La vesta (1833)
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LA VESTA
Già, ttu ssei stato sempre un miffarolo:1
Dichi la verità ccome le riffe.
Ma de sta cosa sola io me conzolo,
Che nnun ce cucchi ppiù cco le tu’ miffe.
Cuesta nu la dirìa manco Bbargniffe:2
Sta bbuggiarata la pòi dì ttu ssolo.
Levate mano,3 via, dateje er ziffe,4
Sor carotaro mio, sor fuffarolo.5
Ma ddavero sce tienghi senza testa,
Pe vvienicce a ccarzà st’antra sciavatta,6
Che ll’antichi adoraveno una vesta?
Oh annateve a ccercà cchi la sbaratta!7
Oh vvienite davanti,8 a mmezza festa,9
E ddatela a d’intenne ar Padre Patta.
Roma, 17 gennaio 1833
Note
- ↑ [Miffa, bugia; miffarolo, bugiardo.]
- ↑ [Personaggio, forse realmente esistito, celebre per dir bugie.]
- ↑ [Smettetela, finitela.]
- ↑ [Dategli (datele) il taglio, alla buggiarata che avete detto. - Ziffe o ziffete: taglio risoluto.]
- ↑ [Imbroglione. Fufigna: frode.]
- ↑ [Ciabatta.]
- ↑ [Questa falsa moneta, si sottintende.]
- ↑ [Per questo vienite davanti, che fu detto dal padre Patta, si veda la nota 1 del sonetto: L'ommini ecc.. 19 genn. 32.]
- ↑ [A chi ci vuol dare ad intendere qualche corbelleria, si suol dire: “Voi arrivate un po' tardi, per darla a bere a me.„ O qualcosa di simile. A mezza festa, dunque, deve qui significare quel che comunemente significa quando si aggiunge ai verbi arrivare e venire, cioè “tardi.„ E s'accorda abbastanza bene con l'ironia del verso seguente, poichè il padre Patta era disposto a tutt'altro che