Le rime volgari/IV. Capitulo de la reformazione de l'orno a la vita cristiana

IV. Capitulo de la reformazione de l’orno a la vita cristiana

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IV. Capitulo de la reformazione de l’orno a la vita cristiana
III. Preghiera alla Vergine V. Regola da piantare et conservar melaranci

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IV

Capitolo de la reformazione de l’omo a la vita cristiana, composto da Messer Pandolfo da Coldenose da Pesaro.


     Leva quell’ostinato empio concetto,
leva dal cor quell’indurato gelo:
del celeste calore empi il tuo petto.
     Leva quel tenebroso oscuro velo,
5che a la tua debil vista il ver contende:
la luce piglia, che ti vien dal cielo.
     Leva quella catena, che ti apprende
la cieca mente: e questa dolce e pia
voce dal ciel per tua salute intende,
     10Misero peccator, pensa qual sia
del mondo la infelice amara sorte,
come vana, caduca e fragil sia:
     pensa come imperfette e come corte
son nostre voluttade, ch’al fin toglie
15vecchiezza, infermitade, affanno e morte.
     Misero peccator, l’eterne doglie
pensa, qual ne l’inferno sostien l’alma
che adempie al mondo sue salaci voglie:
     come si priva e come alfin si spalma
20di grazia e gloria, dappoi morte, guarda
chi de le colpe non pon giú la salma.
     Misero peccatore, in te risguarda,
fuggitiva ombra, cenere e vil vermo,
e la tua cieca mente, ottusa e tarda:

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     rivolgi in la tua mente ben lo schermo,
che la bramosa voglia al spirto dona
in questo corpo tenebroso, infermo.
     Misero peccatore, a la corona
de la celeste gloria alza la vista:
30odi la voce, che chiamando tòna:
     — Anima oscura inferma, anima trista,
ora al ciel guarda et a Dio ti converte,
dei beni eterni ’l ver tesoro acquista! —
     Mira, cosa mortal, che con l’aperte
35braccia te chiama e aspetta ’l tuo Signore,
e ben attento ai mei precetti adverte.
     Prendi, non dimorar, prendi ’l tuo core,
de la cui fonte ogni tua colpa viene:
con umiltá, con lacrime e dolore
     40e con accesa caritá conviene
che la iusta pietá di Dio remiri,
e cosí il pongi fra timore e spene.
     Tra queste mole, solo e con sospiri
in te richiuso, il spezzi, rompi e triti,
43e come in sottil polvere lo tiri;
     con questo i toi peccati tutti citi,
di lingua e d’opra e d’ogni negligenza,
che con lui tutti ancor sian ben contriti.
     Di tutti abbi dolore e displicenza
50quanto è tua possa, e la tua intenzione
in quattro obietti formi sua sentenza:
     di mai piú errar; di far confessione;
farlo per vera caritá di Dio;
poi farne iusta satisfazione.
     55E se ’l nascesse in questo bon desio
da un ver dolore de la eterna offesa
un lacrimare affettuoso e pio,
     una sol lacrimetta e bene accesa;
questa è contrizion detta abbondante,
60a questa il Redentor non fa contesa.

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     Necessaria non è, pur che t’ammante
voluntario dolor, non per lo inferno,
ma per Dio solo, con la fé constante:
     cosí non temerai del danno eterno.
65Questa è la prima porta di salute,
che ne conduce al gaudio sempiterno.
     Da questa prima guarda non si mute
tua intenzion; ma corri a la seconda
con ogni tuo vigore e tua virtute.
     70Confessa con la lingua, e nulla asconda
tua conscienza: ogni delitto e vizio
preparata, discreta, integra effonda.
     E però prima con sincer iudizio
ripensa la tua vita, e con amaro
75ricordo ogni peccato e preiudizio.
     Discorri le tue etadi tutte al paro:
puerizia, adolescenza, giovinezza,
virilitá, sì che tu sii ben chiaro:
     le tue fortune, povertá o ricchezza,
80il stato tuo. se sciolto o coniugato,
offizi et arte e onor che ’l mondo apprezza,
     le compagnie, li lochi ove sei stato;
poi del cor, de la lingua e poi de l’opre
va’ discorrendo per ciascun peccato.
     85Così pensando, il ricordar discopre
con diligenza ogni tuo errato e colpe,
e vien la luce del Signor di sopre.
     Fa’ poi che negligenza non t’incolpe:
se vòi di sacra penitenza il frutto,
90trova il bon sacerdote che ti ascolte,
     che voglia e possa, e sappia sopra il tutto;
e con discreto modo apri ’l tuo petto
con pudor santo e con parlar non brutto.
     Ma se vòi che sia integra e di suo effetto,
95guarda per negligenza o per malizia
di non lassare un minimo difetto.

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     Conviene ancor che d’ogni tua nequizia
la circunstanza dichi che l’aggrava
o fa minore, o male in altri inizia.
     100Ordine, loco e tempo fan che prava
sia piú la colpa: e ’l stato e ancor la etade;
e la persona il vizio piú o men grava.
     Perseveranza, copia e dignitade,
numero, modo, causa, condizione,
105e la scienza aggrava iniquitade.
     Questa fia adunque la vera ragione
de l’altra porta, che ci fa felice:
or da la terza avrem la perfezione.
     Prima, per penitenza quel che dice
110il sacerdote fa’ che servi a punto
con diligenza, ché lassar non lice.
     Odio e rancor (se ’l tuo cor ne fia punto)
deponlo in tutto, e forzati che sia
col perdonare ancor l’amor congiunto.
     115Se onore o fama per alcuna via
o in detti o in scritti ad alcun tolto avesti,
rendilo, e fa’ che ’l suo perdon ti dia.
     Se per iniusti modi e disonesti
robba acquistata da te o toi possedi,
120rendi o dispensa, fin che te ne svesti.
     Fa’ bene e presto; e quel che tu non vedi
da te, col sacerdote ti consiglia:
questo convien che facci, se tu credi.
     Se ligato ti senti ne l’artiglia
125di debito o escomunica o di voto,
non tardar punto, libertá ne piglia.
     Le indulgenze che pòi prendi divoto;
òra, digiuna e dona a’ bisognosi;
nel mal, di pazienza non sii vòto.
     130Compiuti questi effetti toi pietosi,
ben contrito, confesso e satisfatto,
or ti apparecchia ai doni graziosi.

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     Così il cor tuo acceso umil giá fatto,
cosí ’l cor mondo e novo a Dio fia accetto,
135cosí con Lui la pace arai contratto;
     cosí n’andrai securo al suo conspetto,
per l’angelico pane e sacra manna,
che ’l sacrificio tuo sia ben perfetto.
     Questo è quel pan che absolve e che condanna,
140questo è quel vero e summo sacramento,
per cui nel ciel si canta sempre osanna.
     Non essere a pigliarlo presto o lento,
non audace, non vil, ma il mezzo tiene
con maturo iudizio e sentimento.
     145Sette precetti fa’ che noti bene,
acciò che preparata sia tua mente:
e poi lo prendi con allegra spene.
     Prima la conscienza suttilmente
va ricercando, e se nulla vi trovi,
150riporta al sacerdote incontinente.
     Poi ’l corpo lava e bocca, e ben rimovi
ogni immondizia e fetido sapore:
e la concessa donna ancor non provi.
     Poi tutta negligenza manda fòre,
155fa che sii vivo, lieto, pronto e desto:
dispiace a Dio chi è pigro nel suo onore.
     Appresso l’andar tuo sia grave e onesto,
con quanta reverenza piú si possa:
non è mortal signor, ma l’è Dio questo!
     160Meditazion discreta convien, possa,
che ’l corpo ver di Cristo in quel pan sia;
la santa fede in questo ti dá possa.
     Il sesto, orazion fervida e pia,
levata e fissa nel tuo Redentore;
165orando la tua mente fa’ che stia.
     L’ultimo, fa’ che piena di fervore
la tua devozion e voluntade
e sia infiammata dal divino ardore.

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     Questo conviene a tanta maestade,
170questa è quella osservanza ch’io t’insegno,
se vòi comunicarti in caritade.
     Poi quando il prendi e dici: ‛Io non son degno’,
pensa chi è Colui, che in te mortale
e fragil peccator vien sì benegno.
     175Or per andar al cielo hai preso l’ale:
conserva l’innocenza, c’ha’acquistato,
ché ormai fia agevol cosa, e chi vòl vale.
     Prima Dio di sua grazia t’ha illustrato;
contra l’astuta rabbia de’ serpenti
180la santa Chiesia t’ha ancor bene armato.
     Battesmo, crisma e li altri sacramenti,
e ’l nome di Iesú santo e terribile
fa’ che in ogni tuo detto li rammenti;
     e ’l sacro segno a li demóni orribile,
185dico il vessil de l’onorata croce,
la compagnia de li angeli invisibile,
     de’ predicanti ancor le sante voce,
dei bon religiosi i bon ricordi,
che ti dimostrin quel che giova e nòce.
     190Li sacri libri non vo’ che ti scordi:
la veritade in questi tutta giace.
Fa’ che con loro sempre ben t’accordi.
     In queste rime dirti ancor mi piace,
in pochi versi, una vera dottrina,
195che in vita e poi ti dia tranquilla pace.
     Dio temi, e serva sua legge divina:
ma di quattro virtú guarda non lassi
una salubre e facil disciplina.
     Umiltá sia la prima, che ti abbassi
200il volere, il sapere e ’l conversare,
e fa che i toi confini non trapassi.
     Modestia poi di lingua: il tuo parlare,
raro, breve, discreto, a tempo e grato
non morda; e con il dir concordi il fare.

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     205Pazienza è la terza: ogni tuo stato,
fortuna o avversitade, in pace porta,
e sappi che da Dio tutto è ordinato.
     Elemosina poi fia la tua scorta,
con l’opre, con la lingua et ogni affetto:
210questa sola del ciel pò aprir la porta.
     Conviene ancora al corpo aver rispetto,
da cui lo spirto piglia nutrimento,
in darli a loco e tempo alcun diletto.
     Se sempre è teso l’arco, fia piú lento:
215ottuso fia l’ingegno e meno integro,
se non ha qualche possa il sentimento.
     Procura adunque di non esser egro:
dei ben de la natura piacer toglie
commodo, natural, modesto, allegro.
     220Per sé Dio fece nui, per nostre voglie
fece questo terrestre e nobil orto:
de le cose create il frutto coglie.
     Abbi un amico sol (ma ti conforto
tra bon religiosi) col qual prendi
225ricreazione e spirtual diporto.
     Con diligenza al tuo mestiere attendi
e con iustizia, et in te stesso godi,
lieto e iocondo: e nel bisogno spendi.
     Le vane opinioni, e biasmi e lodi
230del vulgo non curar; che chi le cura
alfin con danno intende )e sue frodi.
     Con le Muse, con Dio, con la natura
e con te stesso vivi: e il ben fugace
godilo, e noi lassar per fin che ’l dura.
     235Veste che basti: sobrio e casto giace:
Corte, palazzo, liti e vulgar gente
fuggi: vendetta schiva: e cerca pace.
     Magnanima e constante sia tua mente:
ogni tristezza del tuo petto sgombra.
240Pensa che ’l bene e ’l mal torna in niente
     al fine: e tutto è polver, fumo et ombra.