Le donne che lavorano/XVI. La donna nelle opere sociali

XVI. La donna nelle opere sociali

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XV. La donna nella beneficenza e le associazioni femminili XVII. Il lavoro della donna durante la guerra

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XVI.

La donna nelle opere sociali.

Colla rinnovata coscienza sociale, nei circoli femminili venne espresso il voto che anche la donna dovesse dedicare almeno un anno della sua vita alla patria c questo voto fu espresso e approvato nel Congresso femminile del 1914 a Roma.

La donna che esercita una professione, che copre un impiego, quella che lavora nei laboratori o nelle officine, è soggetta già ad una disciplina e raddoppiando la sua operosità e la sua energia, potrà nei momenti difficili, essere utile alla società senza bisogno d’istruzione o di esercizio. [p. 183 modifica]Le signore invece che passano la vita fra gli agi e le distrazioni mondane, si trovano accasciate ed avvilite, quando una sciagura finanziaria colpisce la loro famiglia o una calamità come la guerra, il terremoto o un’altra crisi fatale colpisce il paese, e soffrono doppiamente di non poter recare alcun aiuto efficace, perchè non hanno a tempo imparato a trar partito dalle loro energie. Sono ben fortunate quelle che in cambio della loro opera possono aprire la borsa per sanare tante sciagure, ma più ancora quelle che in tutti i modi si prestano per uno scopo così santo, come quello di mitigare le sventure che colpiscono il proprio paese.

Un indizio del bisogno che la donna prova di occuparsi utilmente e del disagio che soffre restando in ozio, è l’entusiasmo con cui una quantità di signore e signorine frequentano i corsi d’istruzione della Croce Rossa, e poi si offrono come infermiere ai [p. 184 modifica] primi sentori di guerra. Quella di assistere i feriti fu fino ad ora la sola funzione permessa e accettata dalla società, favorita dall’indole generosa della donna, quando si tratta di soccorrere i sofferenti e di servire in questo modo il proprio paese.

Ma il male è che non tutte le donne hanno la vocazione di essere infermiere e non basta qualche mese di lezioni date tranquillamente in tempo di pace per renderle atte ad adoperarsi utilmente sui campi di battaglia, fra i disagi e le privazioni d’ogni genere, e passar la giornata negli ospedali assistendo a scene di dolore.

Approvo le scuole per infermiere, esse dovrebbero essere il complemento dell’educazione di tutte le ragazze; nella propria famiglia, fra le persone che ne circondano, avviene spesso la necessità di un pronto soccorso. Saper fasciar bene un braccio malato, disinfettare una ferita, fare un’iniezione o un massaggio con conoscenza di [p. 185 modifica] causa, può essere un vero beneficio; ma non tutte le donne possono sopportare le fatiche della guerra, nè lo spettacolo della carneficina delle moderne battaglie. Se è bello lo slancio che le spinge ad arruolarsi fra le schiere della Croce Rossa, ed ammirevole la volontà di agire mentre i compagni combattono per il proprio paese, non dovrebbero presumere troppo dalle loro forze per non prepararsi a qualche disinganno. Quante, in cambio di poche che uniscono la forza fisica alla forza morale, si sentono mancare il coraggio di fronte alla crudele realtà e s’accorgono di essere, invece che un aiuto efficace, persone inutili e causa d’imbarazzo.

Ne diè prova la campagna di Libia: di fronte ad alcune donne veramente abili ed utili, ce ne furono molte le quali servirono d’impaccio, mentre forse in altri riparti avrebbero potuto adoperarsi utilmente.

Le donne tedesche ed inglesi, educate ad [p. 186 modifica] una disciplina più pratica e positiva, durante la guerra si rendono utili nel supplire i mariti, fratelli e figli, negli uffici, nelle banche, nei commerci e in tutti i rami delle amministrazioni cittadine.

Le francesi, prive della seria preparazione delle tedesche, suppliscono coll’entusiasino e col sentimento, lavorano giorno e notte a fare indumenti pei soldati, visitano gli ospedali come consolatrici, portando fiori e leccornie ai feriti, si interessano della loro sorte, mandano notizie alle loro famiglie e li consolano trattandoli come fratelli.

Nel Belgio, spronate dalla necessità del momento, le donne trovarono energie sorprendenti e fecero atti di eroismo, di coraggio e di abnegazione. L’esempio di quella signora che s’improvvisò sindaco e tenne testa al nemico salvando dal saccheggio e difendendo la sua città abbandonala dalle autorità cittadine passerà nella storia; [p. 187 modifica] pure in opere più umili si adoperarono le donne belghe, come cucire e lavare la biancheria e gl’indumenti dei soldati, preparare le vivande e procurare, anche facendo i servigi più umili, che per la loro opera fosse diminuita la sciagura piombala sulla loro terra.

Affinché le forze femminili possano esser adoperate utilmente, devono esser disciplinate: perciò troverei utile che l’idea lanciata in un impeto generoso in tempo di guerra, potesse venir coltivata e realizzata in tempo di pace, e il governo ci mettesse un po’ di volontà nell’adoperarsi ad utilizzare tante energie che vanno ora perdute; così la donna con voce più alta, potrebbe reclamare i propri diritti quando avesse come l’altra metà del genere umano il dovere di servire la patria. È appunto dall’età di diciotto a vent’anni, che terminali gli studi, e non ancora formata una nuova famiglia, la donna dovrebb’essere obbligala ad [p. 188 modifica] adoperarsi in qualche opera sociale destinata dalle autorità superiori, secondo le diverse attitudini, il grado d’istruzione e la forza fisica.

Quando il lavoro sociale della donna venisse organizzato, le lavoratrici si dividerebbero per squadre secondo la loro indole e la loro istruzione, e così oltre a quelle adibite negli ospedali come assistenti, altre potrebbero essere ammesse nelle pubbliche amministrazioni, altre nelle scuole a curare l’educazione della prima età; quando si fossero per qualche tempo assoggettate ad una disciplina, rinunciando a seguire la propria volontà, abituate ad un orario di lavoro, troverebbero il loro profitto in questa rinuncia di sè a beneficio del proprio paese, e nel caso di bisogno, si potrebbe calcolare sopra una schiera di signore agguerrite e capaci di poter supplire nelle aziende commerciali, negl’impieghi i richiamati pel servizio militare, e in questo modo tener il [p. 189 modifica] posto ai mariti e ai fratelli, e così esser utili oltre che al proprio paese anche alla famiglia.

L'entusiasmo con cui tutto le donne vogliono fare le infermiere, è generato da una idea assurda o esagerala. Di fronte ad alcune che hanno a quest’ufficio una vera inclinazione, ve ne sono altre che mancano delle qualità richieste; e dopo aver frequentato lezioni ed ambulanze, vedono rifiutala la loro opera, come è avvenuto in Germania, dove su trenta allieve delle scuole di assistenza ne accettarono soltanto sei, rifiutando le altre che invece d’aiuto sarebbero state d’imbarazzo; ma si vuol seguire la moda e vi si mette un pizzico di vanità. Poi molte ragazze pensano a qualche romanzetto provocato dalla riconoscenza dei giovani curati colle loro manine, e in ogni modo trovano una certa attrazione nell’indossare per qualche tempo il vestito bianco coll’emblema della Croce Rossa; ma è ben altra cosa [p. 190 modifica] quando devono passar le notti al capezzale degli infermi, quando vedono morire fra gli spasimi tanta balda gioventù, e sono obbligate a curare piaghe spaventose senza pensare più a sè stesse. A ciò, per molto tempo, non tutte possono resistere, e devono rinunciare ad un’opera a cui si erano accinte con tanto entusiasmo. Ma appunto perchè non si possono improvvisare impiegate, maestre, professioniste, e difficile riesce fabbricarle al momento del bisogno, e perchè trascinati dal rapido svolgersi degli avvenimenti, manca spesso la calma per organizzare i servizi, e le necessità del momento tolgono la visione giusta delle cose; tutte le donne dovrebbero essere iscritte e divise per professioni, provate e pronte per essere chiamate al momento opportuno.

Per iniziativa di alcune istituzioni femminili s’istruiscono donne volonterose in opere sociali diverse, ma se la cosa non partirà dal governo, si avranno [p. 191 modifica] organizzazioni incomplete che difficilmente alla prova potranno riuscire di grande utilità, e solo si potrà ottenere qualche aiuto efficace da quelle donne che per il loro ufficio, e pei loro studi, sono state sottomesse ad una disciplina che ora invano si trova fra le mura domestiche, dove alla severità dei tempi passati è subentrata la debolezza; dovei figliuoli troppo accarezzali e contentati nei loro capricci, vogliono comandare e fare la loro volontà, e più non si sottomettono al volere di quelli che hanno più esperienza e per gli anni e per il senno.

In Inghilterra, paese forte e positivo, si forma un reggimento di donne volontarie, che chiedono di combattere a fianco dei loro fratelli, e se non saranno mandale sul fronte di battaglia, sperano almeno di poter seguire l’esercito come telegrafiste, telefoniste, messaggere, esploratrici, automobiliste, oppure scortare i convogli di viveri c difenderli dagli assalti nemici. Molto si [p. 192 modifica] può attendere da quella schiera eroica di suffragette che soffrivano anche i tormenti della prigionia e della fame per l’idea delle rivendicazioni femminili; e se esse aiuteranno efficacemente la patria, potranno ottenere molto più, mostrandosi coraggiose e intrepide all’opera di servire il proprio paese, che portandovi la rivoluzione e lo scompiglio.

Come vedrete nel prossimo capitolo, le nostre donne ai primi sentori di guerra hanno risposto con uno slancio ammirabile e si son messe all’opera volonterose senza essere state arruolate. Hanno fatto un miracolo, ma visto che i miracoli non avvengono tatti i giorni vorrei che in avvenire la donna italiana si preparasse al lavoro seriamente, che potesse organizzarsi ordinatamente e fosse pronta a correre volonterosa alla prima chiamata; sicché la sua operosità non sia dovuta all’entusiasmo di un’ora tragica, ma sia [p. 193 modifica] perseverante anche nel tempo di calma tranquilla; che non parta dall’ambizione di mettersi in mostra e far parlare di sè, ma da un sentimento profondo di voler sacrificarsi per la patria, e fare prima di tutto il proprio dovere.