tal pazzia. Acciò dunque questo nostro rimedio habbia a giovare, è da considerar se questo mancamento vien per vecchiaia, over per grande evacuatione che sia proceduta, overo per abbondanza di humori; se per vecchiaia viene tale oblivione, non vi curate d’altri rimedij se non di vivere regolatamente, usando cibi humidi, e ristorativi, e che prohibiscono ogni siccità, et se per lunga infermità, parimente con cibi di facil digestione, caldi, et humidi, et di molto nutrimento: cerchi di rihaver le forze, peroche rihavute, la memoria anch'ella ricupera'il suo vigore. Ma se per soverchio humor freddo, et humido venisse tal difetto,


Le medicine han del venenoso, nondimeno giovano.

L'elleboro fa impazzir i sani, e guarisce i pazzi. Per quante cagioni si perde la memoria. [p. 39 modifica]DI MEDICINA. 39

fetto, il che quasi sempre si suole intervenire, usi questi nostri rimedij, si come ogni altra cosa proportionatamente, considerando prima doppo il bisogno; la complessione del patiente, et massime del capo, percioche havendo egli il capo humido, il che si conosce facilmente, perche tali sono tardi ne suoi moti, dormono volontieri, e gravemente: abbondano di escrementi per il naso,e per la bocca, et facilmente dal troppo freddo, o dal troppo caldo sono molestati, et essendo parimente nel verno, non è dubbio, che i nostri rimedi si devono usare più che spesso in cotal capo freddo, et humido, et in tal tempo, che in un'altro che habbia il capo freddo, e secco, over caldo et humido, et nella state opponendosi sempre con la quantità, e frequentia del nostro medicamento, all'intemperie del capo, e questo proportionatamente, acciò non lo riduchi poi in troppo caldo, over in troppo secco, il che se per sorte intervenisse; curar si doverebbe poi tutto in contrario, et acciò tutti questi nostri rimedij habbino da giovar molto più, è necessità che tutte le sei cose non naturali, habbino da osservarsi in quel medemo modo: che sarà detto nella preservatione della peste, cagionata da vapori grossi.

Delle sei cose non naturali, et prima dell' Aere.

Per esser adunque l'aere cosa molto giovevole nel preservare, et aumentare la memoria: l'eleggerete che sia puro, et secco; e non humi

C 4 do,

Avertimenti per ricuperar la memoria.

L'aria asciutta giova molto alla memoria. [p. 40 modifica]40 S E C R E T I

do, e paludoso: e che l'habitatione sia chiara, alta, et asciutta, et che il capo del letto stia nella camera verso il Levante, se è possibile, et fugga quanto egli può da venti freddi, et humìdi, et dall'aere della notte, et massime di star al freddo, et al splendor della Luna; perioche la frigidità, et humidità nuoce infinitamente alla memoria, e però si dice che la oblivione, over dimenticanza è figliuola della frigidità, la qual veramente più nuoce che l'humidità; il caldo ancora del sole perturba la memoria grandemente.

Del mangiare et del bere.

Guardisi di mangiar cose che aumentino la flemma, come pesce viscoso, e di lago, brodi, menestre, e cose di pasta, e similmente carne di porco fresca, et salata, di bove, di capra, di pecora, le loro cervella, fuor che quelle della gallina, et delle pernici. Guardisi parimente di mangiare latte a chi nuoce, cascio, castagne, noci, et ogni sorte di frutti humidi, e di cose frigide, e di dura digestione, fuor che l'uva passa minuta, e grossa, le mandole, pignuoli, pistacchi, e nocchie verdi, secche, e brustolate, fugga l’aceto, et ogni cosa acetosa, et tutte l'herbe crude, et principalmente lattuga l'inverno. Lasci i cavoli, et capucci, le fave, fagiuoli: cicerchi, lenti, agli, porri, et massime le cipolle, scalogne, e tutte cose vaporose, atteso, che tali cibi fanno grande alteratione nel cervello, ma l'aglio ben si può mangiare nell'inverno con li ceci rossi, et il lor brodo insieme col rosma-

Il freddo nuoce infinitamente alla memoria.

Cibi, che noceno alla memoria. [p. 41 modifica] DI MEDICINA. 41

rosmarino sempre si può usare, percioche opra maravigliosamente nella memoria. Cibisi di carne di castrato, d'agnello, di capretto, e di volatile non molto grossa, et di facile digestione, come lodole, tortore, capponi, fagiani, colombi, pernici, tordi, beccafichi, et simili, et parimente con ove fresche, e tenere, et ogni cosa sia acconcio, et condito con salvia, isopo, timo, et maiorama, rosmarino, noce moscata, garofani, gengevo, pepe, cannella, e grani di ginebro, e più presto si mangino arrostite che al lessate: e meno si mangi la sera che la mattina, e che'l desinare sia a buon' hora. Bevasi vino bianco vecchio, e di buon odore, e non beva mai mentre si fa la digestione, e massime dopo cena. Alcuni fan acqua cotta con salvia maiorana, cannella, noce moscata: alcuni con questa adacquano il vino, over fanno acqua melata, e la danno senza vino, la quale è buona se il patiente non è di complessione collerica. Ma con tutto ciò non vorrei già si disperassero i Reverendi Padri religiosi, non potendo usare cotal maniera di vivere, per essere sottoposti alle loro regole, le quali ad alcuni commodano non debbano in verun tempo saggiar carne; ma più presto cibarsi di cibi humidi, li quali essendo contrarij, se ben consideraranno, troveranno che le facilità loro si dell'anima come del corpo, non essere in altro, che in tali cibi, e poi nelli digiuni, et nel sobrio, et ordinato vivere che tengono, e l'utilità

Cibi, giovano a ricuperare la memoria.

Bevande per accrescere la memoria.

i religiosi se bene mangiano cibi humidi, i digiuni però li tengono sani, dell'anima et del corpo. [p. 42 modifica]42 SECRETI

tilità, che quindi lor nasce, fa conoscer a secolari essere molto migliore la vita de religiosi, che non la loro abbondante sciolta, et disordinata, che di continuo tengono: et a questo proposito allegaremo Hippocrate, che dice, alli corpi humidi esser molto conveniente l'astinenza, percioche ella dissecca il corpo: et Galeno medesimamente, il corpo secco esser più vicino alla sanità, che quello che è humido. Volendo dunque i religiosi usare questi nostri rimedij, converrà pigliarlo in manco quantità, e men spesso, che non farebbon i secolari, atteso che opererà più in questi tali, che non hanno tanta humidità, che in quelli, che abbondano d'escrementi per la loro sfrenata vita. I cibi che si mangieranno, siano in maggior parte conditi con Zafferano; perche ha virtù di conferir molto alla memoria, et anco al cuore, e qundo vorrà alle volte usare queste spetie, gli saranno molto utili. Togliete pepe negro, pepe lungo, gengero, canella, galanga, garofani, zafferano, di ciascuno dramme due, cubebe, macis, noce moscata d'ognuno dramma una; fatene polvere sottilissima, e passatela per setaccio: conferisce anco la mostarda di senape, et i saporetti con pepe, et zafferano. Usi mangiare dopò il cibo frutti astringenti, come sorbe, nespole, e crugniali maturi, e cotogni e pere, et altri simiglianti cotti, overo conditi, li quali se si usassero a tutto pasto, sarebbono molto nocivi, piglisi similmemte in ulitimo olive mature

L'astinenza conviene ai corpi humidi

Zafferano conferisce alla memoria, e al cuore Specie convenienti alla memoria.

Frutti, che ritengon i fumi del cibo non vadino al capo. [p. 43 modifica]DI MEDICINA. 43

ture condite, et per fichi secchi, over conditi, coriandoli preparati coperti col zucchero, conserva di rose, della nostra quinta essentia del rosmarino, acciò prohibiscano, che i fumi del cibo non vadino al capo, e perturbino la memoria, facendogli poscia venir voglia di dormire. Ogni ripienezza parimente nuovo, e massima quella del vino; pecrcioche vapora al capo, et fa danno al cervello, indebolisce i nervi, et suffoca il calor naturale, onde induce gli accidenti già detti; ma bevuto poco, et temperato, rallegra il cuore, conforta il capo, vivifica i sensi, dilata i spiriti, e li rigenera: l'acqua semplice veramente partorisce danno alla memoria.

Del dormire, et vegghiare.

Guardisi di dormir molto, e supino, et in letto che riscaldi troppo, et sopra la schiena, e con li piedi calzati, et di giorno, et subito doppo il cibo, se non per una, overo due hore doppo, e volendo dormire il giorno per debilità, o per consuetudine, non dorma più di un' hora. Guardisi ancora di non stare molto in otio, percioche egli inhumidisce il cervello, et marcisce il corpo, et il troppo vegghiare, et il molto essercitio, insieme con il coito, et massimamente doppo il cibo assotigliano, dissecono, et risolvono i spiriti, et anco debilitano il cuore, et il cervello. Di quà si potrà considerare, che il dormire nè poco, nè molto, significa gli humori essere proportionati nel capo. Del-

Il mangiare, et ber troppo nuoce.

Il dormire, et vegghiare troppo, et stare molto in otio nuoce. [p. 44 modifica]

Delli accidenti dell'animo.

L'essercitare la memoria giova.Cerchi egli di stare allegro moderatamente, conversar con huomini di buona, et santa vita, et di studiare, ragionare, et ricordarsi di cose varie viste et udite, acciò si esserciti la memoria: fuggendo ogni fastidio, et travaglio mondano.

Dell'essercitio.

L'essercitio giova a tutto il corpo et acuisce la memoria.L'essercitio sia moderato avanti il desinare, e doppo cena: percioche non solo giova alla memoria, ma ancora a conservare et accrescere le forze in tutto il corpo: doppo il desinare spasseggi alquanto, acciò il cibo si assetti nello stomaco, et si faccia miglior digestione, et si svegli il calor naturale, guardandosi però di studiare in quel subito, et massime cose difficile; perche nuoce infinitamente, riempendo il capo di vapore, et siate certi, che confortare la memoria a chi studia non è cosa migliore, et più che giovi, quanto che lo stare allegro, et spasseggiare alle volte in luoghi aperti, et ariosi, il che noi ogn'hor proviamo.

Dell'evacuatione

Che le evacuationi siano necessarie a conservare tutto il corpo.Sforzisi ogni giorno a far tutte le evacuationi del corpo, et specialmente del capo, cioè per il naso, e per il palato, ove di continouo si ritengono materie, e per la bocca mentre ch'egli si lava il viso, et anco per gli orecchi, per l'orina, et per l'altre parti del corpo. Nettasi parimenti il capo con pettinarsi i capelli, i quali similmente [p. 45 modifica]DI MEDICINA. 45

no corti, e con sfregolarli con panni ruvidi: e tutto questo gioverà molte, se sarà fatto la mattina avanti si faccia essercitio, e se queste evacuationi non si faranno volontariamente, e con facilità, aiutatale con li nostri rimedij, li quali quì ordinatamente si metteranno. Purghisi anco il patiente spesse volte con le nostre pillole di mirabil virtù, e tenga il corpo lubrico con le pillole di aloe, e lavisi il capo più spesso l'inverno, e con herbe più calide che la state, et con liscia fatta, mettendo cioè in un colatoio libra una di feccia di vino abbrusciata, et di sopra cenere a bastanza fatta di quercia, overo di cerro, overo di alloro, overo di sarmenti, o di radici, o fusti di cavoli, o d'urtica, di legno di ginebro, o d'ellera arborea, over di rosmarino, acqua poi quanto vi pare; colatela due, over tre volte secondo che la volete più gagliarda. In questa liscia poscia fate bollir sena, agarico, assaro, foglie, e coccole di ginebro ,di lauro, d'ellera, noci di cipresso, foglie di sticados, rosmarino, maiorana, salvia, iva, calamento, serpollo, oregano, pulegio, assentio, camomilla, fiori di sambuco, seme di ortica, sterco di colombi, ciascuno da per se, o parte, o tutti insieme: et essendo di state, si potranno temperare dette herbe con uguale parte di rose rosse; et così una, overo due volte la settimana a digiuno, vi lavarete il capo, asciugandolo però con pezza di lino bianco, non molto caldo la prima volta, poi continuate con pez-

Purgationi, et lavatorij per conservare, e accrescere la memoria.

Liscia per lavarsi il capo. [p. 46 modifica]46 SECRETI

pezze riscaldate al fuoco, guardandosi di asciugarlo al Sole, et parimente uscir di casa, se possibile è, nè meno mettersi all’aria, mantenendosi sempre il capo caldo, involto in un panno di lino bianco, per quel giorno: lavisi similmente i piedi una volta la settimana in acqua ben calda, nella qual siano poco bollite le sopradette herbe, acciò rendino maggior odore, tenendovi i piedi alquanto a mollo.

Elettuario per la memoria.

L'elettuario che havete da usare per aiutare e confortar la memoria, sarà che purgato prima il corpo, pigliate di quella compositione chiamata Aurea Alessandrina oncia una, e mezza,; confettione Anacardina oncia mezza; mescolate insieme, e serbate in ampolla di vetro ben turata; usandola per tre hore avanti desinare quanto che una nocciuola, una overo due volte la settimana, et anco tre in quel principio, essendo però il capo del patiente molto humido. Potrassi continuare anco tutto l’anno, almeno una volta la settimana, fuor che nel gran caldo: considerando poi che se la memoria fusse offesa da mala cemplessione calda e secca, che tal rimedio non giova: et acciò tale elettuario habbia più a giovaare quelli che hanno i capi molto humidi, lo aiuterete parimente con questi altri nostri rimedij, cioè con starnutatorij, gargarismi, masticatorij, profumi, et pomi odoriferi, et questi sì per evacuare gli humori radunati, raccolti nel ca- po,

Lescia per lavarsi gli piedi.

Aurea Alessandrina.Confettion Anacardina.

Avertimento.

Varij remedij per la memoria. [p. 47 modifica]DI MEDICINA. 47 po, come anco per confortarlo, acciò non ne riceva, e faccia di continuo de gli altri.

Starnutatorij come si fanno, et altre purgationi per il naso.

Il primo rimedio adunque che noi faremo sarà lo sternutatorio, come quello che evacua dal capo più che ogn' altro per la vicinità sua, e facendolo a digiuno, scaccia i vapori rinchiusi nel cervello, et l’alleggerisce, et conforta, perilche poi si ritarda la vecchiaia, essendo che quasi tutti i mali habbino principio dal capo. A fare adunque questo nostro sternutatorio: Togliete un pochino di mel rosato, et quivi ponete alcune goccie di oglio di solfo, overo di oglio di vitriolo, poi con una penna, overo con un bastoncello, con un poco di bombace nella cima, intinta in detto mele rosato, il metterete su per il naso, il quale farà subito sternutare molte volte,et con tal gagliardia, che farà uscir grandissima quantità di flemma grossa per il naso, et se il patiente fusse molto povere, pigli un poco di sugo di cocumero salvatico, over di radice di giglio azzurro, e perche da per se purgaranno gagliardamente, mescolateli con un poco d'acqua comune, e tirilo su per il naso due, over tre volte la mattina, over con sugo di pan porcino, o di acoro, con acqua di maiorana e per haverne uno che sia facile a portare, e massime per i religiosi: torrete ciclamine, cioè pan porcino secce, et elleboro bianco, cannella fina, di ciascun due dramme, spica una dramma stasi-

Sternutatorij, da noi ritrovati.

Per i poveri rimedio. [p. 48 modifica]48 SECRETI stasisagra un'altra dramma, pepe lungo un scropolo, ridotti che saranno in polvere sottilissima, incorporateli con acqua, over sugo di maiorana, et volendolo far più possente, con sugo di cocomero salvatico, et fate trocischi minuti come ceci i quali siechi all' ombra, volendoli poscia usare, dissolvetene uno in pochino d'acqua tepida, quanto che basti a tirare due volte per il naso, et gli altri serbate per i bisogni. Le ghiande poi che si metteranna su per il naso, formerannosi in questa maniera. Prendete maiorana, salvia, elleboro bianco, di ciascun una dramma, noce moscata due scropoli, pilatro due scropoli, castoreo uno scropolo; riducete tutti in polvere sottilissima, e con cera, e trementina fate una pasta soda, della quale come nocciuole di dattoli, ne formarete dette ghiande: et con un poco di filo appeso lo terrete nel naso per un quarto d'hora la mattina a digiuno, spesso cavando hora l'uno, ora l'altro per purgarvi, et nettarvi il naso.

Delli masticatorij.

Li masticatorij s'hanno da usare parimente la mattina a digiuno, et quando il corpo sarà evacuato da tutti gli escrementi: et hannosi da tenere in bocca, et masticarsi: percioche tirano gran quantità di flemme per i buchi del palato, e quando si mastica si deve tenere il capo basso, e spesse volte aprire la bocca, acciò l'humore già radunato possa uscir fuori. Et per masticatorij sem-

Per purgare il naso medicina in polvera, overo i trocischi.

Ghiande per purgar il naso. [p. 49 modifica]DI MEDICINA. 49

semplici, si potrà usare il gengeuo, il pilatro, il mastice, secondo il gusto, et il bisogno del patiente: ma per composto si piglierà il pilatro ridotto in polvere, e con il mastice disfatto, et incorporato insieme si faranno palle simili a grani di ceci: una, o due delle quali masticarete la mattina a digiuno, come già si è detto, mettendovi anco se vi pare, noce moscata, et gengeuo: potrassi alle volte per variar mangiare la mattina grani di ginebro, et alcune volte un pochino di radice di gentiana.

Delli gargarismi.

Per gargarismo piglisi in bocca la mattina a digiuno aceto squillitico temperato con vin bianco buono, et odorifero; percioche questo medicamento, secondo che dice Dioscoride, ha grandissima virtù per purgare il cervello, et a conservare, et accrescere la memoria: rafferma i denti mossi, corregge il fiato puzzolente, guarisce qual si voglia male nella bocca, et rende voce spedita, limpida e sonora: et ha anco molte altre virtù, le quali giovano infinitamente alli religiosi, si per essere facili, e di poca spesa; come ancor perche si conviene a molti mali, i quali sono familiari tra di loro, e parimente te virtù sue da Galeno con grandissime lodi fono descritte, dicendo in questo modo. "Saluberrimo, et ottimo scrisse Pithagora esser l’aceto scillino, il quale usarono tutti gli Imperatori. Imperoche il suo uso prolunga molto la vita conservando sa- ne,

Secreti Zapata,

Gargarismo, che purga il capo.

Maravigliose virtù dell'aceto scillino. [p. 50 modifica] 34. S E C R E T I

ne, et intiere tutte l'estremità del corpo, e cosi si mantenne sempre esso Pithagora fino che visse. Cominciando egli ad usare questo medicamento havendo già cinquant'anni , e visse usandolo fino a cento dicesette sano , e senza esser mai molestato da infermità veruna. Questo attribuì egli tutto all'aceto scillino: e per essere stato Philosopho, si può molto ben credere, che non dicesse- bugie. E però io sotto la sua fede l'ho esperimentato, onde fo quì hora vero testimonio, che le facultà sue sono fermamente tali. Bisogna per farlo torre una Scilla montana di peso d'una libra, e mondarla dalle parti più dure, e tagliar le più tenere minutamnente, et metterle insieme con otto sestarij di buono aceto in un caratello al sole ne i giorni caniculari per un mese continouo, e poscia cavarne fuora la scilla , e bere di questo ogni mattina un poco Imperoche conserva le fauci; e tutte le parti della bocca: giova alla bocca dello stomaco, facilita il respiraree, chiarifica la voce, acuisce molto il vedere, assotiglia l'udire, preserva dalle ventosità, non lascia oppilare, nè tumefare l'interiora nelle viscere, e fa buon colore, e buon fiato. Coloro che usano questo aceto, quantunque sieno nel viver più liventiosi del dovere, fa loro digerire tutti i cibi, nè li lascia offendere da alcuna altra sorte di cibo, nè lascia riempire i corpi di superfluità, ma li conserva di bene in meglio. Tiene oltre a ciò mondificato il corpo da tutte le superfluità, come vento, colera, feccia, [p. 51 modifica]DI MEDICINA. 51 feccia, et orina. Imperoche agevolmente caccia egli fuori tutte queste superfluità, di modo che cosi è egli medicamento purgativo di tutto il corpo, ancora che la sordidezza fusse nell'ossa. Vale ai thisici di poca speranza: anzi habbiamo veduti di quelli sanati da questo medicamento, della cui salute più non si sperava. Giova al male caduco di longo tempo contratto, di modo che non ritorna il parosismo se non per lunghi intervalli, di tempo: ma il venuto di nuovo sana egli perfettamente, nè lo lascia più ritornare. Conferisce alle podagre, e a tutti gli altri dolori delle giunture, et alle durezze del fegato, e della milza. Questi sono gli effetti particulari dell'aceto scillino. I communi sono infiniti, per i quali ci siamo commossi a scrivere di questo salubre medicamento, a beneficio di tutti." Questo è quanto si trova scritto nel terzo libro di Galeno di quei medicamenti, che facilmente si possono apparecchiare. Appresso questo nell'istesso luogo dice, che il vino scillino bevuto conserva l'huomo in sanità. Imperoche assotiglia gli humori, e specialmente la flemma, nè la lascia moltiplicare nello stomacho nè nel ventre, nè nel corpo, nè nel fegato, nè nella milza, nè nelli nervi, nè nell'ossa, et cosi fa d'ogni altro humore viscoso, et atto ad oppilare di modo che risolve ogni cosa. Solve et lenisce il corpo, provoca l'orina, e caccia con essa le superfluità. Purga di tal maniera la testa, che il naso resta del tutto asciutto. Et commodo medica- mento,

D 2

Vino scillino et sue virtù. [p. 52 modifica] 52 SECRETI mento per le podagre, per i morbi delle gionture, e per il mal caduco, e finalmente risana quasi ogni male. Fassi in questo modo. Toglisi una scilla bianca montana vicino al tempo dei dì canicolari, di peso d'una libra; squamasi del tutto, e ponsi per dieci giorni a impassire all'ombra: e poschia si mette in vaso di vetro, con dodici sestarij di vin bianco vecchio: serrasi poscia il vaso, e lassasi cosi attacato per quaranta giorni. Cavasi poscia la scilla, et usasi per tutte le cose predette. Toglionsene innanzi al cibo due oncie, ma dapoi il cibo, non se ne da piu d'un'oncia. Et volendosi far piu grato al gusto, se gli può aggiungere due, overo tre sestarij di mele. Con tutto ciò, quando che il patiente fosse povero, e non havesse la commodità di fare veruna delle cose antedette; assai gli giovarebbe usare solamente l'aceto scillino, overo questo vino, overamente l'uno e l'altro mescolati insieme; ma noi per essere più grato alla bocca usamo il suo ossimele piu che altro: e perciò gli ho voluti quì porre tutti acciò usandoli per la memoria, ne possiate anco conseguire molti alli giovamenti.

De gli odori.

Conferisce anco alla memoria l'odore spesse volte cose odorate, overo odorate un pomo composta con mezza opncia di laudano, et con spica nardi, et con noce moscate, et garofani, incenso, calamo aromatico, di ciascuno dramma una, mosco scropolo uno, cera quanto che basti a ricevere

Vino scillino come si fa.

Osimele scillino.

Pomi odorati come i compongono. [p. 53 modifica]DI MEDICINA 53

vere dette polveri; aggiungendovi un pochino di oglio di abezzo, acciò si incorpori ogni cosa meglio. Overo riformate detto pomo con gomma draganti distemperata in acqua nostra di rosmarino. E se egli fosse povero componga detto pomo con herbe odorifere. Et havendo il patiente capo fuor di modo humido, fate una faldella di stoppa, larga quattro dita, e lunga quanto che tutta la mano, sopra la quale spolverizzate che saranno queste polveri, la metterete sopra il capo, cominciando dalla estremità della fronte, seguitando verso la sommità del capo. Comporrassi la polvere con la vernice di scrittori, cannella, garofani, e pepe negro, di ciascuno dramme una e mezza, e calamento maiorana, et assaro, di ogn'uno due dramme; delle quali si faccia polvere minutissima, e serbisi in ampolla di vetro ben turata, acciò non perda l'odore. Giova anco questo rimedio per confortare il capo a quelli che abbondano di catarro, et a quei che hanno la vista debole per havere il capo molto humido, e freddo: et a questi tali maggiori, utile farà se per alcuni giorni sotto un berettino la teneranno. E se alcuno non volesse usar questo rimedio per essere in polvere, pigli acquavita fina (la quale conoscerete esser buona, se mettendone un poco sopra una tavola, e dandogli fuoco con una candela, non lascia humidità alcuna, finita che ella sarà di abbrusciare) e posta in ampolla, mettevi tan- to D 3

Alla humidità e debolezza del capo.

Polvere per spargere sopra il capo.

Acquavita composta per disseccare l'humidità del capo. [p. 54 modifica]54 SECRETI

to pepe lungo tagliato minuto con i suoi semi tanto che quasi empia detta caraffa, e con quest'acqua, la quale verrà rossa vi bagnerete tutta la sommità del capo, la mattina quando vi levate, e se l'humidità abbondasse molto, et se fusse ne i gran freddi, et in età già senile ve la bagnarete anco la sera quando andate a dormire, serbando medesimamente detta ampolla ben turata, e questo fate una, due, o tre volte la settimana, secondo che sentirete haver freddo nel capo: imperoche questo è un rimedio miracoloso a tutti quei, che hanno il capo freddo, et humido. E sopra di ciò vi dico che una signora grande già attempata, la qual si lamentava grandemente del capo, dicendo sentirvi sopra di continuo il ghiaccio:et haveva già la memoria tanto offesa, che quasi non si ricordava la sera di quello che haveva fatto il giorno. E facendole io usare per molti giorni questa acquavita sopra la commissura coronale, et tenendo il capo ben caldo, subito si sentì partire quella gran frigidità, et risolversi quella humidità della testa, in modo che essendole alleggerito il capo, e rihavendo i spiriti, li parve di esser rinata: et per il gran giovamento ch'ella ne sentiva, non mancava di usarla, si per la memoria, come ancora per conservare il capo, accioche non regenerasse abbondanza di humori freddi, et humidi, si come io gli haveva detto, et massime in lei che già era di età grave. Parimente, si può aggiungere a detto pepe; garo-

Una signora, che pativa gran freddo nel capo. [p. 55 modifica]DI MEDICINA 55

garofani, noce moscate, maiorana, et altre cose odorifere, secondo che piaceno al patiente. Et acciò si raddoppi il rimedio, et penetri più presto la virtù di detta acqua, temperisi con acqua di melissa, over commune, e tirisi poscia per il naso. Giova anco ungeri la nucca con cose calidissime per essere ella molto più fredda che il cervello: però la ungerete con oglio di euforbio; di castoreo, di senape, di noce moscata, di rosmarino, e le narici per di dentro con questo di rosmarino, overo di noce moscata.

Al debolezza del stomacho.

E se per humidità grande dello stomaco si aumentasse detto catarro, usino questi tali mettervi sopra una pelle di lepore; overo tenerai sopra sacchetti composti con l'herbe già dette, et appropriate, come menta, persa, rose, et altre cose calde, et odorate. Facciasi anco una pasta di pillole, composta con cinnamomo, gengevo, garofani, mastice, rose rosse, pepe lungo, turbit, diagrido, di ciascun mezz'oncia, zafferano dramme due, zucchero un'oncia: poscia polverizzate che saranno, fate come pasta soda con mel rosato, et riformate pillole; delle quali ne pigliarete una, over due, una volta, overo due alla settimana; massime nel principio del male. Vagliono queste pillole molto a purgare, et confortare il capo lo stomaco, et il fegato, et a discacciare ogni ventosità. E sappiate che tutti questi rimedij c'habbiamo D 4

Untione per la nuca.

Alla debolezza dello stomaco.

Pillole per confortar lo stomaco. [p. 56 modifica]56 SECRETI

mo qui poste per conservare, et aumentare la memoria; giovano anco alli catarri, li quali hoggidì abbondano quasi per tutto il mondo, e massime in questa nostra città di Roma. Avvertendo un' altra colta, che ne'catarri, e nel retificare la memoria non si usino sternutatorij, nè mesticatorij, nè altri medicamenti che purghino e tirino dal capo, avanti s'habbia debitamente purgato il corpo con le nostre pillole di mirabil virtù; imperoche mettereste in moto gli humori, et aumentareste il catarro, et il patiente incorrerebbe in qualche maggior pericolo. Giova anco infinitamente a rettificare, et perseverare la memoria il Diantho, cioè la conserva di Rosmarino, il gengevo, e l'Accoro condito, il Diambra, l'elettuario Plirisarcoticon, l'uno, e l'altro Diamusco, tutti al peso di una drama. et tanto più gioverà, se il patiente haverà lo stomacho freddo, si come suole essere in tutti quelli, che tal difetto patiscono. D'una cosa vi voglio avertire, che senza causa manifesta mancasse la memoria in pochi giorni ad alcuna persona, che deve temere grandemente non li sopragionga o la paralisia, o appoplesia, overo litargia, o altri mali simili ad humor flemmatico, che generare si sogliono nel cervello: conoscendo, e vedendo adunque tal segno, per perservarsi poscia di tali mali, si consegliarà subito col medico, overo si evacuerà il corpo, et il capo con questi nostri appropriati, et esperimentati medicamenti.

Rimedi che giovano alla memoria, giovano alli catarri.

Conserve, e conv(d)iti, che giovano alla memoria.

Memoria persa presto, minaccia gran male. [p. 57 modifica] DI MEDICINA. 57

Di una donna molto tempo molestata da mol titudine de vermi nel corpo, ne mai medico conobbe il suo male: et ancora dì un contadino che ogni giorno gettava dieci, e quindici vermi per bocca: et amendue furno subito sanati con questo nostro rimedio. Cap. V.

Essendo una bellissima donna Romana per la lunghezza del male più volte medicata da varij e diversi medici, nè mai alcuno datogli rimedio conveniente al suo male, accadendo a sorte, che ella ragionasse del suo difetto col mio precettore, e maravigliandosi egli alli rimedij già fatti non havesse conseguito la pristina sanità, in ultimo dopo molte dimande gli disse, se ella voleva pigliare un bocconcino di zucchero rosato quanto che una castagna, il quale lui glielo havrebbe mandato, per il quale egli sperava la sua sanità, il che lei volentieri accettando, subito la sera gli fu portato. La mattina poscia a me parse mille anni per ritornare, et vedere che cosa mai poteva fare tal boccone ad un male cosi lungo, e quasi incurabile. Onde intrati, che noi fossimo in casa sua, questa donna ci venne incontro allegrissima, dove che per prima sempre stava lassa, e di mala voglia, e ridendo disse, Io son guarita, et il perche vel dirò. Sappiate che questa mattina credo essere andata per

Zucchero rosato per li vermi [p. 58 modifica]58 SECRETI

per abbasso più di cento vermi lunghi un palmo l'uno. Il che udito a me parse quasi impossibile; et il mio Precettore sorridendo fece portare il vaso, et io pigliando un bastoncello, e rimanendolo nel detto vaso, pareva a punto di menarlo in una pignatta piena di vermicelli di pasta cotti. Ritornati poi la sera, le comandò ne ripigliasse la mattina seguente un'altro dubitandosi per la gran quantità di vermi già usciti, non ne fusse rimaso dentro qualch'un'altro: il che fatto, fu veduto ultimamente non ne esser uscito altro, e cosi in meno di otto giorni senza fargli altri rimedij tornò più bella e grassa che mai. Il contadino parimente che tale infermità pativa, lo viddi con gran febbre, e gravemente oppresso dal male, imperoche non riteneva il cibo, e vomitando più volte il giorno, vomitava sempre alcun verme, et vedendo il mio Precettore non giovarli nè aloe, nè sugo d'assentio, ancor che in quantità gli fussero dati, et altri simili rimedij, gli diede subito un'altro bocconcino, di zucchero nostro rosato preparato, e de li a poco ne vomitò da vinti per bocca, ma minori che quelli di quella donna, e per abasso ne andò infiniti altri, e subito fu liberato. Da molti ne potrei raccontare, che io ho visto guarir di simil male, e con questo rimedio, ma per hora questi due vi bastino. Occorrendovi adunque simil infermità in qual si voglia persona, pur che mangiar possa. Pigliate dramma una di argento vivo: et se saranno putti

Contadino, che ogni dì vomitava vermi.

Elettuario per i vermi, come si fa. [p. 59 modifica]DI MEDICINA 59 putti piccioli, due scropoli, overo uno, e mettilo in un mortaio di vetro co'l suo pestello simile, e poi mettivi scropolo mezzo di Belzoì, aggiongendovi quattro overo cinque goccie di acquavita finissima, perchè habbia forza di disfare detto Belzoi, e cosi rimenando col suo pestello di vetro, si verrà a fare ogni cosa come una salsa, et non si conoscerà l'argento vivo, il che fatto, aggiungetevi subito un poco di zucchero rosato, over violato, et rimenatelo medesimemente un poco, acciò si meschino insieme: onde poi la mattina nell'aurora a digiuno lo darete al patiente cosi semplicemente, overo involto in una cialda. Potrasi similmente mortificare detto argento vivo, pigliando un poco di zucchero rosso, et quanto più e rosso, tanto e migliore, et con tre, ò quattro goccie d'acqua commune nel medesimo modo nel mortaio di vetro l'ammollarete, che lega a guisa di mele, co'l qual mettendovi l'argento vivo l'incorporarete, il qual poscia che sarà invisibile, vi gocciarete appresso sei, over otto goccie di oglio d'amandole dolci, acciò l'argento vivo non si possa più vivificare; il che fatto, meschiate ogni cosa con un poco di zucchero rosato il quale fate che lo pigli chi di tale infermità patisce, et vederete cosa miracolo fa; imperoche opera senza dare alteratione alcuna, ne per vomito, nè per abasso, et è una medicina sicurissima, et se a caso il patiente non patisse simil male; non perciò ne riceverà danno, anzi secon-

Modi di occultare l'argento vivo dal nostro precettore ritrovati.

Altro modo di mortificar l'argento vivo più facile.

Argento vivo sicuramente si da per bocca. [p. 60 modifica]

6           SECRETI

secondo che io ho visto sempre sono migliorati quelli per sospetto tale l'hanno preso. Et acciò ancor vi sia più manifesto l'argento vivo non esser nocivo, oltre che più volte noi lo habbiamo provato: sappiate che appresso Ausonio poeta dice esser medicina contra i veleni; il quale con verità, e saviamente ce lo insegna in un suo epigramma, cosi volgarmente poi tradotto. Al geloso marito il velen dando L'adultera sua moglie, e non credendo Fosse bastante, fece che aggiungendo Argento vivo l'andò raddoppiando. Ma non si avidde che andò medicando L'un con l'altro velen; non lo sapendo, Basta che perso il suo marito havendo Amendue niente stè di vita in bando. Si ben morto saria un sol pigliato Ne havesse, perche l'altro resistenza Non havria fatto al suo mortal effetto. Ma poi che presi fur, come s’e detto, L'un vinse l'altro. O somma providenza. Due velen, la ria moglie habbia giovato. E quindi forse avvien in Spagna si assicurino le donne a darlo alli putti piccioli, che non ritengono il latte, in quantità di tre, over quattro grani, mettendovelo giù per la gola, in sua propria sostanza. Al presente non vi scriverò altro, percioche in simil materia de vermi dell'argento vivo, io so che il mio Precettore ne scrive larga men-

Epigr. 10.

Una adultera credendo uccidere il marito con due veleni, con uno estinse l'altro.

Argento vivo si dà a fanciulli picioli. [p. 61 modifica]DI MEDICINA 61

mente, e ne racconta cose maravigliose, delle quali o da lui, over da me un' altra volta ne restarete più sodisfatti.

Pillole di mirabil virtù; le quali sanano ogni dolore di testa, ancora che antico, purgano il cervello da qual si voglia humore, divertono, et evacuano i catarri, chiariscono la vista, fanno buona memoria, vagliono a molte infermità difficili nel corpo humano. C. VI.

PIgliate aloe buono, scamonea eletta, polpa di coloquintida, di ciascuno oncia mezza, riducete ogni cosa in polvere sottilissima, e massime la coloquintida, poscia incorporate ogni cosa insieme con alquanto siroppo di sticados, che venga in forma di pasta soda, la quale serbarete, e quando le volete usare, pigliatene il peso di dieci grani due volte in una settimana la mattina nell'aurora, et vederete operation mirabilissima, essendo causata tal doglia da mal franzese, all'hora ne darete grani dodici, o tredici per fino a quindici, massime se il patiente è roausto. Et acciò non si senta l'amaro, pigliarassi cotal pillola posta dentro un grano di uva passa, overo dentro una cialda, et subito presa, beva mezza scudella di brodo di carne, overo di ceci rossi, se il patiente vuole dormire alquanto sopra, gli farà più presto utile che danno. Si possono ancor pigliare una volta la settimana, per tutto il me- se

Pillole mirabilissime di aloe, scamonea, et coloqutida.

Come si pigliano dette pillole. [p. 62 modifica]62 SECRETI

se d'Aprile, overo di Maggio, et parimente nel mese di Settembre, overo Ottobre, per reservarsi sano da ogni infermità, conservandosi per l' avvenire moderatamente nelle sei cose non naturali. Queste pillole ho voluto palesarle, acciò ogn' uno fugga dalle mani de i medici quanto più egli potrà,riserbandoseli però a maggiore bisogno.

Solutivo chiaro, et in acqua, bello, facile, e raro, e non mai visto; nè pensato da persona alcuna. Cap. VII.

GRan diligenza certamente ha usato il mio Precettore, a ridurre gli solutivi in alcuna forma di liquore potabile, acciò fussero facili un pigliarli per bocca, nè mai potuto trovare cosa, che levandola, e scompagnandola dalla parte sua terrestre, facesse simile effetto che prima, se non in questo solo, e nostro solutivo, il quale veramente è degno d'ogni laude, percioche oltre l'esser raro, nè mai pensato da persona alcuna, fa bellissima, e facilissima operatione; imperoche egli si pigli chiaro, et bello, et in forma di giulebbe trasparente, et dolce, et grato alla bocca. Pigliasi ancor con brodo, et ha più sostanza, e fa migliore operatione. A far dunque questo mirabile solutivo, pigliate un'oncia di scamonea buona, et trita che ella sarà sottilmente, la metterete in un vaso di vetro, alla quale aggiungerete mezza libra di acquavita perfetta, cosi

Solutivo dal mio Precettore ritrovato.

Modo di fare detto solutivo. [p. 63 modifica]DI MEDICINA. 63

cosi la lasciarete stare per dodici hore, ben turata, poi dimenandola, inturbidate dett'acquavita, acciò la scamonea si dissolva meglio, et schiarita che ellla sarà un' altra volta, cosi ben turata la serbarete. Poi pigliate una caraffina picciola, et vi mettete dentro due oncie di zucchero pesto, et tanta acqua commune, che a pena il cuopra, et fate che in questa poca acqua, si dissolva detto zucchero. Volando poscia usare detto solutivo, vi conviene pigliare un' oncia, overo due di detta acqua inzuccherata, et ivi mettervi due dramme, o più, o meno, secondo la virtù del patiente di detta acquavita solutiva, e se l'acqua inzuccherata sarà ben piena di zucchero, all'hora quando vi metterete dentro l'acquavita, ella resterà nel suo medesimo colore, chiara, bella, et splendida come prima, e se vi fusse poco zucchero, subito accompagnandovi detta acquavita, ella s'inturbiderà, e farassi come bianca, la quale sarà cosa brutta a vedere, et stomachosa a pigliare. Alle volte in luogho d'acqua co'l zucchero, si può mettere del giulebbe, ma conviene che egli ancor sia carco di zucchero. Avvertendo, che quanto più vi sarà di detto giulebbe, tanto meno si sentirà l'odore dell'acquavita. Et se volete dare al patiente l'acquavita solutiva sola con brodo, per ingannarlo, overo, accompagnata con il giulebbe, gli farà similmente una bellissima operatione, et non gli darà vomito, nè voglia alcuna di vomitare, et a pena si sentirà do-lor

Come si debba pigliare detto solutivo.

Gli infermi come ingannare si possino a pigliar una medicina. [p. 64 modifica]64 SECRETI

lor di corpo, facendogli però fare la sua evacuatione presto, facile, e gagliarda, secondo la dispositione del patiente, et la quantità del medicamento.

Siroppo universale, il qual purga il corpo da ogni superfluo humore, e'l prepara a guarir d'ogni sorte d'infermità, che trvar si possa, e vale quasi ad ogni complessione, et ad ogni età, e se ne può pigliar ficuramente quanti giorni si vuole, che fino che trova humori superflui, e materie triste, le purga, e manda fuori, e poi non move e non purga più, e non fa danno alcuno, e val ad ogni mala indispositione di capo, e di stomacho, e di fegato, e melza, e di altra parte del corpo, et finalmente vale ad ogni sorte di mal franzese, pigliando poscia per tal male: doppo questo, quindeci over venti giorni un becchier la mattina, et un'altro la sera, della decottione della Saponaria: la quale evacua per sudore, et alle volte per orina, et alle volte per amendue le parti maravigliosamante, cosi per gli poveri, come anco per i ricchi, di poca spesa, e di facilità grande, e d'utilità infinita. Cap. VII.

HO voluto palesare questo gran secreto insieme con le virtù stupende della sapona- ria [p. 65 modifica]DI MEDICINA. 65

ria per beneficio di tutti; e pregar ogni persona, che si come ne sentirà utilità, voglia similmente pregare Iddio per me, e per il mio precettore, inventor, di esso; il quale so certo, che fu ritrovato con grande osservatione, e lunga esperienza. Il siroppo dunque universale, il quale già detto abbiamo che purga il corpo da ogni superfluo humore, et il prepara a guarir da ogni sorte d'infermità, che imaginar si possa, et principalmente dal mal francese, si farà: Pigliando foglie di sena oncie due, et radici di polipodio oncie due, lupoli, cicoria, boragine, di ciascuno un pugno, uva passa libra mezza: bolla ogni cosa insieme in tant'acqua piovana, che basti, et in fine aggiongetevi oncia una d'anisi, et bolla un'altro poco, acciò la virtù de gli anisi non svapori, et colate. Pigliate poscia di questa colatura oncie quattro, siroppo di cicoria, di acetoso semplice, overo ossimele, tanto dell'uno quanto dell'altro, oncia una, e piglisi la mattina, per cinque giorni. Questo siroppo rinfresca, e purga ogni cattivo humore, et il possono usare similmente quelli che sono sani per preservarsi dal male, cioè due volte l'anno, la primavera, e l'autunno, et si possono mutar l'herbe, lasciandovi però sempre la sena, et il polipodio e questo secondo la varietà, de mali, et la complessione dell'infermo, mettendovi del fumo terra, timo, epithimo, et

Secreti Zapata.

Compositione di detto siroppo

Virtù di detto siroppo [p. 66 modifica]66 S E C R E T I

et massimme se abbonda l'humor malencolico ; aggiungendo anco del Hipericon, con il suo seme. Gorgolitia, Filipendula, Viole, Malva; e massime se le reni, overo vessica saranno affatti, come qui di sotto nella dicottione della saponaria s'intenderà. E se alcuno fosse pieno di mal franzese, etiandio che egli fosse pessimo, pure che egli habbia | tanta virtù che si possa meditare,comporrete in questo modo la nostra decottione. Pigliate foglie di Sena oncie due e mezza, radici di Polipodio, oncie due e mezza, Mirabolani Indi un'onia e mezza, un pugno egualmente di foglie di Lupoli, di Fumoterra, d'Hipericon overo perforata, di Thino mezzo pugno, di Epithimo mezzo altro, uva passa oncie sei overo quattro, Gorgolitia rasa oncia una overo mezza, secondo che all'infermo piaceno le cose dolci, Anisi oncia una overo mezza secondo che è di state, overo di verno e secondo che il corpo e flemmatico o colerico, e secondo che è vecchio, o giovane; percioche se egli è flemmatico, et d'inverno, e vecchio, non è dubbio alcuno che le cose piu calde si metteranno in maggior quantità. Per tanto si farà la decottione in tanto siero di latte di capra, quanto si conviene, facendo bollire prima le radici, e frutti, poi aggiongendovi la sena, et l'hipericon, et in ultimo gli anisi, quale bollita alquanto piu, e poscia colata, se ne pigli oncie quattro con sirop- po

Se 'l mal franzese fosse pessimo come purgare si debba il patiente. [p. 67 modifica]D I M E D I C I N A. 67

po di fumoterra, di thimo e di epithimo, di ciascuno dramme sei, e piglisi per siroppo come già è detto di sopra: si puo anco accrescere al detto siroppo universale dramma una overo mezza di cannella polverizata perchè sarà più odorifero, più cordiale, e piu calido. E si puo aggiongere, e sminuire qual si voglia cosa, come già detto habbiamo, secondo la necessità del patiente. Il modo di pigliarlo è che la mattina all'alba se ne pigli mezza libra, e sia caldo, e poscia stia alquanto in letto, e dorma se egli puo: et poi se vuole levarsi, et andar per casa, overo fuori a i suoi negotij, lo puo fare, ma lo stare in casa è sempre piu sicuro, e principalmente per li bisogni del movimento del capo: e di questi siroppi se ne puo pigliar cinque, sette, nove, undici et anco quindici mattine, e massime se'l male è quasi disperate, intramettendo alcuni giorni senza pigliarlo, quando l'evacuatione è preceduta gagliarda, e ciò essendo, et volendolo pigliare ogni giorno, se ne puo pigliare nanco quantità, che veramente in modo alcuno non possono far danno, imperoche è salutiferà, e pretiosa bevanda al corpo humano: et chi usa questa, non ha bisogno d'altre purgationi, o medicine, se non del buon reggimento nelle sei cose non naturali. Havendo dunque il patiente (cioè quel tale che è pieno di mal franzese) purgato ben il corpo con questi nostri si- E 2

Modo et ordine di pigliar detti siroppi.

Avertimento. [p. 68 modifica]68 S E C R E T I

siroppi , gli conviene il giorno seguente, over l'altro appresso pigliar questa dicottione fatta con la Saponaria volgare, la quale per sudore, overo per orina, fa miral effetti: et acciò siate medicati secondo l'ordine della medicina, et secondo che l'esperienza ci ha dimostrato, farete in questo modo che hora vi sarà insegnato.


Dicottione della Saponaria, la quale ha gran virtù di disseccare, di assottigliare, mondificare, astergere et disoppilare, et di provocare il sudore, l'orina, et i menstrui, è vera medicina delle ulcere, et del mal franzese. Cap. IX.


A Far questa nostra dicottione, togliete sei pugni di detta herba chiamata Saponaria, overo altrimenti Cruciata, et infondetela in sedici libre d'acqua commune, et quivi lasciatela per una notte, dipoi cuocetela, fin che dell'acqua sia consumata la meta: all'hora levate il vaso dal fuoco, et lasciatelo intepidire, il che fatto, fregate tutto con le mani, et spremete, gettando via quel che vi resta: dipoi colate, et serbate in vaso netto. E se il patiente fosse di complessione colerica, et d'estate, aggiungetevi uno overo dui pugni di herba chiamata Cimbalaria, che nasce

Dicottione della saponaria nuovamente ritrovata dal nostro Precettore. [p. 69 modifica]DI MEDICINA. 69

nasce pendente alle mura, la quale ha virtù di refrigerare, e d'astergere, di provocare la orina, e di rompere le pietre, e massime nelle reni: e se tal patiente non fosse atto a sudare, e fosse ben grasso, et anco d'inverno, mettetevi due overo tre pugni d'Iberide, detto volgarmente Nasturtio salvatico, se fosse donna che havesse i mestrui bianchi, torrete in luogo del Nasturtio, la Filipendula chiamata dalle donne Petrosella salvatico, essendo adunque una donna infetta da mal Francese magra, et asciutta e di state, e con abondanza di mestrui bianchi, fate la sua decottione con tre parti di Saponaria, e due di Filipendula, et una di Cimbalaria: e di questa decottione calda, ne pigli libra meza, overo otto oncie la mattina, e pigliata che l'haverà, stia in letto ben coperta per una overo due hore, et cerchi di dormire: e poi se gli piace la si levi, e faccia ogni sua facenda per casa, et essendo huomo faccia parimente il simile, componendogli il suo decotto secondo il suo bisogno, e se il tempo e temperato, chiaro, e non ventoso, eschi fuori a' suoi negotij. Benche, come di sopra si è detto, lo stare in letto, o in casa sempre piu utile a chi si medica, per ogni buon rispetto. Doppo il desinare sette hore, si piglierà la medesima quantità, e farassi ogni opera di sudare, coprendosi bene; percioche alcuni sogliono sudare più la sera, che la mattina; e cosi farete per quindici, overo venti giorni, et alla più lunga un mese, et acciò del tutto E 3

Alli mestrui bianchi delle donne. Donne col mal Francese e sua curatione [p. 70 modifica]70 S E C R E T I

tutto sicuramente, vi confidiate in tal medicamento, vi dico, et giuro haver veduto con questa dicottione, delli maggior effetti che imaginarmi si potessero in varij mali, e difficili, aggiungendo però alla sudetta Saponaria varie sorti d'herbe, di radici, di semi, e di frutti, secondo che si convenivano alla infermità del patiente; dandogli poscia la quantità che si richiedeva alla complessione, alla età, et alla stagione dell'anno, mettendovi alle volte si per piu desiccar, come per causa dell'odore, e del sapore, due overo tre oncie di legno tornito; over limato. Et se a caso detto mal francese fosse in tutto ribello: e già altre volte medicato, pigliarassi detta acqua con maggiore riguardo, e piu gagliarda, e per l'evacuationi ne' primi giorni torrete, quattro oncie del nostro siroppo universale, cioè del secondo già scritto il quale è più gagliardo, et oncie tre, overo quattro siroppo di polipodio: overo pigliate dieci grani delle nostre pillole di mirabil virtù, et oncie tre appresso al siroppo universale. Doppo la purgatione conviene riposarsi, facendosi il seguente, giorno un cristere lavativo. Il giorno doppo, cominciarete a bere la detta decottione della saponaria, o cosi semplice, overo composta secondo il bisogno del patiente, calda et al peso di otto oncie, un' hora avanti giorno; e coperto bene, vedete di dormire, e di sudare, stando cosi in letto per spatio di due hore. Dormito poscia che harete overo sudato, fatevi asciugare;

Effetti grandi e stupendi della Saponaria

Mal francese già altre volte medicato.

Quando è come si debba pigliare detta decottione. [p. 71 modifica]DI MEDICINA. 71

gare;e vestito che sarete, spasseggiate alquanto per la camera, la quale sia chiusa, e stufata, di modo che da niuna parte vi entri aria, et ivi state ben coperto, di modo non sentiate freddo alcuno; nè meno uscirete della camera, fin che non habbiate pigliata la terza purgatione. Da lì poi a cinque hore desinarete, mangiando tre, overo quattro once di pane ben cotto, overo biscotto, et altrettanto di uva passa, o sola con mandorle pelate, o di qualche confettione, pur che non ecceda detta quantità: e questo farà più, o meno, cercando solo sostentar la virtù, secondo la complessione, bevendo continuamente della seconda acqua a pasto. Doppo il desinare state in riposo, et in buona conversatione, per sette hore, poi la sera pigliata un'altra presa della detta prima dicottione tepida,come quella della mattina, et andate a riposare nel medesimo modo, poscia levatevi da lì due hore se vi pare, e cenate il simile che faceste al desinare, o poco piu, o poco meno, secodo la vostra consuetudine: poi che sarete stato dopo la cena due altre hore in buona, e santa conversatione,andate a letto, e cercate di dormire secondo il vostro solito. Questa regola si ha da tenere per nove giorni continoui, cercando di stare allegro, e senza fastidio della mente, e del corpo, e se con questa dieta vi potete sostentare, non vi curate di più quantità di cibo, essendo che la detta acqua sia di grandissimo nutrimento, acciò la natura occupan dosi

Il desinare a che hora esser debba.

Quanti giorni continuarsi deve dette decotione senza purgarsi. [p. 72 modifica]72 SECRETI

dosi circa la digestione dello stomaco, non lasci a dietro gli humori, li quali cagionavano detto male. Ma non potendovi sostentare con questa dieta,havendo però rispetto alla complessione vostra potrete accrescere il cibo,ma quanto meno sarà possibile, e se il corpo non haveerà il conveniente beneficio della evacuatione; imperoche si suol purgar alle volte più, per l'orina, che per altra via fatevi fare ogni due giorni, un cristere di brodo di castrato grasso, con duo rossi di ovo, e con zucchero rosso, e con mele, a quantità di quattro oncie, mettendovi altretanto di oglio commune,con un poco di sale; e se vi fusse alcun dolore di testa aggiungetevi meza oncia di elettuario detto Benedetta solutiva, overo di Hieraprica: e se'l patiente è povero, bolla mezo pomo di colloquintida in detto brodo, e se ben ella è della nostrale, e perfetta, et in ultimo ritenghi il cristere al possibile. Il decimo giorno, overo undecimo, doppo che haverete bevuta detta acqua nell'ordine già detto, purgatevi un'altra volta con il medesimo siroppo universale, overo pillole, si come già prendeste di sopra; e quel giorno mangiate un polastro ben cotto arrosto, tra il pranzo e la cena; e bevete della seconda acqua, onero un poco di vino, se il soggetto lo richiede; et il dì seguente, se non vi è noioso, fatevi un cristere lavativo. Poi tornate a continouare un' altra, volta, per nove altri giorni a bevere della medesima decottione, mattina,


Il beneficio del ventre è necessario a chi piglia detta dicottione.

Nel decimo giorno conviene purgarsi pigliando detta decottione. Nelli secondi nove giorni come si deve contiuouare [p. 73 modifica]DI MEDICINA. 73

mattina e sera, et il simile al desinare, et alla cena, come gli altri nove giorni primi. Passati questi nove giorni secondi, se la medicina passata, ha evacuato convenientemente, tornate, un'altra volta a purgarvi col medesimo modo, che tenesti la seeconda volta, facendovi poscia il cristere lavativo, e se per la durezza, overo facilità del corpo vi havesse evacuato più, o meno, così anco noi vi accommodarete con la quantità del medicamento. Potrete parimente per questa terza volta, continouare nove altri giorni la detta decottione, del medesimo modo che detto di sopra, mangiando, giando, alcune volte un picciol polastro ben cotto arrosto, in fra il desinare, e la cena, e ne' giorni temperati, e chiari, potrete uscire, della camera ben vestito, guardando però dal vento, e dal freddo, e dal soverchio essercitio, e da ogni disordine: e massime da cibi contrarij, e dalle donne: e così a poco, a poco, potrete ritornare al vostro solito, et ordinato vivere, e se vorrete in questo ultimo,la mattina solamente, pigliare di questa decottione, e sudare, vi gioverà molto, bevendo però a pasto del vino, e mangiando le vostre solite vivande, guandandovi anco di quel che può nuocere, e massime dal coito. Racconta il dottissimo Mattiolo della Saponaria, il quale anco egli mi pare ne havesse notitia, che questa berba nasce in luoghi inculti, et sodi; chiamata da alcuni moderni Cruciata, e da quelli

Nelli terze nove giorni come governar si deve il patiente.

Nelli quattro nove giorni come pigliar si debba detta decottione.

Saponaria chiamata da alcuni cruciata et è simile alla gentiana. [p. 74 modifica]74 S E C R E T I

quelli della valle Anania Pettimborsa: la quale quantunque picciola sia, nondimeno nelle fattezze , e nelle qualità non poco si rassembra alla gentiana. Il che m'ha fatto credere, che si possa ella chiamare gentiana minore. Nasce adunque questa ne sodi, con fusto tondo, alto una spanna, e verso la cima rossigno, sopra il quale distanti quasi di pare spatio sono alcuni nodi, dalle cui concavità escono a due a due le frondi grassette, lunghe, e quasi simili a quelle della volgar Saponaria (la quale anco ella ha le medeme facultà) e però non punto dissimili da quelle, che produce la Gentiana nel più alto del fusto. I fiori i quali sono celesti nascono in cima del fusto, et all'intorno delle frondi, che sono più appresso alla cima, quasi tutti in un fiocco ritondo. Fa la radice bianca, lunga, amarissima e pertugiata in più luoghi, a modo di croce, onde s'ha preso ella appresso alcuni il nome di cruciata. Sovenne due altre spetie, ma molto minori, che producono radici sottili, e picciol gambo. Lodanle tutte alcuni non poco per la peste per li veleni, e per li morsi, e punture de gli animali velenosi. Io so ben certo, che impiastrata la sua radice in sul corpo, ammazza i vermi, e sana le scrofole ulcerate messavi sopra in polvere. Dicono alcuni che ha tutte le virtù della Gentiana, il che per le ragioni predette agevolmente si può credere. E però credo veramente, che coloro che la chiamano Pet- tim-

Gentiana minore.

Saponaria giova alla peste et alli veleni.

Saponaria chiamata da alcuni Pettimborsa. [p. 75 modifica]DI MEDICINA 75

timborsa, n'abbiamo corrotto il nome; percioche Mettimborsa si dovrebbe ella chiamare, essendo ella per le molte virtù sue, degna come cosa preciosa di essere tenuta, serbata tra l'oro nelle borse.

Rimedio eccellentissimo e secreto mirabile per la doglia di fianchi overo pietra nelle reni provato in una infinità di persone che ne erano molestati gravemente il quale ancora conforta lo stomacho; il cervello, e tutti i membri interni maravigliosamente. Cap. X.

PEr essere attormentato di simil male l'eccellente mio Precettore, et haver provato molte volte quelli eccessivi dolori, che dar suole tale infermità, si risolse provare sopra di se tutti i rimedij, che egli scritti trovasse, pur che ragionevoli gli fossero parsi, e di tutti quelli poscia caparne i migliori. Onde che per tale affare cominciò prima con tutte le sassifragie, di poi poi con tutti gli altri medicamenti posti da Dioscoride, et annotati dal Mattiolo, et ancor che alcuni di loro malto giovassero, nondimeno tal uni erano si fastidiosi a prendergli per bocca, che a pena inghiottir si potevano, per l'acuto odore, e cattivo sapore che havevano: di modo che chi una volta li pigliava, era impossibile che a repigliarli solo pensar vi po- tesse.

Sassifragie provata nelle reni. [p. 76 modifica] 76 S E C R E T I

tesse. All'ultimo, dopo haver questi e molti altri provati, si risolse come cosa più eletta, pretiosa, è di maggior efficacia, di uno elettuario, il quale sotto specie di molti semplici fu da lui composto, e per beneficio publico diede la ricetta ad uno amico speciale in Roma chiamato Seratino Oddo huomo veramente da bene, e molto perito nel l'arte sua, il quale il dì d'hoggi convien di continouo il tenghi fatto, per le sue maravigliose virtù. Et oncor che da molti sia stato veduto, e cercato di che egli poteva esser fatto, nondimeno non ce mai stato huomo, quali furno infiniti, che saper potessero la compositione, e facilità del detto elettuario, perche egli lo componeva secretamente che niuno lo vedesse. Hora per havere egli già quasi lasciato il medicare, si è degnato communicar meco di molte cose belle e rare, tra le quali m'insegnò anco questo sicuro, facile, piacevole, e mirabile elettuario, il quale per utilità di ognuno, facendo hora palese, si comporrà in questa maniera. Cogliete nel mese di Settembre, overo Ottobre il seme di Hippericon,chiamato volgarmente Perforata, il quale fatto he ben seccare all'ombra, e poi al sole, overo alquanto al fuoco, acciò tritare si possa sottilmente, il che fatto stazatelo, con diligenza sottilmente, e di questa polvere ve pigliarete tre oncie, e di zucchero rosato fresco, overo violato una libra, ma il rosato, per quello odore della rosa, pare più grato, e di meglio gu- sto;

Detto elettuario per le reni dove si trova fatto in Roma.

Modi di comporre elettuario per le reni. Perforata e zucchero. [p. 77 modifica]D I M E D I C I N A. 77

sto; imperoche non vi si sente tanto quello odore di terebinto che ha in se detto seme, come insieme col violato , il quale ha meno odore, ancor che alle reni sia egli malto conveniente. Mescolate dunque o con il rosato, o con il violato ogni cosa insieme sopra un foglio bianco con un coltello molto bene, overo con le dita, e di poi rimettetelo nel suo albarello, e se per sorte detto zucchero rosato, over violato per il seme ivi aggiunto fosse alcuanto più indurito del suo essere che era prima, si mollificherà con un poco di giulebbe ordinario, overo violato, e'l ridurrà in buona e conveniente forma, e di questo zucchero rosato cosi composto, ne pigliarete oncia mezza per volta per due mattine seguenti, tre hore almen avanti mangiare: e la seconda settimana lo pigliarete due altre volte a vostro volere, la terza settimana lo prenderete una volta, e la quarta vn'altra volta, dipoi ogni quindici giorni per due mesi. Poi in ultimo basterà una volta il mese, et anco ogni due mesi, overo tre, secondo che il patiente è soggetto a tal passione, et fate che egli ancora si governi nel viver suo, guardandosi appresso, e sopra ogn'altra cosa dalla indigestione, overo crudità, non mangiando se non quando che egli ha fame, et anco all’hora sobriamente, e cibi che siano di facil digestione. Havendo, parimente cura che se il patiente è di complessione calda e seccca, che non faccia molta dieta, e non usi cibi simiglianti in calidità, imperoche gli sarebbono con-

Modo et ordine di pigliare detto elettuario. [p. 78 modifica]78 S E C R E T I

contrarij, e gli accrescerebbero il male. Userà dunque questo tale un modo di vivere un poco più largo, e che partecipi dell'humido, e del secco; ma essendo il corpo pieno di humori e grasso, faccia tutto il contrario, cioè usi anco cibi caldi, e secchi i quali assottiglino e dissecchino quegli humori grossi, e viscosi, che cagionano le dette pietre. Guardisi come già s'è detto dal troppo mangiare, e dal troppo caldo, ma molto più dal troppo freddo, spasseggi volentieri, e faccia moderato esercitio, fuggendo in tutto et per tutto l'otio, habbia di continuo il corpo obediente dorma moderatamente, ma non sopra materazzi, overo coltre ripiene di penne, acciò non riscaldino le renni. Usi vivande di facil digestione, beva vino bianco, ma che egli non sia nè nuovo, nè molto vecchio, imperoche il vino dolce genera le pietre, et il vino gagliardo infiamma le reni. Guardisi parimente di tutte quelle cose, che già habbiamo vietate nel modo di perseverar la memoria, usando ancor la medema maniera di vivere, pigliando poscia spesse volte, come già detto habbiamo: questo nostro elettuario, il quale si può prendere ogni tempo, e se bene il corpo non è purgato, percioche egli non è si caldo, ne si aperitivo, che nuocere possa alli reni, anzi le conforta, e moderatamente per la virtù sua caccia dette pietre. Paccontasi da molti, e noi l'habbiamo pìu volte pro- vato,

Modo di vivere a chi patisce di pietra nelle reni.

In ogni tempo, e se ben il corpo non è purgato si può pigliare il detto elettuario. [p. 79 modifica]D I M E D I C I N A. 79

vato, che bevendosi un becchiero d'acqua tepida avanti si mangi, gioverà infinitamente percio che netta le reni, e le tempera. Per tanto continouando questa maniera di vivere insieme con il nostro elettuario, voi ridurrete le reni tal temperamento, che mai più non patiranno di tale difetto.

Della maravigliosa virtù solutiva della Spatulla fetida nuovamente ritrovata, et a che mali ella giovi. Cap. XI.

LA Spatula fetida chiamata da Dioscoride Xiride, ha le frondi silmili al Iride, ma più larghe, e più appuntate in cima, dal mezzo delle quali esce il fusto assai grosso alto un gomito, dal quale pendono alcune silique triangolari, nelle quali, è il suo fiore porporeo, e nel mezzo rossigno: ha il seme nelli follicoli filmile alle favi, tondo, rosso e acuto: la radice è lunga, nodosa, di rosso colore, si come egli c' insegna nel libro quarto a cap. xxiiij. E secondo che scrive Galeno all'ottavo delle facultà de' Semplici, e composto di sottili parti, ha virtù attrattiva, digestiva, e diseccativa: e questo non solamente si ritrova nella radice, ma molto più ancora nel seme, il quale puo valorosamente fare orinare, e sanare le durezze della melza. Veramente che nel descrivere l'herba Dioscoride dice bene: e Galeno in scrivere le sue quali- tà

Xiride, e sue facoltà. [p. 80 modifica]80 S E C R E T I

tà dice meglio, ma nelle facultà del seme l'uno e l'altro à me pare siano molto differenti della istessa sperienza: atteso che noi vediamo il seme esser grato al gusto, e dopo anco haverlo gustato non è acuto come essi dicono: e la radice ancora se ben e di buon sapore mentre che ella si mangia, nondimeno è molto più acuta e potente, che l'istessa eme: imperò che ella ha virtù di purgare valorosamente; e cuocesi parimente per solvere il corpo con brodo di gallina, di pesce, e di bietole, con malva; e la farina della secca bevuta con acqua melata solve la cholera, la flemma, e gli humori acquosi, e grossi: et ancor che la radice quando che ella è verde, piu incenda le fauci, nondimeno noi la diamo la la mattina a digiuno in quantità d'una nocciuola; la quale mangiandola, evacua per di sotto, e per di sopra maraviglosamente. Et in questa maniera noi habbiamo guariti mali infiniti, li- quali erano cagionati da humori flemmatici, | et anco da colerici. Quelli di humori flemmati, erano oppolefia, epilesia, paralisia, spassimo, letargo, durezza, et oppilatione di fegato, di melza, debelità di stomacho, dolori colici, et altri simili. E quelli da humori cholerici, frenesia, infiamatione d'occhi, d'orecchi, di gola, di polmoni, di stomacho, di fegato, di reni, di vesica, di morici, e simili in qualunque parte del corpo, e certamente se vi raccontassi i suoi miracolosi effetti in ciascun male, farei forse venir voglia

La radice del xiride purga valorosamente.

A che mali giova detta radice. [p. 81 modifica]D I M E D I C I N A. 81

voglia a questi nostri medici, li quali si dilettano di semplici, studiar le facultà incognite che essi hanno, più tosto che prender tempo a insegnar i luoghi dove elli si ritrouano, et a trapiantarli tutte l'hore da un luogo ad un'altro, acciò paiano belli i lor giardini. Ma acciò conoschino questi tali ne'semplici sono molte altre facultà, che quelle scritte da gli auttori, havemo voluto con questi pochi per hora cominciare, riserbandosi de gli altri più valorosi, et eccellenti per un' altra volta, e quali da noi similmente sono ritrovati et ancor che ivi sia alcuno audace che dica cotali rimedij essere stati da altri già ritrovati,non di meno, di questo saranno giudici le persone dotte, e gli uomini esperimentatisi vegetabili come ne minerali, et anco nelle distillationi, li quali credo giudicheranno essere dal mio Precetore, e non da altri ritrovati, et acciò siano ancor piu certi, ci siamo risoluti per l'avenire con l'aiuto d'Iddio dare in luce cose molto piu esquisite di questi, le quali faranno fede, che queste è quelle non potranno derivare da altro fonte, che dal già detto: essendo che il nostro precettore sia vero investigatore delle cose naturali, e noi ad altro fine non attendiamo che pubblicare le sue cose per giovar al nostro prossimo. E per redurvi certissimi di tutto questo, vi racconterò alcuni sperimenti molto evidenti, che habbiamo fatti con questa nostra radice incognita già a tutti gli auttori. E parimente sappiate, che in que-

Secreti Zapata. F

Medici che attendono alle bellezze et non alle virtù de semplici. Virtù di questa radice ritrovata dal mio Precettore, e non da altri [p. 82 modifica]82 S E C R E T I

quest'anno guariti da dieci persone, le quali havevano già perso il vedere per la grande infiammatione che havevano negli occhi, e pigliando, si come già s'e detto, un poco di questa nostra radice verde, subito il giorno seguente furono guariti, onde che in simili mali degli occhi noi habbiamo fatte cose stupende, si cagionati da humore colerico, come da humor flemmatico, e di più vi dico haver visto persone cieche affatto, per la grande infiammatione, che havevano ne gli occhi, et il mio Precettore dargli due overo tre mattine, di questa radice: i quali poscia se egli vedeva che per lunghezza del male non erano in tutto ben guariti, gli tagliava con una lancietta sopra le ciglia nel fronte, discostandosi dal muscolo temporale in fino all'osso, quelle arterie per traverso che ivi ritrovava, le quali alle volte in questi tali si veggono esser molti eminenti in ambedue le parti della fronte, ligandogli, però overo stringendogli la gola con un asciugatolo, acciò gonfiassero le arterie, et uscisse più sangue, e se ben alle volte ne vien poco, mondimeno per quella traspirazione che fa l'arteria di quel spirito caldo, cagiona che il patiente subito, et in quello instante si senta migliorare, et in questo modo gli ho visti guarire del tutto a perfettamente: medicandogli poscia quelle nugolette che vi erano rimase per la grandezza del male, con medicamenti lor convenienti. Habhiamo ancora guarito uno che pativa di scro-

Effetti miracolosi nella infiammatione de gl'occhi, et quasi ciechi.

Arteria sicuramente tagliata nella infiammatione de gli occhi. [p. 83 modifica]DI MEDICINA. 83

scrofole, al quale se resolsero tutte, senza farli altra medicina, se non che pigliava questa nostra radice due volte la settimana. Un'altro, il quale cadeva da quel brutto male cinque e sei volte il giorno, parimente pigliando sovente di questo nostro rimedio, fu liberato. Una giovane che per debilità dello stomacho s'era tutta smagrita consumata, e con pigliar tre volte in tre settimane un poco di questa radice, tornò più bella e grassa che mai, tornandogli anco i mestrui, e l'appetito già perso. Un altro che haveva una gran durezza nella melza in due mesi fu liberato, pigliandola una volta la settimana. Et in ultimo un nostro amico, il quale pativa di podagra, e chiragra con eccessivi dolori, similmente in duo mesi pigliandola nel medesimo modo, fu intieramente libeato, e già anni sono che mai più è stato molestato; ma egli sempre si è conservato nelle sei cose non naturali. Molti altri ve ne potria raccontare in simili, e differenti mali, ma questi al presente vi bastino.

Ossimele composto col assaro, il quale solve il corpo per di sotto, fa vomitare, e caccia la flemma, e parimente la colera; guarisce la febre cotidiana, terzana, quartana e le febri antiche, conferisce molto al trabocco del fiele a gl'hidropici, et alle sciatiche invecchiate, et alli dolori delle gionture: apre ogni oppilatione, et massimamente quelle del fegatò, et della melza, leva la loro durezza. Cap. VII.

FArasi cuocer quantità di Assaro si verde come secco in giusta quantità di aceto, con il quale

F 2

Scrofole guarite con detta radice.

Molte, e varie infermità risanate con la radice del xiride.

Ossimele nel Assaro come si fa. [p. 84 modifica]84 S E C R E T I

il quale fatte fare ossimele come si fa ordinariamente l'ossimele semplici, il quale poscia usarete come si fa il scillino, si come è già insegnato nel cap. della memoria, ma nelle febri si deve dare nel giorno buono, overo nella hora più quieta, et al peso di due, tre, overo quattro oncie, secondo la complessione del patiente, meschiato col brodo: ma nella quartana si darà in quel subito che'l piglia la febre, se a Hippocrate noi crediamo, e non havendo l'ossimele, si può dare la sua decottione fatta in siero, overo in acqua melata, et il simile farà la sua polvere sottilissimamente po(a)ssata al peso di una dramma o con vino, o con acqua vita, o con aceto, overo fattone un boccone con un poco di mele, o sapa, o qualunque altra cosa, et vi certifico, che a quartanarij credo l'habbiamo data per migliaia di volte, ma il più sovente in polvere per essere più facile si a prepararla, come a pigliarla e tutti guarivano con darla una sola volta, e massimamente quando che le febri erano in declinatione, rare volte era necessario darla la 2. volta, overo la 3. se non quando, che le febri eran in principio, ma all'hora per far meglio, non gliela faccu(i)amo pigliar ogni 3. over 4. giorni una volta, come ci comanda Hip. nel medemo luogo. Volendo poscia guarire altri mali, si prenderà la mattina l'ossimele al peso d'una, due, overo tre oncie; e continuandolo vedrete, che se gli humori sono nello stomacho, li cacierà per vomito, et essendo nelle altre parti, li evacuarà o per abasso, o per

A guarire la quartana. Hipp.li.de affectioni b.tex.17 Assaro dato in polvere.

L'Assaro giova a tutte le febri, et quasi a ogni sorte di mali. [p. 85 modifica]

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per orina; e cosi ogni giorno pigliandolo, ne sentirete manifesto meglioramento, si alli mali sodetti, come anco a molti altri infiniti, li quali per brevità non si raccontano.

Acqua detta di Esculapio, la quale guarisce ogni sorte d'infermità, et è buona contra la peste. Cap. XIII.

COsa lunga veramente sarebbe a voler mettere in carta tale maravigliose e stupende virtù, che sono in quest'acqua; la qual senza dubbio alcuno è si mirabile, che mente humana non mai comprender potrà gl'infiniti, et incredibili suoi effetti; imperoche ella ancor sia solutivo supremo sopra gli altri solutivi, la quale euacua tutti gli humori, si per vomito, come per le parti da basso, nondimeno con le sue inestabili virtù noi habbiamo guarito, dandola per bocca, ogni effetto di capo difficile, si come efilessia, apoplessia, lethargo, frenitide, infiammatione d'occhi: d'orecchi, di gola, detta squinantia, di polmoni, di stomacho, di reni, di fegato, e della matrice, e di qual si voglia parte del corpo humano, si interno, come esterno. Habbiamo parimente levato e risoluto ogni tumore, e durezza di fegato, e di melza, e si nelle parti di dentro come di fuori, cagionati tutti da humori freddi, grossi, et viscosi, assottigliandoli, et evacuandoli poscia facilissimamente. Habbiamo similmente risoluto gomme crudelissime di mal franzese, dogli di capo, et di gionture,


F 3 et


Acqua chiara, la quale è solutivo mirabile.

A quante infermità sia buona detta acqua. [p. 86 modifica]
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et altre, chiamate spine ventose, le quali affligevano giorno e notte. Guarito ancor tigna, rogna, bolle, croste, lebra, herpete che mangia e divora detto fuoco di santo Antonio. Habbiamo ultimamente guarito una donna, la quale cinque overo sei volte il giorno cadeva in quel brutto male, e subito presa questa acqua, di fatto le cessò, et era di prima quasi stupida, e come fuor di cervello, e di continouo palida, hora è di bonissimo colore, allegra, e possiede intieramente tutti i suoi sensi. Sono parimente guarite donne, le quali per molti anni haveano havuti quei lor mestrui bianchi, et in tanta quantità che quasi tutti si scolavano per abasso. Et acciò vediate la facilità che è in fare questa nostra mirabilissima acqua, sappiate che ella primieramente si puo fare di ogni tempo, in qualunque luogo, e con poca, overo nulla spesa. Volendola dunque fare; Togliete una campana dove ordinariamente si stillano le rose, cioè, di quelle che hanno il coperchio di piombo, et il fondo di rame, nel qual fondo vi metterete tanto aceto forte, e ben gagliardo, quanto che empia due terzi, il quale poseia coprirete col suo coperchio di piombo, et accommodandola che penda innanzi tutta in quella istessa maniera che fanno le donne quando stillano le lor rose, le darete poscia tanto fuoco di carboni, che quasi detto aceto bolla, raccogliendo quindi in una ampolla di vetro tutto quel che stilla; votandola poi di mano in mano, secondo che ella si viene riempiendo, e co


si


Al mal caduco medicina suprema.

Modo di fare detta acqua di Esculapio. [p. 87 modifica]D I M E D I C I N A. 87

si farete stillare detta campana, havendo però cura che detto aceto non sitilli affatto, percioche in ultimo sentirebbe di abbruggia, e quel poco che in ultimo vi resta, subito lo votarete, lavando con acqua commune benissimo detto fondo, imperoche l'aceto ivi restando roderebbe, e guastarebbe detto rame. Quest'acqua overo aceto che goccia in quel primo, suol venire in colore di oro, e col sapore si dolce, che pare vi sia stato posto dentro del zucchero, e quanto più stillarà, piu verrà chiara, e più gagliarda, et acciò tutta sia d'una medesima virtù, e colare, noi solemo meschiare la prima insieme con l'ultima, e la serbamo in vaso di vetro ben turato, dandone però al patiente per presa ordinaria tre oncie, e rare volte tre oncie e mezza ma essendo il patiente alquanto debile, ne darete due e mezza, et essendo egli fanciullo, ne darete due oncie. Et in ultimo, acciò intendiate altri miracolosi effetti di questa suprema acqua, sappiate che ella hà tutte le medesime facultà, che a quella acqua di mirabil virtù, fatta di litargirio, et aceto, fuor che nel darla per bocca, della quale trattaremo quì nelli rimedij della Chirurgia. L'animo nostro certo no era di palesare al presente questa acqua, ma a prieghi dell'eccellente medico M. Domenico Tereli Lucchese nostro amorevolissimo il quale piu volte ne ha visto, e fatta esperienza; habbiamo voluto fare partecipe ogni uno di quello che appresso di noi era molto caro, al quale renderete gratie. F 4 Pre-

L'aceto stillato in campana di piombo, et di virtù inestimabile a purgare il corpo humano. Tre oncie è il peso ordinario di detta acqua. [p. 88 modifica]88 S E C R E T I

Preparatione dell'antimonio bellissima, e per(re)tiosissima, per guarire ogni sorte d'infermità, difficile, e giova miracolosamente alla peste, et a quelli che patiscono cancheri lebbra, croste per la vita bolle, gomme, doglie terribili di malfrancese: vale anco alla febre quartana, all'asma, e debilità di stomacho, a oppilationi di fegato, alla durezza di milza, alla pietra de reni a dolori colici, et a chi patisce d'orina per humori grossi, e leva la podagra chiragra, e finalmente vale ad ogni dolore con infiammatione e senza, in qual si voglia parte del corpo humano. Cap. XIIII.


QUesta preparatione nostra, è una preparatione molto differente da quella del Mattiolo, e da tutte quelle, che ordinariamente hoggidì si fanno, atteso che questa nostra preparatione riduce l'Antimonio dal primo in polvere sottilissima, et impalpabile, e di color bianchissimo: e quella del Mattiolo, insieme cin quelle de gl'altri, che s'usano, sono dure come vetro di colore rosso overo lionato, et alcune volte giallo: et ancor che queste siano buone, e facciano bella operatione, nondimeno sono più difficili e fastidiose a fare; percioche volendolo far perfetto e che venga rosso, e trasparente come un rubino convien prima cavar il Regolo dell'Antimonio

Preparatione dell'antimonio nostro è molto differente da quello del Mattiolo. [p. 89 modifica]D I M E D I C I N A 89

il che non facendo, difficilmente puo venir buono: e facendosi anco col Regolo, e poi continuato in quel medesimo modo che insegna il Mattiolo, il quale è bellissimo. Nondimeno quante volte che egli si fa, tante volte convien mutare il peso di detto Antimonio, volendole cioè dar per bocca: imperoche egli non viene mai della medesima qualità, che dare si possa nell'istesso peso che prima, ancor ch'egli simil pare nel colore. Ma la nostra preparatione e molto più facile, più sicura, più bella, e più certa che quella volgare, perché questa si fa con poco fastidio, e con manco spesa: et ogni volta che ella si fa, di continouo osserva la medesima sostanza, et il medesimo colore, e dandolo per bocca ritiene sempre l'istesso peso: e per esser ella poscia bianca, et impalpabile, si può pigliare incorporata con una rotella, overo manuschristi di zucchero, il quale anco egli sarà bianchissimo; e per essere similmente impalpabile in sua natura, e molto più sicura, più penetrativa, e non molesta dentro il corpo humano: e vi dico che al giudicio mio, mi pare cosa la più bella, che giamai si sia possuta ritrovar. A voler dunque fare questo nostro pretioso Antimonio, convien havere, over far il forno nostro philosophico, il quale asciutto che sarà, mettete una pignatta nuova dentro la bocca del detto forno, et entrati che saranno due terzi di detta pignatta, fate che quello che resta di fuori, cioè il corpo della pignatta sia di grandezza tan- to,



Preparatione nostra è più facile, più sicura, più bella, e più certa quela volgare.

Preparatione dell'antimonio nostro come si fa. [p. 90 modifica]90 S E C R E T I

to, che sugelli detta bocca del forno, e che non possi svaporare il fuoco per altra parte, che per canaletti, over buchi già ivi nel fornello fatti, e perciò meglio fare lutate con luto sapiente, dove si commette e congiugne la pignata, con detto forno, et avvertite che detta pignata sia di buona terra, e ben composta nel fondo, perchè havendovi a stare dentro l'Antimonio fuso almeno per diciotto hore, convien sia buono, e senza magagna alcuna: percioche alle volte si suol sfendere, e spiecarsi alquanto dalla pignata, il quale fesso poi si conosce, quando che egli in quella parte piancheggia. Fatto che sarà tutto questo, pigliate una libra d'Antimonio già fuso, perché il minerale non si fonde a questo fuoco, e cosi in pezzi mettetelo in detta pignatta, il qual posto che sarà, accommodate sopra questa pignatta un'altra pignatta a bocca in giu, e fate che una bocca saggiusti, e suggelli bene una sopra l'altra havendo però fatto a questa seconda pignata un buco sopra nel fondo, poco meno grande che l'istesso fondo. Poscia sopra questa seconda pignata ne accommodarete 'altra poco minore medemamente bucata a basso, la quale arriverà poco manco che al mezzo di quella seconda, e fate che sia anco questa bucata nel fondo, con un buco poco minore di quello già fatto nella seconda. Parimente sopra questa terza pignata, ne metterete un'altra alquanto minore con la bocca in giù, e forata nel fondo un poco meno che la terza. Ultimamente sopra que-

L'Antimonio già fuso e migliore che il minerale a fare la nostra preparatione. [p. 91 modifica]D I M E D I C I N A 91

questa quarta accommodarete un'altro similmente all'in giù poco minore, con un buco picciolo nel mezzo del fondo, per il quale agevolmente intrar vi possa un pontal di strenga. Poste che saranno queste quattro pignatte l'una sopra l'altra, e drizzate bene,le quali verranno in forma di piramide, havendo anco il fornello del piramidale, lutarete con il luto sapientie tutte le commissure delle bocche delle pignatte, dove si congiungeno, e commetteno l'una con l'altra, acciò non possino sfiatare, se non per quel buco picciolo fatto nell'ultima e superiore pignatta. Asciutto poscia che sarà detto luto, accendete fuoco di due carboni sotto la prima pignatta, dentro nel fornello, e cosi di mano in mano per due hore andate crescendo alquanto il fuoco; imperoche accendendolo tutto in un colpo, andarebbe a pericolo di fendersi il forno, e di rompersi la pignatta: per tal cagione dunque siate patienti nel darli il fuoco, e fate che non prima di due hore sia il fondo di questa pignatta rosso, et infuocato, il che essendo, continouato detto fuoco almeno per diciotto hore, overo per insino che sarà finite di sublimare buona parte di detto Antimonio, cominciando la mattina quanto si puo a buon'hora; non mancando però di hora in hora a mantenere il fuoco, con mettervi altri carboni, acciò il fondo della pignatta stia sempre rosso, et infuocato: e per far che detto fuoco stia sempre ben acceso, tenete le porticelle del forno

Modo di dare il fuoco nella nostra sublimatione.

I fuochi nelle operationi alchimice debbono sempre esser continoui. [p. 92 modifica]92 S E C R E T I

forno sempre aperte, come si fa nelli fornicelli a vento; guardando anco spesse volte per dentro al fornello, se il fondo della prima pignatta facesse danno alcuno, il che facendo, e fosse poco, seguitate pur la opera. Et in ultimo andando poscia a dormire, empite il fornello di carboni, e cosi lasciatelo, per insino che si consumino, e raffreddi. E se per sorte il giorno seguente gli voleste dar | piu fuoco, tanto più spirito ritrovarete in dette pignatte. Il giorno dopo raffreddato che'l forno, e le pignatte saranno, pigliate un coltello, e con la punta scrostarete quella terra overo luto dalla bocca della quinta, e piu alta pignatta spicandola diligentemente dall'altra, nettando bene e qualche poco di luto intorno alla bocca vi fosse rimasto, guardandovi che nel nettarla, non ve ne andasse dentro qualche poco, il che parimente si deve osservare levando l'altre pignatte. Guardando poscia dentro in questa pignatta, trovarete come una nebbia bianca, attaccata ivi dentro, la quale con una penna di gallina nettarete, e raccoglierete: mettendola poi sopra un foglio di carta bianca, e questa pignatta già netta, la metterete da banda. Ciò fatto, con la punta del cortello spiccate la quarta, e netta che sarà la sua bocca dal luto con la penna poi di gallina, overo di altro animale, raccorrete tutto quello spirito bianco che trovarete dentro, e di fuori sopra il fondo di detta pignatta, il quale metterete sopra un altro foglio bianco. E cosi farer(t)e anco della terza pi- gna-

Spirito bianco dell'antimonio. [p. 93 modifica]D I M E D I C I N A. 87

gnata, mettendo il suo spirito sopra un'altro foglio di carta da per se. La seconda pignata poi, la quale sarà tutta piena di spirito bianco dentro, e fuore sopra il fondo, spiccatela, e levatela diligentemente, acciò non caschi lo spirito che sta attaccato, il quale raccoglierete con detta penna sopra un'altro foglio. In ultimo poscia quella pignatta che sta posta dentro al fornello haverà vicino alla bocca dello spirito in quantità, il quale sarà giallo, et alcune volte per gagliardezza di fuoco, e come rosso, et alle volte, per essere molto solfo nell'Antimonio, viene quasi berettino; questo anco raccolto che egli sarà, il metterete sopra un' altra carta da se Cavato poscia che harete tutto lo spirito del Antimonio, fate due, overo tre capata di tutti questi cinque fogli, mettendo il bianco con il bianco, et il men bianco con il simile, e'l rosso, overo giallo da per se. Et ancor che siano tutti simili in virtù, ancor che dissimili in colore, nondimeno questo si fa per havere il bianco separato, per metterlo col zucchero fino, e far delle rotolette che siano bianchissime. L'altro meno bianco si potrà dare ad altre persone piu basse di condizione con un poco di mollica di pane, overo con pasta di mandorle, o con qual si voglia altra cosa pur cosi bianca. Il terzo cioè il giallo overo di qual si voglia altro colore, si potrà accompagnare con mezza dramma di conserva rosata, overo violata, overo con qualche altra cosa simigliante. Il peso di questo no- stro

Spirito dell'antimonio in varij colori.

Nostro antimonio ancor che dissimile in colore, e simile in virtù. [p. 94 modifica]94 S E C R E T I

stro spirito vivificato dell'Antimonio come egli si debba dare per bocca a ciascuno, e che al piu robusto huomo che si trovi, non si deve passare il peso di cinque grani, e questi cosi fatti si trovano di rado. A questi altri honestamente robusti, se gli daranno quattro grani, et a gli altri men gagliardi et a giovani di quindici, et venti anni, se gli peseranno tre grani. A gli altri piu deboli, e di minor età, se gli concederanno due, overo due grani mezzo, secondo la virtù, e forze del patiente, e questo spirito se gli darà mescolato in qual si voglia cosa, come già si è detto. Ma a voler comporre queste nostre rotelle overo girelle mai non viste ne fatte, e di necessità pesare, cinque grani del nostro spirito bianco, serbato a posta per questo effetto, e pesato che egli sarà, mettetelo in una co(a)rtuccia picciola da per se con l'orletti alzati intorno, acciò non si versi detto spirito; e di queste cartuccie di cinque grani, fatene per insino a dieci. Dopo questo pesate di detto spirito con quattro grani, con il peso di sodo, e di questo spirito in cotal peso ne farete quaranta, over cinquanta cartuccie, e di quel peseo tre grani, ne pesarete altretante, e dello spirito di due grana, ne metterete da banda quindici over vinti altre cartuccie, e tutte le terrete sopra una tavola per ordine, che un peso over carta non si mescoli con l'altro, e quando pesate questo spirito fate che il vento non vi dia noia, e sen fa convolare dette carte. Volendo dunque fare le nostre girel-

In che peso si deve dare detto antimonio.

Rotolle bianche di zucchero solutive, mai piu ne viste ne fatte. [p. 95 modifica]D I M E D I C I N A. 95

girelle, overo manuschristi, piglisi una libra di zucchero fino, e pesto che egli sarà sottilmente, tamisciatelo, poi habbiate due chiara d'ovo dibattute molto bene in un piatto il giorno avanti, acciò si converta detta chiara in acqua: poscia pigliate due oncie, overo tre di questo zucchero polverizzato, e mettendolo in un mortarino di metallo, aggiungetevi tanta acqua di albume di ovo, che si riduca pestandolo in forma di pasta soda. Di questa pasta pigliatene una dramma, e mettetela sopra un mezzo foglio di carta bianca, e ivi stendetela politamente con la punta di due dita in mezzo della quale votarete ua di quelle le cartuccie di cinque grani; et amassate, e incorporate che saranno insieme benissimo, fatene una palletta ritonda, la quale con un dito ammacarete, e riducetela in forma d'una girella overo rotela d'una dramma l'una; alla quale poscia ferete un bucchetto nel mezzo, che significherà esser ella di cinque grani, la quale in ultimo mettete sopra un foglio bianco a seccare; e cosi facendo seguitarete in tutte l'altre girelle di cinque grani. Per formar parimente quelle da quattro grani, pigliate una dramma, overo piu, overo meno di detta pasta,e fate come di sopra, mettendovi lo spirito d'una cartuccia di quattro grani, segnando poi detta girella in quadro, con quattro ponti overo bucchi, mostrando ella con questo segno esser di quattro grani, mettendole in ultimo a seccare, di sopra una tavola, e carta insieme con gli

Dette girelle, come si compongono con detto spirito.

Dette rotelle debbono esser segnate secondo la quantità del spirito dell'antimonio. [p. 96 modifica]96 S E C R E T I

gli altri di cinque grani. E se la pasta vi mancasse, torrete altretanto zucchero trito, e come prima nel mortarino di metallo pestatelo con detta chiara, e riducetelo in forma di pasta soda, con la quale tutto il medesimo farete con quelle carte di tre grani, eccetto che le segnarete con tre punti in triangolo, i quali denoteranno tre grani: mettetegli a seccare con gli altri all'ombra similmente farete di quelli di due grani, segnandoli con doi punti, uno ricontro all'altro, vicini all'estremità, seccandoglio. poi tutti insieme in luogo asciuto. Questi segni così proportionati, e posti per ordine in quadrangolo, et in triangolo, e gli altri pur in luoghi ordinati, si fa, acciò si conoschino i pesi dell'uno, e dell'altro, et anco trovandone rotto alcuno; si possa conoscere per quel pezzo, e per quelli segni cosi ordinati, di quanti grani era prima, et anco quanti grani vi possono esse in quel pezzo. E fassi anco, perché l'ordine sta bene, e par bello in ogni cosa. Asciutto che saranno tutte queste rotolette, serbatele tutte insieme, over ogni peso da per se in scattolini di legno, acciò si mantenghino di continuo asciutte. E per questa causa sono riformati col bianco dell'ovo, percioche se fossero formati con gomma draganti, overo altro genere di gomme, ancor che si serbassero in scatolini di legno, sarebbeno però sempre humidi col tempo. Coprirete poscia dette rotelle con un poco di bambace muschiata, acciò rendino in bocca più grato odo re.

I segni in dette rotelle perché deveno essere posti per ordine.

Dove si conservano dette rotelle. [p. 97 modifica]D I M E D I C I N A 97

re. Pigliarannosi detti manuschristi overo girelle la mattina a digiuno, et a buon'hora, et ad alcuni farà evacuare per vomito, et ad alcuni per abasso, et ad alcuni altri per l'una e l'altra parte, et è medicina sicura, provata da noi per migliaia di volte. Hora per tornare alquanto a dietro, Togliete quella pignata che rimase nel fornello, e rompendola, e cavate quell'antimonio ivi rimasto, il quale sarà di fuori come schiuma, dentro del quale, trovarete una piastrella di regolo d'Antimonio, la quale pesarà da due, tre, overo quattro oncie, o più, o meno, secondo la bontà dell'Antimonio, il quale regolo toccandolo sopra la pietra di paragone, sta al tocco dell'argento di carlino, il quale in ultimo serbarete, come il piu bello regolo, che si possa fare, e se egli sarà conosciuto da voi altri, vedrete cose che vi faranno stupire, et in ultimo avertite, che quanto più fuoco havrà detta pignatta, tanto più bella verrà il regolo, e tanto migliore, ma in meno quantità, e questo sopra di ciò vi basti al presente.

Quinta essentia vera, che fa resuscitare i putti quasi morti per li vermi, e giova infinitamente a fanciulli, che patiscono di morviglioni, detti anco brusciuoli. Cap. XV.

CRedo veramente mai non sia stato huomo, che tanti rimedij habbia provati in simil morbo, quanto che ho visto cercare, et esperi- Secreti Zapata. G [p. 98 modifica]98 S E C R E T I

esperimentare al mio carissimo precettore, essendo egli havesse cavato tutti i rimedij scritti dall'autori di medicina, e poscia provatogli ad uno per uno, et che in ultimo si risolvesse in tre, over quattro solamente; e tutti gli altri essere di poco valore, over falsi, e volendo ciò provare ho visto più volte che egli piglierà quindici, e venti bicchieri senza piede, et in ciascuno di loro mettervi un verme terrestre, con alcun rimedio scritto dall'autori, e con alquante goccie d'acqua come, e ivi per alcuni giorni s'è visto più tosto nutrir che morirvi detto animale, et in alcun altro cosi presto vi era messo il rimedio sopra il verme che subito, et in quello istante, si morivano, e di questi rimedij veri ne scriverò al presente uno, il quale un fanciullo per esser quasi morto; la madre gli faceva una ghirlandetta di fiori per mandarlo a sotterrare, come si suole far a i vergini e con il detto liquore mandato a poco a poco giù per la gola, subito si risentì. E per il dolor che gli davano i vermi nello stomaco, e nel corpo, i quali haver gustato il medicamento, già morivano, cominciò a piangere che a pena si sentiva, per debilità della voce: e de lì ad alcune hore, se mosse il corpo, e cominciò ad aprire egli occhi, succhiar la zina, che già per due overo tre giorni non haveva fatto. Con questo rimedio in infiniti altri putti, già quasi persi di simil malattia io ne ho visti mirabili effetti. E questo secreto, oltre che egli lo tenne celato, fu ad ogniuno molto stima-

Modo di provare le medicine che ammazzano i vermi.

Un fanciullo quasi morto, e risuscitato. [p. 99 modifica]DI MEDICINA 99

stimato, e felice quello che poteva haver di questa quinta essentia un'ampollina. Hora non vorrei che per la facilità del rimedio, e per essere il secreto già palese, perdesse di condizione, il che spesso suole intervenire, ma desiderarei bene aumentasse di fama, e di virtù, essendo che egli habbia, a dar vita alli vostri cari figliuoli. Ho voluto al presente estendermi a si lungo ragionamento per utilità vostra, e per farvi tanto più breve, e tanto più vera la ricetta, al contrario de gli altri, i quali scrivendo un catalogo di semplici, fanno che gli infermi, avanti che sia composto, habbino già bisogno d'altra risolutione. Dassi parimente detta quinta essentia alli fanciulli, che patiscono di morviglioni, percioche, ammazza i vermi se vi sono, aiuta la digestione, apre l'oppilationi, prohibisce la putrefattione, rettifica il sangue, et aiuta la natura per tutte le vie, a cacciar fuori quello che essere gli può nocivo: et in ultimo fortifica in tal modo le parti interne, che a infettarsi tal brusciuoli, fa che elle non possino. L'ordine adunque nostro, come già è stato detto, non sarà altro che facilità, e verità, e vi prometto che ho visto cose di tante importanza, essere in questa si poca, et in si facil cosa, che appena hora al presente il posso credere, e quando ci penso mi par di sognarmi. Pigliate adunque nel nome d'Iddio acqua commune libra una, et in essa mettetevi quindici, overo venti goccie di oglio di solfo, il quale hora vi insegnerà a fare, e fatte che quel-

G 2

A che mali giovi detta quinta essentia

A comporre detta 5. essentia. [p. 100 modifica]100 S E C R E T I

quell'acqua diventi di saper bruschetto, e che quel brusco sia grato, e non offenda la bocca, acciò il bambino lo pigli volentieri, e quanto più sarà grande il fanciullo, tanto più fate sia bruschetta detta acqua ,ma in tal modo ch'ella si possa bere: e di questa ne darete ogni volta ch'egli vorrà bere, e massime la notte, quand'essi hanno maggior sete, e no n volendo egli bere, per essere quasi morto, mandategliene un poco per volta giù per la gola, e cosi continuate per insino che si conosca manifesto miglioramento. Et avertite anco, che l'oglio di vitriolofa il medesimo effetto, che quel di solfo, et il medesimo sapore, quando ch'egli è temperato, ma vuole essere in manco quantità, per essere molto più gagliardo. Io vi ho voluto scrivere questo rimedio informa di liquore, overo d'acqua, per giovare non solamente ai fanciulli, i quali per non mangiare cosa alcuna, si notriscono soli di bere, ma anco per quelli che sono maggiori, i quali per la grandezza del male non possono, overo non vogliono pigliar cosa che sia soda. Non vi scriverò al presente altri secreti per li vermi, perche mi parerebbe uscire fuori del dovere col mio precettore, ma bastivi al presente questo solo, un'altra volta, se mi sarà concesso, dirò che sopra di tal infermità che maravigliar faranno ogni persona.

A far il detto oglio di solfo, per guarire le sopradette infermità, e molte altre che si diranno. Cap XVI.

FAte fare dal vetraio una campana di vetro grande quanto si può fare, perciò che quanto ella

L'oglio di vitriolo ha le medesime virtù che quello che del solfo. [p. 101 modifica]D I M E D I C I N A. 101

ella è maggiore, tanto piu oglio rende, et appicata che l'haverete a un chiodo di modo che ella non tocchi il muro, mettetevi sotto una pignattina piena di solfo, la quale si reggerà, e starà posta dentro a un annello fatto, overo attaccato ad un chiodo, il quale già ficcato nel muro, fate che e venga in mezzo della campana, e tanto discosto per dentro da essa che la bocca di detta pignatella venga discosta tre dita dalla bocca della campana. Accommoda:(t)o che egli sarà a questa misura, mettete sopra il solfo, che stà già nel pentolino, un poco di bombace mescolata col solfo minutamente pesto, sopra la quale anco ve ne spargerete un poco piu, acciò il fuoco vi s'attacchi meglio il quale già bene acceso, mettete poscia cotal vasetto di terra nel suo annello sotto la campana, et ivi il lasciarete per insino che sarà consumato, ma quando è di giorno, acciò non si consume affatto, potrete ogni hora, onero ogni due hore mettervi dentro alcuni pezzetti di solfo, grossi come una noce e piu, et cosi il terrete sempre acceso, et andando poscia a dormire, acciò duri quasi tutta la notte rimpitelo affatto. La mattina poi, trovarete freddo ogni cosa; e la campana verso la parte di dentro, esser tutta affumata, e come bigia: e se sarà senza humidità alcuna, e non havendo fatto ancora goccia d'olio, riempite subito medesimamente la mattina seguente col solfo detto pignattino, e dandogli fuoco, e rimettendovi fra 'l giorno spesso del sol- G 3

Modo come si attacca il fuoco al Solfo per cavarne l'oglio. [p. 102 modifica]102

S E C R E T I


solfo, continuate come prima, per insino all'altra mattina; onde che trovando rifreddo ogni cosa vederete esser colato alcune goccie d'oglio nel vaso sottopostovi, accommodato già sopra una tavola, la quale tavola starà ferma similmente sotto il pignattino. E per fare che detto oglio coli in un bicchiere di vetro basso, e senza piede, perche egli si mantenga più netto, e non se ne perda goccia, fate pendere da un lato detta campana, tirandola, e fermandola con un filo; e con un dito bagnato con una goccia di quelle che pendono nell'orlo della campana, fregate detto orlo, e cosi aviarete quelle altre goccie per quel bagnato, che colino, e vadino alla parte più pendente della campana: Alla quale drittura postovi il bicchiere, colerà dentro e si come verrà colando nel detto bicchiere, l'andarete anco votando,e riponendo in un'ampollina di vetro; e questo fate ogni mattina, percioche essendo la campana già fredda, allhora per la sua frigidità, et humidità, si risolve quel fumo e si converte in questo liquore, detto oglio: e però non si deve mai fare detto oglio in luoghi asciutti, e rinchiusi, ma in luoghi aperti, freddi, et humidi, acciò vi renda per le dette ragioni molto piu liquore. Due cose vi sono anco in questo ultimo da non tacere: et una è, che non possendo haver campana per far questa operatione; che vi accommodiate a farla con uno, o due, over più ormali, i quali noi usiamo ordinariamente per orinare incol-

In che modo si deve racoglier detto oglio.

L'oglio di solfo si può fare con l'orinali ordinarij. [p. 103 modifica]D I M E D I C I N A. 103

incollandovi, cioè per il lungo vicino al fondo tre striscie lunghe un palmo di tela nuova, larghe un buon dito, con colla di farina, et acqua fatta di chiara d'ovo di battuta, le quali poi asciutte che saranno, l'unirete tutte tre ugualmente insieme, e l'orinale restando con la bocca in giù, l'appiccarete al chiodo, si come havete fatto con la campana, mettendo poscia sotto nell'anello del chiodo, overo sopra la tavola il pentolino con il solfo acceso, seguitando in tutto il medesimo ordine come prima, ma il pentolino fate sia più picciolo, acciò l'oglio overo acqua non vi coli dentro, overo d'intorno, e raccogliendo in ultimo l'oglio in un piatto vetriato, percioche a voler far pendere l'orinale, come la campana, non si può, per essere egli stretto di bocca. L'altra è, che havedo finito di fare detto oglio di solfo, perche la campana, overo orinale vi resterà per di dentro tutto appannato, et affumicato, torrete via detto panno, overo fumo con mettervi dentro un pochino d'acqua commune, o con la punta del dito, raccogliete detto fumo con quell'acqua, rimettendovene poi un' altra poca, acciò la campana si netti meglio, la quale acqua serbarete per vostro uso da per se, percioche ella è buona come l'altra già temperata. Questo oglio ha le medesime virtù, che quello del vetriolo, ma per non essere cosi gagliardo, vene conviene mettere più quantità, volendolo però adoperare. Questo oglio anco taglia, e rompe la pel- le G 4

Virtù dell'oglio. [p. 104 modifica]104

SECRETI


s non molto grossa, mondifica, e netta le piaghe sordide, ferma le cancrene, mangia e corrode la carne cresciuta, dissecca i porrifichi, e le verruche, e tutte l'altre escrescentie, che vengono nella superficie della pelle, e pigliandolo per bocca ha le medesime vivirtù, che quelle del vetriolo, le quali veramente sono infinite, si come hora intenderete.

A fare oglio di vetriolo secondo la nostra inventione. Cap. XVII.

L'Oglio di vetriolo nostro da quello volgare non è differente in altro, se non che quello è fatto ordinariamente a un certo modo come sarebbe a cavargli la flemma avanti si faccia, e rimettervela dopo che è fatto. Ma se tale tal oglio non ha a servire se non per darlo per bocca, tempo perso mi pare a metterlo nè in forno nè al sole a desflemmare, atteso che pure dell'acqua, doppo che è fatto, vi si ha a rimettere; ma se pur detto vetriolo volete mettere in forno per toglierli quell'odore attramentoso, overo per farlo venire manco, acciò piu ve n'entri nel vaso quando lo volete stillare; mettetelo almeno per insino si faccia bianco, il che non mi dispiace ma facendolo rubificare, e poscia mettervi acqua, mi pare veramente un perdere di tempo. Ma havendosene a servire con la sua forza, potenza, per corrodere tagliare la carne, non è dubbio, che essendo egli cominciato a farsi rosso nel forno, e molto migliore, atteso che tal colo re

A fare il vetriolo rosso [p. 105 modifica]

DI MEDICINA.

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re si accosta piu alla similitudine del fuoco, che quel che è bianco. Et però starete avertito, a quel che ve ne volete servire; e secondo l'intention vostra accommodatevi a farlo. Per tanto volendo lo voi fare per pigliarlo per bocca. Togliete libre dieci di vetriolo Romano, il quale stenderete bene sopra di qualche cosa piana, poi mettetelo per cinque, overo sei giorni al sole nei giorni caniculari, maneggiandolo e rivoltandolo alcune volte, e farassi bianco, come cuparosa; il quale posto in un liuto grande di vetro tutto ben lutato, l'accommodarete in forno di reverbero col suo recipiente, e gli darete il fuoco lento in principio, accrescendolo a poco a poco. Et in quel primo stillerà un'acqua chiara, la quale veramente sarà insipida, e questa si può, se volete, buttar via: quando vedrete che l'acqua toccandola con la lingua comincia a pizzicare, chiudete le giunture con carta straccio piu volte raddoppiata, bagnata, e spremuta, et involta sopra con filo. E cosi accrescendo il fuoco per dodici hore, stillerà tutto l'oglio, e flemma che ivi esser possa. Il che fatto, pigliate detto oglio già stillato, e posto in un orinale ordinario, l'accommodarete sopra il fornello filosofico, mettendo et turando però la bocca di sopra di detto fornello con una piastra di creta, e pelo, secca, e grossa un dito, con un buco in mezzo, dove si posi, et entri il fondo de l'orinale; facendo poscia, che 'l fuoco spiri per tre altri spiratori fatti in detta buca, e turando quelli pel

A fare bianco il vetriolo.

Ordine come si cava l'oglio dal vetriolo da noi ritrovato

Modo da flemmare l'oglio di vetriolo. [p. 106 modifica]106 S E C R E T I

pel fornello, acciò detto orinale più si riscaldi; e come comincia a bollire, cosi continuate il fuoco facendolo svaporar tanto, quanto che vorrete nè resti gagliardo; svaporandolo molto, vi resterà gagliardissimo, il quale serbate in ampolla di vetro ben turata con cera. Questo è l'oglio da noi ritrouvto, il quale è molto più facile, e se ne cava più che non sarebbe ne gli altri modi, che ordinariamente si usano. Ma al presente noi lo habbiamo fatti, raccogliendo quella prima flemma che già di primo è stata buttata via, e senza farlo altrimenti svaporare nell'orinale, e senza anco farlo imbianchare, percioche in ogni modo ci bisognava temperarlo, e ci è riuscito benissimo, e questo è il più facile modo di tutti. Ma volendolo imbianchire, acciò ve ne entri più nel liuto come già detto; il metterete al fole ne i giorni caniculari: percioche in questo modo verrà molto più bianco, che mettendolo nel forno, dove si cuoce il pane. Alcuni altri fanno bollire il vetriolo in acqua commune, e dissoluto che egli è, lo metteno in un colatoio, e quindi esce fuora un'acqua verde; la quale mettendola in un'orinale a svaporare, come di sopra già si è fatto, lo ritornano in corpo, il quale posto poscia all'ardente sole; over nel forno, acciò s'imbianchi, lo rimetteno in vetro ben lutato, il quale accommodato in forno di reverbero, ne cavano l'oglio. Le feccie di questo vetriolo purgato, et anco di quel non purgato,che vi sono rimaste dentro nel lutto, dopo che

Altri modi da noi ritrovati.

Le feccie del vetriolo fanno mirabili effetti. [p. 107 modifica]D I M E D I C I N A. 107

che è fatto l'oglio, lo serbare: percioche vi insegnarò a fare con esse un'acqua per indorare il ferro, con l'amalgama; cosa molto bella, e rara, e facile, e mai non pensata.

A far vn'altro oglio di vitriolo acutissimo.

Volendo cavare un'altro oglio, qual sia gagliardissimo: Prendete quindici libre di vitriolo, il quale mettendolo nel forno, quando si cuoce il pane, ivi farete rubicare tanto che cali per metà, e più. Poi mescolatelo bene con tre libre d'arena di mare, e mettendo ogni cosa insieme in una storta ben lutata, overo in liuto, l'accommodarete in forno di reverbero, e per ventiquattro hore gli darete continuamente fuoco di legna. In questo modo noi ne cavamo quattordici oncie di oglio chiarissimo, e gagliardissimo: L'arena del mare cosi salata; mi disse il mio precettore, che ve la metteva, perche infuocata che ella era spengesse e mandasse fuora l'oglio, et venisse anco per la sua salsedine più gagliardo, ma che ben si poteva fare anco lavandola prima e seccandola, et anco con altre sorti d'arene grosse, le quali diceva essere tutte migliori che quella de'fiumi. Questo oglio cosi gagliardo taglia, e rompe ogni postema, e si può anco usar temperandolo, si come habbiamo fatto in quelli di sopra. Il modo che si ha da tenere in pigliare questo pretioso liquore si è. Che pigliare di detto oglio di vitriolo, scropolo mezo giulebe violato, overo rosato, overo acqua in la quale

Oglio di vitriolo acutissimo da noi ritrovato

Modo di usare detto oglio, et sue virtù. [p. 108 modifica]108 S E C R E T I

quale sia dissoluto zucchero a vostro volere: libra una mescolate ogni cosa insieme, e pigliatene due, tre, overo, quattro dramme per volta, ma nell'inverno si potrà pigliare in questa tra maniera. Togliete libra una di giulebbe, o d'acqua inzuccherata, e libra mezza d'acquavita, con un poco di mosco ivi dentro dissoluto, e dramma una di oglio di vetriolo: poste che saranno, meschiate, pigliandone poscia un poco manco, per essere ella piu calda, la quale, gioverà grandemente alli mali causati da humor freddo. Ma quella prima, con un poco d'acqua rosa, incorporata col zucchero, sara molto conveniente alle malatie calde, principalmente ad ogni sorte di febre, come continoua, cotidiana, terzana, e quartana, et altre quantunque le siano acute; ma alla quartana si conviene quella composta con l'acquavita: per essere piu calda. Et acciò siate certi quanto giova detta quinta essentia nelli febri, voglio raccontarvi quello che ho cavato parola per parola, e tradotto dalli scritti del mio Precettore, che a egli proprio intervenne. Essendo io d'una febre ardentissima, e pestilente ridotto in articolo di morte, et havendo già ricevuti tutti i Sacramenti della Santa Madre Chiesa, di modo che altro non s'aspettava che rendere l'anima al nostro Signore Iddio, mi fu data di detta quinta essentia di vetriolo dal dottissimo, et eccellentissimoo medico Hippolito Saviano mio Precettore, tempe- rata

Caso che intravenne al mio Precettore sopra l'oglio di vetriolo. [p. 109 modifica]D I M E D I C I N A 109

rata con acqua commune: et io mi ricordo come per sogno: quando mi calava giù per la gola, che, mi pareva fosse fuoco; atteso che ella doveva essere alquanto gagliarda; e da quel giorno dicevano, che sempre cominciai a migliorare. Doppo migliorato, e cominciando a levarmi di letto, non potendo a pena una sola volta spasseggiare per la mia camera, mi venne volontà di bagnare la punta del dito in oglio di solfo, e mettendolo in su la lingua, lo mandai giù, et essendomi, grato al gusto, ne presi cosi da sette, overo otto volte; del che vi prometto in verità che io ne sentì gran giovamento in quello instante, et mi parse che la virtù vitale, animale, e naturale, subito si rihavessero, e mi rese in cotal modo le forze che veramente credo io passeggiassi da trenta volte per detta mia camera. Et vedendo la sera haverne ricevuto tanto miglioramento; mi risolsi la mattina seguente, e gli altri giorni appresso ne brodi, e ne brodetti mettervene alquante goccie, acciò non mi scorticasse la lingua, come quando lo pigliai col dito, il quale per la sua acutezza a simili effetti. E cosi con l'aiuto dell'altissimo Iddio, e della sua santa Madre, in pochissimi giorni in tutto io fui risanato. Et acciò non vi siano occulte l'altre virtù dell'oglio del solfo, overo del vitriolo, sappiate che accompagnandolo con qual si voglia cosa appropriata a detto male, giova infinitamente, e fa cose stupende, e questo habbiamo provato per migliaia di vol- te

A che altri mali giova l'oglio di vitriolo pigliandolo per bocca. [p. 110 modifica]
110 S E C R E T I

te, et acciò ordinariamente vi siano fatte palesi tutte l'infermità, alle quali noi lo habbiamo provato; Sappiate che certissimamente cura ogni affetto catarrale, et ogni dolore, e mal di capo da causa fredda, come l'emicranea, la vertigine, scotomia, litargia, mal caduco, paralisia, melancolia, spasimo, tremore; giova similmente bevendola con cose dolci alla tosse, all' asthma, allo sputo del sangue, alla puntura, et alla sincope, al tremore del cuore, alla debilità, e dolore di stomaco: rafferma l'appetito canino, ferma i rutti, leva l'itteritia, giova alla illiaca, e colica passione, et anco alla sciatica; conferisce grandemente pigliandola con l'acqua nostra di zucchero, alle durezze, et oppilationi del fegato, e della melza, alla hidropisia, et ad ogni infiagione di ventre, alle hemorrhoide, et al loro flusso di sangue, fermando anco ogni altro flusso di ventre. Cura la renella bevendola con le sue acque appropriate, e zucchero, e purga le reni, e la vessica, giova al morso del serpe, e d'ogni altro animale velenoso, et ad ogni dolore, e debilità di corpo. Vale maravigliosamente contra peste, rallegra il cuore, fa crescere i peli, ritarda i canuti, ristora, et aumenta la memoria, conforta lo stomacho, sveglia l'appetito smorza la sete purga il petto, ammazza i vermi, conferisce alla matrice, fagli venire le sue purgationi, provoca l'orina: e discaccia ogni ventosità, purga il sangue, aumenta il calor naturale, e finalmente


con-
L'oglio di vitriolo vale contra la peste. [p. 111 modifica]

D I M E D I C I N A. 111

conserva in tutto la sanità del corpo humano. Applicandola poscia di fuori, e temperandola alquanto, e bagnandone il capo, rafferma i capelli, ammazza i pedocchi, cura il rumore nelli orecchi, la sordità e l'aposteme, et ulcere che vi si fanno dentro, et essendovi marcia, si può medicare con una testolina mollata in detto liquore. Guarisce parimente la debolezza degli occhi, il flusso della lagrima, pigliandone però per bocca, e stillandone una goccia temperata bene, che a pena negli occhi si senta. Ferma tirandola su per il naso flusso di sangue, rafferma, et imbianca i denti; incarna le gengive, e leva via la lor putredine, e puzzore, tenendola un poco in bocca, e cosi facendo gli leva anco il dolore. Vale similmente alle ulcere della gola, et alle glandole di dentro, quando sono ingrossate, et infiammate, toccandole con un poco di bombace due, overo tre volte, et il medesimo fa alla squinantia. Guarisce i calli et i porri prima tagliati, e postovi poscia un poco di bombace, overo una pezzolina intinta in detto oglio. Guarisce anco la rogna, et il silmile le piaghe del membro, toccandole con essa, temperata con tanta acqua rosa, che a pena dia dolore. Giova finalmente alle doglie delle giunture, se con essi si unteranno,ancor che elle fossero causate da mal francese.




Se


A che mali giovi l'oglio di vitriolo nella Chirurgia.

Alle ulcere della gola.

Alle piaghe nelle parti vergognose. [p. 112 modifica]
112 S E C R E T I

Secreto rarissimo a cavar l'oglio del solfo co'l sùo odore, colore, e sapore, desiderato molto da gli Alchimisti, che temperato con acqua desecca e salda le piaghe: e pigliatone tre, o quattro goccie in un poco d'acqua commune, apre l'oppilationi, risolve ogni, durezza di melza e di fegato, purga le reni, provoca l'orina, move il corpo, e quindi scaccia ogni ventofità. Cap. XVIII.

SI goderanno pur gli assetiti Alchimisti tirati dalla dolcezza del suo oro, hora che hanno ritrovato gl'oglio cavato dal solfo volgare, col suo istesso odoree, colore, e sapore: con il quale prometteno non solamente fissar l'argento vivo volgare, e dargli la sua tintura perfetta; ma di più prometteno infondergli virtù, e potenza di vegetare, e ridurre ogni metallo imperfetto in somma perfettione. Affermando, che questa virtù vegetativa non vi si possa introdurre, se non mediante il solfo, assimigliandolo al sperma masculino nell'ovo, senza il quale non può pigliar vita, nè far la sua generazione, e parimente alla donna che ancor che posto vi sia il seme masculino, nondimeno non si può far generatione senza il suo mestruo, atteso che questa materia della generatione, e del nutrimento, non è in altro che nella femina. Di modo che concludendo dicono, che dal solfo solo senza l'argento vivo mai non si possa far oro, nè meno la pietra di filosofi; perciò-


che

Oglio molto desiderato da gl'Alchimisti

Con l'argento vivo cot[p. 113 modifica]
D I M E D I C I N A. 113

che in esso non vi è là virtù della materia, nè meno del nutrimento, come veramente è nell'ovo filosofico, il qual unitamente è composto di amendue. Per tanto havendo voi hora la virtù del Solfo, et la materia dell'argento vivo, sarete solleciti ad operare prestamente; et io non sarò lento a farvi palese tanto secreto da voi si grandemente desiderato. Torrete dunque desiderosi Alchimisti un fiaschetto che tenga tanto, che v'entrino le sodette cose, et habbia il collo alquanto lunghetto: overo faccisi un liuto di vetro a posta di tal grandezza, et lutato tutto che egli sarà con luto fatto di creta, et pelo, come già più volte si è insegnato, l'empirete di cotal materia. Pigliate una libra di Solfo, il quale tritato minutamente, mescolatelo con altretanta polveri di mattoni ben asciutta. E di nuovo tritate ogni cosa insieme sopra una pietra, acciò siano ben meschiati. Di questa materia poscia, overo compositione, empite detto vaso di vetro, et pieno che egli sarà, sopra la palma della mano di batteretelo, acciò cali alquanto detta materia, et che il vaso sia vuoto in cima circa un dito del corpo, et quello vuoto empirete tutto di cimatura di panni, di qual si voglia colore, et pieno che egli sarà, togliete un bastoncello grosso quanto un dito, overo più, se più largo è il collo di detto vetro, et destramente calcate detta ci-


Secreti Zapata, H ma-


to, e con il suo solfo naturale, si fa la pietra filosofi.

Come si cavi questo olio del solfo. [p. 114 modifica]114 S E C R E T I

matura, acciò non si fendesse detto vaso: ma per piu assiccurarvi tenetevi sotto qualche cosa morbida, e questo che colerà cosi premendo rempitelo un'altra volta con detta cimatura, e di nuovo lo ricalcarete quanto piu potrete come prima; facendo cosi tante volte, sin che il vaso sia pieno per insino alla bocca: non mettendo in oblio, che l'importanza tutta stà, che la cimatura sia ben compressa. Ciò tutto diligentemente fatto, mettete detto liuto, overo fiasco sopra il suo fornello, accommodandolo in modo che pende la bocca all in giù, acciò l'oglio possa più facilmente colare, et uscire fuori: e lutate che haverete dette giunture, con il luto nostro, gli darete fuoco di carboni leggiermente nel principio, accrescendo a poco a poco detto fuoco, per insin che appariranno certi fumi bianchi nel recipiente: i quali apparendo, fermatevi, non crescerete il fuoco altramente, ma per sette overo otto hore il conservarete nel medemo modo, mettendo alle volte carboni in fuocati sopra il detto vaso, acciò detto oglio sia da ogni lato spinto, e cacciato fuora. Nell'ultimo poi mancando detti spiriti nel recipiente, gli farete fuoco di legni sottili, e che detta fiamma riverberi di sopra. Guardandovi però di dargli fuoco troppo gagliardo, e massime nel principio perche andarebbe a pericolo che il solfo non uscesse fuori, e calasse nel recipiente, overo si scoppiasse il vaso; e cosi facendo, uscirà fuora un'oglio di

Modo et ordine del fuoco a cavare detto oglio. [p. 115 modifica]D I M E D I C I N A. 115

di colore d'oro, e con l'odore del solfo si fetente, e con il sapore si acuto, e mordace, che odorare, né gustare con la lingua a pena si potrà. Il fornello dove si ha a posare detto vaso, sia accommodato quasi come quello dove si stilla il mele, ma minore, posto parimente detto vetro su una verghetta di ferro, traversata; e di sopra poi distante tre dita dal vaso, sia coperto di creta per insino al collo, acciò il calore di carboni, e la fiamma delle legna, reverberando lo possino circolare. Noi habbiamo molto ragionato del Solfo, ma non vorrei che per la similitudine di questo nome, fossero gli Alchimisti poi in fine dell'operare pur simili nella materia, il che loro ordinariamente et ogni hora, suole intervenire: ma si bene vorrei che fosse, e loro succedesse nel fine come nel lova, le quali essendo simili in nome; et in materia, nondimeno doppo la loro generatione sono differenti in nome, in materia, et in ogni altra cosa.

Acqua di mirabil virtù, chiara e splendida, che guarisce i crepati, toglie il rossor della faccia, leva i segni delle ferite, fa la cicatrice bella in qual si voglia piaga, e giova molto alle ulcere delle gambe, et a quelle dell'oreccchi, e tanto piu quando che buona per la rogna, fa i capelli e la barba negra, senza guastare e macchiare il viso, ammaz-

H 2

Fornello fatto per cavare detto oglio.

Alchimisti metteno solfo, et argento vivo, e cavano cinaprio, per pietra filosofale. [p. 116 modifica]116 S E C R E T I

mazza i pidocchi e lendini, leva la puzza sotto le braccia e quelle di piedi: et scrivendo con essa sopra la carta bianca non si conosce, et accostandola bene al fuoco si scuoprono le lettere negre come se fusser scritte con l'inchiostr; et è buona anco a molte altre cose belle, et utili, lequali leggendo si intenderà. Cap. XIX.


TOgliete aceto forte prima distillato per boccia di vetro col suo capello, e recipiente, libre quattro, non potendo havere, overo fare detto aceto distillato, torre aceto commune, di qual sivoglia colore, percioche egli chiarisce che pare distillato, mettendovi dentro il litargirio: e posto che lo haverete in fiasco di vetro che non sia pieno affatto, macinate sottilmente il litargirio (et quando dico litargirio semplicemente, s'intendesi d'oro come d'argento) e passatelo per pezza di lino dentro una scatola, si come fanno gli spetiali perche quanto più è sottile, tanto è migliore, e piu presto si dissolve nell'aceto: del quale ne metterete nel fiasco con detto aceto libre due, voltando è rivoltando poscia il fiasco sottosopra piu volte al giorno, tenendo la palma della mano alla bocca del fiasco, acciò non versi l'aceto; altramente si condensarebbe, e si farebbe litargirio duro come una pietra nel fondo del vaso, il quale difficilmente poi si dissolverebbe dall'aceto: e questo si farà per tre giorni continoui perche in questo tempo

Aceto composto con il targirio simile a quello stillato per campana. [p. 117 modifica]D I M E D I C I N A. 117

tempo l'aceto toglie, e consuma una certa grassezza naturale, che è nel litargirio, la quale cagiona che si duramente si condensi: questa grassezza si conosce manifestamente esservi, percioche quando è in polvere, e frangendosi per le reni, lascia in esse alquanta morbidezza: et anco si conosce imperoche s'incorpora facilmente con oglio si a cuocerlo in cirotto, come anco a farne unguento cosi crudo. Dimenato et intorbidato che haverete più volte il fiasco, si lascierà posare per due, overo tre altri giorni, che si chiarisca il detto aceto, e cosi senza colarlo si conserverà sempre sopra il suo litargirio rimasto nel fondo, e quanto più vi starà, tanto più egli sarà migliore, e farassi più chiaro, e più dolce, di modo che assaggiandolo con la lingua, parerà vi sia stato messo del zucchero. Quando poscia si vuole adoperare chinate il vaso destramente acciò non si intorbidi, e pigliatene la quantità che a voi pare, la quale pigiata dimenate, et intorbidate subito di novo tutto l'aceto con la sua feccia del litargirio, acciò l'aceto ne cavi la sostanza che è possibile; e quante volte se ne piglierà, tante volte intorbidate detto fiasco, serbandolo poi in luogo sicuro che non si rompa, chiudendo la bocca con cera sempre benissimo. Volendo adunque usare alle infermità già sopradette, e massime alli crepati rimedio già incredibile; primieramente farete fare una legatura cioè un mezzo cerchio di ferro, e l'altra metà

Come si conosce il litargirio havere in se del untuoso.

Acqua del litargirio è chiara, e trasparente.

Per guarir i crepati. [p. 118 modifica]118 S E C R E T I

metà del giro, che cegne, sia fatto di corame inchiodato ad esso ferro, il quale ferro habbia nella estremità dinanzi un cuscinetto picciolo al dritto della rottura, il quale la tenga dentro che non cali a basso: ma hoggidì pare a questi maestri ordinarij che tali legature fanno, che quanto il cuscinetto è maggiore, tanto sia migliore a ritenere detta rottura, del che veramente si ingannano. E se con portare questa legatura, ancora gli intestini calassero, accommodate detta legatura giornalmente, hor drizzandola, hor più torcendola, facendo che detto piumacetto stia sempre giusto sopra l'anguinaglia, et ad alto dell'osso del pittignone, dove propriamente è il luogo et il buco della rottura, per donde escono gli intestini. E se per sorte con tutto ciò ricalassero dette bodella per la grandezza della rottura, fate che il mezo cerchio di ferro, sia alquanto più grossa tanto, e più fermo, e più temperato a freddo, acciò che se egli tossendo si allargasse, et aprisse alquanto, ritorni presto per essere cosi temperato a suo primo sesto. Si poscia si lungo il ferro, che il capo cominci dal cuscinetto sopra la rottura l'altra finisca al fin della schiena, sopra le fessura delle natiche, et ivi passi uno overo due dita e non più: la larghezza anco del giro deve esser tale, che non tanto sia aperto, che da se non si tenga sopra il fianco; ne meno tanto serrato che faccia male all'anguinalia, e nel fine della schiena dove egli più deve premere. Riponendo dunque prima

Come si deve accommodare la legatura per guarire i crepati.

La larghezza et lunghezza di detta ligatura quanta deve essere. [p. 119 modifica]D I M E D I C I N A. 119

prima gli intestini, fate strengere detta legatura tanto et in tal modo, che sopra la detta apertura paia al patiente con essa sentirsi giovamento. come quando egli vi pone la propria mano. L'altro lato poi, fate che il giri in cinto di corame, il quale con una fibbia attaccata al detto cuscinetto nel ferro si fermi, et allacci: e cosi la portarete per tre giorni senza mettervi sotto altro medi camento, levandola poi la notte: non havendo altra mira per questi primi giorni, se non d'aggiustarlo al luogo dove ha da stare, come cosa che molto importi, senza la quale veramente è impossibile che il patiente guarire ne possa. Aggiustato che egli sarà, piglisi una pezza di lino bianca di grandezza di mezzo fazzoletto, e piegata in quattro doppij bagnisi in detta acqua, o per dir meglio in detto aceto preparato, e spremuta poscia con tre dita leggiermente, mettetela sopra la rottura, sopramettendovi il piumacetto della ligatura, tenendola dalla mattina che vi si mette, per insimo che andare a dormire, il quale all'hora si deve levare, ma havendo tosse la notte, non lo levate, percioche ve ne ritornarebbe danno. La mattina poi seguente avanti che uscite di letto, rimettetevi detta pezza bagnata, insieme con la vostra legatura, come già si è detto: e se per forte la notte ne accadesse andare del corpo, fate che la legatura la quale voi tenete a capo del letto appiccata, subito ve la accommodiate benissimo, imperoche andando del corpo,e facen-

La medicina come porre si deve sopra la tortura.

Riguardi che si hanno da osservare da quelli che sono eventati. [p. 120 modifica]120 S E C R E T I

facendo qualche altro sforzo, vi è pericolo non calino abasso le budella, del che il patiente se ne deve guardare quanto sia possibile, perche alcune volte calano in tal modo, che entrar dentro più non possono, ancor che si appicchino per li piedi i patienti, et anco se gli faccia, quali si voglia conveniente rimedio, onde poi è di necessità che con miserabil dolore, e regittando lo sterco per la bocca crudelissimamente passino da questa vita. Vi riguardarete adunque da questo, e di fare ogni altro sforzo, et anco di patire freddo, si a' piedi come a tutto il corpo, e di mangiare cose ventose, e di difficil digestione, e di cavalcar cavalli che trottino, e di far longo viaggio senza legatura: vi terrete medesimamente dal coito eccessivo, et ancora a pensare in cose veneree, percioche in tali pensieri concorrono di molti humori nelle parti vergognose, i quali sono causa si indebolischino, e siano atti poi a ricevere simili mali: e tutto questo hanno da osservare gli huomini, e donne che di tale infermità patiscono. Il terzo giorno fate il simile, e cosi seguitate di continouo in questa maniera, per tre, overo quattro mesi: dando opera sempre, che la legatura stia giusta, e che la rottura mai non cali se possibile, sopramettendovi sempre detta acqua, e riguardandosi da cose dannose e cosi facendo, io vi prometto la pristina sanità intieramente, et in breve tempo: e se a caso per disgratia, overo per qualche grande ven-

Le budella quando non si possino rimetere, fanno gettare il sterco per la bocca quando si muore.

La legatura conviene sia molto giusta. [p. 121 modifica]D I M E D I C I N A. 121

ventosità doppo un mese, overo più, disavedutamente ricalassero, non vi disperate: percioche rimettendola subito, più facilmente poi si viene di dentro a consolidare il peritoneo già dilatato,che non ha fatto la prima volta: e questo ho visto spesse volte, et a molti intervenire. Et quando poscia in ultimo vi parerà di esser guarito, il che si conoscerà per non havere, e già molti giorni veduto il luogo affetto mai gonfio, se non essere stato sempre simile a quel sano, vi dò per buon consiglio lo portiate un mese, et anco due d'avantaggio, acciò la cicatrice venga ad indurirsi, et confermarsi perfettamente la sanità. E mentre questo rimedio farete, non vi lasciate dar parole da questi ciaratani, che in quindici giorni, overo in vn mese vi promettono, et vendeno la sanità, essendo che io questa operatione di necessità, che la natura anco ella vi metta la sua medicina, cioè il tempo in fare la unione, la quale noi l'aiutiamo con la nostra legatura, insieme con il nostro medicamento astringente, e molto siccante, il quale per le fue facultà si può considerare essere molto conveniente a tale infermità: e similmente a gli altri medicamenti che oggidì si usano essere i contrarij: liquali, se ben sono composti di cose astringenti, et che molto si convengono, nondimeno vi pongono cera, varij grassi, e diversi ogli, i quali non solamente rimetteno, et levano la forza delli astringenti medicamenti, ma etiandio mollificano, e rilassano in tal modo la pelle

A che si conosce un rotto essere guarito

Ciaratani sono quelli che le rotture promettono guarire in quindici giorni.

Medicine ordinarie perché non guariscono i crepati. [p. 122 modifica]122 S E C R E T I

pelle di fuora, e le parti di dentro, che in ogni minimo sforzo, più facilmente che prima, l'interiori tutti calano nella borsa. Questo è quanto io possuto cavare sopra di ciò dalla prattica di M. Gio. Battista mio Precettore, promettendovi di non vi essere avaro per lo avenire, più di quello che vi sono al presente; massime possendo io havere il secreto ch'egli dopo questo ha ritrovato, cioè d'una non pasta composta di oglio d'argento vivo, con la quale veramente egli fa cose miracolose in simil effetto, e in altri mali varij, e quasi incurabili, cosa che per insino al presente non è già mai stata né vista, né trovata. Che questa acqua anco levi i segni delle ferite, e faccia la cicatrice bella in qual si voglia piaga, io l'ho visto adoperare infnite volte: di modo che volendola usare bisogna aspettare che la ferita sia prima saldata, e poi vedere se vi è rimasa alcuna distemperanza calda, la quale essendovi, conviene bagnarla con il dito bagnata in detta acqua quattro, overo cinque volte il giorno: il che facendo leva quel rossore d'intorno, e disecca la cicatrice, e la riduce nel colore dell'altra pelle sana, e questa si ha da continouare per tre overo quattro giorni, percioche in questo tempo farà l'effetto. E se in qual si voglia luogo fosse piaga, che difficilmente far potesse la pelle, per alcuna intemperie calda che vi fosse d'intorno, e che la carne crescesse troppo, toltogli prima il troppo mangiare, e purgato il corpo se bisogna, mettisi

A guarire i segni delle ferite

A saldare le piaghe che difficilmente si saldano. [p. 123 modifica]D I M E D I C I N A. 123

mettisi sopra una pezzolina doppia di lino baganta in detta acqua, e se si vedesse che detta acqua fosse troppo gagliarda, imperoche farà la piaga bianca, tempearatela con un poco d'acqua rosa, overo commune. E questa acqua per essere ella molto disiccante, fa bene nelli corpi asciutti, e il triapharmaco nostro, per essere egli alquanto più humido, fa meglio ne corpi grassi, et humidi. Alle ulcere delle gambe fa ancor bonissimo, ma quelle che sono difficili da consolidare, sappiate che mai non si scalderanno, se prima non fate fare una calzetta di corame, overo di tela tagliata per dritto filo, la quale teniamo sia meglio che quella di corame, imperoche si può lavare spesso, e perche non riscalda si forte la gamba, e tutto ciò è stato osservato da noi con grande esperienza. L'affetto buono che si conseguisce di questa calzetta, e che allacciandola da quella parte più sana della gamba già impiagata, scaccia gli humori che ivi sono, e gli manda ad alto, e poi gli ritiene non venghino, e calino a basso, onde la gamba essendo sgravata, et alleggerita dell'abondanza de gli humori che ivi sempre calano, la natura è intenta solo a fare la pelle, e non a concuocere, e risolvere gli humori che ivi abondano, onde conviene agevolmente ella si risaldi, per tanto adunque se volete guarire presto qual si voglia piaga nelle gambe, non la medicate mai senza l'una overo l'altra calzetta, overo con una fascia, che fasciando da gamba di piede e per insino al ginoc chio,


Le piaghe delle gambe come si guarischino.

Senza calzette difficilmente si saldano le piaghe delle gambe. [p. 124 modifica]124 S E C R E T I

chio, strengendo alquanto faccia simil effetto, mettendo però primo sopra la piaga una pezza bagnata in detta acqua. Non è da maravigliarsi che giovi ancora questo nostro secreto alle ulcere de gli orecchi, ancora ch'egli gagliardo sia, essendo che Galeno dica et affermi, e con verità, che l'orecchie, patisce gagliardi medicamenti, come sono i pastelli di Androne,di Passione, di Musa, di Polida, i quali sono molto più gagliardi, nondimeno questo nostro giova anco infinitamente a dette ulcere, mettendovene una, overo due goccie dentro all'orecchio, overo bagnata una tastolina di pezze lino, e poi mettervela dentro tre, o quattro volte il giorno, secondo la quantità, della marcia, imperoche uscendone assai, più spesso conviene medicarla. Occorrendo adunque medicare queste ulcere, nettate bene prima la piaga con alcune tastoline asciutte, et ancor tutto l'orecchio, e poscia non la medicate con altra medicina che con questa nostra per insino al fine: imperoche l'orechia non ha bisogno di regeneratione di carne, come l'altre piaghe, se non di fare solamete la cicatrice, e se a caso per contentar i medici, o per sodisfattione dell'infermo volete fingere di varie, e mutrre medicamento, aggiungetevi un poco d'aloe polverizato, peroche muterà il colore a detta acqua, gioverà anco a detto male mondificando, desicando, e cicatrizando dette ulcere, e levandole finalmen:(t)e ogni fettore vi fosse alcun verme generato dentro, il che più volte

Alle ulcere degli orecchi.

Galeno nel 6. libro di conservare la sanità.

Alli vermi nelli orecchi [p. 125 modifica]D I M E D I C I N A. 175

volte ho visto, subito sentendo egli detta acqua uscirà fuori, overo ivi dentro converrà che muoia. Giova anco a qual si voglia prurito per tutta la persona, bagnandolo, e fregandolo con detta acqua, e con le mani per due over tre giorni, due volte il giorno, cioè mattina, e sera. Et al rossore della faccia non ho trovato medicamento più giovevole di questo, lavandosi con esso la faccia la mattina, e la sera. Molte donne che havevano di natura la faccia rossa, e che parevano ebriache con tale acqua sono guarite, et in pochi giorni, ma per fare che l'acqua venisse bianca, vi si metteva acqua aluminosa, cioè che in essa sia distemperato del alume quanto che ne può dissolvere, overo del Salgemma; e se pigliarete di questa acqua di litargirio preparata per fare il suo sale, il quale si insegnerà anco nel fine di quefto capo, overo di quella fata di Salgemma insieme con questa aluminosa, farete una cosa bianchissima la quale non solamente rinfresca e leva il rossore, ma anco fa bianco il viso, cosa che più alle donne che agli huomini piace: e questo sia scritto per le donne che desiderano l'honestà nel volto. E se alcuna havesse qualche panna nel viso che le togliesse la grazia del marito, faccia bollire uno scropolo d'argento vivo solimato in una libra di detta acqua, la quale accompagnata poscia con una di quelle due acque che biancheggiano; si bagni con la punta di due dita il viso la mattina è la sera con detta acqua, lavandoselo però la mat- tina

Al prurito, et rossore della faccia.

Come si fa l'acqua chiamata lattevergine.

A levare le panne dal viso. [p. 126 modifica]126 S E C R E T I

tina avanti che adopri questa con acqua commune: e cosi facendo per quindeci giorni, vedrete che tutto quel panno caderà, e si leverà a pezzi; e vedete che dett'acqua dia dolore, meschiatela con l'altra senza solimato, avertendo ch'ella deve pizzicar un poco, ma che non alteri la faccia. Leva l'infimmatione de gli occhi accompagnata con la lagrima, se pigliarete di detta acqua una dramma, et acqua commune, overo rosata un'oncia, o più o meno secondo la sensibilità dell'occhio del patiente. Temperata dunque che ella sarà tanto che mettendone nell'angolo del vostro occhio goccia, non si senta molestia alcuna che sia fastidioso, ne metterete una goccia la mattina, un'altra a mezzogiorno, e l'altra la sera, nel detto angolo dell'occhio de patiente come è detto vederete che in breve fermerà detta lagrima, e leverà detta infiammatione, overo rossore: guardandosi però da molto bere, e di mangiare cose calide, e fumose, le quali facilmente mandano i suoi vapori al capo, e se il capo fosse ripieno di cattivi humori, e di necessità purgarlo con le pillole nostre, overo medicamenti necessarij ad evacuare tale humore, facendo anco la dieta che se gli conviene. Guarisce anco questa nostra acqua la rogna lavandossene con essa le mani, perche gli leva quel gran brusciore, ammazza i pedicelli, e poi la diseca: avertendo se gli è giovane, et nella primavera, a cavarli al meno il sangue: et farli fare la dieta; e se vedete con tutto ciò, detta rogna non si

All'infiammatione de gli occhi.

Per la lagrima de gli occhi.

A guarire la rogna. [p. 127 modifica]D I M E D I C I N A. 127

si secchi per la grande abondanza di humori, risolvetevi anco a purgarlo, o con li nostri siroppi universali, overo con l'antimonio preparato, overo con le nostre pillole di mirabil virtù, pigliandone in una settimana, tre una per volta, intermettendo sempre uno over due giorni tra l'una, e l'altra. Tenga medesimamente i capelli, overo barba, mettendola prima in un pignattino a scaldare molto bene al fuoco, che quasi bolla, e di poi con un bastoncello, al quale sia attaccato una spongetta nella cima è mollata in detta acqua: vi bagnarete più volte, una appresso all'altra la barba, et i capelli: quali poscia lasciarete asciugare da se, et in due overo tre giorni gli haverete molto negri: e se aggiungerete a detta acqua un poco di polvere di calcina viva, veranno negrissimi. Et in se questo mentre che gli fate negri, vi fossero pidocchi, overo lendini nel capo, tutti moriranno. E se i capelli per alcuna infermità cadessero, subito si raffermano bagnando la loro radice, overo cotenna con detta acqua: ferma anco le forcelle, che corrodono la punta di capelli, et il fortifica per tutto, che cosi facilmente non si rompino nel pettinare, e li fa crescere; perche disecca ogni male humore, che fosse si nei capelli, come anco nella cotica del capo. Leva medesimamente la puzza di sotto le braccia, se con detta acqua vi mollarete sotto, overo con un bastoncello, con sua spungia, come già detto habbiamo: et questo fate almeno una, overo

Tintura per fare i capelli e la barba negra.

A fermare i capelli, che cadeno.

Per levare la puzza di sotto le braccia. [p. 128 modifica]128 S E C R E T I

overo due volte la settimana. Ma alla puzza de piedi basta una sola volta la settimana; lavandoseli però prima con acqua commune, overo acqua salata, overamente lescia, e di poi asciutti tenerli un pezzo a mollo in detta acqua nostra, overo bagnarli con essa, e poi da se lasciarli asciugare, e se alcun patisce puzza nelle parti vergognose bagnisi con questa acqua la mattina quando si leva, overo la sera, similmente come ha fatto sotto le braccia: e se vi fosse ancora qualche prurito, overo rossore, si per alcuno humore, come anco per alcun animale che ivi si sogliono generare bagnando con detta acqua gli uccide, subito cessa tal prurito: e disecca, e risolvee ogni humor che ivi fosse raccolto. Scrivendo con detta acqua nella carta già scritta, tra versi e versi, ella non si vedrà, ma accostando poscia tal carta bene al fuoco, subito appariranno le lettere silmili a quelle già scritte con l'inchiostro: e se le scriverete con l'acqua apparecchiata già per fare il sale del litargirio, verranno negrissime. Volendo fare il sale di litargirio, convien mettere detta acqua in un orinale, e posto, et accommodato che l'harete sopra il fornello filosofico nel medesimo modo che insegnato habbiamo a svaporar la flemma dal oglio di vetriolo, gli darete foco: e tanta ne svaporarete, che nel fondo di detto orinale, vi resti una cosa liquida a guisa di mele, la quale levata dal fuoco, e subito rafred-

A togliere il fettor de'( )di ogni altro loco.

Inchiostro in acqua chiara. [p. 129 modifica]DI MEDICINA. 129

freddata si condenserà in forma di sale, il quale sarà al gusto dolcissimo, et fa cose maravigliose nella chirurgia. Se io vi volessi scrivere le maravigliose stupende virtù di questa acqua, le quali ancor vi sono da dire, credo veramente che tutto questo volume non bastarebbe a riceverle : ma vi bastino al presente quelle che già dette sono nel libro della medicina, dove è chiamata acqua di Esculapio, et hora queste che già dette vi habbiamo.

Unguento, overo linimento semplice ma prezioso, che vale ad ogni infiammatione si nelli testicoli, come in ogni altra parte del corpo, et ad ogni scottatura et humor falso nelle mani, e ne' piedi ; vale ancor al prurito, alla rogna, alla tigna, alle moroidi, et a qual si voglia genere di croste lebrose, e franzese, et a tutte le bolle, e massime a quelle che sono scorticate, et puzzolenti nelle parti vergognose, et vale a molti altri mali; percioche le sue virtù sono infinite. Cap.XX.

QUesto unguento overo linimento di litargirio, e chiamato Triapharmaco, imperoche egli è conposto di tre cose, di litargirio, d'aceto e d oglio: e per haver egli virtù de refrigerare, di seccare, et levare il dolore, per tanto egli molto conveniente alle infiammatione in Secreti Zapata, I qual [p. 130 modifica]130 S E C R E T I

qual si voglia parte del corpo, ancor che elle siano interne, ungendo però esteriormente. Volendo far composto questo linimento, si possono aggiungere semplici varij, cioè Minerali, mezzi Minerali, Vegetabili, et Animali. I minerali saranno precipitato, solimato, argento vivo, la pietra dove si cava l'argento vivo detta almagra, il cinaprio nostro artificiale, stagno calcinato, piombe calcinato in biacca, in minio, et in diversi altri colori; et il rame calcinato in rosso, e la sua scaglia, overo battitura: e quella del ferro, e la sua ruggine, la quale è molto diseccante, et è detta dagli Alchimisti croco di ferro. I mezzi Minerali diremo l'antimonio, ogni genere di marchesite, i litatgiri, orpimenti, boli armeni, terre suggellate, vetrioli, cuperose, alumi, et sali diversi. I Vegetabili saranno herbe, fiori, semi, grani, baccare, galle, coccole, radici, gomme, et altri simiglianti. Gli animali, mumia, castore limatura d'avorio, e di corno di cervo, e d'ogni altro osso, mosco, ambra, zibetto, e seta, lana e cuoio abrugiati, et ogni genere d'ossa d'animali, et corna similmente abrusciate, nelle quali veggono belli effetti della natura nelli corpi humani e massime applicati estcriormente. E tutti questi si dissolveno facilmente, cuocendogli in qual si voglia liquore (ancor che per il nostro linimento, vogliono essere cotti nell'aceto) ma la raspatura del avorio, e del corno di cervo, e dell'altra ossa, se volete si dissolvino, cuocetele nell'aceto e fa-

Minerali.

Mezzi minerali.

Vegetabili Animali. [p. 131 modifica]D I M E D I C I N A. 131

e farannosi come colla, la quale facilmente si accompagna con detto linimento; et accompagnati questi duo, tanto dell'uno, quanto dell'altro, giovano mirabilmente untando al dolor della sciatica. I vegetabili tutti si hanno a cuocere in detto aceto, imperoche il linimento verrà più gentile, e più bello, che non verrebbe mettendovi i suucchi delle proprie herbe, et haverà le medesime virtù delle dette herbe. Parimente tutti i mezzi Minerali s'hanno a fare bollire nell'aceto, perche l'aceto dissolve alcuni di loro subito, e gli altri con piu lungo tempo, ma l'antimonio, cioè quel che è stato già fuso, si dissolve presto, e prima fatto polvere sottile si cuoce nella liscia forte, il quale poi disfatto e fatto si come si come una salsa, si potrà mescolare con l'aceto, il che renderà poscia un color molto giallo. De minerali non si fanno bollire se non questi l'argento vivo calcinato nell'acqua forte, et il solimato; e l'almagra, cioè se è di quella che facilmente si fregola tra le dita, lo stagno, e piombo calcinato in qual si voglia colore, et il rame, e sue scaglie, rugini overo crocco di rame o dì ferro: tutti questi si hanno a far bollire nell'aceto acuto e potente; e se volete far lo in più aceti, mettendovene meno per volta, acciò questi minerali habbino l'aceto più forte ogni volta, non mi dispiacerebbe; perche subito s'indolcisce l'aceto mettendovi il piombo, e lo stagno, et anco il litargirio. Il precipitato già preparato si metterà cosi

Linimento con li Vegetabili.

Linimento composto con li minerali.

Linimento composto con li minerali. [p. 132 modifica]132 S E C R E T I

cosi senza farlo bollire, ma polverizzato sottilmente, e fato impalpabile, se volete faccia presto, e bene la sua operatione; questo unguento cosi fatto col precipitato fassi, et usasi per correggere, e levar la malignità delle piaghe, il che fa per la virtù del nostro argento vivo: et acciò non sia conosciuto in questa virtù essere l'argento vivo, atteso che noi veggiamo essere egli aborrito grandemente da molte persone, però noi cercamo di occultarlo: ma con tutto ciò quando egli è posto vivo, ancor che all'occhio non si vegha, non dimeno impossibile occultarlo a quelli che untandosi hanno qualche anello d'oro in dito, imperoche subito il biancheggia, et il fa parere d'argento. Parimente il conoscono quei che sono pratici nell'argeto vivo, li quali a posta fregano l'oro sopra la parte unta, per vedere se egli biancheggia; il che non fa l'unguento col precipitato, nè con gli altri modi noi ritrovati per mortificarlo: e questi tali cercano di saperlo più per biasimare, che per laudare tal rimedio. In quanto poi che lievi la malignità, e corregga le ulcere, certo che a questo non è dubbio alcuno; vedendo noi al presente non essere ritrovato oggidì medicamento che si bene, e tanto presto operi, e senza alcun dolore, e che sia supreme a tutti i mali, et a tutti li unguenti, quanto che fa il mercurio nostro precipitato. E non si creda persona alcuna, che pigliato il precipitato cosi volgare, faccia gli effetti come noi hora detto hab-

Linimento precioso fatto col precipitato.

Come si conosca l'argento vivo nelli unguenti.

Unguento di precipitato supremo a tutti gli altri unguenti. [p. 133 modifica]D I M E D I C I N A. 133

habbiamo, che altro ci vuol che herbe a far insalata: imperoche gli convien doppo precipitato il mercurio saperlo preparare,acciò non dia dolore; farlo spirituoso, acciò penetri, e poi saperlo usare: acciò facci quella operatione: il che non facendo darà dolore, altererà la piaga, e gonfierà le parti vicine: il che ogni hor si vede da quelli che hoggidì lo usano, credendosi come l'hanno lavato più volte, overo abbrusciato alquanto sopra una paletta di ferro infocata, per levar via i spiriti, overo il sale che vi resta dell'acqua forte sia fatto il tutto. Per tanto, questo unguento fatto con il nostro precipitato, sarà molto conveniente in tutti quelli mali che voi havete intentione di tirar fuori tutta la malignità che è nella piaga: e correggere, e concuocere tutto l'humore, che non habbia del mordace, e del crudo: onde in ultimo poi, essendo cosi in principio medicata, da se si salda, e cicatrizza: ma dove noi haveremo intentione di evacuar da tutto il corpo, sarà molto migliore l'unguento fatto con il mercurio vivo, e corrente; perche egli scaccia benissimo tutti gli humori che ivi nella parte affetta si ritrovano, mandandoli, et evacuandoli per altre vie: e questo viene, perche essendo egli vivo, e più penetrativo sottile, e spirituofo, perilche si sparge, e diffonde facilmente per tutto il corpo; et assottiglia per la sua calidità minerale, gli humori grossi, e flemmatici, i quali poi la virtù nostra espultrice, li manda, et evacua per la bocca, overo per sudore,


Operatione dell'unguento di precipitato.


Unguento con l'argento vivo dove conviene. [p. 134 modifica]134 S E C R E T I

sudore, o per orina, overo per le parti da basso, ma il più sovente, e la più gran parte, per la bocca: perche quei vapori, si delli humori, come dell'argento vivo, spinti dal calor nostro naturale, tutti vanno e saglieno ad alto: si come l'acqua che è in una bocca di vetro, la quale spinta dal calore artificiale, va e monta per vapore nel suo cappello, quale poi essendo ivi raccolta, stilla per il suo becco nel recipiente. L'argento vivo che si metterà nel linimento, sarà mortificato col belgioino, overo con il zucchero rosso, come già è stato detto nel capitolo di far morire i vermi. Il qual zucchero mortifica in modo l'argento vivo che resta invisibile, e subito si potrà accompagnare con detto linimento, e farà la medesima operatione che l'altro. Si potrà ancor calcinare mettendolo in una boccetta di vetro ben turata, con acqua forte, et ivi il lasciarete almeno per dodici hore; calcinato che egli sarà inclinate la boccia, e cavate bene tutta l'acqua forte, e poscia fatela sciugare al sole, il qual macinarete sottilissimamente, e mescolarete con detto linimento, over lo farete bollire con aceto, come si è detto di sopra; overo il mettere polverizzato sottilissimamente. Questo linimento cosi composto è buono à fare le untioni per il malfranzese alle braccia, et alle gambe, facendolo però alquanto più molle, e mettendovi più argento vivo del solito, il che spesse volte, et in molti noi habbiamo fatto, e con felice successo. E se per sorte alcun patiente fosse povero, et ha vesse

Cap. I.

Modo di calcinare l'argento vivo.

Linimento per la lebra. [p. 135 modifica]D I M E D I C I N A 135

vesse tutto il corpo pieno di croste simili alla lepra, farete bollire un'oncia di solimato polverizato nell'aceto forte, e con tal aceto comporrete il linimento, e purgato prima il corpo con li nostri medicamenti, ungerete poi un membro solamente, et avertite che se piccica honestamente, di modo che il patiente il possa sopportare, all'hora non fate altro, che starà bene; e se caso brusciasse fuor del dovere, mescolatelo con altretanto linimentino, e aggiustato, che l'haverete secondo il suo temperamento, potrete un giorno untar una parte del corpo, e l'altro l'altra parte, acciò il patiente non habbia a patire in una volta se non poco dolore. Il precipitato dunque solimato stagno, piombo, e rame calcinato, e tutti l'altri minerali, mezi minerali, vegetabili, et animali, vi si metteranno secondo l'intention del Chirugico, nella diversità di mali, e secondo anco che gli piace dare alcun colore a detto linimento. E per farlo alle volte più refrigerante, e massime nella estate, si potrà far bollire nell'aceto, lattuga, salatro, papaveri, semprevivi, nifea, appio, et altri simili, e dissimili, e secondo l'occorrenze. Del linimento semplice fate che ne teniate sempre in quantità, imperoche quanto egli più sta fatto, tanto più si assottiglia, più s'inbianchisce, e più penetra, ne mai si guasta, se non che egli s'indurisce alquanto, il quale si mollificherà con due parti d'oglio, et una di aceto. E fate che questo linimento sia vostro famigliare, perche vi as sicuro

Variatione di medicamenti.

Linimento fatto più refrigerante. Linimento di litargirio fa grande honore a chirurgici.

I 4 [p. 136 modifica]136 S E C R E T I

sicuro che usandolo ne riportarete grande honore, e guadagno, e se io vi dicessi i miracoli che ho visto fare con questo linimento nelli testicoli, quando sono infiati, et infiammati, e con gran dolore, et anco in altre varie infermità, vi prometto che non saria persona che non lo comprasse quasi a peso d'oro, per tenerlo appresso di se; ma un'altra volta con questo, e con molti altri di questi nostri secreti ci stenderemo più avanti; e si farà vedere, e conoscere, che nelle cofe facil, communi, ni, e di poca spesa, stanno altissimi secreti, e molto più che non in quelle che sono difficili, peregrine, e di gran prezzo, atteso che la natura prudentissima, appresso tante virtù, che à date à i semplici per utile nostro, hà voluto ancor in ultimo dare la facilità di haverli, et in ultimo di componerli.

Unguento delicato, e facile per la rogna, e conservare le mani morbide e con buon odore, e guarisce la tigna. Cap. XXI.

PIgliate di litargino libra meza pesto sottilmente, et passato per lino: il quale posto che l'harete in un vaso yetriato, aggiungetevi quasi un bicchiere d'oglio commune buono, et altretanto aceto forte, nel quale sia bollito prima una overo due dramme d'argento vivo solimato, et ogni cosa insieme mescolate con una spatola, overo cucchiaio di legno, per isino che ogni cosa sia incorporato insieme: se vedete che l'oglio sia tutto incorporato, e che vi sia rima- sto

Meravigliosi effetti del solimato nella chirurgia. [p. 137 modifica]D I M E D I C I N A. 137

sto ancora dell'aceto, aggiungetevi un pochino più oglio, e cosi facendo tanto oglio, e tanto aceto vi metterete, quanto che venga ogni cosa in forma di unguento molle, con il quale unguento poscia vi ungerete similmente le mani, et il luogo dove è la rogna, e vi prometto che in quattro, over cinque giorni vederete mirabile effetto, e se vederete che dia alquanto di dolore, mescolatelo con l'altro fatto senza solimato, cioè con il nostro linimento semplice, e con questo unguento si guariscono parimente le bolle di mal francese, e qual si voglia altra infettione che venir potesse nella pelle, et ungendo anco con detto linimento cosi acconcio che non dia dolore, guarisce infallibilmente ogni genere di tigna, avertendo di tener il corpo sempre purgato con le piilole di mirabil virtù, overo con l'acqua di Esculapio.


Un'altro unguento perfettissimo, e per persone più delicate: e giova anco ad ogni sorte di croste che vengono per la vita, e massime a quelle delle gambe: e gurisce prestissimo, et senza dolore. Cap. XXII.


TOgliete libra meza del sopradetto linimento fatto con il litargirio, oglio, et aceto senza solimato, et mescolatevi insieme due, overo tre dramme di precipitato macinato in mortaio di vetro, overo sopra un porfido sottilissimamente, imperoche essendo egli sottile, farà più bello effetto, et più pre- sto:

Precipitato in polvere sottilissima. [p. 138 modifica]138 S E C R E T I

o: e dimenato che sarà ogni cosa insieme per un quarto d'hora, con esso vi ungerete per tutto dove harete la rogna, overo croste. E se prima vi evacuarete con una over due pillole nostre di mirabil virtù, over con tre, o quattro siroppi detti detti universali, sarà fatto ogni cosa con ragione, et essendo giovani tali patienti: e nella primavera non mi dispiacerebbe che si cavassero prima sangue dal braccio, conservando poscia nelle sei cose non naturali più quanto sarà possibile.


Modo bellissimo di fare il litargirio che sia bianco come biacca, con il quale si fa un linimento preciosissimo, per mantenere le carni bianche, morbide, e pastose, si alle donne come a gli huomini, iquali alle voilte hanno le mani crepate, e ruvide per abondanza d'humori salsi, e grossi, che paiano contadini, leva i segni delli morviglioni, guarisce la tigna, e le scottature, et è secreto rarissimo per il dolore delle morroide. Cap. XXIII.

QUesto litargirio cosi bianco, non è differente dalla biacca, se non nel peso, imperoche è molto leggiero, et a volerlo fare convien pigliare una libra di litargirio ben polverizato, e passato per pezza sottile, mettetelo in cattino invetrato, aggiungendovi un'altra libra di sale bianco, mescolandolo bene con detto litargirio, poi

Litargirio bianco è differente dalla biacca nel peso. [p. 139 modifica]DI M E D I C I N A. 139

poi infondeteci sopra tanta acqua commune, che avanzi un dito, e mescolate di nuovo con un bastoncello ogni cosa insieme, et essendo di state, mettete detto cattino al Sole, e massime ne' giorni canicolari, e mescolatelo cinque overo sei volte il giorno, seccandosi l'acqua, avanti si indurisca il litargirio, ve ne rimetterete dell'altra, rimenandolo però spesse volte il giorno, e la sera quando andate a dormire, perche se non lo rimenate spesso, si indurisce come una pietra, e sarà bisogno rimacinarlo di nuovo, se volete che il sale lo penetri, lo faccia bianco, e cosi facendo lo terrete al sole per quindici giorni. Fatto che egli sarà tutto bianco empite detto catino di acqua che sopravanza almeno quattro dita al detto litargirio, e dimenato che l'haverete molto bene lasciatelo poscia riposare, e schiarire, e schiarite che ella sarà, inchinate detto catino, et versate fuora tutta l'acqua destramente, acciò non si intorbidi col litargirio, rimettendovi poi dell'altra acqua fresca, dimenando ancora detto litargirio bene, lasciando l'acqua riposare come prima, et votandola similmente un'altra volta, e rimettendo dell'altra come havete fatto la prima volta, assaggiandola sempre con la punta del dito, se l'acqua ha perso la salsedine, la quale trovandola dolce la versarete tutta molto bene, e lasciate seccare detto litargirio al sole, il quale asciutto che egli sarà, il caverete fuori, e serbate in albarello coperto, guardandolo dalla polvere. Et volendolo usare piglia


Detto linimento come si adopera. [p. 140 modifica]140 S E C R E T I

pigliarete meza oncia di detto litargirio, e metetelo in un mortarino di vetro, e macinatelo e si asciutto, per un poco, poi mettetevi una dramma,| o poco più, o poco meno di oglio di amandole dolci, e fate più presto che l'oglio sia poco, acciò venga detta compositione in forma di unguento duretto, percioche macinandolo, viene a mollificarsi, e cosi dimenarete per gran pezzo, acciò si faccia sottile, et impalpabile, quale poi condito lo cavarete dal mortarino, e il metterete in un'albarello di vetro. Et avertite che ne facciate poco per volta, perche l'oglio della mandorle dolci passando un mese si suol fare rancido. Volendolo dunque usare, untatevi la estremità del dito nell'albarello dell'unguento: e poscia fregarete detto unguento molto bene per le mani e per il viso, e per dove voi volete faccia bianco, e morbido: e questo farete la sera quando andate a dormire, e la mattina quando vi levate et in termine di otto giorni haverete le carni si morbide, che a pena le riconoscerete. Giova anche questo unguento maravigliosamente alli putti che hanno havuti i morviglioni, untandosi con detto unguento sottilmente, quando i morviglioni cominciano a seccare, quando saranno secche quelle crostarelle, untate tutta la faccia per alcuni giorni, acciò non vi restino i segni per il viso, e di questo se ne è fatto più volte esperienza. Giova anco alle scottature fatte dall'acqua, dal fuoco, e di qual si voglia altra cosa, per il male come

Virtù di detto unguento più volte provato. [p. 141 modifica]DI M E D I C I N A. 141

come per i senni. Vale parimente alla rogna, et alli infiati con rossore; alla tigna secca, et in ultimo per levare quelli estremi dolori delle moroide,veramente che è cosa miracolosa, e molte volte provato, untandole di fuori con detto unguento.

Acqua molto nobile e necessaria a ogni persona, che fa bianchi, e rafferma i denti che si dimenano, incarna le gengie, e leva il puzzore cagionato nella bocca da qual si voglia cagione. Cap. XXIIII


PEr essere il dente cosa molto necessaria, si al decoro, come all'utilità della vita nostra, ho voluto al presente per conservatione di essi cagionar alquanto, acciò quelli, che haveranno difetto di vivande non habbino almeno difetti di denti. A volerli nunque conservare, Pigliare libre due di sale commune bianco tritto, e libra una di alume di rocca, fatta polvere, se vi metterete tanto alume come sale, e sarà più gagliarda: e se due parti d'alume, e una di sale, gagliardissima, mescolato che haverete l'un con l'altro, mettete ogni cosa in una storta di vetro ben lutata, con luto di creta e pelo, e posta sopra il fornello con il suo recipiente, datele sotto fuoco di carboni a poco a poco, crescendolo per un'hora, poscia per due altre hore, overo tre continouate, e fate sia sempre rosso, et infuocato il fondo del- la

Modo di fare detta acqua. [p. 142 modifica]142 S E C R E T I

la storta, acciò esca la virtù: e forza di detta compositione, la quale in ultimo cavata dal recipiente, serbate in ampolla di vetro ben turata con cera. Et volendola adoperare, togliete una parte di questa acqua, et un'altra di giulebbe, et se li denti fossero molto negri, metterete manco giulebbe, e se non vi fosse giulebbe, vi metterete dentro un pochino di zucchero bianco, o condido, overo un poco di mele, e disfatto che gli sarà, con uno stecco poscia di radice di malva secco, o di rosmarino, o altro simile intinto in detta acqua vi nettarete i denti uno per uno, e netti che saranno, non è dubbio alcuno che la gengia incarnerà penetrando, e colando giù per il dente che se dimena disecca la gengia, e lo rafferma. E mentre che si tocca con quest'acqua, se fosse bisogno di raschiare via il tartaro attacato al dente con ferro, facciasi destramente, tenendo il dente fermo, con la punta del dito, quando si raschia, avertendo che il ferro sia molto acuto, e ben affilato, come sarebbe a dire la punta delle forbici nostre da chirurgico. Et levato che sarà il tartaro d'intorno al dente, il rinettarete un'altra volta con detta acqua, e cosi fate tante volte che habbiate il dente netto come una perla. Per finirli poi di raffermare quando si dimenano, rompete la storta, pigliate quel pane bianco, e duro come una pietra, che dentro vi è rimasto, et rompendolo, ne torrete quanto una noce, e fatta grossamente pol vere

Come si adopera detta acqua.

Denti netti più si conservano.

Le feccie di detta acqua a che giovano. [p. 143 modifica]D I M E D I C I N A. 143

vere, la metterete in un pentolino, con una libra d'acqua commune a bollire a fuoco lento per in sin che si disfaccia, con la quale poscia vi sciacquarete i denti, cinque overo sei volte al giorno, tenendola alquanto di tempo in bocca, poi rendetela fuori è cosi farete per alcuni giorni, nettandoli alcune volte con la sopradetta acqua, e con la radice della malva, overo con un altro stecco che habbia dello spungolo, e cosi vedrete, che tutti i denti che si crollavano in bocca, si raffermeranno togliendo, anco via ogni corrottione, e fetore di bocca: appresso questa si potrà parimente usare la quinta essentia del rosmarino come già vi è stato insegnato.


Un'altra acqua che ha le medesime facultà e di continuo si trova fatta. Cap. XXV.

PIgliate acqua da partire , e temperatela con altretanto giulebbe, overo con un poco più, et acciò non si senta l'odore dell'acqua forte, vi metterete una goccia d'oglio di rosmarino, o di anisi, overo di cannella, o di garofani o di noci moscate, o di altro buon odore, e se di detti ogli nonne possete havere, mettetevi la loro polvere fatta sottile, et in poca quantità, usandola poscia come questa di sopra. E perché alcuna persona dubiterà che questa acqua non li faccia cadere i denti, stia pur sicuro, e non dubiti che ella gli possa nuocere, percioche l'habbiamo provata in noi medesimi più volte, et in molti altri con grandissima loro utilità.

Pol-

Acqua da partire. [p. 144 modifica]144 S E C R E T I

Polvere incognita, pretiosa, et odorifera, che fa bianchi i denti, e li conserva. Cap. XXVI.

PEr maggior facilità, et commodità faremo una polvere, la quale conserverà i denti dà ogni ruggine, et essendo netti, è di necessità si conservino sani. Però gratuchiate pietra pomica l'una con l'altra, et passate per seta, la metterete in acquavita, nella quale siano dissoluti grani di scarlato ben polverizzati, overo sandali rossi, acciò detta polvere diventi rossa, e se metterete un poco di alume di rocca nella detta acqua, si farà piu rossa, e gioverà anco a incarnare le le gengie. Mettete poseia detta poluere a seccare all'ombra, e se volete che ella sia piu rossa, ammollatela un'altra volta in detta acquavita, e rasciugatela in ultimo, poi dissolvete in una dramma d'acqua rofa, due overo tre grani di muschio la quale versarete sopra la detta polvere, meschiandola bene insieme: e cosi la conservarete in un scatolino di legno, acciò si asciughi detta polvere, la quale non sarà giamai conosciuta da huomo vivente, se non cosa molto rara, e farà in un subito i denti candidissimi, renderà la bocca odorata.


Oglio d'Ipericon overo, di perforata, di viù inestimabile, secondo la nostra inventione. Cap. XXVII.


COgliete foglie, et cime di Perforata nel mese di Maggio, overo di Giugno secondo la stagione dell'anno, et pesta grossa- men

Polvere di pomice incognita.

Cime, et foglie di perforata. [p. 145 modifica]D I M E D I C I N A. 145

mente in un mortaio le metterete in una boccia di vetro, grande, lutata solamente dal mezzo in giu; mettendovi tanto vino che cuopra detta herba; e poscia lasciatela stare cosi all'ombra ben turata e cosi con cera, per insino al mese di Giugno, overo di Luglio, quando detta herba è in fiore: allhora votate detto vino in un catino grande vetriato, e cavate destramente detta herba, la quale metterete in un fiaschettino di tela grossa a spremere sotto il torchio, raccogliendo quello che si spreme in detto catino. Poi pigliate tante cime di detta herba con li fiori, quanto bastino a incorporarsi con detto vino, di modo che non sopravanzino, et quindi lo lasciarete per insino che detta perforata sarà in seme, turando ben la boccia ce non respiri, riponendola poscia in luogo sicuro, raccolto che havrete detto seme, e pesto minutamente, votate detta boccia in un catino come prima, et la sprematura insieme con l'altro vino rimettetela in detta boccia: aggiungendovi altretanto seme, quanto che arrivi quasi a detto vino, il quale ivi turato come prima serbarete all'ombra per quindeci giorni. Cavato, e spremuto che haverete in ultimo detto seme. Pigliate di questo vino cosi composto libre tre, il quale posto in una boccia poco minore, e di sotto ancor ella ben lutata, aggiungeteui tre altre libre d'oglio vecchio, et che sia ben chiaro, il quale fate bollire sopra il nostro fornello filosofico, ordinariamente usato, tanto che svapori det-

Secreti, Zapata. K

Cime e fiori di perforata. Seme di perforata.

Vino et oglio. [p. 146 modifica]146 S E C R E T I

detto vino, raccogliendo però con il capello di vetro, tutte quelle prime parti sottili che verranno con l'acquavita, lasciando poscia svuporare l'altre, percioche queste prime sono di mirabil virtu. Svaporato che sarà detto v(i)no,e quasi raffreddato l'oglio senza levare detto vaso dal fornello, aggiungetevi libra una e meza di trementina fina, e trasparente, e libra meza d'incenso minuntamente macinato, et oncie di theriaca, e tre altre oncie di metridato, e mezz'oncia, overo sei dramme di zafferano sottilmente polverizato, le qual cose fuor che la trementina siano dissolute in quella acquavita prima già destillata poste che l'haverete tutte insieme, rimettetevi il suo capello sopra, et accendente tanto fuoco sotto, quanto che comincia bollire, il che raffredato, raccogliete quella poca acquavita che sarà passata nel recipiente per mescolarla con l'oglio quando medicate le ferite penetranti antiche, e l'oglio poscia lo riportarete in tre vasi di vetro minori, e più sicuri, turati con cera, e mastice, i quali metterete al sole per quindeci giorni, acciò si chiarischino, e fermentino bene, e quanto più vi staranno, tanto sarà migliore detto oglio, avertendo che'l sole non scaldi la cera, percioche la struggerebbe. Questo oglio d'ipericon, overo perforata, è il più nobile, più perfetto, e più supremo di quanti per insino qui siano stati: imperoche le virtù sue sono miracolose, et infinite, si pigliandolo per bocca, come mettendolo dentro nelle ferite

Cose che entrano nello oglio perforata.

L'oglio di perforata, e di mirabil virtù. [p. 147 modifica]D I M E D I C I N A. 147

ferite. Et primieramente diremo, che pigliandolo per bocca al peso di mezza oncia, meschiato con l'acque appropriate a detti mali, overo con vino, giova infinitament alla renella, a dolori colici, a oppilationi di fegato, e di melza, et ad altri infiniti mali causati da abondanza d'humori grossi. Giova anco nelle ferite penetranti, come sarebbeno nel capo, nel petto, e nel ventre, colandolo overo sguizzandolo dentro con sguizzo, overo con una vessica attaccata ad uno canello, percioche dissolve il sangue quagliato, convertendolo in marcia: leva il dolore prohibisce la infiammatione, e congiunge, e salda le dette ferite interne, se ben fossero nella propria sostanza degli intestini, e d'altri membri silmili interni, e cominciando dette ferite poscia a migliorare, conviene anco a poco a poco lentare detto oglio, e di questo noi ne habbiamo visto più volte grandissime speranze, et in ultimo, untandolo di fuora, conferisce a tanti e tanti mali, quanto che dire si possa. Nelle ferite parimente delle parti instrumentali giova maravigliosamente, ma nelle parti similari, come nella pelle tagliata, basta solamente cuscirla, over unirla con la legatura, medicandola poi, come dicono, per prima intentione, alla qual prima intentione, altro non si richiede, che la unione. E non potendosi guarire per questa via, conviene all'hora mutare intentione, et accomodarsi secondo gli accidenti, con diversi altri medicamenti, tra i quali questo nostro è uno di quel li

K 2

L'oglio di perforata si piglia per bocca.

Alle ferite penetranti.

A untare di fuori. Alle ferite nelle giunture.

Alle ferite semplici. [p. 148 modifica] 148 S E C R E T I

li che maravigliosamente opera, ufandolo come già si è detto, medicando dette ferite due volte il giorno, ungendo anco le parti vicine. Non dimenticandosi che deveno sempre esser prima fatte le evacuationi universali; osservando ancor con esse le sei cose non naturali, e massime nelle rotture di capo quando l'osso è scoperto, usando anco allhora la dottrina d'Hippocrate nel libro delle ferite di testa, il quale vuole e persuade, che in tal caso si venga a raspare, e bucare detto osso, et ancor che nell'osso non si vegga alcuna lesione, purche da cosa che ammocchi sia fatto tal scoprimento d'osso, dice et afferma che almeno si debba raschiare, s'altro non vi apparisse. Taccino dunque quelli chirurgici nostrali i quali dicono et vogliono che tale operatione non si debba fare, dicendo che se l'Hippocrate fusse in questi tempi nostri, forse che se gli sarebbe mutato l'humore a scrivere simil documenti, essendo che hoggidì siano mutati i tempi, e le complesioni de gli huomini certo che essi dicono il vero, atteso che il lor ceruello si è mutato sotto sopra, dicendo et allegando si vane; e varie loro fantasie, le quali sono contra la ragione, e il dovere di tutta la medicina. Gioverà dunque questo nostro oglio nelle ferite che già detto habbiamo, et anco a qual si voglia piaga accompagnata con alcuna intemperie, o calda, o fredda, o humida, o fecce, percioche egli concuoce, et emenda qual si voglia humore, e qual si voglia


Ferite di capo come si medicano.


Contra i chirurgici che biasimano Hippocrate [p. 149 modifica]D I M E D I C I N A. 149

voglia intemperie, si mettendolo sopra la piaga, come ancora untado le partì vicine, e se le piaghe fossero nelle parti vergognose, gioverà grandemente, squizzando dentro due volte il giorno un poco di detto oglio, il simile si farà nelle fistole profonde del sedere, e della vessica, e nella matrice, et in qual si voglia parte del corpo, il che più volte habbiamo visto esperimentato, e se la fistola fosse profonda, e senza intemperie calda, vi aggiungerete altretanta acquavita, e tanto più se fosse d'inverno. Vale ancora molto alle ammacature si del capo, come in ogni altra parte della persona, ungendo, e sopraponendo di fuori una pezza intinta in detto oglio: il simile fa alle morroide, cancheri, si sani come ulcerati, usandolo in questo medesimo modo. Guarisce parimente la tigna, se pelati prima i capelli, si ungerà poi con detto oglio una sola volta il giorno: e cresciuti che saranno i capelli, tanto che le pezze con la pece attaccare vi si possino, fategli lavare il capo con liscia dolce, e con un rosso d'ovo, et asciutto ch'egli sarà, attaccatevi le pezze, et il giorno seguente spiccatele, ungendoli poscia il capo per tanti giorni come prima, e cosi fate, e pelate per insino alla terza volta: il che fatto si ungerà anco per quindeci altri giorni un dì si, et un dì nò: purgandolo però con le nostre pillole capitali due volte la settimana, per insino che sarà pelato la terza volta: poi nelli ultimi quindeci giorni, lo purgarete una sola volta, continuandosi per due overo tre mesi.

Oglio

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Nelle parti vergognose.

Alle ammaccature del capo.

Alla tigna. [p. 150 modifica]150 S E C R E T I

Oglio quasi simile al sopradetto, chiamato balsamo, e si può fare in un quarto d'hora: et usandolo vedrete cose maravigliose. Cap XXVIII.

COn questo oglio parimente ho visto guarire molte infermità, le quali si può dire fossero disperate, atteso che erano abandonate da tutti i medici: e questo habbiamo provato più volte ne li estremi dolori delli giunture, e nelli tumori, overo infiagioni di tutto 'l corpo. E di più vi dico, che insegnai a fare detto balsamo ad una donna povera e carca di famiglia, chiamata Giulia, la quale cantava, e sonava, per poter vivere, se ne andava con i suoi figliuolini, e co 'l marito per l'Italia vendendo pubblicamente per le piazze questo oglio overo compositione, sotto il nome di balsamo: e ritornando per sorte a Roma, ringratiandomi del dono già fatto, mi disse havere visto fare cose miracolose, e stupende con questo nostro balsamo: et in fede di ciò mi diceva che dovunque ella ritornava, da ogni uno subito gli era dimandato di questo miracolo balsamo: per il che veramente tengo fosse segno manifesto della sua perfettione. A volere dunque comporre cosa tanto pretiosa, vi conviene pigliare una libra d'oglio commune buono e perfetto, et oncie quattro di trementina chiara et oncie due di cera nuova, e alle volte si può mettere della cera rosa, per variare il colore di detto balsamo: disfatta che sarà la cera, vi ag giun-

Miracolosi effetti del nostro Balsamo.

Compositione del nostro balsamo. [p. 151 modifica]D I M E D I C I N A. 151

giungerete la trementina, et in ultimo gli darete l'oglio, ma subito levatelo dal fuoco, e cosi vi verrà un liquore simile al mele quando si cuoce; ma se vi aggiungerete alquanto più cerra verrà in forma più soda: et essendovi posto la cera rossa, conviene dimenarlo mentre che egli si raffredda, acciò il cinaprio non vada al fondo: e di questo cosi composto con la cera rossa, ella lo dava alli più cari amici che havesse, dicendogli, esere più composto, e di più efficacia, et anco fatto con maggior diligenza dell'altro, il che trovavano essere la verità.


A fare un'acqua con le feccie del vetriolo, con la quale si indora il ferro con loro malgamato. Cap. XXIX.


PIgliate le feccie rimase nella storta, overo liuto quando fu fatto l'oglio di vetriolo, le quali saranno di colore rosso, e mettetele in una boccia di vetro con tanta acqua, che avanzi due over tre dita: accommodandola poscia sopra il fornello filosofico, dandogli fuoco di carboni; e bollita che ella sarà per un'hora lasciatela raffreddare e chiarire sopra il detto fornello, la quale poi evacuate in un'altro vaso destramente che non s'intorbidi le feccie, che ivi sono rimase gettatele, percioche nulla vagliano: ma l'acqua mettetela tutta overo parte in un'orinale a svaporare, si come fu svaporato l'oglio di vetriolo, e svaporata che ella sarà tanto, che quella che è rimasa assag gian-

K 4 [p. 152 modifica]152 S E C R E T I

giandola habbia il sapore molto acuto, all'hora levatela dal fuoco e serbatela in un vaso di vetro ben chiuso. Questa acqua è unica per arrossire, et indorare il ferro e ciò volendo fare, coviene primieramente havere il ferro subito che egli sarà lavorato, e tutto politol, e bene limato, senza macola di ruggine, o d'altro succidume. Poscia habbiate ivi apparecchiato il vostro oro di ducato fino, composto con l'argento vivo, e fatto malgama. Doppo togliete un filo di rame grosso come una penna da scrivere, amaccato alquanto in una punta, e che sia avivata, come volgarmente si dice, nell'argento vivo; questo avivare vuol dire, che si attacchi agevolmente l'argento vivo a questo rame. Volendo adunque indorare, torrete il vostro ferro lavorato, polito, e netto, e bagnatelo tutto con una penna di gallina intinta in detta acqua, il quale subito diventerà rosso in colore di rame; et all'hora pigliate il vostro rame avivato, et accostatelo alla malgama, la quale di fatto si attaccherà, e cosi attaccata la fregherete al ferro ivi dove è bagnato; et vederete che l'argento vivo parimente subito s'attaccherà al ferro; e cosi pigliando piu volte della malgama col detto stile, et accostandolo per tutto dove è bagnato al ferro, la farete venire che parerà d'argento. Volendo ultimamente fare apparire l'oro sopra il detto ferro, mettetelo sotto le ceneri senza carboni che scottino honestamente, et ivi il lasciarete per un poco: poi cavatela fuori con le tenaglie, e guardate se comincia a scoprirsi l'oro, il che

Fero arrossito con la nostra acqua.

Come si sfuma l'argento vivo [p. 153 modifica]D I M E D I C I N A 153

il che vedendo dategli la cera cosi caldo, cioè sfregolatevela sopra che venga come se fosse unto con oglio, e rimettetelo di novo sotto le medesime ceneri per un pacchetto manco di quel che vi era stato; e ricavandolo vederete esser tutto indorato, che parerà esser d'oro massiccio, il quale imbrunite leggermente con pietra ematite: et in questo modo haverete una indoratura gialla, bella, fina, e che durerà mesi, ancora che ella si maneggi ogni giorno. La malgama si fa mettendo nel fuoco un ducato d'oro fino di quelli vecchi et antichi che sono senzaa lega, et infuocato che egli sarà, cavatelo fuora, e lasciatelo raffreddare. E se vedete che egli non muti colore, e buono; rimettetelo un'altra volta, et infuocato gettatelo in un cruciolo che vi sia dentro tanto argento vivo, che coprire lo possa, il quale sia tanto caldo, che comincia fumare: e posto che ivi dentro l'haverete, levate detto cruciolo dal fuoco, e raffreddato alquanto votatelo in una scudella grossa, acciò per il caldo non si fenda: poi passate la maggior parte di questo argento vivo per pezza di lino, e fate che vi resti loro nella pezza, molle come un unguento, la quale dagli Alchimisti è chiamato malgarna. Questa acqua fatta con le feccie del vetriolo, ha gran virtù di seccare l'ulcere maligne, e di fermare le cancrene ,e mescolandola con acqua aluminosa, overo mescolandole tutte tre insieme, overo ella sola, giova mirabilmente all'ernie varicose, cioè a quelle vene

Malgama come si fa

Virtù di questa acqua nella chirurgia. [p. 154 modifica]154 S E C R E T I

vene grosse che fanno infiare alle volte i testicoli, tanto che paiano crepati: e questo l'habbiamo provato una infinità di volte in cotal male: dove per prima questi tali nè con impiastri,nè con unguenti, nè con fomenti, nè meno con oglio haveano ricevuto miglioramento alcuno, ma più tosto danno: et essendovi posta una pezza di lino doppia bagnata in questa acqua subito ne sentirno giovamento grande, con levarsegli il dolore, e l'infiammatione, e sminuirsi la varice, e ritirarsi il testicolo, che pareva non havessero già mai patito di tale infermità. Ma avertite che quando ponete questa acqua su'l male, che vi mettiate sopra alcune pezze asciutte, imperoche vi tegnerebbe la camiscia, che posta in buccata si farebbe tutto quello che già era bagnato, di color giallo, che mi non fi leva. Et acciò le lavandaie non prendessero fatica ritrovare i nostri panni, noi glie li davamo segnati tutti ne i quattro canti, toccandoli con una mezza goccia di detta acqua, del che ancora eramo sicuri non ci fussero cambiati.


A fare vn'acqua aluminosa di colori variati, belli, et incogniti, la quale salda le piaghe, leva la puzza di sotto le braccia, et il fetore de piedi, e de gli altri luoghi, e giova ad infiniti mali: e il simile fa la sua polvere.C.XXX


DIssolverete alume di rocca in acqua che sia calda, acciò più presto si dissolva, e raffred- data,

Tintura di panni di lino giallo. [p. 155 modifica]D I M E D I C I N A 155

data, mettetela in vaso di vetro, et aggiungete in meza libra di detta acqua otto overo dieci goccie di tornasole disfatto in acqua, il quale è di quello pavonazzo, che usano i librari per colorire i libri quando hanno raffilato le carte: et vi renderà un colore di rose secche bellissimo, il quale colore fa credere al patiente essere quello et non la virtù del alume che saldare gli faccia le piaghe. E volendo voi far un'altro bellissimo colore, spremetivi il sugo di due overo tre visciole dentro, et essendo d'inverno che elle non si trovano, togliete il sapore fatto in detto frutto che tengono ordinariamente i speciali. L'acqua similmente chiara fatta di alume solamente, deveno tenere i chirurgici per servirsene, e meschiarla con qual si voglia altra cosa, et in difetto dell'acqua, si deve usare l'alume bruciato, il quale ancora è molto necessario tenerlo, ma volendo levar la puzza di sotto le braccia, togliesi il detto alume di rocca abbrusciato fatto polvere sottilissimo; e quando siate sudato, e sentite che vi puzza sotto le braccia, pigliatene un poco con le dita, et ivi fregatela; facendo anche il simile in ogni altra parte della persona, dove medesimamente suda, e rende cattivo odore. Et continuando alle volte questa polvere in detti luoghi, vi ritornerà buon odore, e non offende parte alcuna, nè meno macchia le camiscie. Et il simile fate a volere levare quello horrendo fetore, et puzza de piedi, la quale in alcuni è si

Acqua aluminosa di colore incognito.

Altro colore.

Acqua di alume è molto usata nella chirurgia.

Per la puzza de' piedi. [p. 156 modifica]156 S E C R E T I

si fetente, che entrando essi in una stantia, subito pare che vi sia intrato il morbo. Prendesi adunque acqua già detta aluminosa, e con questa lavisi i piedi almeno una volta la settimana, overo ogni quindeci giorni: et alle volte per no haver questa commodità da lavarsi, potrà mettere della polvere sopradetta abbrusciata tra le dita de piedi, e con essa fregare similmente il piede quando che egli è sudato, overo impolverarne lo scarpino per di dentro; overo porti i scapini quali prima siano stati bagnati in detta acqua aluminosa, e poscia asciutti.


Per il sudore abondante, e puzza fetente de' piedi un'altro bellissimo rimedio: e giova ancora maravigliosamente ad ogni sorte di rogna, et infettione sopra la pelle. Cap. XXXI.


UN'altro rimedio più potente, et efficace vi voglio insegnare. Togliete oncia mezza di argento vivo solimato, et fatelo bollire in una pignata piena di acqua sopra un fornello, per sin che sia dissoluto in acqua; et questa poscia mescolata con un secchio di altra acqua ordinaria: imperoche usandola senza temperarla scorticarebbe i piedi: et in essa terrete amolle i piedi per un mezzo quarto d'hora: ma lavandosi però prima con altra acqua commune, acciò questa si ser- bi

Acqua detta di argento vivo. [p. 157 modifica]

D I M E D I C I N A.

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bi per piu volte; percioche ella mai non puzza; e facendo questo una, over due volte la settimana, per tutta una estate quando che in quel tempo molto più puzzano, facilmente ne potrete guarire: e se per sorte ritornasse, non mancare di usarlo un'altra estate, ma nel verno fatelo almeno una volta il mese, acciò si fermi, e correga tale humore. Con questa acqua ancor si possono lavare le gambe quelli che l'hanno gonfie per cagione di humori, e piene di rogna di croste; imperoche subito glie le guarirà, e farà effetto miracoloso, et il simile vedrà nelle braccia, e nelle mani, se egli si le bagnerà, mentre che si lava i piedi. Farete parimente un colore molto bello e piacevole all'occhio, se dentro vi metterete simile quantità di colori che havete posto nell'acqua aluminosa.


Unguento detto di Esculapio, il quale guarisce ogni genere di piaghe, et è il più miracoloso unguento, che sia nell'arte della Chirurgia, riportando honore, et guadagno grandissimo alli Chirurgici. Cap. XXXII.


POi che sono intrato in ragionamento di questo sopradetto unguento, vi voglio anco appalesare le maravigliose et infinite virtù d'un'altro simile, il quale ancor che sia in uso, e da tutti Chirurgici conosciuto, nondimeno per non essere egli composto se- condo


Acqua per la rogna. [p. 158 modifica] 158 S E C R E T I

condo la nostra inventione, non fa tanti belli effetti che fa questo nostro, il quale ogn'hora da noi è provato. Accettarete dunque questo nostro unguento, con quel buon animo che vi è dato, e con perdono di tutti i chirurgici, li quali hoggidì viveno con questo arte; percioche son certo che essendo ognuno con questo secreto fatto medico, darà lor poco nulla di guadagno, atteso che egli guarisce ogni genere di piaghe quantunque elle siano cattive, e maligne, et acciò ne siate di questo non certi, ma certissimi, pigliate un'impiagato dal capo per insimo a piedi, over alcuno che patisca di qual si voglia ulcere maligne, e ribelle: e purgato che l'haverete con le nostre medicine già insegnate, accommodandovi poscia con la qualità loro secondo il male, e la complessione, e l'età, et il tempo dell'anno, lo medicarete con questo unguento, con il quale vederete subito dal primo giorno detta piaga migliorare: e questo si conoscerà, percioche quella intemperie o calda, o fredda, o humida che è d'intorno alla piaga, comincierà a sminuire, et a poco a poco risolversi affatto, ma se la intemperie fosse secca come ne i corpi thisici, e secchi, gli nuocerebbe grandemente. Si conosccerà ancor meglioramento manifesto, per quello humore crudo sottile, negro, e fetente che prima ne usciva, concuocersi, e farsi marcia soda, bianca, e di buono odore. Parimente si vedrà la piaga privarsi di ogni dolore, e farsi ogn'hora più netta, più viva, e di naturale colo-

Unguento di precipitato guarisse tutte le piaghe cattive.

Segni quando le piaghe guariscono. [p. 159 modifica]D I M E D I C I N A. 159

colore, i quali segni saranno evidentissimi di manifesto miglioramento, il che continuando poscia, vedrete detta piaga di giorno in giorno a pianarsi, farsi minore, d'intorno sempre biancheggiare con la sua cicatrice et in ultimo saldarsi perfettamente, senza periculo che più torni a rompersi atteso che questo unguento ha facultà di continuo tirare fuora quella malignità già radicata nelle piaghe, e nelle parti vicine, per il che è necessario che in tutta perfettione si saldino. Sò bene che alcuno eccellente medico dirà che questo unguento per essere egli composto di precipitato, il quale è fatto d'argento vivo, havere piutosto virtù di scacciare, che di tirare fuora il che manifestamente ogni hora si vede, in quelli che sono unti con l'argento vivo, alli quali caccia fuora l'humore per la bocca, e non per le parte unte; a questi tali si risponde, che l'altra virtù è nel pane che nel grano, et altra nel vino che nell'uva. O se mi fosse concessa licenza dal mio precettore, a dire il modo di ridurre detto minerali in polvere di molti e variati colori, et in acque similmente variate, et ultimamente in oglio, credo in vero che stupire farebbe il mondo per li maravigliosi effetti che si veggono, sì nella medicina come nella chirurgia, e che diremo di questo oglio, aglio, il qual tra le altre infemità guarisce ogni bernia intestabile volgarmente detta rottura, overo crepatura, delle quali già anni sono che ve ne è una infinità di guariti qui nella nostra città


Medici nostri biasimano questo unguento, perché toglie loro guadagno.


Argento vivo si riduce in acqua in polvere et in oglio. Oglio di argento vivo. [p. 160 modifica]160 S E C R E T I

città di Roma? Comporrass dunque questo nostro divino unguento, pigliando libra mezza di butiro, overo del linimento fatto con cera, et oglio commune, al quale peso vi aggiongerete oncia mezza di precipitato buono sottilissimamente macinato e meschiarete con un coltello sopra una tavoletta sottile ogni cosa diligentemente; il quale posto in albarello, usatelo poscia con pezze sottili sopra le piaghe. Conoscerassi il precipitato esser buono se mettendone quanto un grano sopra un carbone ben acceso, vedrete che egli se ne và tutto in fumo, soffiando però detto carbone pianamente, acciò non si disperda, e se vi sarà minio mecolato inseme, overo altra cosa simile, egli resterà sopra il carbone, e muterà il suo colore di rosso in giallo: ma il precipitato buono mentre che egli é sul fuoco, diventa negro, ma rafreddato, si fa piu rosso che prima. Non vorrei già con questo nostro unguento dare causa a i giovani di far male, atteso ch'egli ancora guarisca i taruoli senza dolore, e presto; ma avertite che se dette piaghe saranno cagionate da mal francese, con difficultà guariranno, se prima non si attenderà a detto male. Adunque questi tali guarendo difficilmente, dichino pur essere infetti di quello abominevol male: e questo si tenga per un segreto certo, et infallibile. Si che volendo questi tali guarire di detto male, conviene primieramente si purghi con le nostre pillole di

Unguento precipitato come si fa

Precipitato come si conosce essere bono.

Segno nelle piaghe quando uno ha il mal francese. [p. 161 modifica]D I M E D I C I N A 161

mirabil virtù, overo con antimonio nostro bianco, o con li siropi nostri universali, e se il male sarà pessimo, overo invecchiato, pigli appresso questo, la decottione della saponaria, e cosi con l'aiuto di'Iddio, guarirà dell'uno dell'altro perfettissimamente, havendo però in animo di emendare la sua vita: percioche il più delle volte ci vengono i mali per li nostri peccati, e permette Dio non guarischino, acciò qui cominciamo a patire: onde che mitigando l'ira sua con le nostre buone opere, ci darà aiuto insieme con le nostre medicina che guariamo presto d'ogni male.


A saldare le setole, overo crepature della bocca, delle mani, e de piedi, e delle mammelle, e levare ogni dolore da qual si voglia cagione. Cap. XXXIII.


STruggete oncia mezza di cera gialla nuova in un pignattino, overo cucchiaio di ferro, o di rame: poi mettetevi tanto oglio di amandorle dolci, quanto che basti a ridurlo un poco più sodo che unguento, e mescolatelo che egli sarà ben con un stecco, cosi caldo lo versarete a poco a poco in più luoghi sopra una pietra fredda, la qual sia prima alquanto bagnata, e fate rotolette picciole come un quattrino: le quali volendone adoperare ne pigliarete un poco di una tra due dita, e dimenatela tanto che diventi mi(o)lle: e se vi aggiungete un poco di seno di becco, più presto si disfarà tra le dita, et


Rimedio per guarire da ogni male.


Rotelle fatte con cera, et oglio. [p. 162 modifica]162 S E C R E T I

et anco sarà meglio, e con il dito ungete le labbra, e le crepature delle mani, et il giorno seguente vederete manifesto miglioramento, et il terzo giorno sarete guarito. E se aggiongerete a detta cera un poco più oglio, acciò venga più molle, farete uno ungueto molto delicato a levare l'asprezza delle mani che suole venire nell'inverno il quale le manterrà morbide come una seta, ungendole solamente quando si và a dormire, et acciò faccia maggiore operatione detto unguento, vi metterete subito unte le mani un paro di guanti. Guarisce parimente le fessure, e mali che in tali tempi freddi sogliono venire nelle calcagna; e salda le crepature de capitelli delle poppe; et è cosa sicura, che se bene è unta non nuoce alla creatura che ne succhia il latte. Similmente gli leva ogni dolore causato d'abondanza di latte, e da percossa, e da qual si voglia altra cagione, ungendosi solamente con detto unguento facendo dieta, e non bevendo vino. E finalmente se le zinne fossero dure per qual si voglia altra cagione, o con dolore, o senza, non vi è medicina migliore di questa.


Al rosso della faccia, overo a quelli che hanno le gote, et il naso rosso simile a quelli di San Lazaro, rimedio più volte provato, et anco vale alla rogna, et ad una infinità di altri mali. Cap. XXXIV.


PIgliate pomata fina se potete, et non potendo togliete del strutto buono, e perfetto, et lavate-

Unguento.

Alle mammelle. [p. 163 modifica]D I M E D I C I N A. 163

lavatelo più volte con l'acqua rosa; e se di questo ancor non vi fosse, pigliate unguento rosato; overo fate un linimento con oglio di mandorle dolci, e cera bianca, come qui di sopra detto habbiamo, squaliando prima la cera a lento fuoco, e poi mettervi l'oglio dentro, e subito levarlo dal fuoco. Di qual si voglia di questi torrete al peso di tre oncie, precipitato macinato sottilissimamente come poco di sopra si è insegnato scropolo uno; mescolate ogni cosa insieme con un coltello sopra una tavoletta piana, e sottile, come fanno i pittori i suoi colori. Raccogliete poscia detto linimento, e mettetelo in un'alberello di vetro picciolo, et aggiungetevi dramme di acquavita, nella quale sia stato dissoluto tanto belgiovì, che detta acqua venga in colore di vino vermiglio: et avertite che se l'acquavita non è fina, e perfetta, non dissolverà detto belgiovì. Meschiate poi con uno stecco ogni cosa insieme, acciò s'incorpori detta acquavita con l'unguento, et serbatelo poscia ben turato con carta pecorina. Il modo di usarlo si è pigliarne tanto che unga la punta di un dito, e sottilissimamente la sera ungere dove il rossore; e per otto giorni vi parerà essere peggiorato, perché quell'unguento tira fuora tutta quella malignità che sta ivi congiunta col male, e la fa uscir fuora, generando ivi certi grossi, over pustolette piena di marcia, le quali aperte, subito si seccano. E il giorno seguente se voi non havete a uscire di casa, riungetelo la mattina sì sottilmente, che appena si scorga essere un- to;

Linimento di precipitato.

Acquavita con belgiovi.

Modo di usare detto linimento [p. 164 modifica]164 S E C R E T I

to: et in quindici giorni sarete perfettissimamente guarito, e non vi curate di cercare migliore rimedio di questo, percioche quanti ne habbiamo provati, e molt altri appresso fatti di nostra inventione, nessuno è riuscito più gentile, più odorifero, e che habbia fatto più bella operatione, et in più breve tempo, di questo.


Modo facilissimo et bello per allargare et tenere aperte le piaghe non mai più veduto ne pensato. Cap. XXXV.


TOrrete primieramente colla di pesce, la quale pesta che ella sarà, e ridotta in pezzetti minuti sopra un incudine col martello, et posta in un'ampolla di vetro, mettetevi tanto aceto stillato, overo commune, quanto solo la possa dissolvere, imperoche questa colla a dissolversi vuole l'aceto, et con l'acqua: et non possendo havere di questa colla di pesce, torrete altre colle Todesche, overo altri simili fatte di carta pecora, lasciando però la colla cervona, percioche ella se bene è buona, et s'indurisce come l'altra, nondimeno perche ella puzza, non la vogliamo, atteso che ogn'uno che piàglia questa nostra cosa preparate in mano, maravigliandosi di essa come cosa incognita, subito l'odora, onde che sentendo l'odore della colla cervona, si crederebbe subito esser qualche cosa artificiata. Volendola dunque fare; pigliate qual volete [p. 165 modifica]D I M E D I C I N A. 165

volete di queste colle dissolute o in acqua; o in aceto, secondo che meglio si possino dissolvere, e mettendola in un piatto, imbevete in essa una spogna grossa tre overo quattro dita de quelle fine, cioè di quelle che sono piene di bucchi piccioli, e non grandi, quale imbevuta che ella sarà, spremetela bene con le mani, e mettetela subito tra due pezzi di tavola grossi, con un gran peso di pietra sopra, et cosi la lasciarete per sette, overo otto giorni, poi levatela, et mettetela in un torchio, tra due foglie bianchi overo azurri di carta, stregendola gagliardamente, et ivi la lasciarete stare almeno per un mese essendo però di state, ma essendo d'inverno, haverai bisogno di più lungo tempo a seccarsi. Finito poscia detto tempo, aprirete il torchio, et vedete se detta spogna secca, il che non essendo rimettetela nel luogo più asciutto di detto torchio, per insino che ella si secchi, et indurischi molto bene, il che conoscerete, quando che sarà sottile, et dura, come una suola di scarpa. Ma vi dico ben questo che vuoi la facciate né giorni canicolari, percioche ne gli altri tempi vi verrà a noia a farla, se per sorte voi non tenete detto torchio in luogo caldo. Fatta che l'haverete, tagliatela con le forbici in modo conveniente a dilatare, e allargare le piaghe, tondandola, et assottigliandola in punta, come vi pare, di modo che mettendola nelle piaghe facciate sempre, ch'ella vi entri agevolmente, acciò non s'allarghi, e gonfiando che dia noia al


L 3

Colle come si dissolveno. spugne quali sono migliori.

Spugna quanto è più duro è migliore. [p. 166 modifica]166 S E C R E T I

patiente. Non vi dimenticate anco di avertire, che quando la taglierete, e la farete alquanto lunga per metterla dentro in alcuna piaga, overo fistola profonda, che facciate, che la punta sia molto più sottile che adietro, percioche essendo ella uguale, e gonfiandosi dentro più del dovere per la concavità che ivi è nella piaga, facilmente tirandola fuori si potrebbe rompere nel mezzo, e restarvi l'altra metà dentro, et ancor che senza danno tirare fuori facilmente si potesse, nondimeno per fuggire le calunnie di circonstanti, e levare di sospetto il patiente, l'acconciarete nel modo che vi ho insegnato. Si potranno in un medesimo tempo ungere queste taste cosi accommodate, con qualche unguenteto, che habbia virtù, e facoltà di levare il callo delle fistole. Et più vi dico che usando questa spogna da noi ritrovata: resterete cosi sodisfatto, che lasciarete radici, midolle d'alberi, e qual si voglia altra cosa spongosa, o d'altra sorte che ritrovar si possa. Serbandola poscia in luogo asciutto, e guardandosi sotto sotto pena d'essere mal pagato dal patiente, se voi gli direte mai quel che ella si sia, gettandola subito, che ella è levata dalla piaga nel fuoco, overo in luogo dove ritrovar ella mai più non si possa.

Cau-

Modo di operare detta spugna.

Se non riveli al patiente tal secreto ti pagherà meglio. [p. 167 modifica]D I M E D I C I N A. 167

Caustico, overo fuoco morto per tagliare un membro, per fare rottorij, et aprire ogni postema senza dolore, et opera profondamente e presto, il quale ancora ristagna il flusso del sangue disperato nelle ferite, ferma le cancrene, consuma la carne corrotta, et quella che sopravanza le piaghe, allarga le fistole, et gli leva il callo e con il suo odore fa cose maravigliose nella chirurgia. Cap. XXXVI.

PIgliate oncie tre di argento vivo solimato, e tre oncie di antimonio fuso, et polverizati, che saranno sottilmente sopra una pietra, et incorporati bene insieme, mettendoli in una storta picciola tutta ben lutata dal collo in giù, la quale accommodarete dentro a un fornello quasi simile a quello dove fu stillato il solfo col suo odore, e colore, et ivi con carboni accesi gli darete il fuoco secondo l'arte dello stillare senza mettervi recipiente alcuno: imperoche mettendovelo, tutto quello, che stillarebbe dentro, sarebbe poi necessario cavarlo fuora per adoperarlo, overo per riponerlo in un'altra ampolla minore, il che facendo subito questo liquore, il quale è in forma di butiro sodo, overo di pietra (oltre che si perderebbe in gran parte nel rimetterlo, et si convertirebbe anco in acqua subito pigliando, e vedendo l'aria) perderebbe la sua virtù e forza.

L 4

Solimato et Antimonio. [p. 168 modifica] 168 S E C R E T I

forza. Per fuggire adunque questi convenienti, quando vederete che detta storta comincia a gocciolare, habbiate ivi ammanite da dieci, overo più ampolline picciole, simili a certe pere similmente picciole salvatiche, e senza collo, perché essendo in questa forma picciola, meglio si conserverà, et essendo senza collo più agevolmente si potrà cavare con lo stile di ferro, del caustico già indurito in dette ampolline. Per tanto cominciando a stillare detta storta, mettete una di queste ampolline sopra due overo tre pezzi di mattoni, di modo che la bocca di detta ampollina arrivi è tocchi la bocca della storta, acciò ivi dentro stillare possa detto liquore, e stillato che haverà da venti goccie, la levarete via, et in suo luogo subito vi rimetterete un'altra, turando in questo mentre molto bene con cera gialla quella, nella quale vi è già stillato il caustico, imperoche se ella non fosse subito ben turata, dove che egli è sodo, si risolverebbe in acqua. Stillate che saranno altretante goccie o più o meno in questa seconda ampollina, levandola vi rimetterete un'altra terza, e cosi farete turando e ponendo per insino, che più non stilli. Avertendo che cominciando a lentare la goccie, accresciate il fuoco, mettendo dei carboni infuocati intorno, e di sopra la storta, et anco per il collo, acciò quel butiro che è ivi congelato vicino alla bocca della storta, si possa struggere e colare tutto in dette ampolline. Ricordatevi similmente di farlo

Ampolline commode a mettere detto caustico.

Caustico nostro all'aria si risolve in acqua. [p. 169 modifica]D I M E D I C I N A. 169


farlo in luogo aperto, acciò questi fumi del sollimato non vi diano nel capo, massime se vuoi non patite di mal francese. Questo liquore l'habbiamo noi ripartito in tante ampolline acciò che volendolo adoperare, non si habbi a sturare e sfiatare tutto il detto butiro in una volta, che sturando un'ampollina tre overo quattro volte, subito perde il vigore, e si converte in acqua, il che parimente intraverrebbe un'ampolla dove tutto vi fosse riposto, et affine che ve possiate servire più volte, fatte nel modo che hora vi habbiamo insegnato. Et acciò non conosciate questo caustico uscire più dal sollimato che dall'antimonio, et acciò anco lo facciate per l'avenire meglio di quello che noi habbiamo fatto per il passato, havete da sapere, che le feccie che erano rimase in questa storta le quali erano per prima sei oncie di materia, pesandole poi, rimasero a tre oncie e mezza, e pareva non fosse altro che un pezzo di antimonio, e per questo giudicai quello che era stillato, non essere altro che solo il solimato, e lo spirito dell'antimonio, per questa ragione l'ho voluto fare con tre oncie di sollimato, e due di antimonio, et mi è riuscito detto butiro più giallo, et in più quantità che nella prima maniera, di modo che havendolo voi a fare, vi terrete più presto a questo peso, che a quello prima già detto. E se a me verrà l'occasione altre volte a farlo, voglio pro-

Caustico fatto con un altro peso. [p. 170 modifica]170 S E C R E T I

provare con quattro oncie di solimato,e due di antimonio, perche credo mi verrà molto migliore. E per raccontarvi il tutto, et acciò siate avertiti, nell'esperimentare, io pigliai una volta tre oncie di quelle feccie che già pesai, simili all'antimonio, imperoche mi credevo che per essere elle a detto antimonio, e pregne della sostanza dell'argento vivo solimato, mi havessero a riuscire molto meglio, che havendovi, a mettere altro nuovo antimonio, e perciò pigliai queste tre oncie di feccie; et tre altre oncie di solimato, et mescolandole sottilmente insieme, le posi in una storta ben lutata a stillare, come prima, e nell'ultimo dandogli fuoco gagliardo, et circolare di carboni, mai non ne uscì altro che argento vivo corrente. E rompendo in ultimo detta storta ritrovai le feccie, quasi abbrusciate, e vedendo questa operatione essermi al contrario riuscita, mi levò di fantasia a provarne un'altra volta con il regolo dell'antimonio, e col solimato, credendomi che l'uno e l'altro si havessero a convertire del tutto in butiro, ma non havendo io provato questo, e volendolo voi provare, potrete fare come io havevo deliberato, percioche potrebbe essere che vi riuscisse, essendo che le nostre operationi siano più fondate nella sperienza, che nella ragione.

Come

Errori fatti [p. 171 modifica]D I M E D I C I N A. 171

Come fare si debbano i rottorij, col nostro caustico, overo fuoco morto. Cap. XXXVIII.

QUesto nostro butiro ha gran forza per rompere la carne in qual si voglia luogo dove che gli sarà posto, e per questo io sempre l'ho usato, ma a fare i rottorij vi bisogna avertire che nel farli se ne pigli molto poco, imperoche egli è troppo terribile, massime quando che è duro, e fresco, il che è segno di non essere svaporato, percioche svaporando diventa acqua. Volendolo dunque adoperarlo a fare rottorio, fate fare ad un'Orefice come una coppola di ghianda d'argento, bene incavata, ma che ella sia molto più picciola, di modo che vi entri dentro giusto un grano di veccia, o di canapa, e di queste ne farete fare tre overo quattro, una poco maggiore dell'altra. Ma per volerla adoperare facilmente, conviene pigliarne una, e metterla con la bocca in giù, sopra una tavola, poi haver una pallina di cera tonda come l'estremità del dito picciolo, e quella metterla sopra il tondo di detta coppola, et ivi calcarla un poco, ma che la cera non arrivi alla tavola acciò restino eminenti alquanto la bocca della coppola della detta cera, e questo si fa acciò che calcandola quando si fa il rottorio, entri detta bocca dalla coppola nella carne per insino alla cera, e ri- tenga

Coppola di argento [p. 172 modifica]172 S E C R E T I

tenga detto caustico non scapi fuori, quando che egli si comincia a struggere sentendo il caldo della carne. Havendo tutto questo accommodato, cavate da una ampollina, con la palettina di uno stile di ferro tanto caustico, quanto che sia un grano di canape, overo di panico, et turando subito detta ampolla, lo metterete con detta palettina dentro in qusta coppola, la quale poi accommodarete con la bocca in giù, sopra il luogo segnato, dove si ha a fare il cauterio, facendo che detto caustico tocchi la carne, il quale luogo ancor fate sia circondato prima con uno pezzalina di ceroto, nella quale vi sia in mezzo un bucheto, poco minore che quello della bocca della coppola, et questo si fa, acciò se detto caustico a caso si spandesse, non passi il termine di detto ceroto. Il ceroto vuole essere o di diapalma, o di litargirio, o di diaquilon minore, o d'altri simili glutinosi refrigeranti. Posta che haverete detta coppola col caustico sopra il luogo circondato col ceroto, mettetevi anco sopra una pezza in quadro più volte raddopiata, et stretta, accioche, infasciando il braccio detta coppola si calchi, et entri meglio dentro la carne, et tutte queste diligenze si fanno, perché il caustico non esca, et si spanda per le carni, e cosi facendo vi riuscirà il rottorio senza dolore picciolo, tondo, et dentro haverà si bene profondato, che quando cascherà l'escarà, overo crosta, il trovarete profondo, e largo, che vi entrarà agevolmente il cece, overo pal- lina

Modo di adoperare il caustico nelli rottorij

Avertimento nel caustico. [p. 173 modifica]D I M E D I C I N A. 173

lina di cera. Ma volendo caschi la crosta presto, medicatelo due volte il giorno con butiro, et grasso di gallina, overo con qual si voglia altra cosa untuosa, mettendovi poscia sopra una foglia di latuga, overo di piantagine, o di vite, o di qualche altra herba refrigerante, et questo fate mentre che la carne è infiammata intorno. Caduta, e spiccata che la crosta sarà, mettete dentro la piaga nel principio una pallina picciola di cera, imperoche ella dà manco dolore, ma percioche vi sono molti che dicono che il cece tira molto più lasciarete, che ogn'uno sodisfaccia in ciò il suo volere. Ma purgando egli molto, vi do per consiglio, che tra l'hellera, e la carne, vi mettiate due, tre, overo quattro doppi di pezze, perché tanto più tireranno, essendo che tutti questi doppij si bagnano, il che se non si facesse, colarebbe l'humore giu per quel membro dove sta il rottorio, e manterrebbe il rottorio è la carne ivi sempre humida.

Acqua del caustico che leva la carne cresciuta dalli rottorij, et dalle piaghe, et corrode il callo dalle fistole, et in qual si voglia altra parte, et ferma le cancrene. Cap. XXXVIII.


RIdotto che sarà il nostro caustico in acqua per havere sturato più volte l'ampolle, il serberete diligentemente nella sua ampolla turata,


Pallina di cera, e migliore che il cece. Avertimento nelle pezze. [p. 174 modifica]174 S E C R E T I

turata, perche ella vi servirà a tutte le cose sopradette, e volendo con esso corrodere la carne cresciuta nel rottorio togliete tanto di bambace quanto un grano di panico bagnato in detta acqua la quale porrete la mattina nel mezzo delle labbra del rattorio, ma innanzi che la poniate, mettetevi prima dentro al rottorio, quanto un cece di fila asciutte, acciò detta acqua non habbia forza a mangiare, e rodere la carne di dentro se non quella cresciuta di fuori, ciò fatto accommodateci o pezze asciutte, overo unte con un poco del nostro linimento di litargirio, la sera poscia togliete via ogni cosa, rimettendovi dentro solamente fila asciutte, e sopra il medesimo linimento, e caduta che sarà la crosta ivi già fatta, medicatelo come prima. Parimente se in una piaga fosse cresciuta la carne, togliete uno stile nella estremità del quale sia un poco di bambace intinta in detto liquore, con la quale toccarete tutta quella carne, e quanto che ella sarà più cresciuta, tanto più abondantemente le darete di detta acqua. Et i labri delle piaghe overo tinconi essendo callosi, et induriti, similmente con coprendo detto stile li toccarete, prima la piaga con fila asciutte, onde restando detta piaga uguale, presto poi si salderà. Allarga anco la bocca d'una fistola, se una tasta ammollata in detta acqua vi sarà posta dentro, et se la tasta sarà più lunga, levarà il calle per tutto dove ella tocca. Ferma parimente questa acqua ogni can- crena

Modo di usar il caustico per rodere la carne. Avertimento.

Carne cresciuta nelle piaghe tinconi fistole. [p. 175 modifica]D I M E D I C I N A. 175

crena humida, et netta ogni piaga sordida, et puzzolente, toccandola con lo stilo leggermente dove fa mestiero. Secca similmente i porri, overo verucche, et li fa cadere toccandoli due overo tre volte in un giorno, et il simile fa ad ogni escrescenza di carne che alla pelle sopravenisse in qual si voglia parte del corpo, et quando dette escrescenze toccarete, fate non si spanda altrove, imperoche spargendosi farebbe per tutto piaga, perciò state avertiti nel adoperarlo acciò non faccia a voi vergogna,et al patiente danno.

A fermare il flusso del sangue disperato nelle ferite. Cap.XXXIX.


GIova ancora maravigliosamente questa nostra acqua caustica al flusso del sangue disperato in qual si voglia piaga o ferita, pigliando con le mollete un poco di bambace, overo fila intinte in detta acqua, et ponendole sopr il luogo dove esce il sangue, et posto che sarà vi metterete sopra una pezzetta più volte raddoppiata, ricordandovi però di tenere il dito grosso calcato sopra detto caustico, acciò venga a far presa detto medicamento, percioche s'egli vi fosse messo senza calcarlo col dito, il sangue che abonda farebbe perdere la forza a detto caustico, et non potrebbe operare, et in questo modo col dito, et con pezze asciutte sola men-

Porri, overo verucche.

Avertimento necessario nel fermar il flusso del sangue. [p. 176 modifica]156 S E C R E T I

mente, calcando per un quarto d'hora al più habbiamo fermato flussi di sangue pericolosissimi, perche le fila che vi mettevano sopra, insieme col sangue si seccavano, e facevano una presa con la carne gagliardissimo, ma se a caso questo non giovasse usate sicuramente questo nostro rimedio, non mettendovi poscia sopra oglio ne cose da unger acciò più vi si fermi la crosta, la quale mai non caderà se non quando sarà cominciata sotto, a crescere l'altra carne.

Palline artificiate a mantenere i rottorij aperti. Cap. XL.

SPesse volte quando la carne è cresciuta nel rottorio, si sogliono fare certe palline di cera composte con medicamenti, che hanno facoltà di rodere è consumar quella carne crescita, ma veramente quali siano migliori in simil affare, io non saprei dire, atteso che quel piace a uno, dispiace all' altro, si come anco nelle palline, nelle quali chi vuol cera gialla, e chi bianca, e chi semplice, et chi composta, chi vuol ceci, chi piselli, chi fatte di radice di hellera, chi d'ossa, chi vuol v(p)alli[di]ne di oro, et chi di argento, e chi di piombo, e chi di varie misture, ogn'uno pensando, e componendo qualche nuova inventione secondo varia il lor cervello, e sopra di ciò vi prometto che vi sono hoggidi certi Sardanapali, che non attendono ad altro, che a bere è mangia- re,

Varietà di palline.

Abuso de i rottorij. [p. 177 modifica]DI MEDICINA. 177

et acciò questo più smisuratamente possino fare non pensando in altro che in trovare novi modi, che li loro fetenti rottorij fruttino abondantemente, e questi tali hanno provato, e provano ogni hora, et ogni giorno tanti, et si varij modi di palle, e di medicamenti, che conponere potrebbeno un gran volume in simigliante materia. Ma con tutto ciò quelle che al presente sono in uso, sono composte di cantarelle, overo di precipitato con la cera, e queste mi paiono migliori. E' stato anco ritrovato da noi un nuovo modo da corrodere la carne, mantenere i rottorij aperti, quale hora vi si insegnerà.

Ceci caustici li quali rodono la carne nelli rottori. Cap. XLI.

A Voler produrre questo nuovo genere di ceci che mantengono i rottorij aperti, torre una libra di acqua comune, e messa che l'havete in un pentolino nuovo, overo in un' orinale posto sopra il nostro fornello philosophico, fatela bollire con un‘oncia d'argento vivo solimato, e disfatto che egli sarà, mettetevi tanti ceci bianchi che cuocere si possino in detta acqua; e gonfi che saranno, cavateli,e mettetevi in un sacchetto di tela al sole ne’giorni canicolari, overo sotto un camino dove si fa di continuo fuoco, li quali asciutti; serbateli in vaso di vetro,e volendoli poscia adoperare quando la carne intorno al rottorio è molto cresciuta, ne meturete uno nel mezzo di detta carne, mettendo primieramente una pallot- M Avertimento [p. 178 modifica]178 S E C R E T I

pallottina di fila nella profondità del rottorio cioche se in essa metteste il cece, allargareste detta profondità, non mangiarebbe la carne che sopravanza. Et se detta carne non fusse molta quantità cresciuta; metteci la metà d'uno, over un quarto, e questa è stata una bellissima inventione, e principalmente per mantenere aperti i rottorij che si fanno a putti nella collottola, li quali presto si chiudono, e con questo rimedio li ho tenuti aperti un anno, e più se fosse stato bisogno.

Radici caustici Rottorij lunghi nel petto.

Si mettono anco in questa acqua a bollire radici di malva secche, per mantenerne aperte i rottorij lunghi,già fatti col caustico tra l'una, e l'altra costa del petto, i quali si sogliono fare ne gli empici, et in quei che hanno paraliticate le braccia per abondanza di catarro, mettendovi poscia sopra una pezzetta con qualunque cerotto refrigerante, il che anco si deve osservare ne gli altri rottorij, acciò non muova detta radice, overo cece da detto luogo la sera seguente trovarete tutta la carne abbrusciata: come se vi fusse stato messo il caustico già distillato, e se voi metterete a molle i ceci, overo radici in questa nostra acqua stillata che hora diremo, farete operatione molto più gagliarda.

Acqua stillata e chiara, la quale penetra come fuoco. Cap. X L I I.

M Ettendo in quest’acqua ceci bianchi per ammollare senza bollire, solamente, che sughino alquanto di detta acqua, e poi asciugarli, vi faranno rottorij sopra la pelle sana, bagnando [p. 179 modifica]D I M E D I C I N A. 179

do però prima la pelle con un poco di salvia, et poi pigliando un cece, e fendendolo per mezzo, e bagnato anco quello, metterete la parte più tonda verso la carne, e quella più piana di sopra, sopramettendovi poscia un poco di ceroto refrigerante steso sopra una pezza, acciò non si muova. A fare dunque questa acqua togliete le feccie,

Modo di fare dett'acqua.

che vi sono rimase del caustico, e tritate che faranno sottilmente, le meschiarete con il butiro già stillato, et a poco a poco le metterete in una storta picciola lutata, et accommodandola sopra il fornello,farete rippassare detto butiro, raccogliendo detta acqua in una boccietta picciola, la quale serbarete, et usarete né mali a vostro modo. Mi ricordo haverla ripassata quattro volte sopra le sue feccie polverizate, le quali erano ripartite in quattro parti,e sopra una parte la ripassava una volta, poi sopra l’altra volta,dando sempre in ultimo fuoco fortissimo, e cosi feci per quattro volte, e venne un'acqua potentissima, le feccie che restano quando si fanno questi nostri caustici, li quali sono simili all’antimonio, serveno per mettere sopra l’ulcere putride, e dove sopravanza la carne.

A guarire un cancro impiagato, e qual si voglia postema fredda e cancarosa. Cap. XLIII

C Onviene primieramente a chi patisce tale infermità, evacuargli il corpo con le nostre pillole M 2 [p. 180 modifica]180 S E C R E T I

pillole di mirabil virtù, overo con li siroppi universali. Fatto che havete questo, et osservando poi le sei cose non naturali, si come è stato insegnato nella preservatione della memoria, medicate detto cancaro con questa polvere fatta di un’oncia di risagallo, e di oncie due di antimonio polverizate minutamente, e meschiate insieme.

Polvere di antimonio e risagallo

Volendo poscia usare detta, polvere piglisi con la palottina d'argento, e spargasi sopra il luogo impiagato, sopra mettendo alcune fila asciutte, e d’intorno ungasi col nostro linimento detto triafarmaco. Il giorno seguente essendo infiammato detto luogo, mettete sopra l'escara, over grasso di porco senza sale, overo di gallina: o di qual si voglia altra cosa grassa, per sino ch’ella sarà caduta,e se vedrete che sotto resta anco della radice di detto male ritornatevi a mettere di detta polvere,questo fate tante volte per insino che la piaga vi resti netta, la qual allora medicate oglio nostro di perforata, overo con unguenti mondificativi, e che produchino la carne, dandogli poscia in ultimo gli unguenti che hanno virtù di far la cicatrice. Et vi prometto che con questa polvere ho visto guarire uno che haveva un cancaro nella cima del naso, et un' altro nel labro inferiore della bocca, et ancora più donne che l' havevano nelle zinne, li quali erano piccioli. Onde che fossero stati grandi, sì nelle mammelle come in ogn’altra parte del corpo, purché fossero stati fermi, et attaccati nella parte di sotto, perche essendo fissi,e radicati sono incurabili, non [p. 181 modifica] non vi era miglior rimedio che tagliarli, e dargli il fuoco per fermare il sangue, percioche io ho visto molti et infiniti medici, che hanno voluto fuggire questa operatione, già da tutti i medici antichi approbata, li quali volendoli curare con varij loro medicamenti, caustici, et alcuni altri con quelli che sono putrefacienti, et che fanno marcia, ne mai ho visto persona che gli habbia possuto ridurre in miglior stato, se non sempre in peggiore.

Cancari tagliati, e datogli il fuoco.

E questi che noi habbiamo tagliati con ferro, e fuoco, gli habbiamo poscia medicati con l’unguento di Esculapio, il quale ha virtù di concuocere, di purgare, d'incarnare, e di produrre la cicatrice, et quegli altri che similmente habbiamo medicati con questa nostra polvere, ci sono sempre riusciti bene, e guariti, perfettamente.

Modo bellissimo,e facile, di fare il rame abbrusciato in colore rosso, il quale gustandolo si sente il sapore di rame overo di vetriolo, contrario è quello che usano hoggidi i speciali, il quale è negro, et senza sapore alcuno. Cap. XLIIII.

IL RAME abbrusciato buono, secondo Dioscoride, deve assomigliarsi in colore al cinabrio, cioè che egli sia rosso, al contrario in tutto è per tutto da questo che hoggidi si M 3 usa [p. 182 modifica] usa, il quale è negro, et insipido, e perciò non è maraviglia, se gli unguenti overo impiastri, dove detto rame abrusciato si pone non faccino la sua debita operatione, essendo che egli habbia gran potenza et virtù, di astrengere, di seccare, e reprimere gli humori, et anco la virtù di assottigliare, tirar fuori, e purgare l'ulcere, et in ultimo, consolidare, quando egli vien fatte come si richiede. Ma nissuna di queste qualità noi non veggiamo essere, et effettuare in questo nostro ordinario, atteso ch'egli sia buono a pena per cicatrizare.

Un medicamento come fa contrarij effetti.

Parerà forse ad alcuno essere cosa molto difficile, che Dioscoride dica,che un medicamento faccia contrarij effetti, cioè d' astrenge, disseccare, e reprimere, poi assottigliare, tirare, e purgare, i quali effetti sono contrarij l'uno dell'altro, si come anco Galeno nel sesto del methodo al capo terzo, che il vetriolo fa contrarij effetti, cioè di mangiare, e sminuire la carne cresciuta nelle piaghe, et anco di saldarle, e fare la cicatrice, nel medesimo modo credo si deve intendere Dioscoride in questo luogo, che Galeno nel suo, cioè che mettendovi piu rame abbrusciato, astrenga, desecchi, e reprima, e mettendovene meno, faccia gli tre effetti contrarij, cioè di assottigliare gl’humori, tirarli, e purgarli, il che Galeno ci conferma nel luogo già detto col vettriolo, che mettendo in corpi humidi in più quantità sopra la piaga roda, e mangi la carne superflua, et mettendone molto poco, faccia la cicatrice, il che hoggidì noi ancora esservi nell'impiastro detto Isis [p. 183 modifica] Isis dove entra il detto rame abbrusciato, che usandolo solo nel suo essere, e posto piu grossamente rode la carne, et accompagnato con altretanto, overo butiro, overo unguento rosato, o linimento fatto d’oglio, e cera, e posto sottilmente, purga la piaga, assottiglia, e tira l'humore, fa crescere la carne, e poi in ultimo gli fa la cicatrice.

Modo di fare il rame abbrusciare.

A voler fare dunque questo nostro rame abbrusciato, Togliete piastre, over lamine di rame, picciole, e grandi, come volete, e grosse una costa di coltello, o piu o meno, e fate che'l rame sia nuovo, cioè che mai sia stato rifuso, percioche in questo tale sempre vi è dello stagno mescolato, e queste lamine, overo piastre mettetele sopra il fuoco de carboni ben accesi, e quando vedrete che cominciano a rossire, spargetevi leggermente sopra del Solfo ben trito, e tamigiato. E cessata, che sarà la fiamma del solfo, vedrete chi cominciano a spiccarsi dalle piastre certe come squamme sottili, et acciò piu spicchino, ne metterete dell' altro, e se vedrete, che non siano ben spiccate, polverizzatene sopra un'altra volta con due dita sottilmente dell'altro, e cosi fate piu volte, e per insino che le squamme siano alzate da dette piastre, et abbrusciato, e svaporato che sarà detto solfo, levate la piastra dal fuoco, e raffreddata che ella sarà, torcendola un poco con le mani, overo battendola sopra un foglio di carta, subito si spiccaranno le squamme da detta lamina, e caderanno belle, e sane in detto foglio, ritornando poscia detta lami- na, M 4 [p. 184 modifica] na, e l'altre sopra il fuoco, e gittandovi il solfo più volte, come prima: e se per necessità le lamine fossero pezzi piccioli, metteteli sopra una palla, overo piastra di ferro infuocata, sopra la quale s'infuocheranno anco i pezzi delle lamine di rame, sopra i quali poi polverizarete del zolfo più volte, e farete squamme grandi come l'istesse lamine. Et acciò diventino più rosse, mettete poscia dette squamme sopra la medesima lamina di ferro infuocata, et ivi per un'hora gli darete fuoco, di modo che sempre stiano quasi infuocate, e cosi tutte si faranno di colore più acceso e rosso. E ciò facendo, habbiate sempre una mira di trovare il fuoco conveniente, e proportionato, e di darglielo tanto tempo, che li faccia venire di cotal colore rosso.

La qualità del fuoco, fa tal rame rosso.

Et di questo rame abbrusciato se ne può fare in due hore quanto che ne vorrete. Fatto che egli sarà, serbatelo in un albarello di vetro, overo in luogo dove si conservino le squamme cosi intiere, e vedrete, che mai non vi sarà huomo che possa giudicar come sia fatto, o calcinato in questa maniera. Et assaggiandolo sentirete c'ha il sapore, e l' odore del vetriolo, et è facile a tritarsi, e farsi polvere sottilissima. Mi ricordo alle volte haver cavato il rame del vitriolo Romano, il quale tatto lamine, et abbrusciato poi in questo nostro modo, mi è riuscito molto rosso; e perciò siate avertiti che le lamine siano nette, e pure senza mistione d' altro metallo. Chiamasi Romano da ogn'uno [p. 185 modifica] ognuno il nostro vitriolo, percioche egli si fa ne Latio campagna di Roma, tra il porto de gli

Vitriolo perche è detto Romano.

Antiani, città maritima de Romani già antica, e la Nettuno luogo hora habitato. Detto è anco Romano, perche tiene di rame. Il modo che habbiamo tenuto in cavare detto rame, è stato questo, che bollendo detto vitriolo in una pignatta con acqua commune vi attuffavano dentro una piastra di acciaio col manico, et ivi la tenevano per un miserere, e cavata fuori, era piena come di ruggine alta quanto una buona costa di coltello, la quale raschiata si riponeva: e rimettendo, et attuffando più volte detta piastra d’acciaio in detto vitriolo bollente, sempre portava seco di detta ruggine, la quale raschiandola con un coltello, con l’altra si riponeva; et in ultimo poi mancava si fattamente, che non tirava più niente, se non si rimetteva di nuovo altro vitriolo. Il simile anco habbiamo fatto con il vitriolo Thedesco,

Vitriolo Tedesco e di Cipro.

ma poco o niente ne fu cavato. Di quel di Cipri se ne cava assai, ma per essere egli molto caro, non ne fu cavato quantità; e questo già molti anni sono che da noi fu provato, credendoci in luogo di rame cavarne oro fino, e perfetto, del che ne restammo burlati. Questo nostro empiastro Isis è stato provato

Empiastro Isis

da noi per migliaia di volte, e l'habbiamo ritrovato di molto maggior efficacia, cbe quello ordinariamente composto: e similmente gli altri medici che l'hanno provato, si sono certificati che quello [p. 186 modifica]186 S E C R E T I

quello che essi hanno preso da M. Francesco A[..]ini spetiale habitante nella piazza detta della Minerva, huomo molto diligente nelle cose pertinenti alla professione sua, esser molto più eccellente d'ogni altro; ma hora che sapranno che tale medicamento era secondo l'inventione del nostro Precettore, credo che diranno il contrario. Ma acciò per la venire sia da ogni persona palese si bello e si giovevole medicamento: pigliate di cera nuova una libra; di trementina, e di pece greca tanto dell’una come dell'altra sei oncie; ruggine di rame rasile secondo Dioscoride, rame abbrusciato; secondo la nostra inventione, squamma di rame rossa, verderame, salgemma, sal armoniaco, alume abrusciato, aristologia rotonda, incenso, per ciascuna cosa un'oncia; armoniaco, galbano, mirrha, aloe d’ognune da per se un'oncia e mezza, sugo di dragontea, gomma draganti, di ciascuno un'oncia: oglio vecchio otto oncie; aceto fortissimo vinti oncie: fate dissolvere le gomme in detto

Avertimento

aceto, e dell'altre cose fatene polvere sottilissima, et ogni cosa secondo l'arte meschiando insieme, formarete palle, le quali serbarete in vaso senza aceto, percioche, l'aceto cava la sostanza de sali, e di tutti i minerali, la quale è quella che a noi più serve. L’unguento Isis cosi lo faciamo. Pigliate di cera

Unguento Isis.

gialla due oncie, di oglio rosato semplice quattro oncie, di empiastro Isis sei oncie, et a fuoco lento facciasi unguento. Modo [p. 187 modifica]DI MEDICINA 187 Modo bellissimo, et facilissimo a stillare il mele, nuovamente ritrovato. Cap. XLV.

PEr essere il mele cosa si difficile a stillare, per cagione che subito che sente il caldo si gonfia, e scappa fuor del vaso, per essere tal distilatione molto ricercata e desiderata da varie persone, ho voluto ingegnarmi a sadisfare a tutti. E per stillarlo facilmente secondo il modo che noi habbiamo ritrovato fabricate sopra il fornello filosofico un' altra parte di fornello alta pure un palmo, e chiusa di sopra in forma tonda, la quale posarete sopra la bocca di detto forno filosofico, che cuopra il vaso dove sta il male dentro nel detto forno, sopra quella verga di ferro che vi sta attraversata nel mezzo. Togliete poscia una storta di vetro lunga, overo alta quanto si puo di corpo, tutta ben lutata, per insino a mezzo collo, la quale habbia i due terzi pieni di mele senza mescolarvi altra cosa dentro, e posatela sopra detta verga di ferro, coprendola poi con quell' ultima parte di forno già fatta.

Nel fuoco sta tutto lo effetto.

Il fuoco che se gli convien dare, sia fatto con sarmenti, overo con legni molto sottili, acciò facino fiamma che riverberi, altramente il mele uscirebbe subito fuori. Pigliarete dunque nel principio, per scaldare il mele, due sarmenti, i quali quando saranno accesi, fate che la fiamma riverberi in quella coppola tonda di sopra del fornello, et eschi per dove esce il collo della storta. Quando poi vedrete che egli [p. 188 modifica]188 SECRETI

egli comincia a stillare, seguitate detto fuoco e se per sorte vedesse che stillasse troppo,che vi fosse pericolo che 'l mele saltasse fuora, allhora fate il fuoco con un sarmento solo,per tre overo qua tro hore, non vi partendo mai d'appresso del for no, per insimo che sarà finita detta destillatione. Nel principio quando comincia a stillare vedrete uscire un' acqua chiara, la quale durerà per

l'acqua che stilla è variata in sustanza, et in colore.

un'hora, overo due, secondo la quantità del mele: dipoi stillerà in colore d’oro, et all' hora potrete mutare il recipiente, e cosi continuate per insino, che verrà l’acqua molto carca di colore, allhor mettete da parte la seconda acqua, e raccogliete la terza in quel medemo recipiente over in un’altro vaso se vi pare, percioch'ella puza d’abbrusciato.

Prima acqua e sue virtù.

La prima acqua già distillata giova alle nubecole, et argemme de gli occhi; alle ozene nel naso, et fare crescere la barba, e capelli a quelli che per infermità gli sono caduti.

Seconda acqua e sue virtù. Terza acqua e sue virtù.

La seconda giova medesimamente, a tengere detti capelli in color d’oro, guardandosi non tocchi la carne, perche la machiarebbe in color giallo. La terza fa molto più gagliardamente che la seconda. Volendo dunque stillare il mele, se voi non terrete questa via,e osservarete il modo del vaso, e di forno, e il modo, di dare il fuoco che riverberi per di sopra, si come noi vi habbiamo insegnato, mai lo caverete che tinga in giallo, se non forma d’acqua chiara senza sapore a tintura alcuna.

Feccie.

Le feccie si potranno abbrusciare, e cavarne il sale, [p. 189 modifica]DI MEDICINA. 169

sale, il quale si opera infinitamente in cose medicinali. Come fare si debba il forno filosofico. Cap. XLVI.

COnviene primieramente fare un fornello di creta composta con pelo solamente si come

Forno

usano gli Alchimisti, alto in tutto due palmi, e grosso tre dita, e largo di sotto nel vano un palmo, e di sopra mezzo palmo; e per farlo

Il nostro luto e composto solo di creta pelo.

ordinatamente, fate una fucaia di terra, larga un palmo, e sei dita, e di grossezza tre dita, sopra la quale alzarete un palmo di altezza, e tre dita di grossezza di detto fornello, il che alzato, fate sopra questa pizza di terra una porticella alta sei dita, e larga quattro per la quale si cacaranno le ceneri, et vi entrerà l’aere, che appiccierà il fuoco: ciò fatto, sopra questa parte di forno mettetevi un' altra schiacciata di terra, forata con buchi che vi entri un dito, larghi per di sotto più che per di sopra, acciò le pietre, e la cenere subito entri nel buco possino facilmente giù cadere: overo in luogo di questa schiacciata di terra forata vi attraversarete alcuni ferri lunghi, e grossi quasi un dito, et discosti l'un dall'altro poco più di mezzo dito. Accommodata che sarà l'una, overo l'altra graticola, nella parte di sopra due dita più alto di detta gradella, farete un' altra porticella, un poco minore di quella già fatta di sotto, per la quale si metteranno i carboni. Nella summità poi [p. 190 modifica]190 SEC. DI MED.

poi di fornello, incavarete nella sua grossezza, in quello angolo verso la parte di dentro in tre over quattro luoghi, canaletti più larghi che il dito grosso, acciò che turandosi la bocca di detto fornello i fiumi del fuoco possino per quelli svaporare

Questa pizza fa fare al forno variati effetti.

e perche alle volte convien mettere sopra questo fornello uno, overo due, overo tre orinali a svaporare con qualche liquore, noi facemo un' altra pizza la quale habbiate tre buchi larghi quanto la palma della mano, sopra i quali posano detti orinali: e perche si scaldino meglio convien turare quei buchi già fatti nel forno per dove svapora il fumo, e farne in ogni buco dove sta l'orinale tre altri, ma molto più minori.

Per stilar il mele.

Et volendo mettere un' orinale solo, fate una pezza con un buco solo nel mezo, con tre spiratori alquanto maggiori, sopra il quale posarete il vostro vetro: ma volendo in tal forno stiIlare il mele, metterete in luogo della pizza quell’altra parte di forno già fatta, chiuso di sopra in forma tonda, et accommodata che ella sarà gli darete il fuoco, come si è insegnato nel suo capitolo.

I L F I N E.