Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXXIV
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LXXXIV.
ALLA STESSA
a Modena
27 Febbraio (1842)
Cara Marianna mia,
Veramente la è cosa da chiederne perdono in ginocchio per avere avuto cuore di passare in silenzio due mesi interi dopo aver ricevuto l’ultima tua carissima del 27 dicembre! Forse qualche cattiva persona potrà notare che quella tua era in risposta ad una mia del 27 ottobre, ma appunto questa osservazione le accrescerebbe il nome di cattiva persona, poichè mi apporrebbe più cattiveria di quella che realmente io m’abbia. Già sai che abbiamo vissuto fino ad ora nei più cattivi mesi dell’anno, nei quali io dico sempre che si dura fatica a vivere, e li passo sempre sospirando per la melanconia e pel dolore che ne dà il freddo; a questo si è aggiunto il parto di Cleofe, avvenuto nel dl 21 dicembre, per le di cui conseguenze ancora sta in letto con male al petto; cosa, che mi ha tolto e mi toglie ancora il modo d’impiegare il tempo com’io vorrei.
Perchè, noi siamo avvezzi a farci servire meno che si può dai domestici, persuasi di trovare soltanto nei congiunti vera amorevolezza e premura instancabile. Sicchè, io non avea di libero che la notte, la quale, dopo la stanchezza del giorno, richiedeva imperiosamente il riposo. Ecco dunque giustificato il mio silenzio, ch’io stessa sopportava d’altronde di assai mala voglia, e facendone lamentanza con Cleofe, essa sempre mi spronava a non lasciarti più oltre senza mie nuove.
Sicchè dunque la Cleofe il 21 dicembre partori felicemente un bambino, ch’io tenni al battesimo insieme con Papà, e cui fu posto il nome di Luigi Giacomo. Dimanda a Brighenti il motivo per cui il secondo non è il primo nome. Sul finire del puerperio, alla povera Luisa venne male al petto, e dopo aver passato una infinità di giorni in letto, quando si accostava a guarire, venne la risipola a rinnovarle il male per cui ancora soffre e non si può ancora ristabilire. Ed io stava sempre aspettando ch’essa si guarisse, per poterti scrivere più tranquilla di anima e di corpo, ma quest’ora non è mai venuta, e la mia amica, e gli amici miei mi perdoneranno s’io ho tardato tanto a dir loro che li ho sempre nella mente e nel cuore.
Ecco cessato alla fine questo crudo inverno! Noi non l’abbiamo però avuto come voi altri, oh molto meno, ma è sempre una immensa fortuna l’esserne fuori. E voi altri penserete già con piacere che si accosti il tempo di andare in villa a godere di quelle bellezze e di quei vezzi che non lasciano dopo di sè alcun rammarico. Ma prima di andare in villa, Marianna mia, vorrei, che mettessi alla posta sotto fascia, diretto alla Paolina Leopardi il libro seguente che ti sarà facile trovare in Modena, perchè stampato costì «Guida di Modena descritta da Francesco Sossai seconda edizione accresciuta e modificata di molto da Luigi Sossai figlio del prenominato. Modena 1841 in 8° piccolo Poi mi dirai il prezzo, e se io debbo mandarlo a Bologna e a chi. Spero che me lo farai pagare, chè non è per me. Mi pare che anche Peretti abbia fatta la guida di Modena, è buona? In quanto poi a quello che dici ch’io debbo scrivere e non rimanere oziosa, io ti dare ragione se potessi. Ma so ben io quanto valga, e so bene che non è in mio potere di lasciare dopo di me un nome non indegno di associarmi a quello del nostro Giacomo. La Viani di Reggio si fa compilatrice d’un giornale, la conosci? Dimmi qualche cosa di quel giornale di Genova, che mi nominasti, e dimmi di te e dei tuoi. Non aspettar due mesi per iscrivermi: pensa che la tua amica ha sempre gran bisogno di essere confortata nel suo triste cammino, e che nessuno meglio di te può farl). Carlo, mio fratello, è andato a fare il direttore della posta di Ancona, e Cleofe ti saluta assai in sieme coi tuoi. Anche la Virginia ti bacia e vuole dirti ch’essa si fa sempre più carina, e si acquista sempre più la tenerezza dei suoi. Nelle lunghe sedute presso al letto di Cleofe, discorrendo di te e di Virginia sognavamo di metterla fra le tue mani quando essa fosse più grandetta, acciocchè ce la ridassi poi divenuta modello di gentile e costumata giovinetta. Ma pensa se sarebbe possibile che questo sogno fosse realtà e che Virginia si allontanasse da noi. Addio cara ed amatissima! Addio, amici miei, non dimenticate di avere da queste parti un’anima che pensa di continuo a voi, e vi ama con inesprimibile tenerezza.