La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo II

Libro primo
Capitolo II

../Capitolo I ../Capitolo III IncludiIntestazione 24 giugno 2008 75% Autobiografie

Libro primo - Capitolo I Libro primo - Capitolo III

Con tutto che quegli uomini che si sono affaticati con qualche poco di sentore di virtú hanno dato cognizione di loro al mondo, quella sola doverria bastare, vedutosi essere uomo e conosciuto; ma perché egli è di necessità vivere innel modo che uno truova come gli altri vivono, però in questo modo ci si interviene un poco di boriosità di mondo, la quali ha piú diversi capi. Il primo si è far sapere agli altri, che l’uomo ha la linea sua da persone virtuose e antichissime. Io son chiamato Benvenuto Cellini, figliuolo di maestro Giovanni d’Andrea di Cristofano Cellini; mia madre madonna Elisabetta di Stefano Granacci, e l’uno e l’altra cittadini fiorentini. Troviamo scritto innelle croniche fatte dai nostri Fiorentini molto antichi e uomini di fede, secondo che scrive Giovanni Villani, sí come si vede la città di Fiorenze fatta a imitazione della bella città di Roma, e si vede alcuni vestigi del Collosseo e delle Terme. Queste cose sono presso a Santa Croce; il Campitoglio era dove è oggi il Mercato Vecchio; la Rotonda è tutta in piè, che fu fatta per il tempio di Marte; oggi è per il nostro San Giovanni. Che questo fussi cosí, benissimo si vede e non si può negare; ma sono ditte fabbriche molto minore di quelle di Roma. Quello che le fece fare dicono essere stato Iulio Cesare con alcuni gentili uomini romani, che, vinto e preso Fiesole, in questo luogo edificorno una città, e ciascuni di loro prese affare uno di questi notabili edifizii. Aveva Iulio Cesare un suo primo e valoroso capitano, il quali si domandava Fiorino da Cellino, che è un castello il quali è presso a Monte Fiasconi a dua miglia. Avendo questo Fiorino fatti i sua alloggiamenti sotto Fiesole, dove è ora Fiorenze, per esser vicini al fiume d’Arno per comodità dello esercito, tutti quelli soldati e altri, che avevano affare del ditto capitano, dicevano: - Andiamo a Fiorenze - sí perché il ditto capitano aveva nome Fiorino, e perché innel luogo che lui aveva li ditti sua alloggiamenti, per natura del luogo era abbundantissima quantità di fiori. Cosí innel dar principio alla città, parendo a Iulio Cesare, questo, bellissimo nome e posto accaso, e perché i fiori apportano buono aurio, questo nome di Fiorenze pose nome alla ditta città; e ancora per fare un tal favore al suo valoroso capitano, e tanto meglio gli voleva, per averlo tratto di luogo molto umile, e per essere un tal virtuoso fatto dallui. Quel nome che dicono questi dotti immaginatori e investigatori di tal dipendenzie di nomi, dicono per essere fluente a l’Arno; questo non pare che possi stare, perché Roma è fluente al Tevero, Ferrara è fluente al Po, Lione è fluente alla Sonna, Parigi è fluente alla Senna; però hanno nomi diversi e venuti per altra via. Noi troviamo cosí, e cosí crediamo dipendere da uomo virtuoso. Di poi troviamo essere de’ nostri Cellini in Ravenna, piú antica città di Italia, e quivi è gran gentili uomini; ancora n’è in Pisa, e ne ho trovati in molti luoghi di Cristianità; e in questo Stato ancora n’è restato qualche casata, pur dediti all’arme; ché non sono molti anni da oggi che un giovane chiamato Luca Cellini, giovane senza barba, combatté con uno soldato pratico e valentissimo uomo, che altre volte aveva combattuto in isteccato, chiamato Francesco da Vicorati. Questo Luca per propria virtú con l’arme in mano lo vinse e amazzò con tanto valore e virtú, che fe’ maravigliare il mondo, che aspettava tutto il contrario: in modo che io mi glorio d’avere lo ascendente mio da uomini virtuosi. Ora quanto io m’abbia acquistato qualche onore alla casa mia, li quali a questo nostro vivere di oggi per le cause che si sanno, e per l’arte mia, quali non è materia da gran cose al suo luogo io le dirò; gloriandomi molto piú essendo nato umile e aver dato qualche onorato prencipio alla casa mia, che se io fussi nato di gran lignaggio, e colle mendacie qualità io l’avessi macchiata o stinta. Per tanto darò prencipio come a Dio piacque che io nascessi.