La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo XVIII

Libro primo
Capitolo XVIII

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Io me ne andai alla volta di santa Maria Novella, e subito percossomi in frate Alesso Strozzi, il quale io non conosceva, a questo buon frate io per l’amor de Dio mi raccomandai, che mi salvassi la vita, perché grande errore avevo fatto. Il buon frate mi disse che io non avessi paura di nulla, ché, tutti e’ mali del mondo che io avessi fatti, in quella cameruccia sua ero sicurissimo. In ispazio d’una ora a presso, gli Otto, ragunatisi fuora del loro ordine, fecion mandare un de’ piú spaventosi bandi contra di me, che mai s’udissi, sotto pene grandissime a chi m’avessi o sapessi, non riguardando né a luogo né a qualità che mi tenessi. Il mio afflitto e povero buon padre entrando agli Otto, ginocchioni si buttò in terra, chiedendo misericordia del povero giovane figliuolo: dove che un di quelli arrovellati, scotendo la cresta dello arronzinato capuccio, rizzatosi in piedi, con alcune ingiuriose parole disse al povero padre mio: - Lièvati di costí, e va’ fuora subito, ché domattina te lo manderemo in villa con i lanciotti -. Il mio povero padre pure ardito rispose, dicendo loro: - Quel che Idio arà ordinato, tanto farete, e non piú là -. Al cui quel medesimo rispose che per certo cosí aveva ordinato Idio. E mio padre allui disse: - Io mi conforto, che voi certo non lo sapete - e partitosi dalloro, venne a trovarmi insieme con un certo giovane di mia età, il quale si chiamava Piero di Giovanni Landi: ci volevamo bene piú che se fratelli fussimo stati. Questo giovane aveva sotto il mantello una mirabile ispada e un bellissimo giaco di maglia: e giunti a me, il mio animoso padre mi disse il caso, e quel che gli avevan detto i signori Otto. Di poi mi baciò in fronte e tutti a dua gli occhi; mi benedisse di cuore, dicendo cosí: - La virtú de Dio sia quella che ti aiuti - e pòrtomi la spada e l’arme, con le sue mane proprie me le aiutò vestire. Di poi disse: - O figliuol mio buono, con queste in mano, o tu vivi o tu muori -. Pier Landi, che era quivi alla presenza, non cessava di lacrimare, e pòrtomi dieci scudi d’oro, io dissi che mi levassi certi peletti della barba, che prime caluggine erano. Frate Alesso mi vestí in modo di frate e un converso mi diede per compagnia. Uscitomi del convento, uscito per la porta di Prato, lungo le mura me ne andai insino alla piazza di San Gallo; e salito la costa di Montui, in una di quelle prime case trovai un che si domandava il Grassuccio, fratel carnale di misèr Benedetto da Monte Varchi. Subito mi sfratai, e ritornato uomo, montati in su dua cavalli, che quivi erano per noi, la notte ce ne andammo a Siena. Rimandato indrieto il detto Grassuccio a Firenze, salutò mio padre e gli disse che io ero giunto a salvamento. Mio padre rallegratosi assai, gli parve mill’anni di ritrovar quello degli Otto che gli aveva detto ingiuria; e trovatolo disse cosí: - Vedete voi, Antonio, ch’egli era Idio quello che sapeva quel che doveva essere del mio figliuolo, e non voi? - Al cui rispose: - Di’ che ci càpiti un’altra volta -. Mio padre allui: - Io attenderò a ringraziare Idio, che l’ha campato di questo.