Le Metamorfosi/Annotazioni/Libro Nono

Annotazioni del Nono Libro

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Publio Ovidio Nasone - Le Metamorfosi (2 a.C. - 8 d.C.)
Traduzione dal latino di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)
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La lotta di Hercole con Acheloo per cagion di Dianira figliuola di Oeneo, è mera historia perche havendo Oeneo promessa Dianira sua figliuola, bellissima giovane, per mogliera ad Hercole con questa conditione, che riducesse l’acque del fiume Acheloo che scende dal monte Pindo, in un sol vase, perche scorrendo come faceva, con dui vasi allagava tutti i frutti, e tutte le biade della campagna; e faceva grandissimi danni a quel paese, per questo si dice che Hercole dopò molte fatiche vinse Acheloo, havendogli tratto un corno quando combatteva con esso lui cangiato in un Toro; e lo lasciò con un corno solo, che fu quando raccolse tutte le sue acque in un vaso solo; fù il corno di Giove vincitore ripieno di herbe, e di frutti, e donato alla ninfa Amalthea, e da indi in poi fu sempre chiamato il corno di Amalthea, e questo fu quando si coltivò, e si rese fertile quella parte che prima ingombravano l’acque del fiume, per opera di Hercole; è da maravigliarse quivi come artificiosamente l’Anguillara habbia aggiunto il proprio Autore, se non avanzato nel descrivere la lotta, e rapresentarla cosi vivamente, che simiglia a chi legge haverla inanzi a gli occhi.Dobbiamo essere cauti nel confidare le cose amate altrui, con l’essempio di Hercole il quale confidò molto male la sua amatissima Dianira a Nesso Centauro, che pensando di involargliela si diede a fuggire havendola in groppa, dopo havere passate l’acque gonfie del fiume Eveno come quello che sperava allontanarse di modo, che potesse godere dell’amore che haveva lungamente portato alla bellissima giovane, & involò la morte, perche come prima Hercole udì la voce di Dianira, che si doleva di essere portata via dal mostro crudele, tirò con l’Arco una saetta, e colse il fiero mostro; il quale sentendose venir meno per il veneno della ferita, non volle morire senza pensare alla vendetta, perche havendo persuasa la giovane a pigliar la camicia sua, e vestirla ad Hercole, come prima s’avvedesse ch’ el voltasse l’Amor suo ad altra donna, che conoscerebbe ch’ella haveva virtu cosi di spegnere tutti gli altri amori, come ancora di conservar’ il suo; fece a punto la semplice donna quanto le disse Nesso, onde come prima Hercole s’hebbe vestita la camiscia avenenata rimase di modo afflitto dal dolore del veneno, che fatto un Rogo nel monte Oeta s’abbruggiò da se medesimo; potiamo da questa favola ritrare che quello che ama la gloria, compreso sotto questa voce Hercole, vedendose rubare la fama acquistata con molte fatiche e sudori, figurata per Dianira; dalla lascivia, figurata per Nesso Centauro: gli tira una saetta tinta nella propria virtu, & la amazza; dà il Centauro la sua camiscia a Dianira, a fine che la faccia vestire ad Hercole come prima si volti ad amare altra donna; che è quando la lascivia vien meno, ma non però che non lasci de le sue spoglie alla fama; per dar la medesima morte, che è stata data a lei, all’huomo intento alla gloria il quale acceso da poi dell’amor vano, dishonesto, e lascivo di Iole si veste la camiscia dell’error suo, mandatagli dalla fama, onde ne rimane di modo pieno di afflittione, che s’abbrugia da se medesimo, e si torna a ringiovenire, perche come prima passiamo da una vita lasciva, dishonesta, e viciosa, a una temperata, honorata, e lodevole abbrusciando le male affettioni, ritorniamo giovani alla virtu, & alla gloria; e siamo dapoi ancora inalciati al Cielo, dalle ali della contemplatione, e tenuti nel numero de i Dei, che sono quelli che hanno volti tutti i loro pensieri in Dio; perche questi tali divengono Dei per participatione, nella maniera che dice il Salmo: Ho detto che voi sete Dei.

Bellissima conversione è quella dell’Anguillara, a Dianira, nella stanza Misera il tanto lagrimar, che giova? ; la trasformatione di Galantide in Donola, ci da essempio, che Iddio ci da il castigo in quella parte con la quale l’habbiamo offeso; havendo Lucina punita la servente di Alchmena, perche si fece scherno di lei, e la ingannò nel parto di Hercole cangiandola in Donola, animale, che secondo i naturali partorisse con la bocca; hebbe nella medesima parte il castigo di partorire, con la quale si volle far scherno di Lucina, e farle la burla che giovò molto ad Alcmena intorno il parto.

L’infelice Driope cangiata in arbore per havere scioccamente spezzato il ramo del loto, per tenire lieto il suo figliuolo con la vaghezza di quel fiore, ci da essempio che ne a studio, ne ignorantemente l’huomo non deve giamai fare alcuna offesa a Iddio, perche facendo se ne riceverà il castigo di essere trasformato in arbore, che non è altro che rimanere solamente nella vita vegetativa intero, perdendo l’huomo per il peccato quelle doti, che lo spingono a far’ operationi nobile, e degne veramente dell’huomo.

Iolao ringiovanito per opera di Hebe figliuola di Giunone, e Dea della Giovanezza, a preghi di Hercole, significa che quando il desiderio della gloria ci spinge a far cose honorate, e virtuose, lasciando le vecchie operationi poco lodevoli, ringiovanimmo nelle nuove lodevolissime; chiamasi Hebe Dea della giovanezza, e figliuola di Giunone, perche la Primavera figurata per Hebe rinova, e ringiovanisse tutte le cose, e figliuola di Giunone, come quella che con l’humidità sua conserva le cose rinovate dal vigore de i raggi del Sole; per questo hanno finto i Poeti, che la servisse alla mensa de i dei di dar’ a bere; e che rompesse poi i vasi cadendo, e mostrasse loro le parti nascoste e vergognose, nell’autunno quando gli arbori privi di foglie scoprono le parti loro piu secrete.

La misera Erifile che per una cathena d’oro, usa tradimento al marito, palesandolo a quelli che volevano condurlo alla impresa di Thebe; nella quale per revelatione dell’Oracolo haveva da rimaner morto; si comprende quanto Imperio habbi l’avaritia ne i cuori delle Donne, poiche non mirano come accecare dalla sua ingorda rabia; a far tradimento corrotte da duoni, ancora a propri mariti nella vita, oltra quello che fanno loro il piu delle volte nell’honore.

Cade quasi nel medesimo errore di Eriphile ancora Callirhoe, la quale desiderando di havere la medesima cathena che spinse Erifile a palesare come traditrice il proprio marito, mandò Alcmeone che l’haveva gia donata ad Alfesibea sua prima mogliera, a ripigliarla, e fu cagione della sua morte, dandoci essempio di fuggire, quanto più potemo l’avaritia delle Donne.

Descrive quivi molto artificiosamente l’Anguillara una fortuna di mare, con tutti quegli accidenti che sogliono avenire in simili casi, scorrendo la Galea di Mileto dove è spinta da i venti, e dall’onde.

Titone che dopò una lunghissima vecchiezza fu trasformato in una Cicalla, ci fa conoscere, che i vecchi, non potendo piu operare cosa alcuna; come indeboliti dalla vecchiaia; si danno a parlare continuamente delle cose fatte a tempi della loro giovanezza; overo de gli altrui fatti; e pigliano tanto piacere nel favellare che non s’ode gia mai altra cosa che le lingue loro fastidiose; la onde si può dire che sono molto propriamente assimigliati anzi trasformati in Cicalle, venendo essi il piu delle volte a noia altrui, come le Cicalle nel maggior’ ardore dell’Estate.

L’incestuoso, e infame amore di Bibli verso il fratello, ci fa vedere quanto sia fiera, e crudele la possanza dell’Amore lascivo, poi che non osservando legge alcuna di sangue ne di parentella, si trapone alle volte ancora fra fratelli, e sorelle, non che fra parenti di piu lontano grado; descrive felicemente l’Anguillara gli affetti dell’inamorata Bibli, come è accostumato di fare, adornandogli di bellissime sententie, come quella della stanza, La Donna che nell’odio, e nell’Amore. L’huom di natura piu constante avanza, di bellissime conversioni, come quelle della stanza, Voi cui la Cipria Dea non è nemica, e quella ancora: O dolce sogno etc. e quell’altra: O invidiosa al mio felice stato. Alba; di bellissime digressioni; come questa, Fu ’l mio beato sogno breve, e finto; nella quale si è affaticato, di fare, come ha fatto in moltissimi luoghi di queste sue trasformationi una virtuosa concorrenza all’Ariosto, nel lamento che fa Bradamante mentre godeva piu soavemente il suo Ruggiero dormendo in sogno che non faceva veggiando: e quivi spiega molto vagamente alcune belle, e artificiose contraposte tutte piene de spiriti. Si vede ancora con quanta vaghezza habbia descritto il modo di porse a scrivere lettere, in quella stanza dove Bibli risoluta di scoprire il suo Amore per mezzo di una sua lettera a Cauno; si pone a vedere, come la descrive il Poeta nella stanza, Dove ha da scriver comoda s’asside, come descrive ancora il modo di componere nelle due seguenti.

E Bibli al fine vedendosi spregiata da Cauno trasformata in una fonte; per darci essempio che dopo che si vediamo gionti a penitenza di qualche nostro gravissimo errore dobbiamo trasformarse in un fonte, che non è altro che risolverse in lagrime per segno che siamo veramente, e non fintamente pentiti.

Cauno che fugge la dishonesta sorella ci depinge la virtu che fugge il vicio.

La povertà spinge Litto a comandar’ a Telethusa sua mogliera, tutto che fusse huomo prima di buona vita, di perfetta mente, e di santi costumi, che nel parto suo havendo una figliuola la facesse morire; e se era maschio lo preservasse, per dimostrarci, che la povertà la cui faccia è spaventevole a qual si voglia animo forte, e constante; suole alle volte ancora fare prevaricare, i piu saldi, e piu prudenti giudicij che si trovino; e la prudentia di Telethusa in conservare Iti fanciulla sotto nome di fanciullo, ci mostra che non sapiamo il piu delle volte quello che dimandiamo, come bene lo mostrò il Signor nostro a Giacobo, e Giovanni per la nostra imprudentia, e strano desiderio, dimandando figliuoli a Dio, e non figliuole, come se da queste dependesse cosi ogni nostra miseria, & infelicità; come da quelli contentezza e felicità, e non dimeno i continui essempi che se ne veggono ordinariamente nel mondo ci mostrano al contrario per isgannarci, e ridurci a rimettere tutti i nostri desiderij in Dio, pigliando per il meglio quello ch’egli ci manda, o sia maschio, o sia femina, vedendosi il piu delle volte, che si hà molto maggiore contentezza delle femine, che è quando le femine sono di maniera ben create, virtuose, e giudiciose, che ci danno maggior consolatione, che i maschi, i quali per la maggior parte, se non vi si usa piu che gran diligentia; fanno mala riuscita, con danno grandissimo, e dishonore delle famiglie.