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II.


5 Gennaio 1897.


Esaminate ora la mia proposta, mio caro Robbie.

Io credo che mia moglie, che in fatto di danaro ha un animo assolutamente retto ed elevato, rimborserà le settantacinque lire sterline pagate per conto mio. Non dubito che essa lo farà, ma credo che dovrei offrire questo da parte mia e non accettare nulla da Lei, come reddito. Io posso accettare quanto mi è offerto per amore ed affetto, ma non ciò che mi è accordato di mala voglia o condizionatamente. Preferirei lasciare mia moglie del tutto libera. Essa può rimettersi. Ad ogni [p. 178 modifica]modo io penso che se essa fosse libera mi permetterebbe di vedere i miei figli di tanto in tanto. Questo è quanto desidero. Ma occorre prima che io le renda la sua libertà e val meglio che lo faccia da gentiluomo, abbassando il capo ed accondiscendendo a tutto. Occorre che esaminiate la questione da ogni lato, perchè la difficoltà è nata appunto per causa vostra e per il vostro sconsigliato procedere. Fatemi sapere ciò che ne pensate voi e gli altri. Certo, voi avete operato per il meglio, ma partivate da un falso giudizio; posso dire con ogni sincerità che io giungo grado a grado all’equilibrio dell’anima mia quando penso che tutto procede per il meglio. Questa può essere filosofia, o cuore infranto, o religione, o tetra indifferenza d’animo disperato. Ad ogni modo, qualunque ne sia l’origine, un tal sentimento può molto su di me. Avrei torto di tenere legata mia moglie a me contro suo volere. Ha pieno diritto alla sua libertà e non esserle di peso sarà per me una gioia. Essere pensionato da lei è una condizione d’egemonia. Parlatene con More [p. 179 modifica]Adey. Ditegli che vi faccia vedere la lettera che io gli ho scritto, domandate a vostro fratello Aleck di dirmi che ne pensa. I suoi pareri sono eccellenti.

Ora passiamo ad altro. Non ho ancora avuto occasione di ringraziarvi per i libri. Mi giunsero graditissimi. L’interdizione delle riviste mi fu oltremodo penosa, ma il romanzo di Meredith mi ha deliziato. Che artista di sana tempra! Egli ha perfettamente ragione, quando afferma che un sano equilibrio deve essere la virtù essenziale del romanzo. Tuttavia, sinora solo l’animale è riuscito ad avere espressione nella vita e nella letteratura. Le lettere di Rossetti sono abominevoli; non vi è dubbio che sono falsità scritte da suo fratello. M’interessai, tuttavia, vedendo che Melmoth di mio zio e Sidonia di mia madre sono stati due libri che han dilettata la sua giovinezza. Per quanto riguarda la cospirazione contro di lui negli ultimi anni della sua vita, credo che ci sia stata certamente, e che il danaro sia stato fornito dalla Banca Hake. Quella scorta d’un [p. 180 modifica]tordo in Cheyne Walk mi pare assai sospetta, benchè William Rossetti dica «Io non veggo nulla di singolare nel canto di un tordo».

Le lettere di Stevenson dànno pure una grande delusione, e comprendo che un ambiente romanzesco è il peggiore ambiente possibile per uno scrittore di romanzi. In Gower Street, Stevenson avrebbe potuto scrivere un nuovo Trois Mousquetaires. A Samoa egli scrisse le lettere al Times sui Tedeschi. Vi scorgo pure le traccie d’un terribile sforzo per condurre una vita naturale. Per spaccar legna in modo utile a noi stessi e profittevole agli altri dovremmo essere incapaci di descriverne il processo. In verità vita naturale è vita incosciente. Stevenson estese soltanto il dominio dell’artificio dilettandosi ad arare. Se io passerò la mia vita futura leggendo Baudelaire in un caffè condurrò una vita più naturale, che se mi mettessi a tosare le siepi, od a piantar cacao nelle paludi.

En route è assai artificioso; è semplice giornalismo. Non comprendiamo mai una [p. 181 modifica]nota della musica descritta. L’argomento è delizioso, ma lo stile è naturalmente senza valore, in pantofole e blando. È un francese peggiore di quello di Ohnet. Ohnet fa degli sforzi per essere banale e vi riesce. Huysmans si sforza di non essere tale, e lo è... Il romanzo di Hardey è piacevole e quello di Harold Frédéric assai interessante per il suo soggetto. In seguito poichè non vi è nella biblioteca della prigione alcun romanzo destinato ai poveri compagni di catena con i quali io vivo — penso d’offrire alla biblioteca una dozzina di romanzi; quelli di Stevenson (qui non c’è se non La Freccia Nera) qualcuno di Thackeray (non ve n’è alcuno qua) di Jane Austen (di cui pure ve n’è nessuno) e qualche buon libro alla Dumas Père, di Stanley Weyman, per esempio, o di qualche altro giovane scrittore. M’avete detto che Henley progettava qualcosa, così pure il denominato Anthony Hope. Dopo Pasqua potrete fare una nota di quasi quattordici volumi e chiedere che mi siano consegnati. Pia[p. 182 modifica]cerebbero molto ad alcuni che non si curano del Journal des Goncourt.

Non dimenticatevi che li pagherò io.

Inorridisco a ritornare nel mondo senza possedere un solo volume mio proprio. Mi chiedo se alcuno dei miei amici come Cosmo Lennox, Reggie Turner, Gilbert Burgess, Max ed altri volessero regalarmi qualche libro. Voi sapete qual sorta di libri io desideri: Flaubert, Stevenson, Baudelaire, Maeterlinck, Dumas padre, Keats, Marlowe, Chatterton, Coleridge, Anatole France, Théofile Gautier, Dante e tutta la letteratura dantesca, Goethe e la letteratura goethiana, ecc..... Sarebbe una gran cortesia per me il farmi giungere dei libri — e forse vi è qualche amico che vorrà mostrarmi la sua bontà. Son di animo veramente assai grato, benchè spesso, io temo, non sembri. Ricordatevi però che ho avuto continui tormenti, a parte la vita di prigione.

Rispondendomi — potrete scrivermi una lunga lettera sul teatro e i libri. La calligrafia, nell’ultima vostra, era così spaventevole [p. 183 modifica]che si sarebbe detto voi foste in procinto di scrivere un romanzo in tre volumi sulla terribile propagazione delle idee comuniste tra i ricchi, o di guastare in qualche altro modo una giovinezza che è sempre stata e resterà sempre piena di promesse. Se vi accuso a torto attribuendo la vostra cattiva calligrafia ad una tale causa, vi prego di tener conto dello stato morboso prodotto da una lunga prigionia; ma scrivete sinceramente, ve ne prego, altrimenti si potrebbe credere che non abbiate nulla da nascondere. Vi sono, io credo, in questa lettera, molte cose orribili. Leggete la mia lettera a More. Verrà a visitarmi sabato. Lo spero. Richiamatemi alla memoria d’Arthur Clifton e di sua moglie che, a mio parere, rassomiglia singolarmente alla moglie di Rossetti — la stessa meravigliosa capigliatura — ma certo di carattere più prezioso, quantunque Miss Siddall sia affascinante e i suoi versi assolutamente di prim’ordine.

Sempre vostro

Oscar Wilde.